MIA BREVE STORIA - Nell'ambito artistico nasco come attore di teatro iniziando a recitare nel 1972 per lo più in commedie brillanti, in spettacoli di cabaret e teatro di animazione per bambini con la direzione di Gwyneth Surdivall e Michael Segal. Durante un lungo periodo di inattività artistica mi convinco che non posso restare lontano dal teatro e inizio a scrivere per il palcoscenico piuttosto che tornare a calcarlo: commedie teatrali, brevi racconti e poesie, sia in italiano che nel dialetto della mia città. Quando, alla fine del secolo scorso, il Teatro Accademia di Pesaro mi propone anche di interpretare i miei lavori il “karma” si compie e mi ritrovo di nuovo sul palcoscenico. Da quel 1972 ho interpretato una cinquantina di personaggi e le mie commedie vengono tuttora rappresentate in ogni parte d’Italia e all’estero. Tra i miei lavori possono essere degni di nota “Orilio, Orilio...”, portato in scena da parecchie Compagnie e tradotto in diversi dialetti italiani, “La casa nuova”, anch’essa rappresentata in varie città d’Italia, vincitrice del 1° premio “Fare scena” nel 1998 e oggetto di una scheda di lettura presso l’Università di Nizza, "Il ladro e la signora" rappresentato a Londra dal Gruppo "Escape In Art" e a Joinville (Brasile) dal "Circolo Italiano", "Quattro briganti" messo in scena al Teatro "Elettra" di Roma con la regia di Alberto Buccolini e al Teatro "Sant'Eugenio" di Palermo con la regia di Dario Scarpati. "Lo vedo e nonlo vedo", in scena dal 2013 al 2017 al Teatro "N.P. Ohlopkova" di Irkutsk e portato in tour da Larisa Udovichenko e Sergei Astakhov dal 2016 al 2018. Nonostante la mia pigrizia continuerò a scrivere finché il sipario sarà aperto e a recitare finché le luci saranno accese e il mio cuore applaudirà.

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Una domenica in famiglia

 


Piccoli grandi problemi familiari: fra marito e moglie, fra padre e figlia; sottili incomprensioni che si trascinano ma che potrebbero essere evitate e risolte frenando i propri egoismi e usando un po' del vecchio buonsenso.

Roberto è un commercialista quarantenne con qualche "distrazione" femminile. Marisa, sua moglie, stanca della routine e del rapporto coniugale che comincia ad impallidire, ha una "simpatia" per un amico comune, poi ci sono le preoccupazioni per i figli.

Chi vede e capisce tutto questo è il nonno che, quando nota che le cose stanno per precipitare prende in mano la situazione e con saggezza riporta l'armonia in famiglia.

Una domenica in famiglia

 

due atti

di

Paolo Cappelloni

  

Personaggi

 Roberto

Marisa -               sua moglie

Pierluigi -            amico di famiglia

Rodolfo -             il nonno (padre di Roberto)

Tarcisio -             figlio di Roberto e Marisa

Monica -              figlia di Roberto e Marisa

Voce di Alexa

 (TUTELA SIAE) cod. opera: 962057A

L'uso senza permesso da parte di chiunque, in qualunque forma, è assolutamente vietato.

Nel caso di rappresentazione dichiarare alla SIAE il titolo originale.

Per eventuali comunicazioni contattare l'autore.

cell: 338 9 338 116

e mail: paolocappelloni@yahoo.it

Primo atto

 

La scena rappresenta un salotto. Ci sono due uscite interne (per le camere e per la cucina) più una per l’esterno. È domenica pomeriggio. All'aprirsi del sipario entra Roberto, vestito elegantemente; i suoi gesti sono ugualmente eleganti, precisi e disinvolti.

Si versa un Martini, lo osserva controluce, ne beve un piccolo sorso, poi annusa impercettibilmente l'ambiente.

 

Roberto -             Madonna mia che tanfo! (Rivolto alla moglie, fuori scena, ad alta voce) Marisa! non hai portato via l'immondizia? qui ci si asfissia!

Marisa -               (Da fuori) Se hai il nasino così delicato puoi portarla via anche te, qualche volta!

Roberto -             (Tra sé, sorseggiando il Martini) Senti che olezzo! sembra di essere in una discarica!

Marisa -               (Entrando) Ti si guasta l'aroma del Martini?

Roberto -             Ma dai, Marisa! si potranno tenere gli avanzi di due giorni dentro casa? se entra qualcuno gli prende un infarto! (Marisa esce verso la cucina. Roberto annusa l'aria) Parfum de Paris!

Marisa -               (Rientrando con un sacchetto pieno d'immondizia)To'! vai a portarlo fuori che io ho da fare!

 

(Roberto, sempre con estrema raffinatezza e disinvoltura, pone il bicchiere sul tavolo, si toglie la giacca ed esce verso l’esterno con il sacchetto)

 

Marisa -               Poverino! ha paura che gli si contamini la giacchetta! (Prende il cellulare di Roberto dalla tasca della giacca, si siede in poltrona e lo consulta mentre sorseggia il Martini lasciato da Roberto fino a finirlo. Sente che Roberto sta rientrando e velocemente rimette il cellulare nella tasca della giacca)

Roberto -             (Entra) Di sotto c’è il cassonetto che trabocca.

Marisa -               E non sei svenuto per la puzza?

Roberto -             (Si siede) Monica dorme ancora?

Marisa -               Cosa vuoi che sappia, hai visto che ancora non ha nemmeno pranzato; se vuoi, vai su a vedere.

Roberto -             No, no, io non vado di certo, è lei che deve venire giù in ginocchio per chiedermi scusa di non avermi fatto chiudere occhio tutta la notte.

Marisa -               Ah, sì, hai trovato quella giusta!

Roberto -             Allora cosa dovrei fare? mi dovrei congratulare con lei se torna alle cinque della mattina a 18 anni? ma dove siamo arrivati? oh! Avessi almeno un aiuto da parte tua… poi è meglio di no, perché se dovessi appoggiarmi a te per avere una mano staremmo freschi! Per come ti comporti pare che tu sia contenta se tua figlia se ne va tutta la notte a sbattere i corni a destra e a sinistra!

Marisa -               Ma che sbattere i corni! è andata a ballare!

Roberto -             A cinquanta chilometri da qui! ma io mi domando e dico se c'è bisogno di andare così lontano, per ballare! In questa città non ci sono discoteche?

Marisa -               Certo che ci sono, ci sono ma lo fanno per cambiare ambiente, per incontrare gente nuova. Comunque, stai tranquillo, le ho detto anch’io che tornare alle cinque del mattino è un po' esagerato!

Roberto -             Meno male! È possibile che uno debba rimanere sveglio tutta la notte per colpa d'una figlia che vuole andare a ballare a casa del diavolo! Poi io non capisco come si fa a ballare fino all’alba in quel casino, non ci si rincoglionisce?

Marisa -               Ma mica passano tutta la serata in discoteca, partono da qui dopo mezzanotte!

Roberto -             E fino a mezzanotte cosa fanno?

Marisa -               E io che ne so?! dovranno decidere dove andare.

Roberto -             Ah, porca miseria! si deve fare una riunione al vertice per decidere dove andare a sbattere la testa al sabato sera!... Partono a mezzanotte!... ma per carità! è una cosa fuori del mondo!... (Ci ripensa) Io la chiamo.

Marisa -               E chiamala, anche se sai che, se non finisce il sonno, tua figlia si alza inviperita.

Roberto -             Io la chiamo lo stesso.

Marisa -               Va, bene, allora chiamala, fa’ come ti pare… uomo temerario!

Roberto -             (Chiama) Monica!... vieni un po' giù!... Monica!

 

(Entra Monica dalle camere, già vestita. Roberto la fissa, Monica fissa il padre, la madre fissa entrambi)

 

Monica -              Cosa c’è?

Roberto -             Allora siamo d'accordo.

Monica -              In che senso?

Roberto -             (Rivolto alla moglie) Madonna mia! quando mi dice "in che senso" mi manda via di testa! (A Monica) Siamo d'accordo nel senso che la prossima volta che torni a casa a un'ora indecente, qui non entri più! resti fuori! Sei anche maggiorenne e puoi benissimo andare per conto tuo! va bene?

Monica -              Papà, non dirlo due volte perché lo faccio davvero! tanto ormai lavoro e sono indipendente!

Roberto -             Sì, me lo immagino. (Alla moglie) La senti? lei è indipendente!

Marisa -               (Al marito) Beh, è vero! (Alla figlia) Comunque, finché stai sotto questo tetto devi rispettare le regole della casa.

Roberto -             Che non mi sembrano così restrittive, anzi, mi pare di stare più al Grand Hotel che in una casa normale: si esce, si torna, non si saluta... allora adesso si cambia registro, va bene?

Monica -              (Irritata) Va bene, vuol dire che a mezzanotte, quando tutta la compagnia parte per andare da qualche parte, io faccio come Cenerentola e me ne torno a casa. (Esce impettita, verso le camere)

Roberto -             (Le grida) Brava! se no come Cenerentola ha perso la scarpina, te perderai i dentini! (Alla moglie) Guarda che non sto scherzando, magari la chiudo a chiave. (Suona il cellulare di Roberto) Pronto... signor Brenta! Mi dica pure... no, no... dica... certo... certo, facciamo martedì... no, mercoledì sono a Perugia (Fa un gesto alla moglie per sottolineare la frottola appena detta)... martedì alle tre... va bene, mi porti tutto quanto, mi raccomando... bene... bene... sì... buonasera signor Brenta... (Chiude) Sai dove lo mando, io, a questo, un giorno o l'altro? La presentazione scade fra quattro giorni e questo vuole il 740 espresso! Ma va' a morire ammazzato! Allora, dove eravamo rimasti…? ah, sì: non è per fare delle discriminazioni tra i figli ma per fortuna c'è Tarcisio che ci dà delle soddisfazioni!

Marisa -               Per non fare delle discriminazioni...

Roberto -             Eh, sì! di cosa potrei rimproverarlo? Tarcisio è studioso, non ha quel caratterino peperino della sorella, è rispettoso, poi mi fa dormire la notte!

Marisa -               Perché ha un altro carattere; adesso, per esempio, è a studiare da Marco, anche se è domenica.

Roberto -             Ecco, lo vedi?

 

(Entra il nonno dalle camere, è in abiti da casa, attraversa la scena silenzioso e incurante dei due. Esce)

 

Roberto -             (Indicando il nonno con una cenno della testa) Viva la faccia sua, può cascare il mondo e nemmeno si sposta.

Monica -              (Rientra, pronta per uscire) Io vado.

Marisa -               Ciao.

Roberto -             Eh, buonanotte! I somari, per salutare, almeno alzano la coda!

Monica -              (Uscendo) E io ho detto: "vado".

Roberto -             Eh, va', va'. (Esce)

Marisa -               (A Roberto, ad alta voce) Se ti comportassi più civilmente con tua figlia, sarebbe più educata anche lei, con te. (Esce verso la cucina)

 

Entra il nonno, si aggira per la scena, dà un’occhiata al posto in cui era seduto Roberto e quello in cui era seduta Marisa, alza un po' gli occhi verso il piano superiore con il viso che non lascia trapelare alcuno stato d'animo)

 

Il nonno -             Mah! (Esce)

 

(Suona il cellulare di Roberto)

 

Roberto -             (Entra facendo attenzione che non ci sia nessuno) Pronto (Ad alta voce) Caro ragioniere! (Sottovoce) Ma sei matta a telefonarmi a quest’ora? (Ad alta voce) Certo... certo che ho pensato a lei... sì, ho tutte le sue pratiche sulla mia scrivania… (Sottovoce) No, adesso non posso, tesoro… (Ad alta voce) Certo... va bene... senz'altro, le telefonerò io, intanto le mando tanti... (Ancora ad alta voce) documenti... Arrivederci ragioniere… a presto! (Chiude)

Marisa -               (Entra dalla cucina) Chi era?

Roberto -             Mah, il ragionier..... Pesto, è un mese che mi tormenta per un favore che devo fargli.

Marisa -               E devi mandargli tanti documenti.

Roberto -             Sì, uno scatafascio! Chi me l'avrà fatto fare ad accettare un impiccio così, io non lo so!

Marisa -               Nemmeno io.

Roberto -             Ma tanto, cosa vuoi farci? È perché io non so dire di no, Marisa, il fatto è che sono troppo buono.

Marisa -               Eh, sì, una perla! (Ci ripensa)… Ragionier Pesto...

Roberto -             Eh?

Marisa -               Ho detto: ragionier Pesto…

Roberto -             Ah, sì, sì… lui.

Marisa -               Cos'è, di Genova?

Roberto -             Proprio di Genova no, ma dev'essere di quelle parti, perché?

Marisa -               Niente, così...

Roberto -             (Cambia discorso) Uff! Io la domenica pomeriggio non la sopporto, mi dà un senso di depressione, di avvilimento! Sta' a sentire, Marisa, vogliamo andar via?

Marisa -               (Ironica) Da cosa?

Roberto -             (Dopo un gesto di stizza) Come, da cosa? andiamo a far due passi lungo il mare... così... per passare una domenica diversa.

Marisa -               (Ironica) Sì, ci manca solo di andare lungo il mare... a raccogliere le conchiglie. Ma dove hai la testa? Scemo! non ricordi che ha telefonato Pierluigi e ha detto che sarebbe venuto a trovarci verso le sei?

Roberto -             Ah, già. Anche lui... non si fa sentire per mesi... proprio oggi gli è vento in mente di venire a far visita! chissà com'è?

Marisa -               Adesso cosa vorresti dire contro Pierluigi? che se fosse per te staremmo gli anni senza veda anima viva! con te che stai continuamente a brontolare contro tua figlia e i tuoi clienti!

Roberto -             Pierluigi, invece... (Rifacendo il verso che Marisa solitamente usa quando si parla di Pierluigi) “Che signore! non ti fa mai annoiare! e che verve! che gusti raffinati!” e poi? “Come assomiglia a coso, lì... a Richard Gere!” Sì, nei calcagni, gli assomiglia!

Marisa -               Guarda, Roberto, solo te puoi trovare espressioni così delicate! Grezzo che non sei altro! “Nei calcagni...!” Anche se gli assomigliasse soltanto per via d'un tallone sarebbe sempre qualcosa in confronto a te che proprio non hai niente da paragonare a qualcuno!

Roberto -             Certamente! perché io sono io! sono unico!

Marisa -               Per fortuna! sai che disgrazia un altro come te! Fammi andare a preparare, va', ché fra un po' arriva. (Esce)

Roberto -             Sì, sì, vai a truccarti perché messa come sei gli prenderebbe un colpo! (Va verso un mobile su cui c’è il cellulare di Marisa, si guarda intorno, poi lo consulta. Appena entra il nonno, Roberto ripone il cellulare sul mobile comportandosi normalmente) Oh, papà! allora? cosa si dice? (Il nonno non risponde)... eh?

Il nonno -             Stai attento, Roberto.

Roberto -             Attento a cosa?

Il nonno -             Stai attento... (Esce)

Roberto -             (Tra sé) Stai attento? non c'è mica la guerra! (Si accomoda sulla poltrona) Alexa, fammi sentire della musica classica.

Alexa -                Certamente. Ti faccio ascoltare alcune sonate di Wolfgang Amadeus Mozart.

 

(Musica di Mozart ad un volume piuttosto alto. Roberto ascolta, assorto. Dopo qualche secondo, entra Marisa, furibonda.)

 

Marisa -               Roberto!!

Roberto -             (Colto alla sprovvista, sussulta vistosamente) Oh, ti sei ammattita??

Marisa -               (Grida) Per la tua miseria! è un'ora che ti urlo da di là! e spegni quell'affare!... Alexa, smorza ‘sta lagna!

Roberto -             Guarda che se glielo chiedi così non capisce.

Marisa -               Alexa, stop. (La musica cessa)

Roberto -             (Grida) Comunque, se mi vuoi parlare degnati di venire qui! cosa fai la pescivendola sbraitando da una stanza all'altra!

Marisa -               (Grida) Sbraito perché in bagno fra un po' si va in barchetta! c'è la lavatrice che perde e s'è allagato tutto!

Roberto -             Porca puttana! ci mancava anche questo! (Esce)

Marisa -               Alexa, fammi ascoltare del jazz.

Alexa -                Certamente. Ti faccio ascoltare dei brani di musica jazz.

 

(Musica jazz. Marisa estrae da una tasca un piccolo specchio da trucco e si dà gli ultimi ritocchi al viso.)

 

Roberto -             (Da fuori) Marisa!

Marisa -               (Grida) Eh!

Roberto -             (Da fuori) Dove hai messo la cassetta degli attrezzi?

Marisa -               (Grida) Saprai te dove tieni la roba tua!

Roberto -             (Da fuori) Se la trovo ti tiro una martellata!

Marisa -               (Grida) Selvatico!

 

(Entra Monica, sta per salire al piano superiore ma la madre la ferma)

 

Marisa -               Già di ritorno?

Monica -              No, mi sono dimenticata di prendere la patente.

Marisa -               E fino a qui come sei arrivata?

Monica -              Con la macchina!

Marisa -               Senza patente?

Monica -              Per forza! se l'ho lasciata a casa... (Esce, poi rientra) Cos'è 'sto strazio? Alexia, stop! (La musica cessa)

Marisa -               Adesso dove vai?

Monica -              Abbiamo deciso di andare a casa di Carlo.

Marisa -               Non far tardi.

Monica -              No. (Esce)

 

(Entra il nonno)

 

Marisa -               (Lo osserva) Ormai è sera, non sarebbe ora di finire di vestirsi?

Il nonno -             Sto aspettando che i pantaloni del frac prendano bene la piega, se no mi danno un'aria da trasandato. (Esce)

Marisa -               Spiritoso. (Forte, al marito) Hai fatto?

Roberto -             (Da fuori) No!

Marisa -               Sbrigati che fra un po' arriva Pierluigi!

Roberto -             (Da fuori) Bene, così‚ mi darà una mano!

Marisa -               Ma Pierluigi è medico!

Roberto -             Appunto! fra un po' mi prende una crisi di nervi, con questa lavatrice!

 

(Entra il nonno con il solito abbigliamento ma con ai piedi dei grossi stivali di gomma)

 

Il nonno -             Guarda te cosa si deve fare per andare a fare una pisciata.

Marisa -               (Con tono di rimprovero) Rodolfo...!

Il nonno -             Sì?

Marisa -               Che modo di parlare?!

Il nonno -             Scusa, sono stato imperdonabile! Guarda te che cosa si deve fare per poter recarsi ad attuare uno schizzo d'urina. (Esce)

Marisa -               (Fra sé) Uff! Sai quant'è meglio il sabato, della domenica! Puoi andare in centro, puoi fare dello shopping, incontri qualcuno… c'è un po' di movimento! Guarda qui, la domenica, che rottura! Se non ci fosse Pierluigi….

 

(Squilla il campanello d'ingresso. Marisa si alza di scatto, si sistema il vestito e l'acconciatura.)

 

Marisa -               (Grida) Roberto! è arrivato Pierluigi!

Roberto -             (Da fuori) Buttagli subito un salvagente perché qui l'acqua trabocca!

 

(Marisa accorre alla comune, scompare un attimo e rientra con Pierluigi. Pierluigi è un giovane medico, vestito sportivo ma elegante, con un modo di fare presuntuoso e paternalistico ma anche un po' imbranato)

 

Marisa -               Accomodati pure. Roberto arriva subito... credo, è di là che sta maneggiando con la lavatrice.

Pierluigi -            (Sottovoce) Perché ieri non mi hai telefonato?

Marisa -               (Id.) Perché sai che il sabato mi risulta impossibile, c'è un casino qui dentro...

Pierluigi -            Prego?

Marisa -               C'è un gran daffare, il sabato, in casa.

Pierluigi -            E io che ho disdetto due appuntamenti per poter essere libero…

Marisa -               Mi dispiace tanto, Pier, sarà per domani pomeriggio.

 

(Entra Roberto infilandosi la giacca ma con i calzoni arrotolati fino al polpaccio)

 

Roberto -             Ciao, Pierluigi, scusa ma abbiamo qualche problemino d'allagamento. Il cesso tracima.

Pierluigi -            (Guarda Roberto con un sorriso di compatimento) Cosa fa…?

Roberto -             Esonda, trabocca!

Pierluigi -            Ah sì, me l'ha già detto Marisa che stavi “maneggiando” con la lavatrice.

Roberto -             Certo che tu sei più fortunato che di solito maneggi con le levatrici.

Pierluigi -            (Ride) Ah! ah! buona questa! me la devo ricordare! Allora, cari coniugi? Come va?

Roberto -             (Andando verso il mobile - bar) Bene, bene. Un Martini?

Pierluigi -            Sì, grazie. (Roberto prepara due bicchieri)

Marisa -               Io chi sono, la figlia di nessuno?

Roberto -             Pensavo che ti fosse bastato quello che ti sei scolata prima.

Marisa -               (A Pierluigi) Sempre raffinato, mio marito, (Al marito) e mettiti a posto quei calzoni alla saltafosso, sciamannato! (Roberto esegue)

Pierluigi -            Servi pure prima tua moglie, Roberto. (Roberto agisce con ira repressa) Siete stati a vedere l'ultima commedia a teatro?

Marisa -               No, non abbiamo fatto in tempo a prendere i biglietti, per colpa sua.

Pierluigi -            Peccato! vi siete persi “La locandiera” di Molière. (Sorseggia il Martini)

Roberto -             (Sottovoce, a Marisa) Non era di Goldoni?

Marisa -               (Sottovoce, a Roberto, volendo rimediare l’errore di Pierluigi) Si vede che la locanda ha cambiato proprietario..

Pierluigi -            Bellissimo spettacolo, un cast eccezionale! C’era la cosa, lì… come si chiama? quella che ha fatto il Grande Fratello…

Roberto -             (Fintamente sorpreso) Ma pensa te…!

Pierluigi -            Sì, poi quell’attore che fa la pubblicità del lassativo, come si chiama…? Co… Co…

Roberto -             (Ironico) Confetto Falqui.

Pierluigi -            No… va be’ adesso non mi viene in mente, comunque la prossima volta che non avete il biglietto fatemi una telefonata, io ho l'abbonamento per due persone, perciò o te, Roberto, oppure te, Marisa, potete approfittare e venire con me.

 Marisa -              Ti ringrazio, Pierluigi. Se capita...

Roberto -             Sì, sì, se capita...

Pierluigi -            (A Roberto) E il tuo lavoro? sei sempre tra le scartoffie?

Roberto -             Sì, la solita rottura, e il tuo? tutti bene all'ospedale?

Pierluigi -            (Ride) Ah! ah! Buona questa!

Roberto -             Te la devi ricordare...

Pierluigi -            Sì, sì, questa è da raccontare!

Roberto -             Sai le risate, in sala operatoria.

Pierluigi -            Sì, sì... (Ci ripensa) no! in sala operatoria di solito non si ride.

Roberto -             (Ironico) Ah, già, è vero.

Pierluigi -            A proposito, Roberto...

Marisa -               (Uscendo) Scusami, Pierluigi.

Pierluigi -            Prego. (A Roberto) Volevo dirti...

Roberto -             (Come se si stesse aspettando la richiesta di Pierluigi) Sì… dimmi, dimmi.

Pierluigi -            Ti devo chiedere un favore (Con noncuranza) per la denuncia dei redditi.

Roberto -             Sì?

 

(Suona il cellulare di Pierluigi)

 

Pierluigi -            (A Roberto) Aspetta. (Estrae il cellulare) Pronto… ciao Gianna, dimmi… un intervento domattina alle 8?? ma il mio turno comincia a mezzogiorno… ah, sta male il dottor Guarito, capisco, beh, allora chiama il dottor Pazienti… è al congresso a Milano, capisco, ma io per le 8 non riesco assolutamente… (Fa un gesto a Pierluigi per dire: “che rottura di scatole”) eh, come si fa…? rimandiamo l’intervento di qualche ora, ma che cos’è, precisamente?... eeeeh! per un’ulcera gastrica? Ma dagli un acido-soppressore e dell’amoxicillina e vedrai che passa tutto!... Ah, è un paziente a pagamento… capisco… a che ora hai detto…?... va benissimo, prima delle 8 sarò lì; è stato già fatto l’elettrocardiogramma?... l’esame del sangue?... radiografia?... allora tutto a posto.

Roberto -             (Suggerisce) Visita anestesiologica…

Pierluigi -            (Al cellulare) Ah, visita anestesiologica? (A Roberto) Grazie.

Roberto -             Prego.

Pierluigi -            (Al telefono) Bene, Gianna, ci vediamo domattina. (Chiude e si rivolge a Roberto) Eh, la vita del medico è così, dobbiamo essere sempre pronti e disponibili a qualsiasi ora del giorno e della notte per assolvere alla nostra missione.

Roberto -             Verissimo.

Pierluigi -            Eravamo rimasti…?

Roberto -             7 e 40.

Pierluigi -            (Guarda l’orologio) Roberto, il tuo orologio va avanti.

Roberto -             Il 7 e 40 per la denuncia dei redditi.

Pierluigi -            Ah, sì, certo, che stupido! Puoi dare un'occhiata al mio modello? magari fai un saltino domani da me, in ambulatorio e te lo do, perché ti devo spiegare delle cose, mi capisci...

Roberto -             Va bene, passerò domani sera verso le otto.

Pierluigi -            (Facendo cadere la cosa dall’alto) Nnno, alle otto non ce la faccio, cerca di fare un salto prima, facciamo alle sette.

Roberto -             Eh, no, Pierluigi, come faccio? Siamo proprio nel periodo più caldo e ho il lavoro fin sopra i capelli!

Pierluigi -            (Come se facesse una concessione) Va bene, facciamo alle otto, per te vedrò di spostare il mio appuntamento alle nove, nove e mezza.

Roberto -             Accidenti! prendi gli appuntamenti anche a quell'ora? e quando ceni?

Pierluigi -            No, no, è proprio per andare a cena che ho l'appuntamento, con un collega, ma non ti preoccupare, mi aspetterà.

Roberto -             (Perplesso) Sicuramente.

Pierluigi -            Oh, scusa, sai, ma, mi posso fidare, sì?

Roberto -             Cosa vuoi dire?

Pierluigi -            Mi fai un lavoro fatto bene, sì?

Roberto -             Pierluigi, se io a stessi male e venissi da te, potrei fidarmi?

Pierluigi -            (Offeso) Diamine!

Roberto -             Diamine sì o diamine no?

Pierluigi -            Diamine sì!

Roberto -             Allora diamine sì anch'io!

Pierluigi -            Scusa, sai.

Roberto -             Ma per carità!

Marisa -               (Entra) Pierluigi, rimani a cena con noi, stasera, naturalmente.

Pierluigi -            Non so se...

Roberto -             (A Marisa) Eh, non sa se…

Marisa -               (Dà un’occhiataccia a Roberto) Ma dai, non farti pregare!

Roberto -             (Meccanicamente) Ma sì, rimani, ci fai piacere.

Pierluigi -            Se proprio insistete...

Marisa -               Benissimo! Ti piace il pesce?

Pierluigi -            Perfetto! è la mia passione!

Roberto -             (Alla moglie) Marisa! Ma sai che a me il pesce... (Marisa è già uscita, allora si rivolge verso Pierluigi che non sta minimamente badando a lui, sottovoce) mi fa dar di stomaco!

Pierluigi -            Uh! a proposito, chiama un attimo Marisa.

Roberto -             Sì, (Chiama) Marisa!

Marisa -               (Entra con un grazioso grembiulino) Sìì?

Pierluigi -            Ho una nuova barzellettina divertentissima da raccontarvi!

Marisa -               Oh sì, dai racconta!

Roberto -             (Forzatamente curioso) Che bello!

Pierluigi -            Allora ascoltate attentamente... Aspettate un attimo che me la devo ricordare bene. (Si ferma a riflettere)

Roberto -             Pensaci bene, eh, non fare come l’altra volta.

Pierluigi -            No no, ecco: (Si predispone al racconto) La sapete quella del paziente che deve essere operato di appendicectomia?

Marisa -               (Curiosa di saperla) Nooo!

Roberto -             Questa mi manca.

Pierluigi -            Allora ascoltate, ecco: c'è un paziente che deve essere operato urgentemente d'appendicectomia...

Roberto -             D'appendicectomia...

Pierluigi -            La sai?

Roberto -             No, l'hai detto te adesso.

Pierluigi -            Ah, sì, allora il medico gli chiede... aspettate... gli chiede: riesce a camminare?... no, scusate, gli chiede: le fa male se spingo qui?... (Ride) Ah! ah!

Roberto -             È finita?

Pierluigi -            No, no, è qui che viene il bello! c’è il paziente che gli risponde... aspetta... il paziente gli risponde... porca miseria! ho sbagliato! non era un'appendicectomia...

Roberto -             (Ironico) Accidenti, è difficile ricordarsi una barzelletta così complicata.

Pierluigi -            Eh, sì, perché c'era un qui pro quo, capisci?

Roberto -             Va be’, quando ti viene in mente ce la racconti di nuovo.

Marisa -               Io torno in cucina, eh? (Esce)

Pierluigi -            Vai pure, in caso te la racconto mentre mangiamo. (Ci riflette) ) In effetti non era un'appendicectomia, era una colite spastica.

Roberto               Tutto uguale!

Pierluigi -            Niente, niente, adesso faccio confusione.

Roberto -             Ti capita spesso di far confusione tra le varie malattie?

Pierluigi -            (Ride) Ah! ah! buona questa! A proposito...

Roberto -             A proposito di cosa?

Pierluigi -            Così, dicevo per dire, tuo padre come sta?

Roberto -             Ah, bene, bene, tira avanti.

Pierluigi -            Te lo chiedo perché, sai, alla sua età...

Il nonno -             (Entra con le mani sprofondate nelle tasche) No, no, sto bene, sto bene.

 

Pierluigi -            (Al nonno, con un tono paternalistico e professionale) Venga un po' qua.

Il nonno -             Perché?

Roberto -             Vieni qui, papà, se te lo chiede lui... è medico!

Il nonno -             Di cosa? (Non si muove)

Roberto -             Come, di cosa?! un medico dei cristiani!

Pierluigi -            Forse lui intendeva chiedere di quale specializzazione.

Il nonno -             No, no, io intendevo proprio quello che ha capito lui. (Indica il figlio)

Pierluigi -            Non abbia paura, le voglio solo dare uno sguardo.

Il nonno -             Ah, ma da qui mi vede meglio, in tutta la persona, no?

Pierluigi -            (Paziente) Le vorrei sentire il polso.

Il nonno -             No, no, grazie, il polso va benissimo; qualche dolorino ogni tanto quando cambia il tempo perché l'ho rotto da piccolo ma per il resto va bene.

Pierluigi -            Come va la digestione?

Il nonno -             Eh, certe cose le digerisco, (Cambiando il tono della voce) altre no, mi s'impuntano e non vanno né su e né giù.

Pierluigi -            Cerchi di non mangiare molto, di stare leggero, soprattutto la sera. (A Roberto) Quanti anni ha, tuo padre?

Il nonno -             78, chieda pure a me.

Pierluigi -            Eh, alla sua età deve stare riguardato.

Il nonno -             Non si preoccupi che mi riguardo, io. Buonasera. (Esce)

Roberto -             (Scusandosi) Cosa ci vuoi fare? è fatto così!

Pierluigi -            (Con tono professionale) Eh, il problema degli anziani...

Roberto -             Eh be'. (Entra Tarcisio dall’esterno)

Tarcisio -             Ciao papà. (A Pierluigi) Salve.

Pierluigi -            Ciao, Tarcisio, come va?

Tarcisio -             Bene, grazie.

Pierluigi -            Allora? che facoltà hai scelto?

Tarcisio -             Lettere.

Pierluigi -            Ah, vuoi fare il professore.

Tarcisio -             Vedremo. (Sale in camera sua)

Roberto -             (Ad alta voce) Fa’ presto, fra poco è pronto!

Pierluigi -            Ma dovevi fargli prendere Medicina!

Roberto -             Per carità! Tarcisio è un tipo che sviene se vede una bistecca al sangue.

Pierluigi -            Ma che c'entra?

Roberto -             Eh, tanto uno dovrà essere portato, per fare il medico! Tarcisio è proprio negato per tutto quello che riguarda le materie scientifiche.

Pierluigi -            Sssssì ma non è questo, il problema; bisogna mirare al risultato! Mi dovevi consultare, prima di iscriverlo all'Università! l'avrei convinto io, in caso. È il risultato, quello che conta, capisci?

 

(Suona il cellulare di Roberto)

 

Roberto -             (A Pierluigi) Scusa…

Pierluigi -            Fai pure.

Roberto -             Pronto... sì... sì... Monica, io non ti dico più niente, te prova a fare un'ora indecente come ieri sera e t'ho detto cosa ti capiterà... Va bene, va bene... sì, comunque hai capito… poi domattina devi anche andare a lavorare... sì, ciao.

Pierluigi -            Eh, il problema delle figlie adolescenti.

Roberto -             Eh, già, qui tra gli anziani, gli adolescenti e (Guardando verso la cucina) il pesce, è tutto un problema.

Pierluigi -            Ma lasciala libera! dalle spazio! Responbi... Respsalibi...

Roberto -             Responsabilizzala.

Pierluigi -            Sì, rendila responsabile! ormai è anche maggiorenne, no? lasciala divertire!

Roberto -             Sì, sì, dici bene, te. Anche io dicevo così quando non avevo una figlia.

Marisa -               (Si affaccia), Signori, è pronto in tavola!

Pierluigi -            Benissimo! (Si alza)

Roberto -             Che bellezza! (Si alza) Tarcisio! vieni giù che stasera c'è il pesciolino! (A Pierluigi) Lui va matto per le sogliole.

Il nonno -             (Entra) Io, invece, (Guarda il figlio) ormai mi sono abituato ai sardoni… (Esce verso la cucina)

Pierluigi -            E tu? cosa preferisci?

Roberto -             Io? oh, la mia passione sono gli scorfani! li vado proprio cercando! (Lo lascia andare avanti e lo guarda con aria vendicativa) Non so quanti ne mangerei!

 

Fine del primo atto

 Secondo atto

 

(Si riaccende la luce. Entrano Pierluigi, Roberto e Marisa)

 

Pierluigi -            Ah! sei una cuoca sopraffina, Marisa, come cucini il pesce tu non lo cucina nessuno!

Roberto -             Sì, sì, è vero! ho mangiato quelle quattro sarde che non me ne sono nemmeno accorto! (Marisa gli allunga un calcio in uno stinco. Reazione dolorante di Roberto)

Marisa -               Ti sbagli, Roberto, non erano sarde.

Roberto -             (Sempre dolorante) Saranno state triglie.

Pierluigi -            (Notando i gesti di Roberto) Che cos'hai? ti sei fatto male?

Roberto -             (Guardando la moglie) No, no, è una vecchia rottura... della caviglia che mi fa soffrire ogni tanto, ma quando cambia il tempo (Guardando sempre la moglie) diventa insopportabile.

Pierluigi -            Eh, sì, son cose che lasciano il segno.

Roberto -             Parecchio!

Marisa -               Un digestivino, Pierluigi? (Si siede)

Pierluigi -            Sì, grazie, ci vuole proprio. (Si siede)

Marisa -               Roberto…

Roberto -             Sì?

Marisa -               Il digestivino.

Roberto -             Ah, sì. (Esegue)

Pierluigi -            (A Roberto) Sei un po’ ingrassato o sbaglio?

Roberto -             (Si guarda) Boh.

Pierluigi -            Devi stare meno tempo seduto in scrivania, devi fare un po’ di moto.

Marisa -               Altroché la moto, lui non va nemmeno in bici.

Pierluigi -            Ah ah ah! hai uno humour delizioso, Marisa! (A Roberto) Secondo me, Roberto, dovresti prenderti dei pomeriggi per fare un po’ di jogging, non sai quanto fa bene alla salute!

Marisa -               Pierluigi ha ragione.

Roberto -             Come faccio a trovare il tempo per fare jogging?

Pierluigi -            È solo questione di organizzarsi.

Marisa -               (A Roberto) Eh, ne vuoi sapere più del dottore?

Pierluigi -            Guarda che basta anche un’oretta al giorno.

Marisa -               (Interviene) Magari un giorno sì e uno no… i giorni dispari.

Pierluigi -            Sì, va bene anche a giorni alterni; puoi decidere tu, non so… il pomeriggio dalle quattro…

Marisa -               (Lo coregge)… Anche dalle cinque.

Pierluigi -            Sì, dalle cinque alle sei… vedrai dopo un po’ come ti sentirai meglio.

Il nonno -             (Entra) Non è per interrompere la conversazione ma nel cesso è ricominciato lo slavaccio (Si rivolge a Pierluigi) è ripreso l’incessante defluire dell'acqua. (Esce)

Roberto -             Porca miseria! scusa, Pierluigi. (Esce)

Marisa -               (Sottovoce) Vedi, Pier? Io non lo sopporto più! sono ormai giunta al limite! respiro solo quando è in ufficio. È diventato, o forse lo è sempre stato, una persona così noiosa, così...

Pierluigi -            (C.s.)… Monotona.

Marisa -               (C.s.)… Monotona, sì; quand'è in casa mi dà sempre l'impressione che sia una squallida domenica pomeriggio.

Pierluigi -            (C.s.)Abbi pazienza, Mary, cercheremo di stare insieme più tempo possibile e io farò di tutto per essere sempre il tuo sabato sera! (Le bacia il palmo della mano)

Marisa -               (C.s.)Allora ci vediamo domani alle cinque da te?

Pierluigi -            Perfetto. (Ad alta voce) Hai bisogno di una mano, Roberto?

Roberto -             (Da fuori) No, grazie, ormai l'ho rotta del tutto!

Il nonno -             (Entrando) Ormai l'ha rotta del tutto... (Esce fissando i due)

Pierluigi -            (Grida) Se ti trovi in difficoltà non fare complimenti. (Entra Tarcisio)

Marisa -               Esci?

Tarcisio -             No, volevo chiederti se mi aiutavi a preparare una valigia perché domattina vado a Bologna e ho intenzione di rimanerci perché devo seguire delle lezioni, ho già trovato un appartamento con Marco e... a proposito, dov'è papà?

Marisa -               In bagno alle prese con la lavatrice.

Tarcisio -             (Esce verso l’interno) Gli devo parlare per l'affitto.

Pierluigi -            Eh! il problema dei ragazzi che studiano...

Marisa -               Non me ne parlare. (Rientrano Roberto e Tarcisio)

Roberto -             Così, tutto in una volta?

Tarcisio -             Eh, se devo seguire le lezioni dovrò alloggiare là.

Roberto -             E dov'è, quest'appartamento?

Tarcisio -             Non è proprio un appartamento, sono solo due stanze ma è molto vicino all'Università.

Roberto -             E quanto costa?

Tarcisio -             Poco, diviso con Marco viene 500 euro al mese.

Roberto -             Alla faccia!

Pierluigi -            Sono sacrifici che si devono fare.

Tarcisio -             Poi, però, può darsi che venga a starci qualcun altro così verrà costare ancora meno.

Pierluigi -            Qualcun altro o... qualcun'altra?

Tarcisio -             (Senza scomporsi) Ah, boh, per ora siamo in due.

Roberto -             E quanto dovrai restare, a Bologna?

Tarcisio -             Non lo so, di preciso, un mese, due, poi torno, poi riandrò su.

Roberto -             Capisco.

Tarcisio -             (Alla madre) Allora mi vieni a dare una mano?

Marisa -               Scusa, Pierluigi. (Esce con Tarcisio)

Pierluigi -            Eh, be'. Non stare in pena, vedrai che si divertirà!

Roberto -             Io, a dir la verità, vorrei che studiasse.

Pierluigi -            Certamente ma, sai com'è l'ambiente universitario, a Bologna poi... organizzano delle festicciole, si distraggono anche.

Roberto -             (Tronca l'argomento) Va bene, lasciamo perdere se no passo un'altra notte in bianco.

Pierluigi -            Bene.

Roberto -             In che senso?

Pierluigi -            Nel senso che è ora che vada, domani sarà una giornataccia; hai sentito, ho un intervento per dei calcoli renali.

Roberto -             Non era un’ulcera gastrica?

Pierluigi -            Ah sì, ulcera gastrica.

Roberto -             Ecco, comunque sarà una giornataccia anche per me ma te puoi restare perché tanto oggi, hai visto, una dietro l'altra, quindi...

Pierluigi -            No, no, ti ringrazio, devo proprio andare. Salutami di nuovo Marisa.

Roberto -             Non mancherò.

Pierluigi -            Allora ci vediamo domani pomeriggio alle cinque, (Si corregge immediatamente) no, volevo dire alle otto.

Roberto -             Domani sera alle otto, d'accordo. (Lo accompagna alla porta)

Pierluigi -            Ciao, Roberto. (Esce)

Roberto -             Ciao.

 

(Roberto, rimasto solo, guarda verso l'uscita contando con le dita fino a cinque, poi esplode)

 

Roberto -             Eh! ma porca zozza che razza di rottura! Quello non è un cristiano, è una croce! una disgrazia vagante! altroché il dottore! nemmeno un callo mi farei curare da uno così! (Chiama) Marisa!!!

Marisa -               (Da fuori) Sì?

Roberto -             Vieni qua! (Tra sé) …e lavora anche all'ospedale! Poveretti noi! spero che non mi capiti mai di dover andarci ma in caso... "dov'è il dottor Pierluigi Vari? in chirurgia? bene, allora mi ricoveri in medicina!... Come? l'hanno trasferito in ortopedia? benissimo, mi metta pure al reparto infettivi ch'è sempre meglio di una piaga come quello!"

Marisa -               (Entrando) Allora? (Si guarda intorno) Dov'è Pierluigi?

Roberto -             È andato via.

Marisa -               Perché?

Roberto -             Che ne so! parchè l’aveva da fè. A che ora parte, Tarcisio?

Marisa -               Domattina alle otto, perché?

Roberto -             Gli hai detto di telefonare quando arriva?

Marisa -               Sì.

Roberto -             Gli hai dato tutto?

Marisa -               Sì.

Roberto -             Ha i soldi necessari?

Marisa -               Sì, rottura!

Roberto -             A proposito di rotture, stammi bene a sentire, Marisa, io, quel giuggiolone di Pierluigi non lo voglio più vedere nemmeno dipinto! va bene?

Marisa -               Perché? cosa t'ha fatto?

Roberto -             Cosa m'ha fatto? è meglio dire quello che sta facendo di male all'umanità! È stupido, è un presuntuoso, è un approfittatore! Insomma, non mi piace per niente e non lo voglio più vedere in casa mia!

Marisa -               Guarda, Roberto, mi lasci senza parole! perché se c'è una persona degna di stima e che tu dovresti solo ringraziare se ci fa l'onore di essere nostro amico è proprio Pierluigi!

Roberto -             Ossignore cosa devo sentire oggi! dopo il pesce mi mancava solo di mandar giù una cosa del genere! Ma cos'hai in testa, Marisa! non vedi che è un imbecille che non sa né parlare né stare zitto? che non ha un minimo di personalità e tutto quello che fa e che dice è una scopiazzatura raffazzonata di quello che sente dire intorno a lui? Parliamoci chiaro, Marisa, scherzi o fai sul serio?

Marisa -               Mamma mia, Roberto, stai facendo un sermone da niente, contro quel poveretto! Mi sembri esagerato! Tutto questo solo perché t'ha chiesto di aiutarlo per il 740 o c'è qualcos'altro di più personale che io non so, per avere una reazione così?

 

(Roberto non risponde subito. Prende una bottiglia rimasta sul tavolo e cerca un bicchiere)

 

Roberto -             Qual è il tuo?

Marisa -               Dev'essere quello. (Lo indica. Roberto si versa da bere) Allora?

Roberto -             Non so risponderti. Forse me lo puoi dire te, se c'è qualcosa di personale. (Entra Monica)

Monica -              Non guardate la televisione?

Roberto -             Perché, cosa c'è?

Monica -              Ah, non lo so. Ascolta papà, mi danno quindici giorni di ferie, la prossima settimana, e ho deciso di andare a fare un viaggetto in Turchia, va bene?

Roberto -             Aspetta, aspetta. Ricomincia un po'...

Monica -              Ho detto che la prossima settimana avrò quindici giorni di ferie e ho deciso di andare in Turchia con degli amici.

Roberto -             (Sconvolto) Con degli amici? Turchi o italiani?

Monica -              Italiani, papà! Quelli della mia compagnia!

Roberto -             In Turchia! con loro! (Grida) Te hai qualche rotellina nel cervello che non funziona bene, Monica! Te la Turchia non la vedi nemmeno col binocolo! Ma è roba da matti!... "Ho 15 giorni di ferie, dove posso andare? toh, vado in Turchia, pranzo al sacco,” perché lì... “Faccio quattro parole con i beduini e torno." Monica, fai conto che te non mi abbia detto niente, va bene?. vai a letto, tranquilla, e sogna la cascata delle Marmore.

Monica -              Eh, no, papà, adesso basta! Io lavoro tutto l'anno e se per le ferie mi voglio divagare e fare un viaggio non c'è niente di male e te non ti puoi comportare così!

Marisa -               In questo, Monica ha ragione.

Roberto -             (Non ascolta la moglie) Ah, no, non mi posso comportare così? con una figlia che fa il porco del comodo suo e da sola, di punto in bianco, decide di andare in Turchia con non so chi, a fare non so cosa? Mi scusi tanto, signorina, se mi sono permesso!

Monica -              È inutile che fai il sarcastico, tanto ci vado lo stesso!

Roberto -             (Grida) Allora cosa vieni a dirmi queste cose? Va' dove ti pare e fai quello che vuoi ma non farti più vedere da me e non mi chiedere più niente, signorina indipendente!

Marisa -               Adesso stai esagerando, Roberto.

Roberto -             Esagero? Esagero? dovrei essere contento d'avere una figlia così?

Marisa -               Certo, in fondo che pensieri ti dà?

Roberto -             Marisa, per favore, stai zitta.

Monica -              E se poi devi stare tanto in pena per me io avrei già trovato un appartamentino da dividere con una mia amica e potrei benissimo andare a vivere là.

Roberto -             In Turchia???

Monica -              Ma no, qui in città! così: lontano dagli occhi lontano dal cuore.

Roberto -             Ah! benissimo! uno da una parte uno dall'altra... (Chiama) Papà! te dove vuoi andare? dicono che a Calcutta c'è una comune per la terza età, perché non ti aggreghi?

Monica -              Be', ne riparleremo domani, adesso sono stanca e vado a dormire.(Esce)

Roberto -             Ecco, sarà meglio! va' a dormire. A che ora vuole il cuscus per colazione, domani mattina?... In Turchia... è la fine del mondo! Andare in vacanza a casa del diavolo! e la chiamano vacanza, la chiamano! Io, nemmeno se mi pagassero andrei da quelle parti. (Guarda Marisa)

Marisa -               Torniamo a noi.

Roberto -             Sì, torniamo a noi. Allora?

Marisa -               Allora cosa?

Roberto -             Guarda che mi ricordo dove eravamo arrivati! Ti stavo chiedendo se avevi te qualcosa di personale.

Marisa -               Che cosa intendi dire?

Roberto -             Dai che hai capito benissimo che cosa intendo dire... con tutti quei salamelecchi... (Rifacendole il verso) "Pierluigi, vuoi la sogliolina o la coda di rospo? Ti vanno le trigliette?"… e lui, con gli occhi da vongola: "No, ti ringrazio, preferisco il calamaretto”. Oooh! cosa credi, che dorma?

Marisa -               Aaaah! Benissimo! (Entra il nonno)

Il nonno -             Scusate l'interruzione.

Roberto -             Non si sarà mica allagato tutto un'altra volta? ho staccato la corrente!

Il nonno -             No, vi volevo solo avvertire che io vado a letto, buonanotte.

Roberto -             Buonanotte.

Marisa -               Buonanotte. (Con tono più basso) Aaaah! Benissimo! vogliamo proprio mettere le carte in tavola?

Roberto -             Mettiamole pure.

Marisa -               Benissimo: sì, io considero Pierluigi una persona da ammirare, mi sono accorta che ci si sta bene insieme e...

Roberto -             E allora?

Marisa -               E allora… tra me e lui c'è probabilmente lo stesso rapporto che c'è fra te e il cosiddetto ragionier Pesto! se vogliamo mettere proprio bene le carte in tavola.

Roberto -             (Colpito) Il... ragionier Pesto?

Marisa -               Precisamente, quello della Liguria che porta i tacchi a spillo e i capelli biondi e lunghi fino alle spalle. Nemmeno io dormo!

Roberto -             Quanto sei... ma se io ho fatto così è stato soltanto per non farti ingelosire per una semplice amicizia con una ragazza che tu potevi prendere per chissà cosa!

Marisa -               Ma senti come la sa rigirare bene, 'sto mostro! Ma smettila, amicizia...! (Piange sommessamente) Non credevo davvero che sarebbe andata a finire così.

Roberto -             E di chi è la colpa?

Marisa -               Probabilmente di tutti e due.

Roberto -             Probabilmente.

Marisa -               E adesso cos’avresti intenzione di fare?

Roberto -             E te?

Marisa -               L'ho chiesto prima io.

Roberto -             Visto che abbiamo ormai i figli grandi che, come hai visto, uno va a Bologna e l'altra in Turchia, proviamo a dividerci anche noi… per un po'. Vedremo come va a finire, cosa succederà; se funziona o se invece abbiamo sbagliato tutto. Insomma, facciamo una prova.

Marisa -               Ho capito. Tentar non nuoce. Soddisfatti o rimborsati.

Roberto -             Questo cosa c'entra?

Marisa -               Niente, così, qualche fregnaccia potrò dirla anche io.

Roberto -             Allora restiamo d'accordo così, va bene?

Marisa -               Va bene?

Roberto -             Lo sto chiedendo a te.

Marisa -               Eh, da come l'hai messa, più che una proposta mi sembra una decisione che hai già bell'e che preso. Comunque, signor Roberto, cosa vuoi che ti dica… proviamo.

Roberto -             Ah, e te accetti così, senza reagire per niente? senza farmi una controproposta?

Marisa -               Cosa devo dirti? mi hai detto tutto te! che controproposta ti dovrei fare? ti ho detto semplicemente: proviamo, e adesso vado a letto perché sono stanca (Esce quasi correndo per non farsi veder piangere)

Roberto -             Sì, vado anch’io… già, ma dove vado?

Il nonno -             (Entrando) Te lo posso dire io dove dovresti andare, o lo indovini da solo?

Roberto -             No, lascia perdere, so cosa mi diresti.

Il nonno -             E così, oggi non s'è rotta solo la lavatrice.

Roberto -             No, c'è un po' d'acqua da tutte le parti.

Il nonno -             Perché oggi, se si rompe qualcosa c'è la moda di gettarla via e di sostituirla con un'altra nuova, ma con una famiglia, per fortuna, si può ancora usare il vecchio sistema d'una volta. Ricordi? si raccoglievano i pezzettini, si prendeva qualche pezza e si rimediava tutto quanto. A proposito, sai che mi sono risuolato le scarpe da solo? devi vedere che bellezza sono venute! Purtroppo, avevo i chiodini troppo lunghi e adesso mi sbucano dentro; gli ho schiacciato le punte ma sai... comunque par quello che devo camminare io...

Roberto -             Dici bene, te, ma come si fa a risuolare moglie e figli?

Il nonno -             Intanto sono due situazioni differenti: i tuoi figli non sono sicuramente un problema, fossero tutti così! Tarcisio è uno che sa il fatto suo e dovresti essere solo contento che vada a Bologna per studiare invece di stare in 'sto casino qui; e non dar retta a quel bietolone di dottore, perché Tarcisio si divertirà anche, ma saprà sempre come comportarsi. Anche Monica è una brava ragazza, solo che non v'incontrate col carattere; lei sarà anche un po' peperina ma anche te, hai la mentalità di mio nonno, buonanima! a parte il fatto che parli con lei solamente per rimproverarla. Sai che a volte viene a confidarsi con me? lo sapevi? e posso dirti che non devi avere nessuna paura, per lei; conosco anche il ragazzo con cui esce, la gente che frequenta, e starei tranquillo anche se vuole andare in Turchia, credimi pure.

Roberto -             Hai capito…? insomma hai fatto con Monica quello che avrei dovuto fare io?

Il nonno -             Bravo! indovinato! l'ho sempre detto che in fondo non sei così imbecille come sembri.

Roberto -             Grazie.

Il nonno -             Prego.

Roberto -             E Marisa?

Il nonno -             Ah! devo dirti tutto io? non sei mica più un ragazzino!

Roberto -             No, no.

Il nonno -             Comunque, anche con Marisa, la soluzione del problema deve partire da te, se vuoi risolverlo, se lei vuoi ancora bene, se no, come si dice, che cavolo mi serve perdere il tempo e il sonno qui con te! Ringiovanisci un po' il matrimonio, stai un po' più con tua moglie, nel modo giusto, e non pensare sempre ai 480.

Roberto -             I 740.

Il nonno -             Dai che hai capito, e poi... quanti anni hai, te?

Roberto -             Ne compio 45 mercoledì.

Il nonno -             È vero. Beh, 45 anni possono essere un'età un po' delicata, che poi, se vogliamo, tutte le età sono un po' delicate... Insomma, (Gli dà uno scappellotto) devi smetterla di pensare alle biondine! alle segretarie che ti dicono: "Oh, ragioniere, com'è elegante questa mattina!" Roberto, (Gli dà uno scappellotto che però Roberto riesce repentinamente ad evitare) devi fare la personcina seria che alla fine hai solo da guadagnarci.

Roberto -             Vorrei avere io, la fiducia che hai te.

Il nonno -             Guarda che io, di fiducia in te ne ho molto molto poca! Diciamo che nutro qualche speranza per quella tua testaccia piena di pigne.

Roberto -             Hai ancora speranze, te?

Il nonno -             Certo! perché sono più giovane di te, nonostante l'età, e nonostante che qui in Italia e nel mondo facciano di tutto per farmele andar via. Io sono ancora speranzoso, come lo è la signora Amalia.

Roberto -             E chi è?

Il nonno -             La signora Amalia? Ah, già, te non la conosci. Eeeeh, la signora Amalia è una signora, vedova, che sta di casa qui vicino.

Roberto -             Be'?

Il nonno -             Lasciami dire… e che incontro spesso a far la spesa, e tra un cespo d'insalata, un etto di macinato e un filoncino di pane abbiamo fatto amicizia e giorni fa m'ha fatto capire che... ecco... lei è sola, io, praticamente, lo stesso, e sarebbe contenta se, insomma, se ci mettessimo insieme.

Roberto -             Ma papà!!!

Il nonno -             Be', cosa c'è? mica mi vorrai fare gli stessi discorsi che fai a tua figlia, no? Io sono vedovo, lei è vedova, cosa c'è di male?

Roberto -             Ah, niente, niente. Ma chi è 'sta signora Amalia?

Il nonno -             (Ironico) Oh, una ragazza di buona famiglia, sta' tranquillo, non mi porterà sulla cattiva strada; è tutta casa, chiesa e supermercato. Poi è simpatica, messa... messa abbastanza bene, nonostante l'età. Forse un po' troppo... come si dice... parsimoniosa.

Roberto -             Taccagna!

Il nonno -             No, no, solo di braccino un po' corto ma sai, vive con la sua pensioncina e non avrà tanto da scialacquare, perciò non può essere un grosso difetto. (Taglia corto) Insomma capisci che anche alla mia età si può prendere un po' di colla, un po' di pazienza e rimettere su qualcosa di buono? Come ho fatto con le mie scarpe: non si correrà più tanto bene come una volta ma si va avanti. Capisci cosa ti voglio dire? testone!

Roberto -             Ma te guarda oggi quante ne dovevo imparare!

Il nonno -             Eh, capitano quelle giornate dove vengono fuori tante cose che fino allora non si sapevano, o non si volevano sapere, o che si nascondevano. (Lo guarda) Coglione!... Va' a letto adesso, che domani è lunedì e si ricomincia, poi mercoledì è il tuo compleanno e dopo pranzo lo festeggeremo insieme.

Roberto -             Hai ragione, buonanotte. Grazie.

Il nonno -             Eh sì, ah, Roberto, fammi un favore, mi mandi giù un momento Marisa.

Roberto -             Perché, cosa le vuoi dire?

Il nonno -             Ah, niente, le devo solo ricordare una cosa.

Roberto -             Ma starà dormendo.

Il nonno -             No, sta' tranquillo che non dorme. (Roberto esce)

 

(Il nonno scorge le bottiglie rimaste sul tavolo, va a prendere un bicchiere e, in maniera furbesca, si versa un dito di Martini. In quel mentre entra Marisa che lo sorprende.)

 

Marisa -               (Con tono di rimprovero) Rodolfo!

Il nonno -             Ne vuoi un goccio?

Marisa -               Ma sì. ((Sorseggia il Martini) Allora, cosa c'è?

Il nonno -             (Sorseggia il Martini) Niente, volevo solo ricordarti che domani ho quell'appuntamento dall'oculista, mi accompagni?

Marisa -               Sì, sì, te l'ho già detto.

Il nonno -             Bene, così approfittiamo anche per prendere qualcosa per Roberto che mercoledì è il suo compleanno.

Marisa -               Eh già...

Il nonno -             Eh già… (Sorseggia il Martini) Che domenica strana è stata, oggi, eh?

Marisa -               (Colta alla sprovvista) In che senso?

Il nonno -             Eh, prima l’allagamento del bagno, poi le telefonate da Genova, dopo abbiamo avuto degli ospiti…

Marisa -               Cosa vorresti dire?

Il nonno -             Voglio dire che oggi ho avuto la conferma che ho un figlio imbecille e una nuora che si è instupidita, che non è più quella che avevo conosciuto.

Marisa -               Anche Roberto non è più quello che avevo conosciuto.

Il nonno -             Infatti t’ho detto che è un imbecille, ma in una coppia, quando si comincia a sentire degli scricchiolii, si dice: “oh, scricchiola, vogliamo metterci una goccia d’olio?” e quella goccia d’olio si chiama dialogo, non ripicca, si chiama comprensione, tolleranza da entrambe le parti, e voglia di rimettere a posto le cose, mi capisci, Marisa?

Marisa -               Questo discorso dovresti farlo anche a Roberto.

Il nonno -             Sta’ tranquilla che lui ha già avud la sua razione.

Marisa -               Ah.

Il nonno -             Tanto che alla fine mi ha anche detto che mercoledì, per il suo compleanno, tornerà a casa prima…

Marisa -               Ah.

Il nonno -             Già… oh, a proposito, l'appuntamento di domani dall’oculista l'ho fissato per le cinque, va bene?

Marisa -               Domani alle cinque?

Il nonno -             Sì, ma se hai qualcos'altro da fare posso prendere la corriera.

Marisa -               (Assorta) Come?

Il nonno -             Ho detto che posso sempre prendere la corriera; se non puoi, se sei impegnata con qualcos’altro.

Marisa -               No… no no, alle cinque va benissimo.

Il nonno -             Oppure posso spostare l'appuntamento, che non muore nessuno.

Marisa -               Ti ho detto che non c'è nessun problema.

Il nonno -             Bene, allora posso andare a dormire tranquillo.

Marisa -               (Che ha capito) Sì, stai tranquillo.

Il nonno -             (La bacia sulla fronte) Buonanotte, Marisa.

Marisa -               (Con un lieve sorriso) Buonanotte, Rodolfo. (Esce)

Il nonno -             (La osserva mentre esce) Brava ragazza. Chissà se le piacerà la signora Amalia? (Scola il suo bicchiere di Martini) Buono, ‘sto Martini!... Un vizietto potrò averlo anche io, no??

 

SIPARIO