Un vecchio e una giovane donna si ritrovano su una panchina della stazione; lei in attesa della madre che sta tornando da Milano, lui solo per passare il tempo. Il vecchio le rivolge la parola ed inizia una conversazione che porta entrambi a parlare della propria vita finché, lentamente, il vecchio scopre di avere qualcuno in comune con quella giovane donna: sua madre.
Quel treno da Milano
atto unico di
Paolo Cappelloni
La ragazza
La madre della ragazza
1° viaggiatore (non parla)
2° viaggiatore (non parla)
3° viaggiatore (non parla)
4° viaggiatore (non parla)
5° viaggiatore (non parla)
6° viaggiatore (non parla)
Voce dell’annunciatrice dei treni
La scena si svolge su una panchina della stazione ferroviaria di
Pesaro.
I personaggi e le situazioni di questa storia sono puro
frutto della fantasia dell’autore. Ogni riferimento e similitudine a
circostanze, persone, luoghi o fatti realmente accaduti o esistenti sono
riconducibili unicamente all’immaginazione dell’autore.
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All’aprirsi del sipario il vecchio è seduto su una panchina della
stazione, sta sfogliando un giornale; poco dopo si sente un annuncio:
Annunciatrice - “Il treno 9830
delle ore 18.15 proveniente da Roma Termini e diretto a Bologna è in arrivo al
binario tre”.
Il vecchio si sporge lievemente guardando verso sinistra finché non si
sente il rumore del treno che arriva e si ferma. Un primo viaggiatore gli passa davanti proveniente da sinistra, un secondo viaggiatore, appena sceso dal
treno, gli passa davanti proveniente da destra; il vecchio segue con lo sguardo
prima l’uno poi l’altro. Dopo alcuni secondi, un terzo viaggiatore proveniente da sinistra, con una grossa valigia,
gli passa davanti correndo.
Il vecchio - (Tra sé) Ecco quello che arriva sempre all’ultimo
momento. (Si sporge per seguirlo con lo
sguardo) Toh, è riuscito a prenderlo per un pelo!
Si sente il rumore del treno che riparte e si allontana. Il
vecchio torna a leggere il giornale. Poco dopo entra la ragazza, si
avvicina alla panchina e si rivolge
al vecchio.
La ragazza - Mi scusi,
posso…?
Il vecchio - (Distoglie gli occhi dal giornale e la guarda)
Certamente. (Torna a leggere il giornale
ma con meno convinzione, mentre la ragazza, serena e impassibile, guarda
davanti a sé. Poco dopo il vecchio si rivolge alla ragazza) Si parte?
La ragazza - Come?
Il vecchio - Dicevo: è di
partenza?
La ragazza - Ah, no, no.
Il vecchio - (Tra sé)
Nemmeno io. (Si rimette a leggere ma di
nuovo distrattamente mentre la ragazza manda un messaggio col cellulare. Appena
vede che ha finito riprende) Allora sta aspettando qualcuno.
La ragazza - Sì sì.
Il vecchio - (Chiude il giornale) Io invece no, non
aspetto nessuno.
La ragazza - (Si volta verso di lui) Allora è lei che deve
partire.
Il vecchio - No, non devo
nemmeno partire.
La ragazza - Ok.
Il vecchio - Lei magari si sta chiedendo cosa ci sto
a fare qui in stazione.
La ragazza - Mah…
Il vecchio - Niente, passo
il tempo.
La ragazza - (Lo guarda) Alla stazione?
Il vecchio - Sì.
La ragazza - Capisco.
Il vecchio - (Con un sorriso) No, mi scusi ma non
credo che lei capisca.
La ragazza - (Torna a guardarlo) Perché non dovrei
capire?
Il vecchio - Eh, perché
lei è una è giovane e sicuramente sa dove andare e cosa fare in ogni momento della
giornata; avrà un sacco di impegni! Il lavoro, le amicizie… Molti vecchi come
me, invece, si ritrovano spesso a trascinarsi dalla mattina alla sera in cerca
di rompere le p… (Si corregge sorridendo)
di attaccare bottone, insomma, con qualcuno!
La ragazza - Capisco.
Il vecchio - Mi capisce?
La ragazza - Certo!
Il vecchio - Meno male!
La ragazza - (La ragazza prende il cellulare e risponde ad
un messaggio)
Il vecchio - (Appena la ragazza ha finito, riprende)
Lei adesso si chiederà: ma di solito i vecchi non s’incontrano per giocare a bocce
o a carte in un bar, oppure si ritrovano in piazza? Si sta domandando questo,
no?
La ragazza - Beh sì.
Il vecchio - Già. Ma l’ho
fatto anch’io, cosa crede? Andare al bar e cose del genere. Solo che dopo un
po’ mi sono rotto.
La ragazza - (Guarda l’orologio) Perché?
Il vecchio - Eh, primo: perché
fare quei giochi a me non sono mai piaciuti, secondo: se vai in piazza, dopo un
po’ vedi sempre le stesse facce e senti sempre gli stessi discorsi: il tempo, il
governo, il calcio, gli acciacchi… insomma, signorina, tutta roba che mi mette
addosso un avvilimento…!
La ragazza - E qui in
stazione non si avvilisce?
Il vecchio - Mah, molto
meno; forse perché sono abituato a star solo… poi qui c’è un po’ di movimento! Vedi
quasi sempre facce nuove, soprattutto d’estate con i turisti che arrivano qui
col treno… insomma mi distraggo di più.
La ragazza - Capisco. (Guarda l’orologio)
Il vecchio - Che treno sta
aspettando?
La ragazza - Quello delle
sette da Milano.
Il vecchio - Ah, si;
precisamente quello delle diciannove e sei. Arriverà qui al binario 3.
La ragazza - Sì sì.
Il vecchio - Perché sa, a
forza di venire qui, ormai ho imparato a memoria tutt gli orari dei treni, e di
qualcuno anche tutte le fermate che fa!
La ragazza - Me lo
immagino.
Il vecchio - Ad ogni modo
lei è arrivata un po’ in anticipo.
La ragazza - Sì, è vero. Non
mi sono regolata col tempo.
Il vecchio - Eh, il tempo
è una brutta bestia! Non mi sono mai regolato nemmeno io, col tempo: (Quasi tra sé) pensavo che andasse più piano
invece mi sono girato un attimo e mi sono ritrovato a settant’anni!
La ragazza - Settant’anni??
La facevo meno…
Il vecchio - … vecchio?
La ragazza - Sì.
Il vecchio - Grazie. (Le sorride) Guardi che “vecchio” non è
una parolaccia!
La ragazza - (Sorride a sua volta) Speriamo che il
treno non abbia ritardo.
Il vecchio - Ah, non lo
dica due volte!
La ragazza - Perché, capita
spesso?
Il vecchio - Normalmente
‘una volta sì e una volta no… Però poi si scusano tanto per il disagio!
La ragazza - Ah beh…!
Il vecchio - (Pausa) Lei è proprio di qui?
La ragazza - Sì, sono nata
e cresciuta qui, sa… proprio dietro al Comune.
Il vecchio - Ah, anche io
ho frequentato quella zona, per un po’ di tempo, ma sono nato qua di fianco al
teatro… anche se non ho mai avuto occasione di frequentarlo perché a 15 anni son
dovuto andare a lavorare in fabbrica. Ero tornitore. Sa, lei, chi è un
tornitore?
La ragazza - No, a dir la
verità. (Guarda l’orologio)
Il vecchio - Eh eh, il
tornitore fa un lavoro di alta precisione! Adesso le spiego: quando mi davano il
disegno del pezzo meccanico che dovevo fare (Accompagna la spiegazione coi gesti delle mani) lo mettevo nel
tornio e lo facevo girare per togliergli tutto il materiale in più finché non veniva
fuori proprio quel pezzo, come da disegno.
La ragazza - Cavolo! quasi
un lavoro da scultore.
Il vecchio - Brava! come uno scultore.
La ragazza - Bello.
Il vecchio - Eh sì. (Pausa) Lei invece cosa fa?
La ragazza - Io sono parrucchiera e ho una bottega qui
in centro.
Il vecchio - Ah, una parrucchiera!
La ragazza - Sì, e ho una
buona clientela.
Il vecchio - Ha fatto proprio
bene, signorina. Quando uno ha imparato un mestiere e lo sa fare bene può star
tranquillo dovunque vada! Anche io… quando ho dovuto lasciare il mio lavoro non
ho avuto grossi problemi a trovarne un altro da un’altra parte, proprio perché conoscevo
bene il mio mestiere!
La ragazza - Ma perché ha dovuto
lasciare il lavoro in quella fabbrica? Se posso…
Il vecchio - (Leggermente evasivo) È una storia troppo
lunga, non farei in tempo a raccontargliela; fra un po’ arriverà la persona che
sta aspettando. (Pausa) È il suo fidanzato?
La ragazza - No, no, mia madre.
È andata a Milano a trovare sua sorella… mia zia, che sta là da parecchi anni.
Il vecchio - Capisco.
Annunciatrice - “Il treno
intercity 613 delle ore 18.34 per Ancona è in partenza dal binario uno. Ferma a
Fano, Marotta-Mondolfo, Senigallia, Marzocca, Montemarciano, Falconara
Marittima, Ancona Torrette”.
Tutte le fermate vengono dette
contemporaneamente anche dal vecchio.
La ragazza - Le sa tutte,
eh?
Il vecchio - Gliel’avevo
detto!
Si sente il rumore del treno
che parte e si allontana
La ragazza - (Si alza) Manca ancora mezz’ora, mi sa
che vado via e torno fra un po’.
Il vecchio - Ma le
conviene allontanarsi solo per mezz’ora? È facile che arriva fino in piazza, lì
incontra qualcuno, un’amica, si mette a parlare con lei e alla fine non si
accorge d’aver fatto tardi. E sua madre? se non la vede quando scende dal treno
si può impensierire!
La ragazza - (Si risiede) Forse ha ragione, ormai sono
qui...
Il vecchio - Eh, ormai è
qui…! (Le porge la mano) Ad ogni modo
io mi chiamo Roberto.
La ragazza - Anna,
piacere.
Il vecchio - (Pausa, quindi indica davanti a sé) Da
qui si intravede la chiesa dei frati Cappuccini, c’è mai stata?
La ragazza - Sì, a volte, in
occasione di qualche matrimonio.
Il vecchio - Io
ultimamente ci vado, ogni tanto. Mica per niente, è che stare lì, soprattutto
nell’orto che c’è dietro al convento, mi dà una sensazione di pace, di
tranquillità. A volte vedo un frate chino che pare che preghi e invece sta raccogliendo
dei pomodori, qualche cetriolo… ma anche quella è una maniera di pregare, e mi metto
a pregare insieme a lui!
La ragazza - (Con bonaria ironia)… E pregando si
rimedia qualcosa!
Il vecchio - (Sorridendo) Pregando si rimedia sempre
qualcosa, se non altro un pizzico di serenità.
La ragazza - Perché le
persone d’una certa età dicono sempre che hanno bisogno di serenità e di
tranquillità?
Il vecchio - Perché da
vecchi si torna ad essere un po’ come i bambini: anche loro hanno bisogno di
tranquillità se no si spaventano e si adombrano, no? Per noi è la stessa cosa:
a noi la confusione fa… confusione. Abbiamo già il cervello pieno di ricordi,
mettici anche il casino da fuori…! siamo a posto!
La ragazza - Lei è
sposato?
Il vecchio - No, non mi
sono mai sposato, perché?
La ragazza - Così, per
sapere.
Il vecchio - E lei? È
fidanzata, sposata?
La ragazza - No, non sono
più fidanzata da qualche mese.
Il vecchio - Mi dispiace.
La ragazza - A me no, perché
era uno…
Il vecchio - … stronzo?
La ragazza - Bravo!
Il vecchio - Eh, capita.
Ma è stato sempre così, cara signorina; magari una volta qualcuno si comportava
in modo adeguato perché aveva paura del giudizio della gente; adesso invece
alla gente non frega più niente di quello che uno fa o non fa, perciò si può
immaginare… Vede: una volta se un bambino combinava una marachella fuori casa e
lo vedeva un grande, questo lo rimproverava subito e magari gli arrivava anche
un bello scappellotto e poi gli diceva: ‘appena lo vedo lo dirò a tuo padre!’ E
quel bambino se la faceva sotto immaginando solo quello che gli avrebbe fatto
suo padre! Perché una volta c’era solidarietà anche nell’educazione! Adesso non
è più così: se un grande si permette di fare una cosa così a un bambino, questo
corre subito dal padre a… denunciare l’aggressore! e ne viene fuori una gran cagnara
fra i due… grandi!... (Imita
l’immaginario padre) ‘Come ti sei permesso di alzare le mani su mio figlio?
Io ti denuncio!”… hai capito?
La ragazza - Sì.
Il vecchio - Va be’, io sto
facendo dei discorsi da vecchio e lei non vede l’ora che arrivi il treno.
La ragazza - Sì, in
effetti non vedo l’ora che arrivi il treno ma non perché lei mi sta annoiando.
Il vecchio - La ringrazio.
Annunciatrice - Annuncio
ritardo: il treno delle 19.06 proveniente da Milano centrale e diretto a
Pescara arriverà con… 30 minuti di ritardo. Ci scusiamo per il disagio.
Il vecchio - (All’unisono con l’annunciatrice) Ci scusiamo
per il disagio. (Rivolto alla ragazza)
Cosa le avevo detto? una volta sì e una volta no.
La ragazza - E adesso?
Il vecchio - Dovrà
aspettare un’altra mezz’ora.
La ragazza - (Si alza, innervosita) Ma cavolo! non è
possibile!
Il vecchio - Dove va?
Ormai ha fatto trenta, faccia trentuno!
La ragazza - (Si risiede con un po’ di riluttanza ed
estrae il cellulare) Mando un messaggio a mia madre per dirle che c’è un
ritardo di mezz’ora. (Esegue) Ecco
fatto. (Al vecchio) Però adesso mi
deve dire perché aveva lasciato il lavoro in fabbrica.
Il vecchio - Oh, ma lei è
una ragazza che non lascia perdere niente, eh?
La ragazza - È che non mi
piacciono le cose lasciate a metà.
Il vecchio - Brava. (Inizia a ricordare) Allora: era da poco passato il casino del sessantotto…
Ha presente il sessantotto?
La ragazza - Sì, me ne ha parlato spesso mia madre.
Il vecchio - Ecco, ma gli anni che seguirono avevano
continuato ad essere parecchio caldi. Anni di trasformazioni sociali, di lotte
di classe, di omicidi, di stragi; non per niente furono chiamati “anni di piombo”,
e noi ragazzi, col nostro entusiasmo, con le nostre utopie ma anche con tanta
incoscienza e ingenuità, volevamo cambiare tutto e subito.
La ragazza - Insomma si voleva la rivoluzione.
Il vecchio - Sì, ma succedeva che la maggior parte di
noi di giorno voleva fare la rivoluzione e la sera, poi, restava in casa a vedere
Mike Bongiorno in televisione. E fra le due cose alla fine hanno chiaramente
scelto…
La ragazza - … Mike Bongiorno.
Il vecchio - … e la televisione! O almeno un certo
tipo di televisione. È questa la fregatura che ci hanno dato e che continuano a
darci!
La ragazza - Però quello fu anche il periodo dei
“figli dei fiori”… di “pace e amore”…
Il vecchio - (Con
un sorriso ironico)… e fantasia! Sì, è vero: c’erano sia ragazzi che
volevano mettere i fiori nei cannoni sia quelli che si erano già rotti e preferivano
prendere in mano i bastoni.
La ragazza - E lei che tipo
di ragazzo era?
Il vecchio - (Guarda la ragazza sorridendole) Ah, siamo
anche parecchio indagatori, eh?… Signorina ficcanaso.
La ragazza - C’è un motivo
per cui glielo chiedo, poi glielo dirò.
Il vecchio - D’accordo, allora,
io ero uno dei ragazzi della seconda “parrocchia”: quelli col bastone, va bene?
La ragazza - E questo cosa
c’entra col suo lavoro in fabbrica?
Il vecchio - (Tira un sospiro) Beh, in quel periodo
avevo poco più di vent’anni; un giorno… un giorno successe che durante una
manifestazione stavamo per scontrarci con un gruppo di destra…
La ragazza - I fascisti!
Il vecchio - Sì, solo che
a un certo punto s’è messa di mezzo la polizia…
La ragazza - Chiaro!
Il vecchio - Già.
La ragazza - E cosa è successo?
Il vecchio - È successo
che mi sono ritrovato davanti a un poliziotto, che tra l’altro conoscevo molto bene
perché eravamo stati tutti e due nella stessa compagnia e a volte eravamo
andati anche a ballare insieme.
La ragazza - Col poliziotto??
Il vecchio - (Sorride) Non solo con lui!! andavamo in
gruppo! dopo io ballavo per conto mio e lui per conto suo!
La ragazza - Ah!
Il vecchio - Oh, (Si alza per fare capire meglio alla ragazza
ciò che era successo e inizia a mimare l’azione) insomma ci siamo ritrovati
uno di fronte all’altro; lui allora, preso dalla confusione del momento a dall’agitazione
di quella folla scatenata ha alzato il manganello su di me; quando ho visto che
quel manganello si stava abbassando sulla mia testa ho scartato immediatamente e…
(Mentre il vecchio mostra la sua
posizione col bastone puntato verso il poliziotto passa un quarto viaggiatore che si ferma ad osservarlo incuriosito. Il
vecchio se ne accorge e si ricompone imbarazzato, rivolgendosi confusamente al
quarto viaggiatore) No, niente… stavo facendo vedere alla signorina, qui…
una mossa… (Il quarto viaggiatore gli fa un sorrisino di compatimento e se ne va)
La ragazza - Vada avanti…
Il vecchio - … Sì, (Riprende la posizione di prima) stavo
dicendo: allora ho scartato immediatamente e ho puntato il bastone che avevo in
mano dritto verso di lui, sfortunatamente lui si era abbassato e l’ho preso
dritto sui denti!
La ragazza - Cavolo!
Il vecchio - Già. Gliene
ho buttati giù quattro!
La ragazza - E lei? che
conseguenze ha avuto?
Il vecchio - Quattro mesi…
La ragazza - … di galera!
Un mese per dente!
Il vecchio - (Si risiede) Precisamente.
La ragazza - Mi dispiace!
Il vecchio - Oh, ne sono
fuori, ormai, voglio dire: acqua passata.
La ragazza - Ma passati quei
quattro mesi non poteva tornare al lavoro?
Il vecchio - Avrei
potuto, certo, ma non me la sentivo più di restare qui… non per vergogna, eh! Il
fatto è che quell’esperienza mi aveva un po’ cambiato e decisi di dare una
svolta alla mia vita.
La ragazza - E gliel’ha
data?
Il vecchio - La svolta?
La ragazza - Sì.
Il vecchio - No, o meglio: sì e no perché ho
preso e mi sono trasferito a Bologna lasciando tutto qui: famiglia, amici, la
mia ragazza…
La ragazza - Aveva anche una
ragazza?
Il vecchio - (Sorride) Be’, a vent’anni può succedere!
e non può capire quanto m’è costato lasciarla qua. (Pausa) Stavamo insieme da quattro anni! e le avevo anche proposto di
venire a Bologna con me ma lei era troppo legata alla sua famiglia, così, tra una
cosa e l’altra…
La ragazza - Vi siete
persi.
Il vecchio - Già.
La ragazza - Che storia
triste.
Il vecchio - Una storia
triste… sì. (Riprende il racconto) Poi
a Bologna ho ripreso a fare il tornitore; ecco perché ho detto che una vera
svolta non c’è stata.
La ragazza - Ed è rimasto molto,
a Bologna?
Il vecchio - Finchè non
sono andato in pensione. Allora ho cominciato a sentire la nostalgia della mia
città, dei posti dove sono nato e cresciuto… del mare. Non mi è mai piaciuto
stare in una città senza il mare.
La ragazza - E quella
ragazza? non l’ha più rivista?
Il vecchio - No. (Pausa) Adesso però mi deve dire lei,
perché prima ha detto: “c’è un motivo per cui glielo chiedo, poi glielo dirò”.
La ragazza - Ah, niente, solo
perché anche mia madre, in quegli anni, era impegnata politicamente e m’ha raccontato
che aveva partecipato anche lei a parecchie manifestazioni.
Il vecchio - Ah.
La ragazza - Può anche essere
che l’abbia conosciuta.
Il vecchio - Può essere
sì; Pesaro non è tanto grande e a quel tempo era ancora più piccola. Come si
chiama sua madre?
La ragazza - Gabriella.
Il vecchio - (Ha un sussulto che fa trapelare appena.
Resta in silenzio per un istante con lo sguardo perso nel vuoto; quindi, torna
a rivolgersi alla ragazza guardandola con più attenzione) Non mi viene in
mente nessuno ma… può essere.
La ragazza - Ah, certo, magari
quando fra poco la vedrà potrebbe anche riconoscerla.
Il vecchio - (Evasivo) È possibile. (Cambia discorso) Allora lei stava di casa
dietro al Comune…
La ragazza - Sì, a due
passi dalla Canonica.
Il vecchio - (Lentamente la sua espressione cambia
diventando più malinconica)… con sua mamma…
La ragazza - Certo,
perché?
Il vecchio - (Mostrandosi più calmo possibile) Così,
per sapere. E.. il babbo?
La ragazza - Oh, mio padre
è morto che io ero piccina e praticamente non l’ho mai conosciuto. Pensi che
non ho nemmeno una sua fotografia! Così sono rimasta sola con mia madre perché lei
non s’è più risposata… (Con fare
birichino) e dire che ha avuto parecchi uomini che le ronzavano attorno!
Il vecchio - (C.s.) Capisco, e sua zia come si chiama?
può essere che conosca lei.
La ragazza - Si chiama
Giulia (Il vecchio ha un’altra
impercettibile reazione) ma non credo che la conosca perché lei non
frequentava quegli ambienti. (Guarda
l’orologio) Oh, ormai dovrebbe arrivare, ‘sto cavolo di treno!
Il vecchio - Eh sì, ormai
dovrebbe arrivare… e ormai è ora che me ne vada anch’io. (Fa per alzarsi)
La ragazza - (Lo induce a risedersi) Come? se ne va
proprio adesso? se aspetta due minuti le presento mia madre, come ho detto: è probabile
che vedendola si ricordi di lei.
Il vecchio - (Si rialza) No, s’è fatto troppo tardi…
Annunciatrice - Il treno 9645 in
ritardo, proveniente da Milano centrale e diretto a Pescara è in arrivo al
binario tre.
La ragazza - (Si alza) Eccolo, arriva! rimanga qui, su!
Si sente il rumore del treno
che arriva e si ferma.
Il vecchio - Anna…
La ragazza - Sì…?
Il vecchio - Mi tolga una
curiosità: lei si ricorda di quando suo padre è…?
La ragazza - No, non me lo
ricordo, ero troppo piccola! Me l’ha detto mia madre diverso tempo dopo. (Si alza sulla punta dei piedi per cercare di
scorgere la madre mentre passano da
destra a sinistra il 5° e il 6° viaggiatore. Il vecchio resta in piedi
dietro di lei) Eccola! (Con una mano
tiene la manica della giacca del vecchio mentre alza l’altro braccio e agita la
mano per farsi vedere dalla madre) Mamma! Mamma!
La ragazza chiama la madre col
sottofondo del rumore del treno che riparte e si allontana
La madre – (Arriva da destra, con una valigia che appoggia in terra e
abbraccia la figlia) Anna!
La ragazza - È andato bene
il viaggio?
La madre – Sì, sì, tutto
a posto.
La ragazza - E la zia
Giulia?
La madre – Eh, lei sta meglio
di me!
La ragazza - Mamma, ti
presento un signore gentile che ho conosciuto qui in stazione e che m’ha tenuto
compagnia per tutto il tempo.
La madre – (Gli porge la mano, senza riconoscerlo) Piacere.
Il vecchio - (Impacciato, guardandola negli occhi)
Piacere.
Annunciatrice - Attenzione.
Treno in transito al binario uno. Allontanarsi dalla linea gialla.
Si sente il rumore di un treno in transito. Durante il passaggio
del treno i due si guardano e lentamente la madre riconosce il vecchio. La
stretta di mano si scioglie con un certo imbarazzo ed entrambi guardano la
ragazza.
La ragazza - (Rivolta
ad entrambi) Allora? vi conoscete??
Il vecchio - (Senza staccare gli occhi dalla madre) Credo
di sì.
La madre – (Guardando
il vecchio) Sì, credo proprio di sì.
Il vecchio – Quanto tempo…
La madre - Tanto.
Il vecchio - Ti trovo bene.
La madre - Grazie.
Il vecchio - Hai proprio una bella e brava figlia,
Gabriella.
La madre – Sì, lo so.
Il vecchio - Se quella
volta… se quella volta non fossi partito, probabilmente l’avrei vista nascere.
La madre – Saresti dovuto
partire due anni dopo, perché quando è nata lei era già molto che avevi
lasciato Pesaro.
Il vecchio - (Impassibile) Ah.
La madre – Invece suo
padre, Giorgio, purtroppo non ha avuto la fortuna di vederla crescere.
Il vecchio - (C.s.) Giorgio…
La madre – (Fissando il vecchio) Sì, Giorgio.
La ragazza - (Al
vecchio) Conosceva anche mio padre??
Il vecchio - (Fissando la madre della ragazza) Sì, eravamo
grandi amici.
La madre – (Fissando
il vecchio) Eravamo tutti, grandi amici, a quei tempi.
Il vecchio - È vero, ma poi ci si perde di vista.
La madre – O ci si vuol perdere volontariamente.
Il vecchio - (Come per
scusarsi) Da ragazzi può succedere. Avevo vent’anni.
La madre – Ventiquattro.
Il vecchio - Ventiquattro, già. (Pausa) È passato davvero tanto tempo.
La
madre – Una vita.
Il vecchio - Sì, una vita.
La madre – Bene, sono contenta di averti rivisto.
Il vecchio - Sì, anch’io sono contento.
La ragazza - Beh?
Dopo tanti anni è tutto qui? (Spingendoli
delicatamente l’uno verso
l’altra) Non è il caso di fare una bella rimpatriata?
Il vecchio e la madre della ragazza sono più
vicini, si guardano negli occhi.
La madre - Una
rimpatriata… per fare cosa?
La ragazza - (Interviene) Per ricordare i vecchi tempi.
Il vecchio - O per farne nascere di nuovi.
I due si stringono lentamente in un caldo abbraccio.
La madre - (Al vecchio, dopo essersi sciolti
dall’abbraccio) Cosa fai, qui in
stazione?
La madre – Vuoi venire a mangiare con noi?
Il vecchio - Abiti sempre lì?
La madre – Sì, abito sempre lì.
Il vecchio - (Con
ironia) E… sai ancora fare così bene le uova al tegamino?
La madre – (Lo
prende sottobraccio e si avvia con lui) Stupido!
La ragazza - (Prende la valigia rimasta in terra) Aspettatemi! (Li segue)
Il vecchio torna indietro, prende la valigia alla ragazza e tutti e tre escono insieme.
Si sente il rumore di un treno in transito
Buio
Sipario