MIA BREVE STORIA - Nell'ambito artistico nasco come attore di teatro iniziando a recitare nel 1972 per lo più in commedie brillanti, in spettacoli di cabaret e teatro di animazione per bambini con la direzione di Gwyneth Surdivall e Michael Segal. Durante un lungo periodo di inattività artistica mi convinco che non posso restare lontano dal teatro e inizio a scrivere per il palcoscenico piuttosto che tornare a calcarlo: commedie teatrali, brevi racconti e poesie, sia in italiano che nel dialetto della mia città. Quando, alla fine del secolo scorso, il Teatro Accademia di Pesaro mi propone anche di interpretare i miei lavori il “karma” si compie e mi ritrovo di nuovo sul palcoscenico. Da quel 1972 ho interpretato una cinquantina di personaggi e le mie commedie vengono tuttora rappresentate in ogni parte d’Italia e all’estero. Tra i miei lavori possono essere degni di nota “Orilio, Orilio...”, portato in scena da parecchie Compagnie e tradotto in diversi dialetti italiani, “La casa nuova”, anch’essa rappresentata in varie città d’Italia, vincitrice del 1° premio “Fare scena” nel 1998 e oggetto di una scheda di lettura presso l’Università di Nizza, "Il ladro e la signora" rappresentato a Londra dal Gruppo "Escape In Art" e a Joinville (Brasile) dal "Circolo Italiano", "Quattro briganti" messo in scena al Teatro "Elettra" di Roma con la regia di Alberto Buccolini e al Teatro "Sant'Eugenio" di Palermo con la regia di Dario Scarpati. "Lo vedo e nonlo vedo", in scena dal 2013 al 2017 al Teatro "N.P. Ohlopkova" di Irkutsk e portato in tour da Larisa Udovichenko e Sergei Astakhov dal 2016 al 2018. Nonostante la mia pigrizia continuerò a scrivere finché il sipario sarà aperto e a recitare finché le luci saranno accese e il mio cuore applaudirà.

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An English bloody night




codice SIAE: 952871A

È un giallo comico.

In una cittadina inglese, durante la notte, viene assassinata una donna in casa sua. Intervengono, uno dopo l'altro, tre commissari di polizia per scoprire l'assassino che è sicuramente fra i presenti in casa (il marito, un pensionante, un’avvenente ragazza e forse qualcun altro). Solo il secondo commissario riuscirà a risolvere il caso... tutto in una notte.

An English bloody night

 atto unico di

Paolo Cappelloni

 

Personaggi

Mr. Stanley O'Brien

Mrs Evelyn O'Brien (sua moglie)

John Abbot (pensionante di casa O'Brien)

Orson Marshall (1° commissario)

Bruce Springsteen (2° commissario)

Robert Madison (3° commissario)

Miss Susy Labèll

  

TUTELA SIAE

L'uso senza permesso da parte di chiunque, in qualunque forma, è assolutamente vietato.

Per eventuali comunicazioni contattare l'autore.

cell: 338 9 338 116

email: paolocappelloni@yahoo.it

Nel caso di rappresentazione dichiarare alla SIAE il titolo originale.

 

La scena ha luogo in un salotto di una tipica casa inglese, arredato con gusto inglese.

Anche il signore e la signora O'Brien sono inglesi e sono proprio in salotto, entrambi intenti nella lettura di un libro (non lo stesso). Mr. O’Brien è in giacca da camera, Mrs. O’Brien indossa una lunga vestaglia.

 

Evelyn -               A che punto sei arrivato, caro?

Stanley -              (Alzando gli occhi verso di lei) Prego?

Evelyn -               A che punto del romanzo sei arrivato?

Stanley -              (Riportando gli occhi sul libro) Sono giunto precisamente al momento in cui Jill sta per partire per l'Australia.

Evelyn -               Ah, bene, poco prima del disastro aereo.

Stanley -              (Risolleva gli occhi, iniettati di sangue, silenzio, chiude il libro e va a versarsi qualcosa da bere)

Evelyn -               Non leggi più, caro?

Stanley -              No, cara.

Evelyn -               Perché mai?

Stanley –             Perché questo è il quarto romanzo che comincio a leggere e che non riesco a finire perché tu mi anticipi i fatti, e io, questo, non lo sopporto!

Evelyn -               (Serafica) Leggili prima tu.

Stanley -              Non ci riesco, perché hai l'abilità di sottrarmeli appena li porto a casa e mi batti sempre sul tempo!

Evelyn -               (Indica il libro che sta leggendo lei) Questo però l'hai letto prima tu.

Stanley –             (Incuriosito) Qual è?

Evelyn -               "Delitto sull’altalena".

Stanley -              (Con un lampo di crudeltà negli occhi) Quello sì, l'ho già letto. (A voce alta) L'assassino è il giardiniere!

Evelyn -               (Chiude il libro, furibonda ma contenuta)

Stanley -              (Perfido) Non leggi più, cara?

Evelyn -               No, caro.

Stanley -              Perché mai?

Evelyn -               Sono molto stanca, preferisco andare a coricarmi.

Stanley -              (Soddisfatto) Allora buonanotte, cara Evelyn.

Evelyn -               Buonanotte, caro Stanley. (S'avvia)

 

(Si sente suonare il campanello dell’ingresso)

 

Stanley -              Chi sarà mai, alle undici di notte?

Evelyn -               (Acida) Sicuramente non il lattaio. (Esce)

 

(Stanley esce un attimo dalla comune, sul fondo, e rientra con il commissario Orson Marshall)

 

Marshall -            Buona sera, è lei Mr. O'Brien? Mr. Stanley O'Brien?

Stanley -              Sì, e lei chi è?

Marshall -            Sono il Commissario Orson Marshall, della squadra omicidi, mi scusi per l'ora inopportuna ma abbiamo ricevuto una telefonata anonima e ci è stato detto che a questo indirizzo è stato commesso un omicidio, le risulta?

Stanley -              Un omicidio?

Marshall -            Sì, un omicidio.

Stanley -              Qui?

Marshall -            Sì, proprio a questo indirizzo.

Stanley -              A quest'ora di notte?

Marshall -            Beh, un omicidio, mio caro signore, può essere commesso a qualsiasi ora del giorno o della notte; la telefonata ci è giunta mezz'ora fa ma sono potuto arrivare solo ora.

Stanley -              Capisco, ma quello che mi dice non è possibile; sarà stato uno scherzo, in casa mia non è accaduto assolutamente niente.

Marshall -            Ci sono altre persone, qui con lei?

Stanley -              Sì, c'è mia moglie che si è appena coricata e un pensionante che ci ha augurato la buonanotte dieci minuti fa ed è andato anch’egli a dormire.

Marshall -            Capisco; mi dispiace, forse è stato veramente uno scherzo di cattivo gusto che non ho riconosciuto come tale.

Stanley -              Certo, son cose che possono succedere.

Marshall -            Possono succedere, è vero; poi, detto fra noi, questa sarebbe stata la mia prima indagine e probabilmente sono stato un po' troppo precipitoso; sa, l’entusiasmo per il mio primo caso…

Stanley -              Certo, certo.

Marshall -            Comunque, visto che ormai sono qui, mi può chiamare sua moglie, se non le è di disturbo? Sa, le formalità di rito…

Stanley -              Le formalità, certo, si figuri! (Chiama) Evelyn! cara! puoi scendere un attimo, per cortesia? (A Marshall) Abbia pazienza, la mia signora si è appena coricata e probabilmente è in deshabillé.

Marshall -            Capisco benissimo.

Evelyn -               (Entra. È in un elegante abito da sera, con collana, orecchini, braccialetti ecc.) Buonasera, mi scusi ma mi ero appena coricata.

Marshall -            Non si preoccupi, signora. (La guarda meglio) Ma lei...

Evelyn -               (Lo guarda) Ma tu…

Marshall -            … ma tu sei... Evelyn! Evelyn O'Connor!

Evelyn -               E tu sei… Orson! Orson Marshall! (Lo abbraccia)

Marshall -            Ma che piacere rivederti dopo tanto tempo! (La guarda) Ma non sei cambiata affatto!

 

(Durante la precedente e le seguenti battute, Stanley rimane, con un certo imbarazzo, ad osservare prima l’una poi l’altro con controscena a piacere della regia)

 

Evelyn -               Anche tu non sei cambiato affatto, mio caro amico di gioventù.

Marshall -            Quanti ricordi mi tornano alla mente, eh, Evelyn?

Evelyn -               Ricordi molto belli, Orson!

Marshall -            Poi, sfortunatamente, ci siamo persi di vista.

Stanley -              (Interviene) Suppongo vi conosciate bene.

Evelyn -               (A Stanley) Scusami, caro, lui è Orson!

Marshall -            (Porge la mano a Stanley) Piacere, Orson.

Stanley -              (Porge la mano a Orson e lo abbraccia) Piacere, Stanley.

Marshall -            (Dopo essersi liberato dall'abbraccio di Stanley) Sa, eravamo compagni di liceo.

Stanley -              Oh, sì, Evelyn mi ha parlato spesso di un certo Orson, suo compagno di scuola.

Marshall -            (A Evelyn) Sono contento che a volte pensi ancora a me, sono tornato da poco in città e non pensavo di rivedere così presto una cara amica come te.

Evelyn -               È proprio una bella combinazione!

Marshall -            Già, una piacevole coincidenza!

Stanley -              Un inaspettato caso fortuito!

Marshall -            Proprio così! ma abbandoniamo i sinonimi e lasciatemi tornare al mio dovere.

Evelyn -               A proposito: come mai sei venuto qui da noi a quest’ora di notte?

Stanley -              Il commissario ha ricevuto una telefonata anonima…

Marshall -            … sicuramente uno scherzo.

Stanley -              Pensa, cara: gli hanno detto che in casa nostra c’era stato un omicidio.

Evelyn -               Un omicidio? davvero uno scherzo di cattivo gusto.

Marshall -            Eh sì; ora mi potresti chiamare il vostro pensionante, Evelyn? così esaurisco i miei obblighi e potrò togliere il disturbo.

Evelyn -               Certamente, Orson. (Esce a destra)

Marshall -            (A Stanley) Era la ragazza più corteggiata della scuola!

Stanley -              Non stento a crederlo.

Marshall -            Eh già!

Stanley -              È così.

Marshall -            Per quanto…

 

(Entra Evelyn con John, il pensionante, vestito in un impeccabile abito da pomeriggio)

 

John -                  Buona sera.

Marshall -            Buona sera, scusi il disturbo, sono il Commissario Orson Marshall, della squadra omicidi… (Lo osserva) stava forse dormendo?

John -                  Certamente!

Marshall -            Il suo nome, per cortesia?

John -                  Abbot, John Abbot.

Marshall -            Mr. Abbot, ha per caso sentito dei rumori sospetti, ultimamente?

John -                  Intende questa notte?

Marshall -            Sì.

John -                  Assolutamente no, stavo dormendo profondamente e non ho sentito nulla.

Marshall -            Capisco; bene, signori, questo è tutto, scusatemi di nuovo e (Rivolto ad Evelyn) speriamo di rivederci in una occasione migliore, mia cara Evelyn.

Evelyn -               Me lo auguro! Buonanotte, Orson.

Marshall -            Buonanotte Mr. O'Brien.

Stanley -              Buonanotte, commissario. (Lo accompagna alla porta, oltre la comune. Marshall esce. Stanley torna)

Evelyn -               Buonanotte, Stanley.

Stanley -              Buonanotte, Evelyn.

Evelyn -               Buonanotte, John.

John -                  Buonanotte Mrs. Evelyn, buonanotte Mr. O'Brien.

Stanley -              Buonanotte. (Tutti escono dalla porta di destra)

 

(La scena si fa buia. Dopo alcuni secondi, s'intravede una sagoma che attraversa completamente il palco, da destra a sinistra, inciampa in qualche cosa e impreca. Un'altra sagoma attraversa il palco nella stessa direzione, inciampa nello stesso oggetto e impreca. Si affaccia un'altra sagoma dalla porta di destra, fa qualche passo poi riesce da dove era entrato. Si sentono cinque colpi d'arma da fuoco e un corpo che cade. Si sentono anche dei passi veloci poi si accende la luce e compaiono in scena, entrando da destra, Stanley e John, guardandosi attorno)

 

Stanley -              Che cosa è successo?

John -                  Ho sentito degli spari.

Stanley -              Anche io; dov'è Evelyn?

John -                  Sarà in camera sua.

Stanley -              Vado a controllare. (Esce a destra)

 

(John si affaccia alla porta di sinistra e lancia un grido, sempre sinistro)

 

John -                  (Grida) Ah!

Stanley -              (Entrando) Cosa c'è?

John -                  Mrs. Evelyn!

Stanley -              Ah, l'hai trovata!

John -                  (Spaventato, additando l'uscita di sinistra) Sì, è là dentro!

Stanley -              Che cosa sta facendo?

John -                  (C.s.) È distesa sul pavimento come se…

Stanley -              (C.s.) Come se…?

John -                  (C.s.)… fosse morta!

Stanley -              (C.s.) E lo è?

John -                  (C.s.) Credo di sì!

Stanley -              (C.s. e di più) Intendi dire che è morta?

John -                  (Con spavento crescente) Sì!

Stanley -              (C.s.) Non mi dire!

John -                  (C.s.) Te lo dico!

 

(Stanley esce a sinistra seguito da John)

 

Stanley -              (Rientrando, con espressione di terrore) È davvero morta!

John -                  (Rientrando, c.s.) Incredibilmente morta!

Stanley -              Non ci sono dubbi!

John -                  (Fissa Stanley) L'assassino deve essere ancora qui.

Stanley -              Lo supponi, John?

John -                  Non lo suppongo, ne sono certo, Stanley, qui è tutto chiuso!

Stanley -              Occorre avvertire subito la polizia.

John -                  E dire che è stata qui poco fa.

Stanley -              Vero, ma non potevamo prevedere una cosa del genere! (Telefona) Pronto, polizia? Ah, è lei, Commissario Marshall? Orson Marshall? Sono Stanley O'Brien. (Ascolta) Sì, io sto bene, grazie, ma mia moglie no, (Ascolta) sì, Evelyn! venga subito, la prego, e vedrà con i suoi occhi!

 

(Si sente suonare il campanello dell’ingresso, John corre ad aprire e rientra con Marshall)

 

Marshall -            Sono venuto appena ho potuto, dov'è Evelyn?

 

(John e Stanley indicano a sinistra, Marshall esce e i due si affacciano alla porta, poi Marshall rientra)

 

Marshall -            Ma è una cosa terribile! Povera Evelyn! massacrata con quattro colpi di pistola!

Stanley -              (Lo corregge) Cinque colpi di pistola!

Marshall -            (Sospettoso) Come fa a saperlo?

Stanley -              (Dopo un attimo di esitazione) Li ho contati quando li ho sentiti.

Marshall -            Capisco.

Stanley -              (A Marshall, sedendosi) Si accomodi.

Marshall -            Preferisco restare in piedi, grazie. (A John) Ha per caso sentito dei rumori sospetti?

John -                  (Sedendosi) Quelli di cui parlava prima?

Marshall -            Non quelli; altri.

John -                  No, a parte gli spari, niente.

Marshall -            (A Stanley) E lei?

Stanley -              No, a parte gli spari, niente.

Marshall -            (Riflette) Mm… a parte gli spari, niente. Avete notato se è stato forzato qualcosa? Porte? Finestre? Porte - finestre?

 

(Stanley e John corrono fuori scena, uno a destra e uno a sinistra, per poi rientrare immediatamente)

 

Stanley -              (Rientrando) Sembra di no.

John -                  (Rientrando) Pare di no.

Marshall -            È stato sottratto qualcosa?

 

(John e Stanley si frugano freneticamente addosso, poi si guardano intorno)

 

Stanley -              A parte la vita di mia moglie, niente.

Marshall -            Bene, ciò significa che l'assassino è uno di voi due!

Stanley -              (Offeso) Signor Commissario! come fa ad insinuare una cosa simile?

John -                  (C.s.) È inaudito! insinuare sottilmente un'accusa così, sui due piedi!

Marshall -            Signori miei, la mia è una semplice deduzione: nessuno è entrato, nessuno è uscito; in casa ci siete solo voi due, quindi: due più due fa quattro e... tre meno uno (Indica Stanley e John)... due! (Stanley e John si guardano esterrefatti) E se vogliamo approfondire il concetto possiamo aggiungere: sei per sette quarantadue che sono più o meno gli anni che l'assassino dovrà passare in prigione!

Stanley -              Perché proprio sei per sette?

Marshall -            Così... per far venire quarantadue!

John -                  Ma che ragione avrei avuto di uccidere Mrs. Evelyn?

Marshall -            Me lo dica lei.

John -                  Nessuna! glielo giuro su quello che ho di più caro!

Stanley -              Beh, glielo giura su quello che ha di più caro!

Marshall -            Bisogna vedere se ha qualcosa o qualcuno di particolarmente caro! (A John) Ce l'ha?

John -                  Sì, glielo giuro!

Stanley -              Beh, glielo giura.

Marshall -            Capisco, ma io ho ugualmente dei sospetti su di lei perché appena tornato in centrale ho fatto una piccola indagine sul suo conto e ho scoperto che ha avuto a che fare parecchie volte con la giustizia.

John -                  Solo per divieti di sosta.

Marshall -            E un omicidio!

John -                  Per cui sono stato assolto!

Marshall -            Per mancanza di prove!

Stanley -              Non l’avrei mai immaginato!

John -                  Volete che ve lo giuri?

Marshall -            Non occorre, conosco bene la gente della sua risma. E lei, Mr. O'Brien, che mi dice?

Stanley -              Cosa vuole che le dica, sono meravigliato e indignato per il passato del signor Abbot!

Marshall -            Intendevo dire: che cosa mi dice di lei; sicuramente aveva dei buoni motivi per uccidere sua moglie.

Stanley -              Per esempio?

Marshall -            Per esempio l'eredità; sua moglie era molto ricca.

Stanley -              Ma figuriamoci! uccidere mia moglie per soldi! non sono mai stato attaccato al denaro, io! (Fissando Marshall) Lei, piuttosto...

Marshall -            Dice a me?

Stanley -              Proprio a lei; conosceva mia moglie dai tempi della scuola e io so che la corteggiava e che Evelyn non disdegnava, ma alla fine sposò me! che vi sia di mezzo una tardiva vendetta?

John -                  Già, la vendetta è un piatto che si serve freddo!

Marshall -            Ma lei sta parlando ad un Commissario di polizia!

Stanley -              Lo so, un commissario che ha impiegato nemmeno un secondo per arrivare dopo la mia telefonata! Magari si era nascosto qui in casa!

Marshall -            Ma se mi ha telefonato in centrale!

Stanley -              Può averla presa dal cellulare con trasferimento di chiamata!

Marshall -            Ma come si permette?!

Stanley -              Ad ogni modo ora gli indiziati sono tre.

Marshall -            Ma è assurdo! (A John) Lei cosa ne dice?

John -                  Mah! cosa vuole che le dica (Cita) Tutto il pensabile esiste!

Stanley -              (A John) Complimenti per la dotta citazione.

John -                  (A Stanley) Grazie.

Stanley -              (A Marshall) Ed essendo coinvolto nel caso esiste un chiaro conflitto di interessi, quindi credo sia necessario chiamare un altro commissario. (Telefona) Pronto, polizia? Sono Stanley O'Brien di Breaking Road. Senta: mi può mandare per cortesia un altro commissario? (Ascolta) Grazie (Ascolta) No, questo sarebbe andato benissimo ma è coinvolto fino al collo in un delitto. (Ascolta) Eh, sì, non c'è più religione! (Ascolta) Vero, vero, chissà dove andremo a finire! Buonasera!

Marshall -            Ma lei è impazzito!

 

(Si sente suonare il campanello dell’ingresso, Stanley va ad aprire e rientra con Springsteen)

 

Stanley -              (A Springsteen.) Lei è un Commissario?

Springsteen -       Certo! sono arrivato appena ho potuto, che cosa è successo?

Stanley -              È stata appena uccisa mia moglie!

Springsteen -       Perbacco!

Marshall -            (Facendosi avanti) Caro collega...

Springsteen -       Lei chi è?

Marshall -            Il Commissario.

Springsteen -       Mi scusi, il Commissario sono io! non cominciamo a confondere le carte in tavola!

Marshall -            Le giuro che sono un Commissario di polizia!

Springsteen -       Da quando?

Marshall -            Da poco, a dir la verità, questo è il mio primo caso.

Springsteen -       Ah, ecco! per me, invece, questo è il secondo, allora vediamo un po’, dov'è la vittima?

Marshall -            (Additando) Di là.

Springsteen -       (Esce, seguito da John e Stanley, mentre Marshall resta in scena a prendere appunti, quindi rientrano tutti e Springsteen si rivolge a Marshall) Qual è la situazione dei sospetti?

Marshall -            Allora, il signor Abbot...

John -                  (Porgendogli la mano) Sono io.

Springsteen -       (Stringendogliela) Piacere.

John -                  Il piacere è mio.

Marshall -            Il signor Abbot, dicevo, pensionante di casa O'Brien.

Springsteen -       Bene, vada avanti.

Marshall -            Ha precedenti con la giustizia.

John -                  Cose da nulla!

Springsteen -       Capisco. (Prende appunti su di un taccuino)

Marshall -            Il signor O'Brien, marito della vittima, la cara Evelyn, è sospettato perché erediterà il consistente patrimonio della moglie, la dolce Evelyn. (Springsteen prende appunti)

Stanley -              (Porgendogli la mano) Il signor O'Brien sono io.

Springsteen -       (Stringendogliela) Tanto piacere.

Stanley -              Il piacere è il mio.

Springsteen -       Tutti bene in famiglia? oh! mi scusi!

Stanley -              Ma si figuri, ancora non ci sono abituato nemmeno io!

Springsteen -       E lei? (A Marshall) Ho intuìto dalle sue parole che conosceva la vittima.

Marshall -            Sì, eravamo compagni di scuola.

Springsteen -       Intuisco. (Prende appunti) E che cosa c'era fra voi due?

Marshall -            Niente di particolare.

Stanley -              Signor Commissario...

Marshall

e

Springsteen -       (All’unisono) Sì…?

Stanley -              (A Springsteen) Non è vero, lui era innamorato di mia moglie ma lei sposò me!

Springsteen -       Percepisco. (Prende appunti)

Marshall -            In che senso?

Springsteen -       Come "in che senso"?

Marshall -            In che senso "percepisce"?

Springsteen -       Nel senso che capisco perché fu rifiutato, guardandola bene.

Marshall -            Lei è prevenuto.

Springsteen -       Io cònstato.

John -                  Permette la correzione?… Lei constàta.

Springsteen -       Si dice "cònstato".

John -                  Si dice "constàto".

Springsteen -       Chi è lei?

John -                  John Abbot.

Springsteen -       Io sono Commissario di polizia, come si dice?

John -                  Cònstato.

Springsteen -       Benissimo; andiamo avanti. Eravamo rimasti…?

Stanley -              (Indicando Marshall) Alla constatazione del fatto che lui fa schifo.

Marshall -            Ma come si permette?

Stanley -              (Indicando Springsteen) L'ha constatato lui.

Springsteen -       State calmi, signori! Signori...?

Stanley -              Stanley O'Brien.

Springsteen -       Sì, è vero.

Marshall -            Orson Marshall.

Springsteen -       Bruce Springsteen.

Marshall -            Come il cantante rock?

Springsteen -       Sì, non me ne parli, è un inferno, per me, questa omonimia.

John -                  Permette la correzione?… Omonomia.

Springsteen -       Omonimia… come polizia! Come si dice?

John -                  Omonimia.

Springsteen -       Bravo.

John -                  Grazie.

Springsteen -       Sicché anche lei (A Marshall) è invischiato in questa sporca faccenda.

Marshall -            Già, semplicemente perché mi capitò di frequentarla vent’anni fa.

Springsteen -       Questo non significa nulla.

Marshall -            Perché?

Springsteen -       Perché, per esempio, anch'io conoscevo bene la vittima.

Stanley -              Prego?

Springsteen -       Cosa c'è?

Stanley -              Ha detto che anche lei conosceva bene la vittima?

Springsteen -       Certamente, ci vedevamo tutti i giorni al supermercato. Una cara persona, molto dolce e sensibile.

Marshall -            (Estrae un taccuino e anche lui prende appunti) Fino a che punto era giunta la vostra... conoscenza?

Springsteen -       Mah, dal "buongiorno" e "buonasera" dei primi giorni ci eravamo, come dire, conosciuti meglio.

Marshall -            (C.s.) Si spieghi.

 

(Tutti i presenti si sistemano come per assistere ad un "terzo grado")

 

Springsteen -       Beh, cosa devo dirvi… lei mi aiutava a comprare la frutta, che io non so scegliere, io, di contro, l'aiutavo a portare i pacchi, pacchettini, sacchetti della spesa...

Marshall -             (Continua a prendere appunti) Poi…?

Stanley -              Poi…?

John -                  Or dunque?

Springsteen -       Poi io le ho insegnato a fare il roastbeef.

Stanley -              Infatti ultimamente le veniva molto bene.

Springsteen -       Merito mio!

Marshall -            E lei le ha insegnato qualcosa?

Springsteen -       Sì, lei mi ha insegnato a fare il pâté de foie gras.

Marshall -            (Annuncia) Signori, anche lui può essere sospettato del delitto!

Springsteen -       Ma come? solo perché eravamo appassionati di culinaria?

Marshall -            No, perché voi… (A Stanley) Mi perdoni…

Stanley -              Per carità!

Marshall -            (A Springsteen)… perché voi eravate amanti! tu le proponesti di fuggire con lei ma lei rifiutò, ecco il movente!

Springsteen -       E lei come ha saputo… (A Stanley) Mi perdoni…

Stanley -              Si figuri!

Springsteen -       Come ha saputo che tra me e Evelyn...

Marshall -            Non lo sapevo, ho tirato ad indovinare!

Springsteen -       Dannazione! incastrato da uno che è alla sua prima indagine!

Stanley -              Telefono alla polizia! (Telefona) Pronto, polizia? Sono Stanley O'Brien di Breaking Road; avreste per caso un altro commissario?... (Rivolto agli altri) Sta andando a vedere.

Springsteen -       Deve esserci Robert Madison.

Marshall -            Chi? quello che sarebbe alla sua terza indagine?

Springsteen -       Precisamente.

Stanley -              (Al telefono) Sì, grazie, le prometto che non ne chiederò più.

 

(Si sente suonare il campanello dell’ingresso)

 

Madison -            (Compare alla comune) La porta era aperta e sono entrato.

Stanley -              Lei è il commissario, suppongo.

Madison -            Ha supposto bene.

Stanley -              Immagino che sia venuto appena ha potuto.

Madison -            Certamente! sono Robert Madison, alla mia terza indagine, che cosa è successo?

Stanley -              Hanno ucciso mia moglie.

Marshall -            La cara...

Springsteen -       Dolce...

John -                  Sensibile signora O'Brien.

Madison -            Noto che la conoscevate tutti molto bene!

John -                  Beh, molto...

Marshall -            Un po'.

Springsteen -       Così così.

John -                  Superficialmente.

Marshall -            Lontanamente.

Springsteen -       Quasi di vista.

Stanley -              (Affranto) Devo dire che io non la conoscevo affatto.

Madison -            Scusi ma lei non è il marito?

Stanley -              Sì.

Madison -            E non la conosceva?

Stanley -              Pare di no!

Madison -            Adesso dov'è?

Stanley -              È seduta in cucina.

Madison -            È stata uccisa così?

John -                  No, l'abbiamo sistemata noi perché così, distesa in terra, con una gamba di qua, una gamba…

Madison -            (Lo interrompe) Ma non sapete che in un caso di omicidio non si deve toccare assolutamente nulla?? Chi vi ha dato il permesso?

John -                  Il Commissario. (Indica Springsteen)

Madison -            Lei è Commissario?

Springsteen -       Sì.

Marshall -            Anch'io.

Madison -            Piacere, Robert Madison.

Marshall -            Piacere, Orson Marshall.

Springsteen -       Piacere, Bruce Springsteen.

Madison -            Come…?

Springsteen -       Sì, come il cantante…

Stanley -              Commissario.

Marshall

Springsteen

Madison -            (All’unisono) Sì…?

Stanley -              (Sconvolto, a Madison) Deve scoprire chi ha ucciso mia moglie!

Madison -            Con calma, signori, con calma; cominciamo dall'inizio: Com'è stata uccisa la vittima?

Stanley -              Con una pistola.

Madison -            Chi di voi ne possiede una?

Stanley -              Io no.

John -                  Io nemmeno.

Springsteen -       (Si mette la mano all'altezza della fondina) Io ho quella d'ordinanza.

Marshall -            Anch'io ho quella d'ordinanza... (Si mette la mano all'altezza della fondina) ma… ora non l'ho più! Mi hanno rubato la pistola!

Madison -            La faccenda si complica. (A Springsteen) Mi illustri il caso.

Springsteen -       (Gli porge il taccuino) È scritto tutto qui.

Marshall -            Tranne che anche lui è coinvolto perché amante della vittima!

Madison -            Ah, sì? (A Springsteen) perché questo non l'ha scritto?

Springsteen -       Perché non ho fatto in tempo, è arrivato prima lei.

Madison -            (Legge gli appunti) Vediamo... vediamo... ah, in un modo o nell'altro avevate tutti un motivo per ucciderla!

John -                  Io no.

Madison -            Ma lei, leggo qui... lei è John Abbot, vero?

John -                  Sì.

Madison -            Lei è un noto delinquente ed è sospettato come gli altri. Chi ha un alibi?

Marshall -            (A Springsteen.) Tu hai un alibi?

Springsteen -       No, (A Marshall) perché, tu ce l'hai?

Marshall -            No, (A Stanley) perché, lei ce l'ha?

Stanley -              No, (A John) perché, tu ce l'hai?

John -                  Certo! io stavo dormendo!

Madison -            Puoi provarlo?

John -                  Certamente! posso raccontare il sogno che stavo facendo!

Madison -            Non è una prova attendibile.

John -                  Lo posso giurare!

Madison -            Il suo giuramento mi fa un baffo!

Marshall -            Questo sì che si chiama parlare!

Springsteen -       Si vede che è alla sua terza indagine!

Madison -            Modestamente... Ma non perdiamoci in chiacchiere che è già notte fonda e prima dell'alba voglio scoprire l'assassino.

John -                  Non potremmo rimandare tutto a domani mattina?

Madison -            Nossignore; questa sarà una lunga notte.

Marshall -            La lunga notte del Commissario Madison.

Springsteen -       La notte della verità.

Stanley -              Gradite qualcosa da bere?

Tutti -                  Sì, grazie.

 

(Stanley va al mobile-bar e riempie cinque bicchieri secondo le ordinazioni dei presenti, poi li pone su di un vassoio che appoggia sul tavolo)

 

Marshall -            A me un whisky.

Springsteen -       A me un cognac.

Madison -            A me un gin.

John -                  Un gin anche a me, grazie.

 

(Appena Stanley ha terminato la luce se ne va per un attimo, poi torna)

 

Stanley -              Capitano spesso questi salti di corrente, questi blackout sono all'ordine del giorno ma ce ne accorgiamo solo di notte. (Si rivolge a Marshall indicando un bicchiere) Questo è per lei. (A Springsteen) Questo è il cognac per lei. (A Madison e a John) Questi sono i due gin per voi.

 

(Ognuno guarda il proprio bicchiere con diffidenza scrutando gli altri)

 

Marshall -            Ora che ci penso... (A Springsteen) le dispiace, commissario, se prendo il suo cognac al posto del whisky?

Springsteen -       Lo prenda pure, ci ho ripensato anch'io e gradirei il gin. (A Madison) Posso approfittare del suo?

Madison -            (Prende i due gin) Certamente! prenda questo... no, meglio questo. (Poi ci ripensa e gli consegna l'altro, che viene posato)

Stanley -              Noto una certa diffidenza nei vostri gesti, signori. Suvvia, bevete tranquillamente, non sono mica avvelenati!

Madison -            (Posando il gin) Allora io prendo il whisky. (Lo prende)

Springsteen -       Io prendo il gin. (Lo prende)

Marshall -            Io prendo il cognac. (Lo prende)

John -                  (A Stanley) Non ha mica un succo di frutta?

Stanley -              No, mi dispiace ma li abbiamo finiti.

John -                  (Beve il gin tutto d'un fiato) Bene!

 

(Tutti gli altri hanno il bicchiere in mano, si fermano, sospesi, ad osservare John. Nessuno beve)

 

Madison -            Ora dobbiamo scoprire che fine ha fatto la pistola del qui presente Commissario Marshall (A Marshall) Questa mattina ce l'aveva?

Marshall -            Perbacco! la prima cosa che faccio la mattina prima di uscire è quella di controllare se ho la fondina nella pistola!

Madison -            Prego?

Marshall -            Volevo dire: la pistola nella fondina!

Madison -            Bene, poi dove è andato?

Marshall -            Sono andato alla centrale, ho preso un caffè, ho lavorato tutta la mattinata in ufficio e quando sono andato a pranzo ricordo che l'avevo perché l'ho sentita mentre estraevo il portafogli per pagare il conto del ristorante.

Madison -            Che ora era?

Marshall -            Ricordo che per estrarre il portafogli ho fatto questo gesto (Esegue) e ho avuto così modo di controllare l'ora ed erano le due.

 

(Madison beve mentre tutti lo guardano sospesi, in silenzio)

 

Madison -            Bene, a quell'ora aveva ancora la pistola; poi…?

Marshall -            Poi ricordo che sono tornato in ufficio perché guardando l'orologio mi sono detto: "accidenti! sono le due, devo tornare in ufficio!"

Madison -            E fino a che ora è rimasto in ufficio?

Marshall -            Fino alle otto; me lo ricordo bene perché rimettendo la mano in tasca mi sono detto: "Ora devo rimanere in ufficio fino alle otto".

Madison -            Poi?

Marshall -            Poi sono tornato al ristorante perché ricordo che ho controllato il portafogli per vedere se avevo abbastanza soldi per la cena.

Madison -            E si è accorto se aveva ancora la pistola?

 

(Springsteen beve, tutti si fermano sospesi, in silenzio.)

 

Springsteen -       Bene, continuate pure.

Madison -            (Ripete) E si è accorto se aveva ancora la pistola?

Marshall -            Certo! perché ricordo che nell'estrarre il portafogli ho sentito la pistola nella fondina.

Madison -            Ed è andato al ristorante.

Marshall -            Sì, perché avevo i soldi necessari.

Madison -            Allora ha mangiato e nel pagare il conto si è accorto di avere ancora la pistola.

Marshall -            Sì, ma come fa a saperlo?

Madison -            Perché sono alla mia terza indagine!

Marshall -            Giusto.

 

(Stanley beve e si ripete la scena come per gli altri)

 

Stanley -              Che vi dicevo? non c'è veleno!

Madison -            (A Marshall) Continui pure; uscito dal ristorante…?

 

(Marshall beve. Scena come sopra)

 

Marshall -            Bene, uscito dal ristorante sono tornato... (Stramazza al suolo)

Madison -            Fermi tutti! (Raccoglie il bicchiere di Marshall e l'annusa) Cianuro e whisky.

John -                  Whisky e cianuro!

Madison -            È lo stesso.

Stanley -              Ma lui aveva preso il cognac!

Madison -            (Annusa il proprio bicchiere) No, il cognac l'ho bevuto io! (Indicando la vittima) Lui che cosa aveva chiesto?

Stanley -              Non ricordo assolutamente!

Springsteen -       Credo un gin.

John -                  No, il gin l'avevo chiesto io.

Stanley -              Ma i gin erano due.

John -                  È vero, era un paio di gins.

Madison -            Signor O'Brien.

Stanley -              Sì…?

Madison -            Sa che lei è fortemente sospettato?

Stanley -              Ma il veleno può averlo messo chiunque quando è andata via la luce! quando c'è stato il blackout!

Madison -            Questo è vero!

Springsteen -       Già.

John -                  Proprio così.

Madison -            Mm…

 

(Si guardano tutti con sospetto)

 

Stanley -              Posso portarlo via? (Indicando Marshall) Mi fa impressione.

Madison -            Certo, lo appoggi di là, vicino a sua moglie.

 

(Stanley e John portano Marshall fuori scena)

 

Madison -            (A Springsteen.) Ora che siamo soli, detto fra noi, che cosa pensa di tutto questo?

Springsteen -       Come posso dire la mia opinione se sono uno dei sospettati?

Madison -            Sì, lo so ma, da collega a collega, per te chi è l'assassino?

Springsteen -       Per me è il marito.

Madison -            Dici?

Springsteen -       Beh, prima sospettavo del commissario Marshall ma ora che è morto...

 

(Dalla porta di destra entra Susy Labèll; indossa una conturbante vestaglia)

 

Susy -                  (Vede i due commissari) Oh, scusatemi, signori! (Sta per andarsene)

Madison -            Ferma, lei!

Springsteen -       Alto là!

Susy -                  Vi riferite a me?

Madison -            Sì, chi è lei?

Susy -                  Sono Susy Labèll, non si vede?

Madison -            Accidenti se si vede! il nome le si addice alla perfezione.

Susy -                  La ringrazio, commissario Madison.

Springsteen -       È vero, lo penso anch’io.

Susy -                  Grazie anche a lei, commissario Springsteen.

Madison -            Mi tolga una curiosità: come mai conosce i nostri nomi?

Susy -                  Perché io so un po’ tutto di tutti.

Madison -            Ma io non la conosco affatto.

Springsteen -       Nemmeno io.

Susy -                  Strano, e dire che sono una che dà nell’occhio.

Springsteen -       Sono d’accordo con lei.

Madison -            Anch’io, ma lei che cosa fa, qui?

Susy -                  Questa è la sua terza indagine, vero?

Madison -            Sì, come fa a saperlo?

Susy -                  Gliel’ho detto che so un po’ tutto di tutti e le posso dire che ho sentito molte cose che le possono essere utilissime alla soluzione del caso.

 

(Rientrano Stanley e John)

 

John -                  Susy! tu cosa fai qui?

Stanley -              (Sorpreso) Cosa fa questo gran pezzo di… questa bella signorina in casa mia?

John -                  È una mia cara amica che sto ospitando da qualche giorno.

Stanley -              E lei invita le sue amiche in casa mia senza dirmi niente?

John -                  Sa, tra una cosa e l’altra…

Stanley -              (A Susy) E lei, bel tocco di… signorina, abita in casa mia da due settimane a mia insaputa?

Susy -                  Sono stata discreta, non crede?

John -                  Sua moglie ne era al corrente!

Stanley -              Ah! mia moglie ne era al corrente?

John -                  Certamente!

Susy -                  Ma veniamo a noi: il mio nome è Labèll, Susy Labèll, mi comprende? molto piacere, Mr. O’Brien.

Stanley -              (Affascinato) Il piacere è davvero tutto mio.

Madison -            (A Susy) Allora, Miss Labèll, mi racconti tutto ciò che sa.

Stanley -              Volete qualcosa da bere?

Tutti -                  No, grazie!

Susy -                  Bene, sarò breve: Sono nata in Francia su per giù …ntanni fa, da madre inglese e padre francese; sono sempre stata una bambina molto apprezzata ma anche assai vivace, tanto che quando cominciai a frequentare la scuola la mia maestra mi doveva richiamare in continuazione.

Madison -            E cosa le diceva?

Susy -                  Mi diceva sempre: "Susy, Susy, tu sei bella e monella!"

Springsteen -       Bene, saltiamo qualche anno della sua vita.

Susy -                  Sì; ho frequentato poi il Liceo Scientifico dove molti ragazzi… come dire…

Madison -            Ancora qualche anno.

Susy -                  Sono stata due anni in America dove, modestamente, sono stata incoronata Miss Kansas…

Stanley -              La cosa non mi sorprende.

Madison -            Nemmeno a me.

Susy -                  Grazie.

Springsteen -       Vada pure avanti.

Susy -                  Ho poi trovato lavoro in una ditta di cosmetici…

Madison -            Per quanti anni ci ha lavorato?

Susy -                  Fino a due anni fa quando sono venuta qui in Inghilterra e ho aperto un centro estetico che ha un notevole successo.

Springsteen -       Ci siamo, poi…?

Susy -                  Poi ho conosciuto John Abbot che due settimane fa mi ha ospitato in questa casa perché la mia è in ristrutturazione.

Stanley -              Ma lei dove dormiva?

Susy -                  In camera di John.

Stanley -              E John?

 

(Silenzio generale alquanto imbarazzato, colpetti di tosse)

 

Madison -            Ehm, bene, ecco, insomma… le cose cominciano a chiarirsi; continui pure, Miss Labèll.

Susy -                  Certamente, come le ho detto, ho sentito molte cose, questa notte, dalla mia camera da letto, cioè, da quella di John; non riuscivo a dormire e stavo leggendo un libro trovato in salotto…

Springsteen -       Che libro era?

Susy -                  Un giallo dal titolo “Le cose non sono come appaiono”…

Springsteen -       Capisco.

Susy -                  … quando all'improvviso, ma proprio all'improvviso, ho udito suonare il campanello dell'ingresso.

Madison -            Che ora era?

Susy -                  Quasi le undici.

Stanley -              Era il povero commissario Marshall.

Springsteen -       L'aveva chiamato lei per l'omicidio.

Stanley -              No, l'omicidio non era stato ancora commesso.

Madison -            Allora perché era venuto?

Stanley -              Perché, mi disse, aveva ricevuto una telefonata anonima che lo aveva avvisato di un delitto commesso in questa casa.

Springsteen -       Mentre non era successo ancora niente. È anomalo.

Stanley -              Vero, quindi si scusò tanto e se ne andò.

Madison -            Qualcuno gli telefonò per farlo venire qui, ma perché? (A Susy) Continui pure.

Susy -                  Dopo aver avvertito la presenza del signor O'Brien ho sentito la signora O'Brien.

Madison -            Che cosa ha sentito, precisamente?

Susy -                  Tippete tappete, tippete tappete.

Madison -            Prego?

Susy -                  Il rumore delle sue pantofole mentre si avviava verso la camera di lei insieme a John…

Stanley -              (Incredulo) Evelyn verso la sua camera insieme a…?

Springsteen -        (A Stanley) Non interrompa per simili sciocchezze, su! (A Susy) Continui, la prego.

Susy -                  … poi sono usciti insieme e dopo qualche minuto sono tornati tutti nelle rispettive camere, il signor O'Brien, la signora O'Brien e John.

Madison -            E lei era nella camera di John.

Susy -                  Sì.

Springsteen -       Andiamo avanti.

Susy -                  Dopo pochi minuti è andata via la luce e io ne ho approfittato per mettermi a dormire quando ho sentito qualcuno scendere le scale, ribaltare qualcosa e lanciare un'imprecazione.

Madison -            Che tipo di imprecazione?

Susy -                  Mah, una cosa tipo: "Porca paletta" ma non era "paletta", mi pare che si riferisse ad una generica donna di facili costumi.

Springsteen -       Ha riconosciuto chi era?

Susy -                  Chi, la puttana?

Springsteen -       No, la persona che l'ha nominata.

Susy -                  Purtroppo no, perché ha imprecato tra i denti; poi ho sentito altri passi di qualcuno che scendeva le scale, anche costui ha ribaltato qualcosa e ha lanciato un'imprecazione.

Madison -            Sempre la stessa?

Susy -                  No, più elaborata; mi pare che abbia nominato un figlio, poi la donna di prima e qualcosa riguardo al grado di pulizia personale o qualcosa di simile.

Springsteen -       Ha riconosciuto la voce?

Susy -                  Purtroppo no, anche questa persona ha imprecato tra i denti; poi ho sentito qualcun altro scendere le scale ma non ha ribaltato niente e non ha imprecato. Quindi ho sentito i colpi di pistola e un corpo cadere.

Madison -            Vediamo di ricostruire il fatto: Qualcuno scende, non si sa perché, qualcun altro lo segue, una terza persona scende perché ha sentito dei rumori, si sentono degli spari, tutti scappano tranne il morto, poi rientrano e constatano l'avvenuto omicidio; poi abbiamo visto tutti come è stato eliminato il commissario Marshall che non può essere nessuno dei tre personaggi che ha sentito Miss Labèll perché, anche se fosse rimasto in casa non sarebbe salito ai piani superiori mentre lei (A Susy) ha sentito sempre scendere le scale.

Susy -                  Esatto.

Stanley -              Volete qualcosa da bere?

Tutti -                  No, grazie!

Springsteen -        (A Stanley) Lei che cosa ha sentito?

Stanley -              Io ho sentito solamente gli spari, a quel punto sono accorso.

Madison -            (A John) E lei?

John -                  Beh, sì, in effetti io sono sceso perché volevo prendere un bicchiere d'acqua ma poi ho sentito dei rumori, nel buio, ho avuto paura e sono tornato in camera mia.

Stanley -              Tu menti! Mettiamo le carte in tavola: sono io quello che è sceso e non per bere ma perché avevo sentito dei rumori e mi ero insospettito!

Madison -            (A Springsteen) E lei?

Springsteen -       Io ero in cucina quindi non ho fatto alcun rumore.

Stanley -              Ah! lei era in casa mia! e cosa ci faceva in casa mia?

Springsteen -       (Colto in fallo) No comment.

Madison -            Eh, no, ora ce lo deve dire!

Springsteen -       E sia: Io… avevo un appuntamento con la signora O'Brien!

Stanley -              In casa mia??

Springsteen -       Ebbene sì; la nostra relazione durava da due mesi. Mentre aspettavo nel buio ho visto passare Evelyn che però non è entrata in cucina ma è proseguita per lo studio dove è stata raggiunta da qualcuno che ha sparato e poi si è dileguato nell'oscurità: giuro che è la verità!

Stanley -              (Sconcertato) Io non so più cosa pensare.

Madison -            (A Stanley) Lei era al corrente di questa relazione?

Stanley -              Assolutamente no! glielo giuro!

Madison -            Lei sostiene di essere sceso perché ha sentito dei rumori sospetti...

Stanley -              È così!

Madison -            Mi faccia vedere come ha fatto, ripeta la scena.

Stanley -              Se proprio vuole... (Stanley esce poi rientra e mima molto grossolanamente l'azione di uno che sente dei rumori, si spaventa e fugge. Tutti applaudono tranne Madison. Stanley ringrazia) Troppo buoni, troppo buoni! (S'inchina)

Susy -                  Bis!

Madison -            Signori! un po' di contegno! (A John) Vediamo un po' la sua versione, prego.

 

(John, anche lui in modo molto grossolano, mima l'azione di un assetato che sente dei rumori, si spaventa e fugge. Pochi applausi)

 

Madison -            Non ha avuto molto successo.

John -                  Perché non ero concentrato, la posso rifare?

Madison -            Lasci perdere; allora, mettiamo il caso che la prima persona scesa sia stata la signora O'Brien per incontrarsi con il commissario qui presente.

Stanley -              Non l'avrei mai immaginato!

Springsteen -       (Scusandosi) Son cose che succedono!

Madison -            Supponiamo che il terzo uomo che è sceso sia stato il signor John. Quindi: chi ha ucciso la signora O'Brien non può che essere Mr. O'Brien.

Stanley -              Non è vero! è una supposizione sbagliata!

Madison -            Perché è stato ucciso il commissario Marshall? e chi gli ha telefonato? e perché?

Susy -                  (Alza la mano) Io lo so! io lo so! è stato per prendergli l'arma del delitto, poiché l'assassino non possedeva una pistola!

Madison -            Complimenti, Miss Labèll!

Susy -                  Grazie!

Madison -            Allora, Mr. O'Brien, non sono andate così, le cose? Accecato dalla gelosia ha telefonato al commissario con una scusa e gli ha preso la pistola con cui ha ucciso sua moglie!

Stanley -              No! no! sì, è vero, ho telefonato io al commissario Marshall e gli ho sottratto la pistola per ucciderlo al momento più opportuno ma poi non l'ho fatto!

Madison -            Mi faccia vedere come ha fatto a rubargli la pistola; io faccio la parte del commissario Marshall (Eseguono. Stanley ripete i movimenti eseguiti con Marshall: Gli stringe la mano e lo abbraccia sottraendogli la pistola) Bravissimo! e dove ha nascosto la pistola?

Stanley -              In questo cassetto (Va ad aprirlo) Non c'è più!

Madison -            Aveva già tolto la sicura?

Stanley -              No, perché?

Madison -            Perché quelle sono pistole delicatissime, se l'assassino non l'ha rimessa dopo aver sparato basta un lieve sobbalzo, un urto contro qualcosa e può partire un colpo.

 

(Susy Labèll sbianca in volto gridando per la paura. Con molta cautela estrae la pistola dalla tasca e la depone sul tavolo)

 

Madison -            Ma brava, la nostra Miss “Sotuttoio”! Questa non la sapeva! come mai era in possesso di quell'arma?

Susy -                  Ne ero in possesso perché l'ho trovata sotto il mio letto e avevo intenzione di disfarmene!

Madison -            Ma davvero?!

Susy -                  Lo giuro!

Madison -            E chi l'ha messa sotto il suo letto?

Susy -                  Accidenti, questa è l’unica cosa che non so.

Madison -            Facciamo allora questa ipotesi: La prima persona a scendere è stata la signora O'Brien, la seconda, cioè l'assassino, è stata il signor John...

John -                  Non è vero!

Madison -            Mi lasci finire... e la terza persona è stata il signor O'Brien, mentre il commissario Springsteen era in cucina.

John -                  Con la pistola d'ordinanza.

Springsteen -       Cosa vuole insinuare, lei?

John -                  Faccio delle precisazioni.

Madison -            Il signor John, amante della signora O'Brien, ormai è acclarato, aveva scoperto la tresca di lei con il commissario Springsteen, cosa che non poteva sopportare, ma sapeva anche che il signor O'Brien sospettava la forte simpatia di sua moglie per il commissario Marshall.

Stanley -              Non "sospettavo", ne sono tuttora convinto! è vero commissario Marshall? (Si gira per trovarlo) Ah, no, è morto.

Madison -            (Telefona) Codice 3. (A tutti) Allora cosa fa, il furbacchione? Spinge il signor O'Brien ad uccidere il commissario Marshall instillandogli il veleno della vendetta, poi gli consiglia le mosse da farsi; lo aiuta ma poi, al momento cruciale, lo anticipa: uccidendo la signora O'Brien con la pistola che il marito aveva rubato al commissario, commettendo però l’errore di nasconderla sotto il letto di Miss Labèll e infine, colpo da maestro: per mettere sul piatto una ulteriore prova della colpevolezza del signor O'Brien, uccide il commissario Marshall di cui Mr. O’Brian era geloso! non è andata così, signor Abbot?

 

(John afferra la pistola lasciata sul tavolo da Susy, tutti alzano le braccia.)

 

John -                  Ha indovinato, commissario, ma non mi lascerò prendere così facilmente!

Madison -            Non hai via di scampo, John Abbot, la casa è circondata dai miei uomini che hanno l'ordine di sparare a vista; è meglio che tu ti metta l'animo in pace e ci mostri come è andata tutta questa storia.

John -                  (Preso alle strette) E va bene; mettetevi tutti lì. (Tutti si accomodano in fila, seduti, formando una piccola platea, John mima tutta l'azione, con la pistola in mano, da quando esce, al buio, inciampa, lancia un'imprecazione fra i denti e spara quattro colpi facendo il rumore degli spari con la bocca. Tutti applaudono) Grazie! grazie! non me lo merito, una cosetta da niente!

Susy -                  Bravo John! facci vedere anche come hai avvelenato Marshall! sono tanto curiosa.

Madison -            Sì! sì! facci vedere!

John -                  Volentieri ma non vorrei annoiarvi...

Tutti -                  Nooo! continua! (Scandendo il suo nome) A-b-b-o-t! A-b-b-o-t!

John -                  E sia; per questa scena, però, ho bisogno di un partner. (Prepara un bicchiere di liquore)

Madison -            Io! io!

John -                  Prego, commissario; ecco, lei deve fare la parte del commissario Marshall, essendo suo collega le verrà senz'altro bene.

Madison -            (Schernendosi) Ma io non ho mai recitato...

John -                  Non abbia timore, se la caverà benissimo... vede? (Gli sfiora il labbro superiore con un dito) Il veleno non era nel bicchiere ma sul labbro superiore del commissario Marshall, appena lui ha accostato il bicchiere alla bocca il veleno è stato trascinato dal liquore all'interno e ingoiato... voilà! beva!

 

(Madison beve e stramazza al suolo)

 

Stanley -              (A John) Che diavolo hai combinato?

Springsteen -       Ma lei è un assassino incallito!

John -                  Cosa vuole, quando uno prende la strada del crimine non si ferma più. (Gli punta la pistola)

Springsteen -       Mr. O'Brien, Miss Labèll, fatemi la cortesia di portare via il morto. (Stanley e Susy eseguono. Springsteen estrae la sua pistola) Andiamo, John Abbot, la dichiaro in arresto.

John -                  Guardi che ho anch'io un'arma.

Springsteen -       Ce l'ha ma è scarica perché quella ha cinque colpi, quanti ne ha sparati alla signora O'Brien.

John -                  Non ne ho sparati quattro?

Springsteen -       No, cinque, io ero in cucina e li ho contati bene!

John -                  Dannazione! (Segue Springsteen fuori dalla comune. Rientrano Stanley e Susy)

Stanley -              (A Susy) Devo ammettere che il commissario Springsteen è stato bravo a risolvere questa intricatissima situazione!

Susy -                  Vero, io, pur essendo bella, sono ancora sconvolta!

Stanley -              A chi lo dice! ma se non fosse stato per lei, Miss Labèll, non avrebbero combinato nulla!

Susy -                  Anche lei, Mr. O’Brien, è stato fenomenale, è riuscito anche a coinvolgere nel delitto lo stesso commissario Marshall!

Stanley -              Sciocchezze, ma come fa a sapere che ho coinvolto Marshall nell’omicidio se lei non era ancora entrata in scena?

Susy -                  Il mio intuito femminile, che mi ha fatto capire anche altre cose.

Stanley -              Cosa intende dire?

Susy -                  Lei, Mr. O’Brien, sapeva bene che John Abbot aveva una relazione con sua moglie e l’ha voluto punire non uccidendolo ma lasciandolo uccidere Mrs. O’Brien, visto che lei aveva un intrallazzo anche con il commissario Springsteen, che Abbott ne era geloso e che era un figuro dedito al delitto! In questo modo è riuscito genialmente a liberarsi di tutti e due.

Stanley -              Lei è molto perspicace, Miss Labèll; in effetti, prima ha voluto punire il commissario Marshall, poi Madison perché l’aveva scoperto anche se ci era giunto capendo tutto il contrario, quindi avrebbe dovuto uccidere Springsteen ma non ci è riuscito… beh, nessuno è perfetto.

Susy -                  A proposito, mi tolga una curiosità: da quel che udivo dalla camera che occupavo…

Stanley -              … abusivamente.

Susy -                  Certo, abusivamente; dicevo: da quel che udivo mi son sempre chiesta come riuscisse a sopportare una donna come sua moglie.

Stanley -              Non me ne parli! sono stati anni d'inferno!

Susy -                  Ma ora, per fortuna, è tutto finito!

Stanley -              Già, è tutto finito!

Susy -                  (Guardando Stanley) Già.

Stanley -              Senta: ora che Mr. Abbot ha dovuto forzatamente lasciar libera la camera, se volesse approfittare e occuparla lei, come dire… legalmente e alla luce del sole, non avrei problemi.

Susy -                  Sarebbe fantastico, la ringrazio tanto, Mr. O’Brien.

Stanley -              Mi chiami pure Stanley.

Susy -                  (Con sguardo seducente) Ok… Stanley.

Stanley -              (Ricambia lo sguardo) Per me è un piacere, Miss Labèll.

Susy -                  Mi chiami pure Susy! (Entrambi escono a destra sorridendosi a vicenda)

 

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