Migliore regia a Danila Merloni al Festival di Varano 2009
Oggi è tutto diverso?
QUATTRO BRIGANTI
1898
Personaggi
Don Eugenio – Parroco
Sandrone – Sacrestano
Maria - Parrocchiana
Filomena - Parrocchiana
Martina - Parrocchiana
Fosco - Brigante
Orlando - Brigante
Ubaldo (detto Orecchia) - Brigante
Giuditta (la Diavola) – Brigante
Primo Atto
All’aprirsi del sipario Don Eugenio entra, di ritorno dalla
celebrazione della S. Messa, seguito da Sandrone, il sacrestano, che eseguirà
le stesse azioni di Don Eugenio: entrambi si inginocchiano davanti al
crocefisso poi, mentre il prete si toglie il camice e la stola e la bacia
riponendola in bell’ordine, Sandrone si toglie la sua veste da chierichetto.
Don
Eugenio - Ecco fatto,
Sandrone. Vai a dare una messa a posto in chiesa, ora, dopo puoi andare. (Mentre Sandrone è girato gli dà
inaspettatamente una “amichevole zampata” sul sedere rimproverandolo) Ma se
ti vedo ancora una volta a succhiare dall’ampollina del vino ti faccio ripulire
ogni giorno la cera da tutti i candelieri della chiesa!
Sandrone
- (A voce alta) Ma voi dite sempre: “Servite Domino in laetitia” dite,
voi!
Don
Eugenio – Sì, ma non con le
sbornie! hai capito?
Sandrone
- (Guadagnando velocemente l’uscita,
a voce alta) Sì, sì, Don Ugenio, ho
capito, ho! Christus regnat!
Don
Eugenio - (Risponde con un sorriso a Sandrone che è già
fuori) Semper! (Tra sé, mentre prende
un piatto e un tovagliolo che mette sul tavolo a mo’ di tovaglietta) Poi mi
viene a dire che alla fine delle funzioni è tanto pieno di spiritualità che
barcolla! Gli do io la spiritualità…!
Maria
- (Si affaccia dalla porta che conduce alla
chiesa) Posso entrare, Don Eugenio?
Don
Eugenio - Oh, Maria! la messa
è finita, non vai a casa?
Maria
- Sì, volevo solo
sapere se avete bisogno di qualcosa: una mano in cucina, qualcosa da mettere
sul fuoco…
Don
Eugenio - No, grazie Maria,
c’è Carlino di San Pietro che m’ha fatto avere tre uova già sode e un po’
d’insalata, perciò c’è poco da cuocere.
Maria
- (Delusa) Ah, allora non avete bisogno di
niente. In caso potrei dare una spazzatina in chiesa…
Don
Eugenio - No, ti ringrazio,
per queste cose c’è Sandrone, lo sai. Vai a mangiare tranquillamente in grazia
di Dio.
Maria
- (Si avvia, indugiando, verso l’uscita)
Sì, andrò tranquillamente… in grazia di Dio.
Don
Eugenio - (Capendo il problema, le si rivolge con
noncuranza) Cosa mangi oggi, Maria?
Maria
- (Avviandosi) Oh, non so, ancora. Vedrò di
rimediare qualcosa.
Don
Eugenio - Vieni qui,
ascoltami: da quanto tempo non c’è più tuo marito?
Maria
- Da due anni, Don
Eugenio, sono due anni che non c’è più, requeschiatti in pace.
Don
Eugenio - Amen, be’, sarebbe
ora che ti trovassi un onest’uomo che ti facesse compagnia e che ti aiutasse
economicamente, sei ancora tanto giovane!
Maria
- Eh, lo so ma non
è facile, Don Eugenio!
Don
Eugenio - Lo so ma sai che le
vie del Signore sono infinite e se tu ti dai da fare e io pregherò Santa
Francesca Romana vedrai che qualcosa si rimedierà.
Maria
- Dite che
rimedierò?
Don
Eugenio - Rimedierai,
rimedierai…
Maria
- Vi ringrazio.
Don
Eugenio - E i tuoi bambini?
Maria
- Sono a casa che
aspettano.
Don
Eugenio – Ho capito. (Dopo un sospiro) Pensi che gradirebbero
un uovo sodo?
Maria
- (Sorridendo) Credo proprio di sì, Don
Eugenio! Grazie!
Don
Eugenio - (Prende un uovo da un cartoccio e glielo
porge) Ecco qui! questo dà energia, eh? Quanti anni ha Faustino, adesso? il
più grande.
Maria
- Dieci anni, Don
Eugenio.
Don
Eugenio - San Girolamo
Emiliani! già dieci anni! (Consegnandole
anche il fagotto con l’insalata) Allora portagli anche questo cespo
d’insalata; questo viene direttamente da San Pietro.
Maria
- (Meravigliata) Proprio da lassù??
Don
Eugenio - Sì. (Capisce il qui pro quo) Non
dall’apostolo del Signore, Maria! dalla vicina frazione di San Pietro!
Maria
- (Prendendolo senza pensarci due volte)
Ah, ecco; grazie Don Eugenio, grazie!
Don
Eugenio - Vai, adesso, vai. (Maria
guadagna l’uscita continuando a
ringraziare). (Don Eugenio prende il
secondo uovo e lo osserva) Ma tu guarda cosa deve essere la natura: una
cosa così buona e perfetta che viene fuori da… mah! le vie del Signore sono
davvero infinite! (Si siede a tavola e
con soddisfazione si accinge a romperlo quando bussano alla porta) Ecco…
Avanti!
Filomena
- (Affacciandosi) Don
Eugenio… posso?
Don
Eugenio - Oh, qual buon vento,
Filomena?
Filomena
- Eh, un filo di
scirocco, Don Eugenio! Stamattina tra una cosa e l’altra non sono riuscita ad
assistere alla funzione allora mi sono detta se potevo essere utile in qualche
maniera…
Don
Eugenio - E come potresti
essere utile, figlia mia?
Filomena
- (Sbirciando l’uovo sodo) Vi potrei pulire la tavola, vedo che state
sgusciando un uovo…
Don
Eugenio - Eh? (Capisce a cosa allude) Ah, lascia
perdere, non è una gran fatica. (Dedicandosi
con rassegnazione a Filomena) Tuo marito dov’è?
Filomena
- È in fonderia ma
combina poco e niente perché sapete, Don Eugenio, che fa spesso confusione tra
la fonderia e l’osteria!
Don
Eugenio - Lo so, lo so! (Prende il secondo uovo e si rivolge a Filomena con noncuranza)
Ti andrebbe un uovo sodo? a me rimangono sempre un po’ pesanti!
Filomena
- Grazie! Grazie Don
Eugenio! (Uscendo) Siete sicuro che non avete bisogno di niente??
Don
Eugenio - No, Filomena, non ho
bisogno di niente, io; vai, vai tranquilla. Eh, poveretti noi! Pater noster, vedete
di dare a tutti il pane quotidiano e di allontanarci da questa miseria stabile!
e speriamo che il nuovo anno sia migliore di questo! (Prende il terzo uovo sodo e si accinge a mangiarlo).
Sandrone
- (Si affaccia dalla porta della
chiesa, a voce alta) Don
Ugenio, Don Ugenio!
Don
Eugenio - Cosa c’è, Sandrone?
Sandrone
- (A voce alta) Io ho finito.
Don
Eugenio - Va bene, grazie.
Sandrone
- (A voce alta) Allora torno per la prossima funzione, torno, allora.
Don
Eugenio - Sì, va bene.
Sandrone
- (Fissando l’uovo, a voce alta) Io andrei a mangiare qualcosa,
andrei…
Don
Eugenio - Andresti…
Sandrone
- (A voce alta) Andrei…
Don
Eugenio - (Guarda l’uovo e Sandrone) Invece…?
Sandrone
- (A voce alta) Invece niente, Don Ugenio… niente; sono in miseria
completa, sono!
Don
Eugenio - (Prende l’ultimo uovo e con estrema
rassegnazione lo mette in mano a Sandrone) Prendi… ma non mi venire anche a
dire che ti si impunta, eh?!!
Sandrone
- (Uscendo, felice, a voce alta) No, no! Grazie Don
Ugenio! grazie!
Don
Eugenio - (Tra sé,
volgendo gli occhi al cielo) Signore… Vi avevo parlato del pane quotidiano,
non dell’uovo sodo! (Tra sé, rimettendo a
posto il tovagliolo, il piatto e la ciotola), secondo Voi, adesso dovrei
essere felice! eh, Signore dei poveretti quanta fatica! (Prendendo il suo libro delle preghiere) Chissà se il Novecento
porterà un po’ di pace, di tranquillità e di prosperità a tutti quanti. (Riflette un istante) Mah… (Esce leggendo il libro delle preghiere)…
“justitia ejus manet in saecula saeculorum…”
(A scena vuota entrano di soppiatto Fosco e Orlando)
Fosco - (Sottovoce) Vedi, Orlando? è qui che possiamo
rimediare! te fruga dentro quel baule e io cerco dentro i cassetti.
Orlando - (Aprendo un baule) Ma cosa possiamo
trovare in una sacrestia? non era meglio andare a rubare in chiesa?
Fosco – Ma
stai scherzando? è in sacrestia che i preti tengono la roba preziosa! i soldi, gli
ex-voto che sono tutti d’argento, i calici d’oro...!
Orlando - Rivendendoli
ci si potrebbe mangiare per un mese sano!
Fosco - Per
un mese?? ma se ci viene bene ci possiamo strafogare addirittura per un anno
con ogni grazia di dio!
Orlando - Anche
un pollo?
Fosco - Anche
quello!
Orlando - (Si ferma a riflettere) Certo che... venire
a rubare proprio dai preti...
Fosco - (C.s.) Beh? hai scrupoli di coscienza?? è
proprio qua che dobbiamo venire a prenderci quello che ci tocca!
Orlando - Quello
che ci tocca?
Fosco - Sicuro!
non sono proprio i preti che devono soccorrere gli affamati?
Orlando - Sì,
sono loro!
Fosco - Appunto!
e nojaltri gli risparmiamo la fatica! (Tornano
a rovistare)
Orlando - Oh!
qua c’è solamente… una tonaca, delle stoffe e le immagini di Santa Barbara e di
San Michele, (Legge con difficoltà)
pro-tet-tore dei gen-dar-mi.
Fosco - Accidenti...!
Prendi solamente Santa Barbara che ci può portare fortuna!
Don
Eugenio - (Entrando e sorprendendo Fosco) E tu chi sei??
Fosco
- Sono il diavolo!!
Ahahahahaha!
Don
Eugenio - Ah, può essere! infatti,
il diavolo non bussa come tutte le personcine educate!
Orlando
- (Compare allo stesso modo) E io sono Satanasso!!
Ahahahah!
Don
Eugenio - (Ironico) Ah, ecco, e cosa vorrebbero
questi due diavoli da un prete?
Fosco
- (Estraendo un grosso coltellaccio e
puntandoglielo contro mentre Orlando rovista fra le poche cose della Sacrestia)
Te cosa dici?
Don
Eugenio - Non mi viene in
mente niente.
Orlando
- Ci vogliamo
confessare! (Fosco ride sguaiatamente.
Orlando mima sarcasticamente l’atto della
confessione) Confessatemi, padre! ho molto peccato!! Ahahahahah!
Don
Eugenio - (Serio) Ne sono convinto.
Fosco
- (Facendosi serio e minaccioso) Poche
storie, su! dacci tutto quello che hai!
Don
Eugenio - (Facendosi più serio e minaccioso di Fosco)
“Poche storie” lo dico io! Prima di tutto toglietevi il cappello, visto che
siete nella casa del Signore! (Con uno
scappellotto fa cadere il cappello ad entrambi che si chinano subito per
raccoglierli ponendo la mano con la pistola dietro la schiena. Don Eugenio si ritrova
con le due pistole a portata di mano e ne approfitta per prenderle,
ritrovandosi ora, perplesso ed armato di tutto punto) Brutti maleducati che
non siete altro! non vi ha insegnato nessuno la buona creanza?
Orlando
- (Trovandosi spiazzato estrae un coltello indietreggiando
e scambiando un’occhiata con Fosco) Certo che togliamo il cappello! per
farci mettere dentro i quattrini! Ahahahah! (Fosco lo imita, indietreggiando ed estraendo un coltello).
Don
Eugenio - (Squadrandoli e intuendo di essere ora in
situazione di superiorità, avendo in mano le pistole) Ah! i quattrini! e
cosa vorreste fare con i quattrini?
Fosco
- Mangiare e bere!!
Don
Eugenio - Mangiare e bere, eh?
ma toglietemi una curiosità: da dove venite, voi? dal mondo della luna?? (Indicando le sedie
con le pistole che tiene in mano) Eh?... sedetevi!!
Fosco
- (Alza la voce) Oh! Prete! noialtri non
siamo venuti qui per fare le conversazioni!
Don
Eugenio - (Alza la voce) V’ho detto di mettervi
seduti! (I due si guardano e obbediscono
con un sorrisino di condiscendenza mentre Don Eugenio cambia tono della voce).
Ma voialtri vivete davvero fuori del mondo?? Non sapete, ragazzi, come siamo
ridotti in Italia? (A Fosco) Come ti
chiami, tu?
Fosco
- Fosco.
Don
Eugenio - Fosco… (Riprende il discorso) Dove eravate
quando la gente è andata in piazza a protestare per l’ultima stangata del
prezzo del pane che è arrivato a cinquanta centesimi al chilo? eh? e non sapete
che anche a Milano e in altre città è stato tutta una sommossa perché la povera
gente non sa più a che santo rivolgersi? (Rivolgendosi
ai governanti) Brutti delinquenti e lazzaroni che non sono altro! Ho saputo
che hanno addirittura preso a cannonate un convento e hanno arrestato dei
poveretti che stavano mangiando un piatto di minestra avuto dai frati! Sentite?
Orlando
- Infatti voialtri
avete sempre qualcosa da mangiare!
Don
Eugenio - Noialtri cerchiamo
di fare il possibile per aiutare chi ha bisogno, ma quando non ce n’è… cosa si
può fare? Io non ho più nemmeno le ostie per la Santa Comunione! Poi in caso le
cose si chiedono per piacere, non con un coltellaccio puntato alla gola! E che
diamine!
Fosco
- (Sta per reagire) Ma porc…
Don
Eugenio - (Lo interrompe bruscamente) Eh!!?? (A Orlando) E te come ti chiami?
Orlando
- Orlando.
Don
Eugenio - (Con fare da cospiratore) Sai, Orlando,
il nostro Santo Padre, come ha chiamato quelli che stanno al governo? li ha
chiamati “banda di de.. delin…
Orlando
- (Preso dal discorso di Don Eugenio)
…quenti.
Don
Eugenio - Bravo, Orlando! di
delinquenti! capeggiata dal re che è il capo dei delinquenti! perché ha
occupato Roma in una maniera ingiusta, invalida e vio…? vio…?
Orlando
- (C. s.) …lenta.
Don
Eugenio - …lenta!”! Hai
capito? e voialtri volete essere come loro? Siete grandi e grossi e invece di
essere compassionevoli con i bisognosi fate ancor più i prepotenti? Vergogna!
Fosco
- Ma questa è una
guerra dove vince il più forte!
Don
Eugenio - Ah, bravi! e voi
vorreste fare come le bestie della jungla! Ma noialtri siamo cristiani o no? (Nessuno risponde) Oh!
Fosco
- Cosa c’è?
Don
Eugenio - Rispondete! siamo
cristiani o no?
Orlando
- (Titubante) Sì.
Fosco
- (Titubante) Sì ma…
Don
Eugenio - Che ma? che ma? O
siamo o non siamo cristiani! (Fosco e
Orlando si guardano perplessi) e se siamo cristiani dobbiamo comportarci
come Dio co…? co...?
Orlando
- … manda.
Don
Eugenio - Come Dio comanda!
Altroché! (Li scruta) Cosa avete
mangiato oggi?
Fosco
- (Arrabbiato) Un paio di…
Don
Eugenio - (Lo interrompe alzando la voce minaccioso)
Eh??
Orlando
- Un paio di… pifferi!
Don
Eugenio - Ah, ecco, comunque
anche io non ho mangiato niente, sapete? (Con
un leggero rammarico) Avevo tre uova sode ma… (Con fare complice) ma deve essere rimasto un culetto di pane con un
goccio di vino… cosa dite di dividercelo da bravi cristiani??
(I due si guardano interdetti, poi accettano)
Fosco
- Va, bene… ma poi
parleremo del resto!
Orlando
- Certamente!
Don
Eugenio - Certamente! poi
parleremo anche del resto. (Va verso la
credenza da cui prende un cartoccio contenente un tozzo di pane, una bottiglia
con un po’ di vino e 3 bicchieri). Ecco qua, sarà un po’ duro ma col vino
andrà giù che è una bellezza. (Sta per
spezzare il pane quando si sente bussare alla porta. I due si alzano mettendosi
in posizione di difesa con le mani sui coltelli). E dagli… sentiranno
l’odore… avanti!
Martina
- (Affacciandosi
alla porta, ha in mano una
boccetta con due dita di olio) Don Eugenio… (Vede i due) Oh Madonna Santa!
Don
Eugenio - Entra, entra,
Martina! vieni senza paura! (Ai due)
E voialtri cosa fate in posizione di battaglia? fate i briganti e avete paura
d’una ragazza?
Martina
- I… i briganti??
Don
Eugenio - No, Martina, dicevo
per dire! di cosa hai bisogno?
Martina
- (Guardando Orlando di sottecchi che ricambia
lo sguardo) Di niente; anzi, stamattina mio zio m’ha portato un po’ d’olio
avuto per un lavoro che ha fatto e ve ne ho portato due dita, se lo volete.
Don
Eugenio - (Prendendole la boccetta con l’olio) Oh!
Grazie, grazie, Martina! (Ai due)
Vedete come si fa tra cristiani? sono andate via tre uova sode ma sono arrivate
due dita d’olio! così tutti mangeremo in grazia di Dio!
Martina
- Amen.
Don
Eugenio - (Guardando i due) Allora?
Fosco
- Allora cosa?
Don
Eugenio - (Ripete scandendo le parole) Così
mangeremo tutti in grazia di Dio!
Martina
- Amen.
Fosco
- (Imbarazzato) Amen.
Orlando
- (Imbarazzato) Amen.
Don
Eugenio - Bene.
Martina
- Allora io vado, Don
Eugenio.
Don
Eugenio - Sì, Martina, ti
ringrazio tanto per il tuo pensiero e ringrazia anche tuo zio.
Martina
- Riferirò, (Gettando una fugace occhiata a Orlando)
Christus regnat. (Esce).
Don
Eugenio - Semper.
Orlando
- (Guardando verso la porta da cui è uscita Martina) Che razza…
Fosco
- (Idem)… di pezzo…
Orlando
- … di…
Don
Eugenio - (Lo interrompe) Come??
Orlando
- (Si riprende)… di spirito caritatevole ha
quella ragazza.
Don
Eugenio - Ah, sì, è un po’
farfallina ma di buon cuore. Su, via! non fate complimenti e mangiate
ringraziando il Signore! (Andando a
prendere un barattolino con del sale) Allora, ditemi un po’ di voi… (A Orlando, mentre cominciano a mangiare)
di dove sei, tu, Orlando?
Orlando
- Sto dalle parti di
Porta Collina.
Don
Eugenio - (A Fosco) E te, Fosco?
Fosco
- Io sto vicino a
Porta del Mare.
Don
Eugenio - Beh, non abitate
molto lontano. Allora, ascoltatemi, vorrei farvi una proposta… (Bussando alla porta. I due scattano in piedi. Don Eugenio li
guarda) Ma quando bussa qualcuno vi mettete sempre sul piede di guerra? (Ad alta voce) Avanti!
Filomena
- (Entra. È malconcia, con un occhio livido) Posso?
Don
Eugenio - Filomena!! cos’hai
fatto?
Filomena
- (Piagnucolosa) Vedo che siete occupato, tornerò più tardi. (Fa per andarsene).
Don
Eugenio - Aspetta Filomena! (Ai due) Fatemi un piacere, ragazzi:
prendete tutta questa grazia di Dio e andate a mangiarla in santa pace qui
sopra le mura. Adesso parlo un momento con questa povera donna e poi
riprenderemo il discorso, va bene?
(I due si scambiano un’occhiata, poi prendono pane, vino e olio e si
avviano sospettosi).
Don
Eugenio - Ah! Orlando!
Fosco!... Christus…?
Orlando
– (Riluttante) Regnat.
Fosco
- (Riluttante) Regnat.
Don
Eugenio - Semper. (Orlando
e Fosco escono). Filomena, cosa t’è successo?
Filomena
- (Piagnucolosa) Don Eugenio… (Pausa).
Don
Eugenio - Sì, sono io, non mi
riconosci?
Filomena
- Sì, vi riconosco, volevo
dire: Don Eugenio… (Pausa).
Don
Eugenio - Sì, sono Don Eugenio
ma se non vai avanti…! (Filomena si
asciuga le lacrime) Allora ricominciamo da capo: Filomena, cosa t’è
successo?
Filomena
- (Piagnucolosa) Don Eugenio… (Pausa).
Don
Eugenio - Adesso sono curioso
di sapere quanto durerà questa litania.
Filomena
- Don Eugenio aiutatemi
voi!
Don
Eugenio - Oh! è già qualcosa!
Vai avanti.
Filomena
- Mio marito…!
Don
Eugenio - (Intuisce e scatta) Oh Signore!! ti ha
picchiato un’altra volta!!
Filomena
- Sì, appena finito il
turno in fonderia è passato a bere qualche bicchiere all’osteria e quando è
tornato a casa…
Don
Eugenio - T’ha suonato
l’avemaria! (Guardandole l’occhio gonfio)
Ma guarda te che razza di sberla!
Filomena
- Non è stata una
sberla.
Don
Eugenio - E come ha fatto a
ridurti un occhio così??
Filomena
- Con l’uovo sodo.
Don
Eugenio - Oh Signore! questa
non la volevo sentire! Adoperare in questa maniera la grazia di Dio!!… (Riguardandole l’occhio) Te l’ha fatto
all’occhio di bue! Ah, ma questa volta andrò io a dirgliene quattro, a tuo
marito!
Filomena
- No per carità! non
ditegli niente!
Don
Eugenio - Allora cosa dovrei
fare?
Filomena
- Non lo so… magari
solamente dirgli di non menarmi.
Don
Eugenio - Ma io vorrei sapere
almeno il perché! Ti picchia così senza alcuna ragione?
Filomena
- Be’… tira sempre fuori
il discorso di Vittorio.
Don
Eugenio - Vittorio? quello che
abita vicino a voi?
Filomena
- Sì.
Don
Eugenio - E lui cosa c’entra?
Filomena
- Perché dice che fra me
e lui…
Don
Eugenio - Oh Signore! ma
sentite che roba!
Filomena
- Eh già…
Don
Eugenio - Ma, dimmi la verità,
Filomena: tuo marito ha qualche motivo per dirti una cosa del genere?
Filomena
- In che senso?
Don
Eugenio - (Si altera) Filomena, parliamoci chiaro…
Filomena
- Sì, Don Eugenio.
Don
Eugenio - Tu e Vittorio…
Filomena
- Siamo in confessione,
Don Eugenio?
Don
Eugenio - Sì, Filomena.
Filomena
- Sì, Don Eugenio.
Don
Eugenio - Sì cosa?
Filomena
- Io e Vittorio…
Don
Eugenio - (Reprimendo l’ira) Ecco!... Ma perché,
figlia mia?? perché ti butti così sulla via della perdizione?? e dura da molto,
questa storia?
Filomena
- Da quando mio marito
ha cominciato a menarmi.
Don
Eugenio - Sei sotto
confessione, Filomena: ha cominciato a menarti lui perché l’ha saputo o hai
cominciato tu perché lui ti menava?
Filomena
- La prima che avete
detto, Don Eugenio.
Don
Eugenio - (Alza una mano come per picchiarla) Io te
ne darei altrettante!! guarda un po’…! (Brusco)
Mettiti in ginocchio! (Filomena esegue)
Adesso dovrai pentirti e promettere di non cadere più in tentazione!
Filomena
- Lo prometto, Don
Eugenio, perché non voglio più prendere le bastonate!
Don
Eugenio - No! no! non devi
promettere per paura delle bastonate, ma perché sei pentita sinceramente!! Hai
capito?
Filomena
- (Poco convinta) Va bene, Don Eugenio.
Don
Eugenio - Mm, adesso va’ di là
in chiesa, recita l’Atto di dolore e sei… dod… ventiquattro Avemarie e… dieci
Pater Noster!! poi vai a casa a chiedere scusa a tuo marito! E se ti vedo
un’altra volta con un occhio nero io ti faccio nero anche l’altro, hai capito??
Filomena
- Sì, Don Eugenio. (Esce
verso la chiesa).
Don
Eugenio - Ma guarda te cosa
dovevo imparare oggi! (Va a inchinarsi
davanti al crocefisso).
Fosco
- (Compare
all’ingresso insieme ad Orlando e
vede Don Eugenio inginocchiato) Siamo qua! cosa avete, il mal di pancia?
Don
Eugenio - Non ci si piega solo
per il mal di pancia… Avete già finito di mangiare?
Orlando
- Anche masticando
piano piano, un culo di pane fa presto a finire.
Fosco
- (Mettendo mano al coltello) Adesso
vogliamo il resto!
Don
Eugenio - Ah, ma allora siete
duri di comprendonio! siete proprio dei testoni! Prima vi ho detto di
riprendere il discorso, mica la mangiata o il repulisti che vorreste fare nella
casa del Signore!
Fosco
- E che discorso
vorreste fare con noi?
Don
Eugenio - Be’, più che un
discorso vorrei farvi una proposta.
Orlando
- (A Fosco, con un ghigno complice) Stai a
vedere che vuole mettersi con la nostra banda!
Don
Eugenio - (Alza la voce facendoli sobbalzare)
Toglietevi il cappello!! e sedetevi! (Entrambi
eseguono controvoglia) Allora non siete solamente voialtri due, siete
proprio una banda.
Fosco
- (Arrogante) Certo! siamo in quattro!
Don
Eugenio - Ah, allora più che
una banda siete un quartetto di tromboni! (Fosco
scatta in piedi minaccioso) Stai fermo lì! (Abbassando la voce, in modo complice) La mia idea sarebbe questa:
siccome l’unica maniera… (Bussano alla
porta) Avanti!
Martina
- (Affacciandosi
alla porta) Posso…?
Don
Eugenio - Martina, cosa c’è?
Martina
- (Guardando Orlando di sottecchi,
contraccambiata) Niente, Don Eugenio, sono venuta solamente… a riprendere
la boccetta dell’olio, se non vi serve più.
Don
Eugenio - Ah, no, no, credo di
no, (Ai due) l’avete voi, vero?
Orlando
- (Estraendola dalla sua sacca) Sì, ce l’ho
io. (La porge con garbo a Martina, con un
sorriso impacciato) Grazie.
Martina
- (Imbarazzata) Prego.
Orlando
- (C. s.) Non c’è di che.
Martina
- (C. s.) Figuratevi.
Orlando
- (C. s.) Ma nemmeno a parlarne.
Martina
- (C. s.) Siete molto gentile.
Don
Eugenio - Dureranno ancora
molto questi salamelecchi?
Martina
- (Riprendendosi) Scusate, Don Eugenio,
Christus Regnat! (Esce di corsa).
Don
Eugenio - Semper. (Riprendono la posizione da “congiura” che
avevano prima) Allora… cosa stavo dicendo?
Orlando
- Che l’unica maniera…
Don
Eugenio - Ah sì! (Riprende il discorso) L’unica maniera
per tirare avanti dignitosamente in un mondo così è mettersi insieme ed usare
la collabo…? la collabo…?
Orlando
- … razione!
Fosco
- Come abbiamo
fatto noi!
Don
Eugenio - No! no! voialtri vi
siete messi insieme per fare delle prepotenze! per rubare! e magari anche
assassinare la povera gente!
Filomena
- (Rientrando dalla chiesa)
Chi parla d’assassinare la povera gente?
Don
Eugenio - (Voltandosi verso Filomena, brusco) Hai finito??
Filomena
- Sì, Don Eugenio.
Don
Eugenio - Allora vai a casa e
fai quello che t’ho detto, se no ti dico io chi assassino!
Filomena
- (Uscendo in fretta)
Christus Regnat.
Don
Eugenio - Semper. (Riprende il discorso) Dove ero rimasto?
Orlando
- Assassinare la
povera gente.
Don
Eugenio - Ah sì. È proprio
quello che non si deve fare! Io invece vi voglio proporre di metterci tutti
insieme per lavorare! per produrre qualcosa che porti un po’ di benessere ai
poveretti che hanno bisogno… e anche a noi!
Fosco
- E come?
Don
Eugenio - Organizzandoci! Io
conosco un certo Carlino di San Pietro che poveretto è vecchio ormai e non ce
la fa più a stare dietro al suo orto.
Orlando
- E cosa dovremmo
fare?
Don
Eugenio - Potreste aiutarlo
ogni tanto, dividendo così i prodotti tra di voi e donandone un po’ ai
parrocchiani indigenti! Avreste così la soddisfazione di fare qualcosa di
buono… la gioia di dare invece che di prendere! poi Carlino ne sarebbe
contento! (Pausa) Cosa ne dite?
Orlando
- Insomma ci sarebbe
da lavorare!
Don
Eugenio - Sì, ma senza
padroni! vi sembra poco? Anzi, i padroni sareste voi! Imparereste a coltivare,
a raccogliere i frutti, a bere il vino prodotto da voi…
Fosco
- (Colpito) Perché, c’è anca una vigna?
Don
Eugenio - Certo, è piccola
piccola ma c’è.
Orlando
- E… cos’altro c’è?
Don
Eugenio - Pomodori, cetrioli,
carciofi, un susino e un albicocco… più quello che vorrete piantare voi.
Naturalmente quando poi verrete qui ci sarà sempre un letto e un piatto di
minestra insieme alla mia benedi…? benedi…?
Orlando
- …zione!
Don
Eugenio - Bravo Orlando! (Fosco allarga le braccia con un moto di
scoramento).
Orlando
- (A Fosco) Te cosa dici?
Fosco
- Della
benedizione?
Orlando
- No, della proposta
del Don.
Fosco
- A me puzza un
po’… poi in caso dovremmo riunirci e sentire anche il parere del resto della
banda.
Don
Eugenio - È giusto! e potreste
fare la stessa proposta anche ai vostri compagni.
Orlando
- Per lavorare tuti e
quattro nell’orto?
Don
Eugenio - No! ci sono tante
cose da fare a seconda delle proprie inclinazioni! Chi sa pescare può andare a
pescare, chi sa usare la pialla può fare lavori di falegnameria, chi vuole
giocare può stare con i piccoli della parrocchia…
Fosco
- Te, prete, mi sa
che la sai lunga! Con la scusa di fare queste cose tutti insieme te ordini e
noi lavoriamo!
Don
Eugenio - (Si arrabbia) Se la pensi così buttiamo
tutto a monte e non se ne fa niente! (Volta
loro le spalle, offeso).
Orlando
- (A Fosco, sottovoce) Io, a dir la verità,
mi sarei rotto un po’ di andare per le case a sbaraccare tutto e non rimediare
mai un baiocco!
Fosco
- (Guarda, sorpreso, Orlando, ed ha uno scatto
d’ira) Ma andare tutti a morire d’un colpo! (Esce).
Orlando
- (A Don Eugenio, come per scusarsi)
Perdonatelo… è carattere! (Esce, imbarazzato. Poi si
riaffaccia per un momento). Christus Regnat.
Don
Eugenio - (Sempre
di spalle) Semper. (Tra sé)
Quanto è difficile con questi ragazzi mezzo sbandati che credono di risolvere i
problemi con la violenza! «Beati omnes qui timent Dominus, qui
ambulant in viis ejus». (Esce
verso la chiesa).
Sandrone
- (Entra, a voce alta) Don Ugenio, Don Ugenio, Don Ugenio… Don Ugenio! C’è
nessuno in chiesa? c’è nessuno? (Nota il fiasco riportato dai briganti in cui è rimasto
ancora un goccio di vino, ne approfitta per finirlo e viene sorpreso da Maria che entra)
Maria - Signor
Sandrone! cosa state facendo...?
Sandrone - (Deglutendo velocemente il sorso di vino)
Signora Maria! Niente, n’era avanzato un goccetto, n’era avanzato... Voi cercavate
Don Eugenio?
Maria - No,
no, passavo così...
Sandrone - Mettetevi
a sedere mettetevi, signora Maria.
Maria - (Sedendo vicino a lui) Grazie, è che...
camminando per la città si sente meno la fame.
Sandrone - A
chi lo dite, signora Maria! Io mi faccio tutti i giorni la Via Crucis, mi
faccio, per non sentirla... la fame! (Guardandola)
Ad ogni modo vi devo dire che la miseria vi conferisce, visto che restate
sempre una bella sposa, restate.
Maria - (Lusingata) Be’, vi ringrazio, anche se a
pancia piena si potrebbe far tutto con più soddisfazione.
Sandrone - Sapete
che, guardandovi bene, assomigliate uguale uguale all’immagine di Santa Lucilla
che sta a l’ingresso della chiesa?
Maria - (Ritrosa ma vezzosa) Eh già, Santa
Lucilla... martire! Comunque, anche voi avete un che di San Calogero che sta
nella cappella vicina all’altare maggiore.
Sandrone - (Ritroso e allusivo) Eh già, San Calogero...
vergine e martire!
Maria - Cosa
dite, signor Sandrone...! Ma Santa Lucilla e San Calogero, si conoscevano...?
Sandrone - (Guardando Maria) E chi lo sa!
Maria - (Guardando Sandrone) Be’, almeno noi... ci
conosciamo.
Sandrone - Già...
e magari un’orazione insieme la possiamo anche fare, la possiamo.
Maria - (Vezzosamente misteriosa) E chi lo sa! (Alzandosi) Va be’, adesso vi lascio, signor
Sandrone.
Sandrone - (Alzandosi a sua volta) Ci vediamo, signora
Maria.
Maria - (Esce guardando Sandrone) Sì, ci vediamo.
Sandrone - (Rimasto solo) Va be’... (Nota il breviario di Don
Eugenio, lo prende e comincia a sfogliarlo, incuriosito, poi si siede e cerca
di leggere e tradurre)
“Miseria meam”… sarebbe a dire: miseria mia… eh sì, è abbondante! (Legge) “Deus secundum magna”: devo
mangiare il secondo… magari! Io non mangio nemmeno il primo, non mangio! (Legge) “mi-si-ricorda-tua”… (Riflette) “mi-si-ricorda-tua”… cosa vuol
dire che si ricorda della mia? (Legge)…
et secundum multitudinem…” (Chiudendo il
breviario) Eh sì, ho mangiato a malapena un uovo sodo, figuriamoci la
moltitudine del secondo, figuriamoci!
Don
Eugenio - (Rientra
dalla chiesa) Sandrone! È già ora della funzione??
Sandrone
- (A voce alta e allarmata, chiudendo il breviario) No, Don Ugenio, è
che ho bisogno d’un vostro consiglio, ho bisogno.
Don
Eugenio - Dimmi pure, stai
calmo però.
Sandrone
- (A voce alta) Appena uscito da qui ho incontrato il mio padrone di
casa e m’ha detto che mi darà lo sfratto, mi darà! e fra una settimana dovrò
prendere baracca e burattini e cavare le tende, dovrò!
Don
Eugenio - Oh, Sant’Anna
aiutateci voi!
Sandrone
- (A voce alta) Dove posso andare adesso? dove posso andare??
Don
Eugenio - T’ho detto tante
volte che quando vuoi puoi venire qui in parrocchia! così faresti casa e
chiesa!
Sandrone
- (A voce alta) No, no, Don Ugenio, io voglio stare da solo, voglio
stare.
Don
Eugenio - Allora potresti
andare nel nuovo Ospizio, lì ti troveresti bene.
Sandrone
- (A voce alta) All’Ospizio? con tutti quei vecchi?? No, no!
Don
Eugenio - Allora cosa vorresti
da me?
Sandrone
- (A voce alta) Io vorrei una casa solo per me, vorrei.
Don
Eugenio - Ah, mi chiedi
niente, Sandrone!
Sandrone
- (Cita sforzandosi di ricordare, a voce alta) “Miseria mea deu
secundu magna mi-si-ricorda-tua”.
Don
Eugenio - Cosa stai
borbottando?... Ah! “Misericordiam tuam”! Eh, sì, Sandrone, (Guardando in cielo) speriamo nella
misericordia Sua perché le vie del Signore sono infinite!
Sandrone
- (A voce alta) Allora avrà anche una via che passa da queste parti,
con una casa per me!
Don
Eugenio - (Disarmato) Speriamo! Comunque, se vengo
a sapere qualcosa te lo dirò, va bene?
Sandrone
- (A voce alta) D’accordo, ma…
Don
Eugenio - Ma…?
Sandrone
- (A voce alta) Ma se io andassi in una casa, andassi… dove non c’è
nessuno, dopo mi manderebbero via, mi manderebbero?
Don
Eugenio - Come sarebbe a dire?
Sandrone
- (A voce alta) Perché… so che c’è una casa dietro le logge del Corso
dove non c’è nessuno, non c’è. È del tutto disabitata, è del tutto.
Don
Eugenio - Sì ma non è tua!
Sandrone
- (A voce alta) Lo so ma io sto zitto! Faccio pianino pianino, faccio!
Ci vado soltanto per dormire, ci vado, soltanto per dormire.
Don
Eugenio - Ah, lo so ma non è
una cosa onesta! poi è pericoloso!
Sandrone
- Al massimo mi
manderanno via, al massimo!
Don
Eugenio - (Allargando le braccia) Cosa vuoi che ti
dica… basta che tu stia attento e che non faccia stupidaggini!
Sandrone
- (A voce alta) Va bene! Allora io vado!
Don
Eugenio - Dove?
Sandrone
- A suonare le campane!
Don
Eugenio - Perché, c’è bisogno
di farlo sapere a tutti?
Sandrone
- No! perché è l’ora
della funzione, è l’ora!
Don
Eugenio - Oh Santa Maria
dell’Arzilla me ne sono dimenticato completamente! Vai a suonarle! svelto!
Sandrone
- (Uscendo) Sì, Don Ugenio.
Don Eugenio - (Preparandosi a celebrare la Messa) Ma guarda te… con tutti questi impicci mi va via la testa! Signore, perdonatemi per il ritardo! (Si sente il suono della campana. Don Eugenio inizia a declamare) In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Introibo ad Altare Dei… (Esce)
Fine del primo atto
Secondo Atto
Sono passati due mesi. Al riaprirsi del sipario la scena è
vuota.
Filomena - (Entra dalla chiesa) Don
Eugenio…
Fosco - (Entra
dall’esterno, stanco per il
lavoro, va a sedersi allungando le gambe sul tavolo) E io sarei venuto qua
per spaccare la legna? (Vede Filomena)
Filomena - (Vezzosa) Voi non siete Don Eugenio…
Fosco - E
ci mancherebbe altro!
Filomena - (C.s.) È vero! che stupida che sono! Don
Eugenio è più…
Fosco - E
no, adesso ti sbagli; il più sono io, Don Eugenio è il meno!
Filomena - Ma
cosa fa qua, un uomo grande e grosso come voi?
Fosco - Hai
ragione, ma quando qualcuno mi chiede una mano, io che sono di buon cuore, gliela
do.
Filomena - Oh,
anche io sono buon cuore e se qualcuno mi chiede qualcosa… gliela do.
Fosco - (Ironico e allusivo) E fai bene a essere
generosa: al mondo una bellezza come te più dà e più riceve!
Filomena - (Lusingata) Grazie, ma a volte si prendono
anche certi cazzotti…!
Fosco - Eh
certo! bisogna fare attenzione!
Filomena - Ma
voi… siete di queste parti? voglio dire: venite spesso qui in parrocchia? perché
mi pare che ci siamo già incrociati.
Fosco - Eh
sì, ci siamo già incrociati ma c’era il prete e te hai preso e te la sei
squagliata!
Filomena - Ah
sì, (Evasiva) mi aveva mandato a fare
penitenza!... (Svenevole) Ma magari ci
si potrebbe anche incontrare per fare, magari, due passi lungo il fiume.
Fosco - Si
potrebbe anche combinare.
Filomena - (Avvicinandosi a Fosco) Quanto mi piacciono,
a me, ‘ste combinazioni…!
Fosco - Come
ti chiami?
Filomena - Mi
chiamo Filomena, e voi?
Fosco - Mi
chiamo Fosco,
Filomena - (S’irrigidisce, spaventata, allontanandosi da
Fosco) Fosco?? Ehi! non sarete, per combinazione, l’uomo di Giuditta??
Fosco - (Si alza, allarmato) Perché? la conosci?
Filomena - Come
non la conosco! Madonna santa! Giuditta è un’amica mia che mi sta imparando un
sacco di cose sulla condizione di nojaltre donne che siamo state sempre
sfruttate dagli uomini perché c’hanno trattato come pezze da piedi e che fra nojaltre
ci dobbiamo rispettare, e che…
Fosco - (La interrompe, ancora allarmato) Basta! basta!
fermati! non voglio sentir più niente!
Filomena - Va
bene, ad ogni modo… per carità, Fosco, non dite niente, a Giuditta, che ci siamo…
parlati.
Fosco - (C.s.) Stai scherzando?? però anche te, mi
raccomando: zitta e mosca!
Filomena - Certo!
mica voglio litigare con una come Giuditta, io!
Fosco - (C.s.) E nemmeno io! e… se ci fosse qua il
prete ti direbbe di andar subito in chiesa a rifare penitenza!
Filomena - Sì,
è giusto, è giusto! ventiquattro Avemarie e dieci Pater Noster. (Esce
correndo verso la chiesa)
Fosco - (Rimasto solo, torna a sedersi nella posizione
iniziale) Accidenti che spaghetto mi sono preso!
(Sandrone entra
dalla chiesa, spazzando, dopo qualche istante entra Orlando, dall’esterno, stanco per il lavoro)
Orlando - Oh,
non ce la faccio più!
Fosco
- Già, sono due
mesi che stiamo con questo prete e non abbiamo fatto altro che romperci la
schiena!
Sandrone
- (Ad alta voce) Si vede che voi non avete mai faticato, non avete.
Orlando
- Comunque, qualcosa
stiamo raccogliendo! (Mette due cartocci
nella credenza).
Sandrone
- (Ad alta voce) E qualcosa andrà anche per i poveri che hanno bisogno
più di noi, che hanno bisogno.
Fosco
- Mm, io voglio
vedere con questi miei occhi se hanno bisogno! se no prendo una scure e faccio
dei ciocchi con la testa loro e con quella del prete!
Orlando
- Stai tranquillo, io
riconosco a vista d’occhio i poveri! La miseria la sento da lontano, io!
Sandrone
- (Ad alta voce) La sento anche io, la sento.
Fosco
- Dov’è il prete?
Sandrone
- (Spazzando si avvicina alla porta che dà alla chiesa) È andato all’ospedale a far visita agli
ammalati, è andato. Dovrebbe tornare fra poco, dovrebbe tornare, Don Eugenio.
Fosco
- Ma Sandrone, mi
spieghi perché ripeti sempre le cose due volte?
Sandrone
- Le cose due volte? cosa
vuol dire che ripeto le cose due volte, che ripeto? Cosa vuol dire?
Fosco
- Va beh, lasciamo
perdere.
(Sandrone
esce verso la chiesa sempre
spazzando)
Martina
- (Si
affaccia. È mesta in volto)
Don Eugenio… (Vede i due) Oh, scusate
(Fa per andarsene).
Orlando
- (Scatta in piedi) Non andate via! Don
Eugenio tornerà presto.
Martina
- (Vergognosa) Ah, no grazie, ripasserò!
Orlando
- No! non andate via.
Martina
- No, devo andare.
Orlando
- Perché dovete
andare?
Martina
- Perché devo andare.
Fosco
- (A Orlando) Deve andare…
Orlando
- (A Martina) Dove dovete andare??
Martina
- A casa.
Orlando
- Non potete aspettare
Don Eugenio qui?
Martina
- (Mesta) No, non è il caso…
Fosco
- (A Orlando, prendendolo in giro) Non è il
caso…
Orlando
- (A Martina) Solamente due minuti.
Martina
- Allora solamente due
minuti.
Fosco
- Ho capito… io
vado a buttarmi due minuti sul letto. (Esce verso le camere).
Orlando
- (A Fosco che sta uscendo) Facciamo
quattro... (A Martina) Io mi chiamo
Orlando.
Martina
- Sì, lo so.
Orlando
- E voi Martina…
Martina
- (Confusa) Sì, lo so.
Orlando
- Cosa?
Martina
- Volevo dire: sì.
Orlando
- E cosa fate,
Martina?
Martina
- Aspetto Don Eugenio.
Orlando
- No, volevo dire
nella vita.
Martina
- Ah, per ora niente
ma mi hanno promesso che forse mi prenderanno a lavorare in filanda.
Orlando
- Sono contento!
Martina
- Grazie, e voi cosa
fate?
Orlando
- Io prima facevo il
bri… cioè…
Martina
- Il bri…?
Orlando
- Chi ha detto il
bri…?
Martina
- L’avete detto voi.
Orlando
- Ah no, volevo dire…
il bra.
Martina
- Il bra?
Orlando
- (Cercando una parola consona) Il bra… il
bracciante.
Martina
- Ah.
Orlando
- Adesso invece lavoro
nell’orto di Carlino di San Pietro. Magari qualche volta ci potremmo vedere…
Martina
- A San Pietro?
Orlando
- No, qui da Don
Eugenio, o da qualche altra parte…
Martina
- (Mesta) Mah, non so… vedremo.
Ubaldo
- (Entrando)
Posso entrare?
Orlando
- (Ad alta voce) Ehi! Orecchia! ti sei
deciso a venire anche te da Don Eugenio??
Ubaldo
- Ancora non so. (Vede Martina) Buongiorno.
Martina
- (Avviandosi) Buongiorno, io vado.
Orlando
- Allora non aspettate
Don Eugenio?
Martina
- No, è una cosa
importante, magari un’altra volta, arrivederci. (Esce)
Orlando
- (Soprappensiero rivolto verso Martina)
Semper.
Ubaldo
- Cosa hai detto?
Orlando
- (Ad alta voce) No, niente, mi sono
sbagliato.
Ubaldo
- Ehi, non è che qui
ti fanno studiare da prete? Io sono allergico all’incenso!
Orlando
- (Ad alta voce) No, no, siamo appena
tornati dall’orto! Pensa che abbiamo fatto una quintalata di legna poi abbiamo
raccolto anche i ravanelli e un po’ di bietola!
Ubaldo
- Di cosa…?
Orlando
- (Ad alta voce) Di bietola!
Ubaldo
- Ah! la bietola mi
piace ma i ravanelli mi rinfacciano.
Orlando
- (Ad alta voce) Orecchia…
Ubaldo
- Eh.
Orlando
- (Indicando la porta con un movimento della
testa, ad alta voce) Quanto mi piace!
Ubaldo
- La bietola?
Orlando
- (Ad alta voce) No, quella ragazza che è
uscita adesso!
Ubaldo
- È uscita con la
bietola?
Orlando
- (Ad alta voce) No! la bietola non c’entra
niente!
Ubaldo
- E i ravanelli?
Orlando
- (Ad alta voce) Orecchia!
Ubaldo
- Eh!
Orlando
- (Ad alta voce) Ma va’ all’inferno!
Don
Eugenio - (Entra parlando tra sé) Eh, Signore mio quanta
sofferenza si deve vedere in questo
mondo… (A Orlando) Oh, siete tornati?
(Vede Ubaldo) e lui chi è?
Orlando
- Lui è il terribile
Ubaldo detto Orecchia!
Don
Eugenio - (A Ubaldo) Ah, tu saresti il terzo
trombone della banda…
Ubaldo
- (Non ha sentito) Come?
Orlando
- Don Eugenio, dovete
parlare ad alta voce, con lui, perché è rimasto un po’ sordo da quando gli è
scoppiato un fucile vicino al ceppo dell’orecchia, ecco perché lo chiamiamo
così.
Don
Eugenio - (A Ubaldo, ad alta voce) Allora sei
venuto anche tu a dare una mano ai tuoi compagni?
Ubaldo
- (Che non ha capito bene) Sì, per me è
compagno ma io non voglio fare il prete e non voglio zappare l’orto!
Don
Eugenio - (Ad alta voce) Vorrà dire che farai
qualcos’altro; cosa sai fare?
Ubaldo
- Niente.
Don
Eugenio - Ecco… è già
qualcosa.
Orlando
- (A Don Eugenio) Lui gioca bene col
pallone, da ragazzo era un fulmine!
Don
Eugenio - Benissimo! allora
tu, Ubaldo, metterai su una squadra di pallone con i ragazzi della parrocchia!
Ubaldo
- Che pannocchia?
Orlando
- (Ad alta voce) Della parrocchia! ha detto
che metterai su una squadra di pallone con i ragazzi della parrocchia!
Ubaldo
- E cosa mi date in
cambio?
Don
Eugenio - (Ad alta voce) Pane e soddisfazione!
Ubaldo
- Ma la soddisfazione
non si spalma sul pane!
Don
Eugenio - No, ma ti riempie lo
stesso!
Ubaldo
- Cosa mi riempie?
Don
Eugenio - (Fa un cenno di tentativo per rispondergli ma
rinuncia ed evita la risposta rivolgendosi ad Orlando) Avete combinato
niente nell’orto?
Orlando
- Sì, ci siamo fatti
un cu…
Don
Eugenio - (Lo interrompe) Come???
Orlando
- … un cumulo di
legna…
Don
Eugenio - Ah!
Orlando
- Poi abbiamo mangiato
qualcosa con Carlino e abbiamo portato i ravanelli e le bietole!
Don
Eugenio - Oh! sono contento! anche
io ho piluccato qualcosa all’ospedale perciò siamo tutti a pancia piena e
possiamo andare a ringraziare il Signore (A
Orlando) con un’o… con un’o…
Orlando
- (Ad alta voce)… razione.
Don
Eugenio - Bravo!
Ubaldo
- Io non ho avuto
nessuna razione, è da ieri che non mangio!
Don
Eugenio - Ecco, allora,
Orlando, dagli i ravanelli…
Ubaldo - (A Don Eugenio) La bietola mi piace ma i ravanelli mi
rinfacciano!
Don
Eugenio - (A Orlando) Portalo
a vedere il campetto dove potrà organizzare le partite con i ragazzi.
Ubaldo
- (A Orlando) Cosa ha detto…?
Orlando
- (Dandogli il sacchetto con i ravanelli. Ad
alta voce) Vieni con me. (Escono entrambi)
Don
Eugenio - (Fra sé) Signore, aiutatemi voi a
sgrezzare un po’ queste pecorelle che sarebbero da prendere a calci nel… “cumulo”! (Guardando
verso la credenza) Certo che due bietole con un filo d’olio e un po’ di
limone… (Bussano alla porta) Ecco,
questo è per il peccato d’ingordigia… Avanti!
Maria
- (Affacciandosi, con aria spaventata)
Posso, Don Eugenio?
Don
Eugenio - Entra, entra, Maria.
Cosa t’è accaduto?
Maria
- Una cosa
spaventosa, Don Eugenio!
Don
Eugenio - Siediti e raccontami
tutto.
Maria
- Una cosa
dell’altro mondo!
Don
Eugenio - Stai calma! riprendi
fiato e dimmi tutto.
Maria
- Voi, Don Eugenio,
dovete venire a portare una benedizione!
Don
Eugenio - Oh, Signore! c’è
qualcuno che ha bisogno dell’Estrema Unzione??
Maria
- No! non è una
persona… è una casa!
Don
Eugenio - (Sospettoso) Come sarebbe a dire… una
casa?
Maria
- Sì!! è ormai una
ventina di giorni che ogni notte, nella casa di fronte alla mia, girovagola…
Don
Eugenio - Come?
Maria
- … girovagogola…
Don
Eugenio - (La corregge)… girovaga!
Maria
- Sì, girovaga… un
fantasma!!
Don
Eugenio - Un fantasma??
Maria
- Sì!! e io credo
che sia una cosa che riguarda il diavolo!!!
Don
Eugenio - (Facendosi velocemente il segno della croce)
Il diavolo??
Maria
- (C.s.) Sì!! o qualcuno molto vicino a
lui!! Dovete sapere che la casa davanti alla mia è disabitata e in quelle
stanze fredde e vuote vedo tutte le notti una specie di anima in pena che
cammina nel buio!
Don
Eugenio - (Che ha già capito.) Una casa disabitata…
eh?
Maria
- Sì! prima lo vedo
in una finestra, dopo poco in un’altra, poi ritorna in quella di prima… sempre
con una candela in mano!
Fosco
- (Compare all’improvviso alle spalle di Maria)
Dov’è Orlando?
Maria
- (Con un sobbalzo) Oh Maria Vergine
Santissima!
Don
Eugenio - Stai tranquilla
Maria! Fosco è selvatico ma non è un fantasma! (A Fosco) “Ravanello” è nel
campetto dietro la chiesa.
Fosco
- Mm. (Esce seguito dallo sguardo impaurito di Maria).
Don
Eugenio - (A Maria) Continua…
Sandrone
- (Entra dalla chiesa con un candeliere della chiesa in mano
attraversando la scena) Buongiorno signora Maria. (Esce dalla parte opposta).
Maria
- (A Sandrone) Buongiorno. (Riprendendo il discorso) È un’ombra
lunga lunga…
Don
Eugenio - (Osservando Sandrone mentre esce) Già…
Maria
- … cammina sempre
avanti e indietro, a volte si allunga, a volte si accorcia…
Don
Eugenio - Mm, e questa casa è
dietro alle logge del Corso?
Maria
- Sì, Don Eugenio,
proprio di fronte alla mia!
Don
Eugenio - (Tra sé, guardando dalla parte in cui è
uscito Sandrone) Devo dirgli qualcosa.
Maria
- Come?
Don
Eugenio - Niente, ti
garantisco, Maria, che non devi avere paura di niente perché lì ci sarà anche
un’anima in pena ma un fantasma no di certo. (Prende una scatolina da un cassetto). Ecco, prendi queste pillole
per la tua anemia, e trovati un marito che non ti faccia vedere più le… ombre,
hai capito?
Maria
- Allora non serve
la benedizione?
Don
Eugenio - Le benedizioni fanno
sempre bene. (La benedice) Vai,
adesso, e pensa a quello che t’ho detto.
Maria
- Sì, Don Eugenio,
grazie… Christus Regnat!
Don Eugenio - Semper.
(Ad alta voce) Sandrone! stammi ‘un
po’ a sentire... (Esce dalla parte in cui è
uscito Sandrone lasciando Maria in scena che si avvia per uscire ma s’imbatte
in Martina che entra con espressione mesta
e impacciata).
Martina - Bongiorno
signora Maria
Maria - Martina!
mamma mia come sei abbacchiata, anche te! Cosa ti succede? pare che ti sia
morto il gatto!
Martina - Ho
bisogno di parlare con Don Eugenio...
Maria - Ora
Don Eugenio è occupato... (La guarda
compassionevole) Hai fame, vero? poverina! stai tranquilla ché Don Eugenio troverà
qualcosa anche per te.
Martina - (Piagnucolando) Non è questione di fame, signora
Maria.
Maria - Ah...
è che vuoi trovare un lavoro, eh? Lo so, tu sei una brava figlia e lo troverai
certamente, non sei come tante che conosco e che hanno deciso di fare… mi
capisci?
Martina - (Piagnucolando) Non è questione di
lavoro, signora Maria, e nemmeno di mignotte.
Maria - (Materna ma curiosa) Ah, allora cosa sono...
affari di cuore? (Maria abbassa la testa)
Non te la prendere, Martina, anch’io sono scompagnata da due anni ma Don
Eugenio m’ha detto che prima o poi arriverà anche per me, e con le sue orazioni
vedrai che rimedieremo tutt’e due! L’importante è conservare dentro di noi una candela
sempre accesa che è la candela della speranza.
Martina - (Mesta, pensando a tutt’altro) Eh, sì, la
speranza…
Maria - Dammi
retta, Martina, non resteremo sole! Te poi sei una bella ragazza e puoi pretendere
anche un signore! (Martina scoppia a
piangere) Ehi, cos’è?? (Accarezzandola)
Non puoi farti vedere così da Don Eugenio! Vieni con me in chiesa, andiamo ad accendere
due candele: io a Santa Francesca Romana e te a San Pasquale e poi andrai a parlare
con Don Eugenio. (Entrambe escono verso la chiesa)
(A
scena vuota entrano, dall’esterno, Fosco, Orlando e Ubaldo)
Fosco
- (A Ubaldo, ad alta voce) Ma allora te, Orecchia,
ci sai fare col pallone!
Ubaldo
- Ah! mi chiamavano
“piede di sguincio” perché segnavo sempre così.
Orlando
- (Ad alta voce) Ma hai voglia di insegnare
a quei ragazzi?
Ubaldo
- Boh, io non ho
tanta pazienza con i bambini. In caso adopererò lo stesso metodo che hanno
adoperato con me.
Fosco
- (Ad alta voce) Sarebbe?
Ubaldo
- Con gli allenamenti
e i calci in culo!
Orlando
- (Ad alta voce) Mi sembra una tecnica
buona!
Fosco
- (A Orlando, mentre Ubaldo si accosta per
sentire) Orlando… ho parlato di questa faccenda del prete anche con la
Diavola…
Orlando
- (A Fosco) Ah! gliel’hai proposto??
Fosco
- Io non le ho
proposto niente, le ho solamente detto che ci siamo imbrogliati in questa
faccenda e se vuole venire a dare un’occhiata anche lei.
Orlando
- E cosa t’ha
risposto?
Fosco
- Mah, anche lei
vede i preti come il fumo negli occhi ma ha detto che è curiosa di vedere e
parlare con qualche donna di queste parti per capire in che condizioni sono.
Sai, lei, com’è strana… adesso s’è messa anche a studiare ed è convinta che le
donne debbano avere gli stessi diritti degli uomini!
Orlando
- Sì, lo so, la
Diavola è sempre stata un po’ strana!
Fosco
- Insomma ha detto
che quando le girava bene sarebbe venuta giù.
Ubaldo
- Ma cosa state
dicendo??
Orlando
- (Ad alta voce) Fosco dice che dovrebbe
venire la Diavola!!
Ubaldo
- Ah! sono contento!!
Don
Eugenio - (Entrando
dalla chiesa) Allora? è tutto a posto?
Orlando
- Abbiamo fatto vedere
il campo a Orecchia.
Don
Eugenio - (A Ubaldo, ad alta voce) Allora? cosa ne
dici?
Ubaldo
- (A Fosco) Te, Fosco, cosa ne dici?
Fosco
- Dovrai decidere
te se stare con i preti o no! Io comincio a rompermi abbastanza!
Ubaldo
- Come?
Martina
- (Si
affaccia) Don Eugenio… ‘giorno signor Orlando…
Orlando
- ‘Giorno signorina
Martina…
Don
Eugenio - (Guarda Martina e Orlando con sospetto)
Martina, entra pure... (La vede triste)
Cosa t’è successo??
Martina
- Dovrei parlarvi…
Don
Eugenio - (Agli altri) Andate via, ragazzi, ci
vediamo più tardi.
Fosco
- (A Don Eugenio, non accettando gli ordini da
un prete) Tu, “Andate via” lo dici a tua sorella! (Tra sé) No, no, basta, basta! (A
Don Eugenio, con arroganza) Prete: io mi sono stufato di te e di questo
cavolo di lavoro! Io non sono nato per zappare la terra o per stare al servizio
dei preti e se voglio mangiare me la so sbrigare in altre maniere!
Martina - Don
Eugenio, io torno domani... (Sta per
andarsene)
Don Eugenio - (La ferma) No, aspetta qui. (A Fosco) Insomma vuoi tornare a rubare?
Fosco - (Lo corregge) A prendere quello che ci spetta!
Don Eugenio - Ma
senza faticare!
Fosco - Ah!
perché tu, invece...? Lo vedo come sudi dalla mattina alla sera...!
Martina - Don
Eugenio, io me ne vado...
Don Eugenio - (A Martina) No, aspetta. (A Fosco) Fosco... ma se non mi fermo mai
un momento...!
Fosco - (Senza ascoltarlo, rivolto agli altri,
perentorio) Andiamo, ragazzi. (A Don
Eugenio) Prete, con noi non c’è niente da fare!
(Fosco e Orlando escono, Orlando esce guardando Martina e lasciando la sua giacca in scena. Ubaldo,
che non ha sentito resta in scena).
Don
Eugenio - (Si accorge di Ubaldo ed alza la voce)
Ubaldo!
Ubaldo
- Eh?
Don
Eugenio - (Ad alta voce) Il tuo capobanda t’ha
detto di andare con lui!
Ubaldo
- Ah, sì. (Esce).
Don
Eugenio - Allora: cosa t’è
successo, Martina?
Martina
- Don Eugenio…
Don
Eugenio - Ecco un’altra che
non mi riconosce! Sì, sono io!
Martina
- Devo dirvi una cosa…
grave.
Don
Eugenio - Ah, e quanto sarebbe
grave, questa cosa?
Martina
- Be’, è una cosa di
una certa gravidanza.
Don
Eugenio - (La corregge, sorridendo) Si dice “di una
certa gravità”.
Martina
- No, no, volevo dire
proprio così, Don Eugenio: “gravidanza”.
Don
Eugenio - Oh, Signore!!!
Martina!!! Ma come è potuto accadere??
Martina
- Eh, lui ha
cominciato a baciarmi, poi…
Don
Eugenio - (La interrompe) Martina!! Non volevo
conoscere i particolari! volevo sapere perché una ragazza come te si è potuta
mettere in un impiccio simile! Santa Camelia aiutateci voi! e chi sarebbe
quello che t’ha fatto una cosa così??
Martina
- Uno.
Don
Eugenio - Uno… Vorrei anche
vedere che fossero stati in due!!
Orlando
- (Entrando)
Scusate, ho lasciato la giacca… (Orlando
e Martina si guardano. Don Eugenio se ne accorge e fa 2 + 2).
Don
Eugenio - (Furioso, verso Orlando che è ignaro di tutto)
Oh brutto… tu, dove vai appoggi il cappello!!!!???
Orlando
– (Inconsapevole) No, la giacca.
Martina
- Don Eugenio…
Don
Eugenio - (A Martina) Tu stai zitta! (A Orlando) Come si fa ad approfittarsi
d’una ragazzina così?? Eh?? E io che t’ho ospitato qui come un figlio!
Martina
- Don Eugenio…
Don
Eugenio - (A Martina) Tu stai zitta! (A Orlando) È questo il ringraziamento??
Io t’ho tolto dalla strada della delinquenza e tu vai a… infilarti in un’
altra??
Orlando
- Don Eugenio…
Don
Eugenio - (A Martina) Tu stai zitta!
Martina
- Ma io non ho
fiatato!
Orlando
- Di cosa mi accusate?
Don
Eugenio - (A Orlando) D’essere stato un fedifrago e
un lazzarone! Spariscimi da davanti agli occhi! ma non andare tanto lontano
perché dovrai assumerti le tue responsabilità, brutto delinquente che non sei
altro!
Orlando
- Ma, Don Eugenio…
Don
Eugenio - (Interrompendolo, perentorio) Via!
Orlando
- Era impossibile che
ci fosse un prete fatto con la grazia! Ma vai a…
Don
Eugenio - Dove??
Orlando
- (Uscendo, confuso e deluso) Dove dico io!
Don
Eugenio - (Torna a rivolgersi a Martina che piange)
Perché? perché, figlia mia??
Giuditta
- (Entrando)
È questa la tana del bacherozzo?
Don
Eugenio - E voi chi siete?
Giuditta
- Sono Giuditta ma
chiamatemi Diavola, compare di Fosco e protettrice dei più deboli!
Don
Eugenio – Ecco, ci mancava la
rivoluzionaria!
Martina
- Io, Don Eugenio,
vado via…
Don
Eugenio - No! tu rimani qui!
Giuditta
- (Inveisce contro Don Eugenio) Ah! oltre
ad essere un pretaccio trattate anche malamente le donne??
Don
Eugenio - (Inveisce contro Giuditta) Chi sei, tu,
per giudicare e condannare senza sapere niente, signora diavola! Se la vuoi
sapere tutta, il tuo compare s’è approfittato di questa povera ragazzina!!
Giuditta
- Chi?? Fosco??
Don
Eugenio - No, Orlando!
Giuditta
- (Ridendo sguaiatamente) Ahahahah! non è
possibile!!
Martina
- Don Eugenio…
Don
Eugenio - Zitta!
Giuditta
- Lasciatela parlare,
invece! (A Martina) Dimmi: è stato
davvero Orlando??
Martina
- No, il signor
Orlando non c’entra niente con questa faccenda!
Giuditta
. Volevo ben dire...
se no gli strappavo le budella con queste mie mani!
Don
Eugenio - (A Martina) Allora chi è stato?
Martina
- (Piangendo) Non lo posso dire!
Don
Eugenio - Perché non puoi
dirlo?
Giuditta
- (Prendendo a cuore la situazione di Martina)
Lascia fare a me, prete. (A Martina)
Senti a me, piccola: se noialtre donne continuiamo a mandare giù magoni e a
sopportare in silenzio i soprusi degli uomini non faremo mai notte! Allora
occorre che noi reagiamo e che ci facciamo sentire! Mi capisci??
Martina
- Sì.
Don
Eugenio - (A Martina) Allora…?
Giuditta
- (A Don Eugenio) Sta’ zitto! (A Martina) Allora…?
Martina
- È uno… sposato!
Don
Eugenio - Oh Signore!!
Giuditta
- Brutta canaglia!
Martina
- Ed è un signore… di
quelli ricchi.
Giuditta
- La razza peggiore!! che
scoppiassero tutti quanti!
(Martina si avvicina a Don Eugenio e gli sussurra il nome).
Don
Eugenio - Oh Madonna Santa!
Martina
- Mi ha abbindolata
con delle moine e dei regalini e io ci sono cascata come una pera cotta! (Piange).
Don
Eugenio - Signorino metteteci
una mano voi!
Giuditta
- Se mi capita sotto
gli metto io, le mani! tutte e due intorno al collo! (A Martina, dolcemente) Come ti chiami?
Martina
- Martina.
Giuditta
- Non devi
preoccuparti così, Martina, vedrai che in qualche maniera risolveremo questa
faccenda.
Don
Eugenio - (Sospettoso) Ah, e in che modo vorreste
risolverla, signora Diavola?
Giuditta
- (A Don Eugenio, con fare combattivo)
Sicuramente aiutando questa povera ragazza e il bambino che deve nascere!
Magari menando anche le mani ma ce la faremo perché dovete sapere, signor
scarafaggio, che noialtre donne abbiamo lo stesso cervello ma molto più cuore
di voialtri uomini e in questa società schifosa pretendiamo di avere gli stessi
diritti di voialtri! È ora di far basta con i soprusi e le discriminazioni!
Viva le suffragette! Viva il nuovo Comitato Femminista!
Martina
- (Tra le lacrime) Brava!
Giuditta
– Grazie!
Martina
- Prego.
Don
Eugenio - (A Martina) Vedi, Martina, la… Diavola,
qui, a suo modo ha ragione, ormai la frittata l’hai fatta e si deve cercare di
risolvere questo problema. (A Giuditta)
Ma senza schiacciare nessuno scarafaggio!
Giuditta
- Questo si vedrà.
Don
Eugenio - Sicché tu saresti
l’amica di Fosco.
Giuditta
- Precisamente, mi ha
detto di venire a dare un’occhiata da queste parti.
Don
Eugenio - Sì ma adesso è
andato via lui… e sbattendo la porta!.
Giuditta
- Io non dipendo da
lui e sono venuta a buttare un occhio lo stesso.
Don
Eugenio - Ho capito, allora
visto che prendi così a cuore i problemi delle altre donne… questo potrebbe
essere un buon lavoro per te da fare qui in parrocchia.
Giuditta
- (Focosa. Rivolta a Don Eugenio) Quando i problemi riguardano le
prevaricazioni e le mascalzonate di voialtri uomini le cose le risolviamo tra
di noialtre, non con la gente come voialtri!
Don
Eugenio - Ecco, stai a vedere
che adesso la colpa è mia.
Giuditta
- Può essere! (A Martina) Vai, Martina, stai tranquilla
e se hai bisogno chiama pure me!
Martina
- Grazie, Giuditta! (A Don Eugenio, uscendo) Christus regnat.
Don
Eugenio - Semper. (A Giuditta
che sta per uscire insieme a Martina, ad alta voce) Insomma a te piace
fare la padrona del vapore!
Giuditta
- (Rientra)
E a voialtri scarafaggi no? Ficcate il naso negli affari di tutti, giudicate,
assolvete, fate e disfate come vi pare… Anche le monache devono dipendere da
voialtri!
Don
Eugenio - Oh! signora satanassa!
Come ti permetti di fare certi discorsi blasfemi senza alcun timor di Dio??
Giuditta - Io
il timor di Dio ce l’ho, è di voialtri scarafaggi che non ho paura! Io non ho
paura né di voi né dei ricchi signoroni che si approfittano delle donne
indifese!
Don Eugenio - Eh,
invece di quelli bisogna proprio aver paura!
Giuditta - Perché
siete dei “puzziglianimi!”
Don Eugenio - (Che
non ha capito) Dei…?
Giuditta - Puzziglianimi!
Ah, ma aspettate un altro po’ e vedrete che se continuano a punzecchiarci, noialtre
donne ci stufiamo ben bene e faremo un subbuglio sociale che voialtri uomini
nemmeno vi sognate! Dovete stare attenti perché (Declama) è più difficile che un fuscello passi per la cruna di un
ago che un ricco si prenda una trave su per…
Don Eugenio - (La interrompe) Diavola!!
Giuditta - E
con questo ho detto tutto! (Uscendo) Addio, bacherozzo!
Don
Eugenio - (Da solo, affranto per il fallimento del suo
progetto e delle sue speranze). Eppure, mi sembrava proprio una bella
pensata. Si vede che doveva andare così. Sarebbe stato troppo bello portare dei
ragazzi sulla retta via e fargli fare del bene alla povera gente in modo che
fossero tutti felici. Ho voluto troppe cose. Speravo di cambiare un po’ alcune
vite e invece: loro sono rimasti una banda di sbandati e io mi ritrovo con ‘una
parrocchiana incinta, una che per solitudine vede i fantasmi e un’altra…
Miserere nobis Domine!
Sandrone
- (Entra) Don Eugenio, le
candele sono quasi finite, sono quasi.
Don
Eugenio - Qui è quasi finito
tutto, caro Sandrone.
Sandrone
- Perché?? è finito
anche il vino, è finito??
Don
Eugenio - A proposito di
candele… hai capito, Sandrone, che non puoi girare per quella casa come
un’anima in pena con una candela in mano?!
Sandrone
- E come faccio a vedere
se non adopero la candela? se non adopero? Se non altro per andare al cesso,
per andare! V’immaginate… fare certe cose a lumi spenti?? ci vorrebbe una
grande attenzione e precisione, ci vorrebbe!!
Don
Eugenio - (Paziente) Lo so, ma c’è pericolo che si
veda!
Sandrone
- Cosa si vede? che sono
al cesso, si vede?
Don
Eugenio - No! si vede che stai
occupando una casa abusivamente! Qualcuno potrebbe accorgersene!
Sandrone
- Chi vuole che mi veda,
chi vuole??
Don
Eugenio - (Alzando gli occhi al cielo) C’è sempre
qualcuno che ci vede, caro Sandrone.
Sandrone
- (Alzando gli occhi al cielo) Questo è vero, Don Eugenio, ma al
Signore cosa importa se sono abusivo?
Don
Eugenio - C’è anche Maria…
Sandrone
- (Preoccupato) Ma la Madonna non guarderebbe mica me!!
Don Eugenio - (Allargando le braccia ormai esasperato)
Allora Sandrone, vai un po’ dove ti pare! (Esce)
Sandrone - (Prende una scopa e inizia a spazzare. Tra sé)
Forse Don Eugenio non intendeva dire “Maria” nel senso della Madonna ma nel
senso della signora “Maria”...
Maria
- (Entra)
È permesso, signor Sandrone? c’è Don Eugenio?
Sandrone
- (Smette di spazzare) Signora Maria! Don Eugenio c’è ma oggi è
intrattabile ed è meglio stargli lontano, è meglio, e anche a me non gira bene
per niente, non gira!
Maria
- Perché, cosa v’è successo?
Sandrone
- (Ad alta voce) Niente… Don Eugenio vuole per forza che venga a
dormire qui, vuole; ma io voglio stare in una casa per conto mio, voglio stare!
Maria
- Perché, non va
bene dove state adesso?
Sandrone
- (Ad alta voce) Don Eugenio non vuole perché dice che la sto
occupando abusivamente, la sto occupando.
Maria
- (Sorpresa) E perché Don Eugenio dice una
cosa così?
Sandrone
- Perché è vero, perché!
Maria
- Ah, ecco, allora
ha ragione lui!
Sandrone
- Parlate bene, voi,
signora Maria, voi una casa ce l’avete, una casa!
Maria
- Ah, questo sì! ed
è anche grande. Troppo…!
Sandrone
- (Interessato) Grande quanto?
Maria
- Oh, ha la sua
bella terrazza, una bella cucina, la sala da pranzo, due camere da letto per i
figli e una più grande… per me.
Sandrone
- (Interessato) Grande come?
Maria
- Oh, ci sta
comodamente il letto matrimoniale con il comò, l’armadio, la toletta e una
poltroncina!
Sandrone
- (Interessato) Ma non avete paura a stare in una casa così grande, a
stare?
Maria
- Be’, a volte sì.
Sandrone
- Io ho sempre sognato,
ho, una casa grande!
Maria
- (Civettuola) Se volete venire a vederla…
Sandrone
- (Galante) La vedrei volentieri, la vedrei.
Maria
- Mi farebbe
piacere, mi farebbe.
Sandrone
- E di preciso dov’è, di
preciso?
Maria
- Sto dietro le
logge del Corso, sto.
Sandrone
- (Avviandosi con Maria) Ah! quando si dice il destino, quando si
dice.
Maria - In
che senso?
Sandrone - Nel
senso che... voi siete vedova, siete, se non sbaglio.
Maria - (Mesta) Eh, no, che non sbagliate, signor
Sandrone.
Sandrone - Anch’io
sono scompagnato, signora Maria. Stando qua in chiesa da una vita ne ho visti
passare tanti, di matrimoni, ne ho visti, ma non ho mai avuto la fortuna di
trovare una ragazza da portare all’altare, da portare! E ormai all’età mia...
Maria - Ma
che state dicendo, signor Sandrone! Siete ancora un uomo gagliardo e robusto! (Vezzosa) Mi ricordo di voi quando
eravate un ragazzino...!
Sandrone - Anch’io
mi ricordo di voi quando eravate una ragazzina e avevate sempre un fiore tra i
capelli, avevate.
Maria - (Lusingata e vezzosa) Ma cosa venite a
tirar fuori, adesso, signor Sandrone?... Ma davvero vi ricordate di quando avevo...
(Si porta la mano tra i capelli)
Sandrone - Certo
che me lo ricordo! Ma avevate anche un marito, avevate...
Maria - È
vero, ma ora... (Sottovoce, come tra sé)
sono due anni, signor Sandrone...
Sandrone - Nun
ho capito, non ho.
Maria - (Più forte) Sono due anni, signor Sandrone!
Sandrone - Ah,
e io... è una vita, signora Maria!
Maria - E
anche se ci sono i figli, la vita mia è vuota come quella casa.
Sandrone - (Avvicinandosi a Maria) E la vita mia è ancora
più vuota perché non ho nemmeno quella!
Maria - (Avvicinando ancora di più il suo viso a
quello di Sandrone) Vogliamo... andare a vederla, Sandrone?
Sandrone - (Quasi a sfiorarle il viso) Magari... Maria!
(Escono guardandosi negli occhi)
Don
Eugenio - (Entra
dalla chiesa, triste e pensieroso,
prende dalla credenzina un tovagliolo e un uovo sodo) Poveretti noi… Non
vedo l’ora che finisca questo secolo! L’anno scorso c’è stata la carestia, poi
il terremoto, quest’anno le sommosse in piazza! Cosa mancherà mai? (Si
accinge a sbucciare l’uovo sodo quando bussano alla porta). Avanti!
Filomena
- (Si affaccia, ha un occhio nero) Posso…?
Don
Eugenio - Filomena!!! O Santa
Flaminia Martire!! Non dirmi che siamo un’altra volta da capo a dodici!! adesso
sarò io a farti nero anche l’altro occhio!!
Filomena
- No, Don Eugenio! non
infierite così su di me! Questa volta non è stato mio marito.
Don
Eugenio - Allora chi è stato??
Filomena
- È stato… Vittorio!
Don
Eugenio - Perché?
Filomena
- Perché sono andata da
lui a dirgli che io voglio stare solamente con mio marito
e lui m’ha fatto questo regalino!... Ma non mi fa male!
Don Eugenio - Certo
che non ti fa male! perché i cazzotti presi da innocente non fanno mai male!
Brava Filomena! anche i nostri Santi Martiri hanno patito per il trionfo del
bene!
Filomena - Anche
loro prendevano i cazzotti??
Don Eugenio - Anche
di più! Hai fatto proprio bene! brava, Filomena! brava! Così si comporta una
brava cristiana! (Combattivo,
rimboccandosi le maniche) Ora va’ a casa ché vado io a fare un discorsetto
con Vittorio! (Esce di corsa).
Filomena - Christus
regnat... (Esce rispondendosi da
sola)... Semper!
(La scena resta vuota per qualche secondo, poi Orlando si affaccia con circospezione)
Orlando
- (Sottovoce, dietro di sé) Orecchia… (Nessuno risponde) Ore… eh, sì, domani! (Grida) Orecchia!!
Ubaldo
- (Affacciandosi
vicino a lui) Oh.
Orlando
- (Ad alta voce) Non c’è nessuno, possiamo
entrare.
Ubaldo
- Risento subito la
puzza di incenso!
Orlando - Ubaldo,
se l’incenso ti fa venire il travaglio possiamo anche rinunciare a questa idea.
Ubaldo - Ma
se siamo stati una notte intera a parlare di questa cosa...! Adesso ci
ripensiamo?
Orlando - (Sottovoce) Ma sei te che stai facendo
tante storie!
Ubaldo - Cosa...?
Orlando
- (Alza la voce) Insomma, sei sicuro di
quello che abbiamo deciso di fare?
Ubaldo
- Sì!
Orlando
- Guarda che dopo
quello che è fatto è fatto!
Ubaldo
- Certo!
Orlando
- (Sottovoce) Allora vai e fai come t’ho
detto.
Ubaldo
- Come?
Orlando
- Porca vacca non
posso urlare! (Gli parla attaccato all’Orecchia)
Vai e fai come t’ho detto io!
Ubaldo
- Ah, sì. (Esce incrociando Martina che entra).
Martina
- (Sorpresa) Signor Orlando! cosa fate qui?
Orlando
- Martina! e voi cosa
fate qui?
Martina
- Io aspetto.
Orlando
- Chi?
Martina
- (Indicando mestamente la pancia) Eh…
Orlando
- Ah!
Martina
- Già, ormai è andata
così…
Orlando
- Già, ormai è andata
così… Comunque, ha ragione Giuditta.
Martina
- Su cosa?
Orlando
- Be’, se quel
mascalzone non vuole sapere niente dovrete cavarvela da sola.
Martina
- Credo proprio di sì.
Orlando
- Già, ormai è andata
così…
Martina
- Già, ormai è andata
così…
Orlando
- Martina…
Martina
- Sì?
Orlando
- Comunque se voi
voleste…
Martina
- Cosa?
Orlando
- Volevo dire… se
voleste una mano da me, io sarei contento di aiutarvi.
Martina
- In che modo?
Orlando
- Restando vicino a
voi.
Martina
- Guardate che mi
potete dare anche del tu.
Orlando
- Infatti ti stavo
dando del tu…
Martina
- Ma avete detto:
“voi”!
Orlando
- Appunto: con… con
voi due.
Martina
- Orlando…
Orlando
- Martina… (L’abbraccia).
Martina - Perché
stai facendo questo per me?
Orlando - Perché...
ti voglio bene, Martina, poi sono stufo di fare il bri...
Martina - (Lo interrompe) Tu nun sei mai stato un
brigante perché sei troppo buono.
Orlando - L’avevi
capito che facevo il...
Martina - Eh
sì.
Orlando - Comunque
ti ringrazio, Martina, anche te sei troppo... buona.
Martina - Ma
cosa sei venuto a fare qua da Don Eugenio?
Orlando - Proprio
per questo: perché sono troppo buono e non mi va più di stare al servizio di
Fosco che sta al servizio della Diavola, di andare in giro a spaventare la povera
gente per rimediare un tozzo di pane.
Martina - Hai
ragione!
Orlando - Insomma
io e Ubaldo abbiamo deciso di lasciare questa vita da briganti e tornare a lavorare
onestamente.
Martina - (Avviandosi) Allora vieni con me ad
accendere una candela di ringraziamento per San Pasquale.
Orlando - E
chi è?
Martina - Il
protettore de le ragazze... da marito. (Escono verso la chiesa)
(La
scena resta vuota per qualche secondo)
Sandrone
- (Entrando dall’esterno insieme a
Maria, ad alta voce) Don
Eugenio!... Don Eugenio!
Maria
- Sarà il caso di
dirglielo subito?
Sandrone
- Certamente! però tu
devi esserne sicura, però.
Maria
- Io ne sono
sicura, ne sono… e tu??
Sandrone
- Anche io. Allora non
c’è niente di male, non c’è! (Chiama)
Don Eugenio!
Don
Eugenio - (Entra
dalla chiesa, battagliero, con le
maniche ancora rimboccate. Tra sé) E anche Vittorio è sistemato! (Vede Sandrone) Sandrone, Maria…
Sandrone
- (Ad alta voce) Vi devo dire una cosa importante, vi devo dire!
Don
Eugenio - Dì pure, Sandrone.
Sandrone
- Non sono pió abusivo,
non sono!
Don
Eugenio - Come sarebbe a dire?
Sandrone
- (Ad alta voce) Ho trovato una casa, ho trovato! E non è disabitata,
non è!
Don
Eugenio - Spiegati meglio.
Sandrone
- La signora Maria, qui…
Don
Eugenio - (Guarda tutti e due e lo interrompe,
allarmato) Non mi dire più niente che ho capito tutto!! ho capito tutto!! (Si altera) Ma figli miei! Questo è un
concubinaggio!
Maria - No,
no! non abbiamo
concombinato niente di male, non abbiamo!
Don
Eugenio - Voglio dire che
vivere sotto lo stesso tetto senza essere sposati è peccato mortale!
Sandrone
- Ah! ma io e la signora
Maria abbiamo parlato anche di questo, abbiamo parlato!
Don
Eugenio - E…?
Sandrone
- Eh! io sono solo,
sono…
Maria
- Anche io sono
sola, sono…
Don
Eugenio - Ragazzi, tagliate
corto, tagliate!!
Sandrone
- Insomma, avremmo
pensato di sposarci, avremmo! Con la vostra benedizione!
Don
Eugenio - Oh! Dio sia lodato! almeno
una cosa che va per il verso giusto! (Benedicendoli)
Bravi, ragazzi! Certo che avete la mia benedizione!
Sandrone
- (Uscendo) Grazie, Don
Eugenio!!
Maria
- (Uscendo)
Grazie, Don Eugenio!!
Don
Eugenio - (Tra sé) Perché non ci ho pensato prima?
Mi sembrano fatti davvero l’uno per l’altro. Eeeh, se tutto combaciasse sempre
così!!
(Orlando compare
sulla porta di fondo insieme ad Ubaldo,
Orlando è orgoglioso ma piuttosto impacciato).
Don
Eugenio - E voi cosa volete?
Ubaldo
- (A Orlando) Cosa dice…?
Orlando
– (A Ubaldo) ‘Spetta… (A Don
Eugenio, tra lo spavaldo e il rispettoso) Voi mi avete giudicato male, Don
Eugenio.
Don
Eugenio - Sì, è vero, Orlando,
e ti chiedo scusa, ma tu mi avevi mandato a… insomma, dove dicevi tu!
Ubaldo
- (A Orlando) Cosa dice…?
Orlando
- (A Ubaldo) ‘Spetta… (A Don Eugenio) Sì, è
vero, Don Eugenio, e vi chiedo scusa ma voi avete dato un giudizio affrettato!
Don
Eugenio - Sì, è vero, Orlando,
ma avevo notato certe occhiate tra te e Martina che mi avevano fatto pensare
male.
Ubaldo
- (A Orlando) Cosa dice…?
Orlando
- (A Ubaldo) ‘Spetta… (A Don Eugenio) Sì, è
vero, Don Eugenio, ma solo perché a me Martina piace molto, anche se ha
sbagliato.
Don
Eugenio - Sì, è vero, Orlando,
tutti quanti possiamo sbagliare ma noi, del nostro sbaglio non ci ricorderemo
più, fra nove mesi!
Ubaldo
- (A Orlando) Cosa dice…?
Orlando
- (A Ubaldo) ‘Spetta… (A Don Eugenio) Sì, è
vero, Don Eugenio, ma non bisogna condannarla per questo.
Don
Eugenio - Sì, è vero, Orlando,
perché Martina è una ragazzina cresciuta da sola, tra la miseria e l’ignoranza…
e io ce l’ho con quel farabutto delinquente e purtroppo non ci posso fare
niente!
Ubaldo
- (A Orlando) Cosa dice…?
Orlando
- (A Ubaldo) ‘Spetta… (A Don Eugenio) È vero, Don Eugenio?
Don
Eugenio - Cosa?!
Orlando
- È proprio un pezzo
grosso?
Don
Eugenio - Sì! troppo per le
mie possibilità! (Ad alta voce, facendo un gesto che Ubaldo interpreta
diretto a lui) Che gli venisse un accidente!
Ubaldo
- Ma che venisse a
te!
Orlando
- (A Ubaldo) ‘Spetta! non sta dicendo a
te!! (A Don Eugenio) Allora posso
dire che anche tra gli scarafaggi ci sono delle personcine a modo!
Don
Eugenio - Grazie! ma alla
fine: cosa vorreste da me?
Orlando
- Be’, io e Orecchia
avremmo deciso di restare qui con voi. (A
Ubaldo, ad alta voce) È vero, Orecchia?
Ubaldo
- (Arrabbiato) Se non mi dite di cosa
parlate…!
Orlando
- (A Ubaldo, ad alta voce ed alterata) Vuoi
allenare quei ragazzi, sì o no?
Ubaldo
- Sì, sì, ho appena
parlato con loro e metterò su uno squadrone di campioni con due pa…
Don
Eugenio - (Lo interrompe, ad alta voce) Eh?!!
Ubaldo
- (Si riprende) Con due partite solamente!
Orlando
- (A Don Eugenio) E io vorrei continuare a
lavorare qui… insieme a Martina.
Don
Eugenio - Ma le vuoi bene
davvero?
Orlando
- Sì, Don Eugenio.
Don
Eugenio - (Rivolto al cielo) Sia lodato il Signore!
(Fosco e Giuditta compaiono
all’entrata di fondo in tutta la
loro presenza scenica)
Fosco
- Amen!
Don
Eugenio - E voi?? siete
tornati per fare manbassa??
Giuditta
- Ci sarebbe da fare
manbassa tra gli scarafaggi?
Don
Eugenio - Allora cosa volete? gente
senza Dio!
Fosco
- Prete: Io e la
Diavola ci siamo riuniti, abbiamo ragionato e ho deciso…
(Entrano
anche Martina e Filomena).
Giuditta - …
Abbiamo deciso di stare da voialtri a darvi una mano ma le decisioni si
dovranno prendere insieme: noialtre donne comprese! (A Martina e Filomena) È giusto?
Martina - Sì,
Diavola.
Filomena - È
giusto!
Don Eugenio - (A Filomena) E te cosa c’entri?
Filomena - La
Diavola mi ha finalmente aperto gli occhi!
Don Eugenio - (A Filomena) Beh, con quelle quattro sberle
vedevi poco sì!
Fosco - Sì,
però…
Giuditta - (A Fosco) Te stai zitto! (Continua) Perché noialtre donne siamo
stufe di sopportare le decisioni di voialtri uomini! (A Martina e Filomena) Giusto?
Martina - Sì,
Diavola.
Filomena - È
giusto!
Orlando - Sì,
però…
Martina - (A Orlando) Stai zitto! (Con fervore) Perché noialtre donne siamo
capaci…
Filomena - …di
fare le stesse cose che fanno gli uomini! (A
Giuditta) Giusto?
Giuditta - Sì,
Filomena!
Ubaldo - Come?
Giuditta - (A Ubaldo) Te stai zitto! E perché gli uomini
sono tutti della stessa razzaccia e non c’è da fidarsi per niente di loro! (A Martina e Filomena) Giusto?
Martina - Sì,
Diavola!
Filomena - Giustissimo!
Don Eugenio - Sì,
però…
Giuditta - (A Don Eugenio) Eh…??
Don Eugenio - Volevo
dire: sì, mi va bene, è giusto anche questo, però io ti vorrei chiamare
Giuditta e non Diavola!
Giuditta - Questo
ve lo posso concedere… Eugenio.
Don Eugenio - Meno
male!
Sandrone - (Entra
con Maria al fianco)
Fosco - Allora
siete d’accordo con la mia…
Giuditta - (Lo interrompe bruscamente)… la nostra!
Fosco - (Si corregge) …con la nostra decisione?
Sandrone - Don
Ugenio…
Don Eugenio - (A Sandrone) Aspetta un momento. (A Fosco) Certo che sono d’accordo! Certamente!
metteremo su una comunità che sarà d’aiuto a tanta povera gente che cercheremo
di rendere più felice!
Sandrone - Don
Ugenio…
Don Eugenio - (A Sandrone) Aspetta un momento. (Si esalta) I nostri sforzi comuni potranno
alleviare i patimenti, risolvere i problemi grandi e piccoli e così diventeremo
un punto di riferimento per tutti i parrocchiani! e anche noi saremo…
Sandrone - Don
Ugenio, io non vorrei dire ma…
Don Eugenio - Cosa
c’è, Sandrone?
Sandrone - È
passata l’ora della funzione, è passata.
Don Eugenio - (Allarmato) Oh Signore! e me lo dici adesso??
(Indossando la stola) Va’ subito a suonare
le campane!... e suonale con tutta la forza che hai perché ci devono sentire
fino a lassù!!
Tutti – Amen!
Ubaldo - (Che non ha sentito) Come?
Don Eugenio - In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Introibo ad Altare
Dei… (Esce, seguito da tutti
tranne che Ubaldo che non ha sentito niente, mentre, al suono delle campane, si
chiude il
Sipario)
I personaggi e i loro accadimenti
sono puro frutto della fantasia dell’autore. Realmente accaduti sono solamente
i fatti storici citati da Don Eugenio.
Arredi di scena per “Quattro briganti
– 1898”
Un
fagotto con tre uova sode più un altro uovo sodo
Un
fagotto con un po’ d’insalata
Un
libro di preghiere
Un
piatto
Una
ciotola per l’insalata
Un
tovagliolo
Una boccetta con un po’ d’olio
Una caraffa con un po’ di vino
Un barattolino con del sale
Un cartoccio con ravanelli
Un cartoccio con bietole
Una scatolina per i glomeruli
Una scopa
Santa Francesca Romana è la Santa protettrice delle vedove.
San Girolamo Emiliani è il Santo protettore degli orfani.
Sant’Anna è la Santa Ausiliatrice contro la miseria.
Santa Camelia è la Santa protettrice della maternità.
Santa Flaminia è la Santa protettrice degli occhi
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