Ass.ne Teatrale " Le ombre" di Pesaro
Teatro Accademia di Pesaro
La mina vagante
(quarcòsa è cambiato in
lui)
due atti
di
Paolo Cappelloni
Personaggi:
Federico
Marta (moglie di Federico)
Oreste (fratello di Federico)
Gemma (moglie di Oreste)
Mariangela (domestica)
Il medico
Primo atto
La scena
rappresenta un salotto ben arredato che dimostra una certa agiatezza del suo
proprietario. Ci sono uscite a destra e a sinistra della scena.
All'aprirsi del
sipario entrerà in scena Oreste, è in giacca da camera di buona
fattura ed ha in mano una tazzina di caffè che si metterà a degustare, seduto
sul divano, davanti al tavolino da fumo, quindi entrerà Marta, in una
lussuosa veste da camera, e si siederà, alquanto stanca, vicino ad Oreste.
Oreste - Buongiorno, Marta.
Marta - Speriamo che lo sia.
Oreste - Com'è andata, stanotte?
Marta - Male, Oreste, malissimo! Hai
presente il comizio che ha tenuto ieri sera sulla musica leggera italiana degli
ultimi ottant'anni?
Oreste - Ah, sì.
Marta - Beh, questa notte è passato alla
fase di esemplificazione pratica e non ha fatto altro che canticchiare. Non mi
ha fatto chiudere occhio!
Oreste - Ha... canticchiato?
Marta - Sì!! Si è ripassato tutto il
repertorio degli anni '30 e '40. Da "Pippo non lo sa" a "Tulli
Tulli pan" a "Signorinella pallida". Una cosa da non credere!
Io, Oreste, non ce la faccio più!
Oreste - Cara Marta, occorrerà avere
pazienza. Il medico dice che il suo è uno stato passeggero, un piccolo
esaurimento che può capitare a tutti.
Marta - A tutti non credo proprio! Io non
mi vedo sicuramente capace di fare il menestrello in piena notte!
Oreste - Mah, che cosa ci vuoi fare, mia
cara. Il medico dice anche che questa sua attuale condizione è dovuta
soprattutto allo stress provocato da una forte tensione sul lavoro; una
situazione emotiva per la quale, a voler essere sinceri, noi non possiamo dire
niente.
Marta - Oh, certo che tu non sarai mai
afflitto da stress per eccessivo lavoro!
Oreste - Perché io sono un artista,
carissima, e il mio lavoro è creare! E cosa c’è di più affascinante e appagante
che concretizzare la propria fantasia? Tu, al contrario, sei sicuramente un
soggetto a rischio perché sai che ci si può facilissimamente stressare proprio
per la ragione opposta, ovverossia per l'ozio eccessivo.
Marta - Ah! Senti un po' da che pulpito
viene la predica! Sta parlando il lavoratore indefesso! Vediamo di non
tergiversare e di tornare al problema di Federico: Vedi, Oreste: non è tanto il
fatto del canto, che mi preoccupa, quanto quel suo sguardo, quell'atteggiamento
che ha assunto negli ultimi tempi, che mi sconcerta ed allarma, e che me lo fa
vedere come una minaccia incombente, come... come una mina vagante che può
esplodere da un momento all'altro!
Oreste - Che cosa intendi dire?
Marta - Intendo dire che quel suo modo di
guardare rivela un qualcosa di deviato e di ben più radicato di un semplice
esaurimento nervoso.
Oreste - Ora non esageriamo e non andiamo
ad inventare in mio fratello delle fantomatiche tare ereditarie che, ti
garantisco, non ci sono proprio!
Marta - Non volevo assolutamente fare
insinuazioni del genere ma fatto sta che quei suoi occhi, ora fanciulleschi,
ora crudelmente indagatori, mi danno angoscia e mi fanno a volte paura.
Gemma – (Entra. È già vestita ed è pacchianamente elegante) Bongiorno.
Marta - Buongiorno, Gemma.
Gemma - Si è alzato... lui?
Marta - Ancora no, si starà ancora
riposando dal concerto di questa notte.
Gemma - Quale concerto?
Oreste - Dice Marta che ha passato la
notte cantando.
Gemma Canzoni
degli anni '30 e '40, suppongo.
Marta - Come fai a saperlo?
Gemma - Beh, ieri sera mi chiedeva notizie
del trio Lescano e si è tanto incacchiato con me perché non ricordavo le parole
di quella canzone che fa "Non ti scordar di un bacio a mezzanotte"...
Oreste - Poteva chiederlo a me... (Canticchia) "Se c'è la luna non ti
fidar..."
Marta - Oreste!! Per favore! Non è
proprio il caso! Ecco, è anche questo che mi impressiona: questa sua forma
maniacale.
Oreste - (Evidenziando l'esagerazione dell'espressione usata da Marta) Ma va'
là... maniacale!
Marta - Sì, caro mio, maniacale! Una
mania che si nota chiaramente nelle sue fissazioni che cambiano continuamente!
Gemma - Ad ogni modo io sono convinta che a
Federico farebbe bene una bella vacanza! Niente di impegnativo eh! Una cosa
tranquilla, rilassativa...
Marta - (Neutra) Si dice “rilassante”, Gemma.
Gemma - Sì, insomma è un fatto pissicologico
e un po’ di svago in un posto diverso dal suo ambiente potrebbe dare una
rippezzata alla sua pissìche.
Oreste - (Sussiegoso) Si dice “psiche”, Gemma.
Gemma - Ecco, quella.
Marta - Comunque sì, potrebbe essere una
soluzione, ma vai a smuoverlo tu! Lui dice che sta benissimo e che non ha
bisogno né di cure né di cambiamenti d'aria! Dice di essere in ottima forma! (Si alza) Ah, proprio a me doveva
capitare una cosa simile, da Federico, poi! Un uomo che è stato sempre
razionale, preciso, logico, tutto d'un pezzo! Proprio non me l'aspettavo! (Grida) Mariangela!! E agli amici, quando
mi chiederanno come sta, cosa dovrò rispondere? Perché, probabilmente, prima o
poi si accorgeranno anche gli estranei, di questa sua... mutazione! (Grida) Mariangela!!
Mariangela - (Entrando) Dica, signora.
Marta - Portami un caffè.
Mariangela - Subito signora.
Gemma - (Acida)
Anche a me, con un cucchiarino di zucchero... anzi no, mettimi una bustina di
dolcificante alla zuccarina.
Mariangela - Certo, signora. (Sta per uscire)
Marta - Ah! Mariangela!
Mariangela - Dica, signora.
Marta - Si è alzato, il signore?
Mariangela - Sì, signora, è in giardino.
Marta - In giardino? E che sta facendo?
Mariangela - Non so, signora, l'ho solo intravisto
passeggiare con in mano un mazzolino di fiori, ah sì, stava declamando quella
poesia che fa: "l'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde
melograno dai bei vermigli fior, nel muto orto solingo..." e così via
Marta - Va bene, vai pure. (Mariangela
esce) Sentite? Un mazzolino di fiori!
Gemma - L'orto solingo! (Ci ripensa e si rivolge ad Oreste)
Oreste... adesso come adesso mi sfugge il significato di “solingo”...
Oreste - (A Gemma, sempre con sussiego) Significa “solitario”
Gemma - Ah, ecco, ce l’avevo sulla punta
della lingua.
Oreste - Federico ha sempre avuto, in
fondo, un animo gentile, come me, del resto. Ricordo che da bambino gli
piacevano tanto i non ti scordar di me! Ricordate la canzone? (Canta) Non ti scordar di me (Marta
esce indispettita) La vita mia legata è a te!
Gemma - Oreste piantala di fare il giullare
come sempre!
Oreste - Mah, in fin dei conti non capisco
proprio perché si debba fare un dramma per il fatto che Federico ha un leggero
esaurimento!
Gemma - (Sottovoce)
Perché, caro Oreste, qui siamo tutti convinti, a parte questo nuovo dottore e
te, che se è un esaurimento non è leggero per niente e tutti supponiamo che sia
qualcosa di più peggio! Ma tu ti rendi conto di quello che potrebbe comportare
questa seconda supposta?
Oreste - Che cosa potrebbe comportare?
Gemma - Ah, non ci sei ancora arrivato? (Sottovoce) Non ti rendi conto per niente
per niente di chi ci permette di avere questo tipo di vita? Sei forse tu con la
vendita dei tuoi quadri che negli ultimi anni ti han fatto guadambiare sì e no
500 euri grazie all’indurgènza e alla carità di qualche amico della tua stessa
razza? Non pensi mai a chi ci dà da mangiare, da vestire e compagnia bella?
Mariangela - (Entra con il caffè che serve sul tavolinetto) La signora non c’è?
Gemma - No, si è aritirata pròpio adesso.
Mariangela - Con permesso. (Lascia una tazzina sul tavolo ed esce
dalla parte opposta con il vassoio e l'altra tazzina).
Gemma - Eh! Oreste, Oreste! (Sottovoce) Se Federico non produce, non
guadambia! Lo capisci, questo? E se lui non guadambia, tu dovrai pitturare
qualcosa almeno come il "Il diluvio universale"...
Oreste - (La corregge)... “Il giudizio universale”!
Gemma - Eh, “Il giudizio universale” per
continuare a campare così! E non ti dico cosa dovrebbe fare Marta, con quello
che è abituata a spendere e a spandere! (Beve
il caffè)
Oreste - Stai tranquilla, Gemma, perché
prima o poi produrrò anch'io il mio capolavoro, il quadro che strabilierà la
critica! Che verrà esposto nelle migliori gallerie del mondo! E dopo, sai, una
volta sfondato...
Gemma - Oh, sì sì, prima o dopo... una volta
sfondato... ancora qualche anno... ma fammi il piacere, Oreste! È da quando ci
siamo sposati che vai avanti con questa manfrina!
Oreste - E poi, se proprio vuoi parlare
della vil moneta, ricordati che Federico potrebbe stare anni senza lavorare,
usufruendo solo degli interessi di quello che possiede! Figuriamoci!
Gemma - Mm, voglio proprio vedere chi può
metter mano su quei soldi! Nemmeno Marta che è sua moglie può toccare un euro
senza il suo permesso! Nun se move baiocco che Federico non voglia! Eh, mio
caro Oreste, se le cose continuano così mi sa che qui butta male per tutti
quanti! (Si avvia).
Oreste - (Seguendola) Eh, quanto sei pessimista! Supponiamo pure: anche se
tutto andasse male, ma proprio male male che dovesse andare... ti metterai a
lavorare! (Esce con Gemma)
Mariangela - (Entra con un vasetto contenente dei fiori e un po’ di cicoria e lo pone sul
tavolinetto, quindi esce)
Marta - (Entra. E' ancora in veste da camera, attraversa in fretta la scena ed esce dalla parte opposta) Mariangela!
Mariangela! Dov'è il mio beauty case?!
Mariangela - (Facendo,
in fretta, lo stesso percorso di Marta) E' sopra la sua toilette, signora,
(Ad alta voce) sotto le sue calze
contenitive! (Esce)
Gemma - (Entra e grida) Mariangela! Mariangela! Dove hai messo il mio Chanel nùmmero
5?
Mariangela - (Entra di corsa) È al solito posto, signora, nel cassetto n.6, fra la
crema antirughe e quella antismagliature!
Gemma - E allora vallo a pigliare! Devo fare
tutto io in questa casa? (Mariangela si
avvia ma Gemma la richiama) Ah, Mariangela...
Mariangela - Sì, signora?
Gemma - Trovami anche un mazzo di carte e
portamelo in veranda, mi metterò a fare un... solingo. (Esce)
Mariangela - Subito signora. (Esce)
Oreste - (Entra con il suo peraltro abituale passo
flemmatico e si ferma a riflettere) Gemma ha in parte ragione... devo
assolutamente trovare l’ispirazione per un‘opera che mi dia fama, gloria e
compensi tangibili. Ma chi, chi mi può dare questo sublime impulso per un
quadro estatico e conturbante allo stesso tempo? (Entra Mariangela e attraversa la scena con passo ormai
stanco. Oreste la segue con lo sguardo finché non sta per uscire) Mariangela...
Mariangela - Dica, signore.
Oreste - Chiamami Oreste!
Mariangela - Sì, sign... sì, Oreste.
Oreste - Fatti osservare, Mariangela.
Girati un po'... Sì! sì!! Perfetto! Ma come ho fatto a non accorgermene prima?!
Come mai non mi è mai caduto l'occhio su questa piccola musa? Ecco
l'ispirazione che andavo cercando! Mariangela!
Mariangela - Mi dica...
Oreste - No, dicevo: Mariangela! Questo
giovane fiorellino di campo, deliziosa, fragile creatura che contiene in sé
tutta la grazia ma anche tutta la prorompente femminea forza passionale! Cara,
che ne diresti di posare per il mio prossimo quadro?
Mariangela - (Poco
convinta) Mah...
Oreste - (Guardandola, ispirato) Indugi, mia cara?
Mariangela - Cosa faccio...?
Oreste - Sai: ti vorrei ritrarre spoglia
di ogni sovrastruttura, disadorna, senza fronzoli e orpelli, oserei dire:
adamitica!
Mariangela - Mi scusi ma non ho capito.
Oreste - Ma come non hai capito?! Il
ritratto che intendo farti dovrebbe rivelare la tua intima essenza! Hai
presente la “Venere” del Botticelli?
Mariangela - No.
Oreste
- “Le déjeuner sur l'herbe” di Manet?
Mariangela - Nemmeno.
Oreste - Non fa niente, piccola cara,
t’introdurrò io alle delizie dell’arte pittorica... (La conduce fuori scena)
La scena rimane
vuota per qualche secondo quindi entra
Federico con un vecchio e logoro completo; ha un atteggiamento a tratti
serafico ma con movimenti che ricordano l'espressione "mina vagante"
pronunciata da Marta; gira per il salotto osservandone ogni mobile, ogni minimo
particolare come se fosse in un ambiente per lui completamente nuovo. Ha sul
volto un'espressione di disgusto. Ad un certo punto nota un vaso che fa da
soprammobile, lo scruta, lo prende in mano, lo alza e lo fa cadere in terra
mandandolo in mille pezzi, con espressione furbesca che tramuta subito in un
atteggiamento dispiaciuto appena entra
Marta.
Federico - Oh! Oh!
Marta - Federico! Ma che cosa mi combini?
Come hai fatto a rompere questo vaso?
Federico - Inciampato!!
Marta - Ma devi stare attento, Federico!
Sono oggetti di valore, questi! Mariangela!
Federico - (Rifacendole
il verso) Mariangela!!
Mariangela - (Entrando, un po' spettinata e col fiato grosso) Dica, signora.
Marta - Vieni a scopare di qua, che si è
rotto un vaso!
Mariangela - Subito, signora. (Esce)
(Nel frattempo,
Federico ha raccolto alcuni frammenti del vaso e cerca di riattaccarli
spuntando sui bordi)
Marta - Federico! Ma come devo fare con
te? Cosa posso fare per farti tornare... normale?
Federico - Ma io sono normale, mia campagnola
bella!... Tu sei la reginella! Negli occhi tuoi c'è il sole, c'è il colore (Canticchia tra sé) delle viole, delle
valli tutte in fior!
Marta - Ma ti rendi conto, Federico, che
da qualche giorno non sei più tu? Che stanotte, per esempio, non mi hai mai
fatto dormire perché hai sempre cantato!
Federico - (Smette
di canticchiare e la guarda con un lampo di vivace crudeltà negli occhi)
Che cosa ho cantato?
(Entra
Mariangela e si mette a spazzare
il vaso rotto)
Marta - Mah...
Federico - (Insiste)
Che cosa ho cantato? Che cosa ho cantato?? (Estrae
un taccuino e prende appunti)
Marta - Ecco, hai cantato... "Pippo
non lo sa"...
Federico - Che quando passa ride tutta la città?
E' così?
Marta - Sì.
Federico - E poi?
Marta – E poi...
Federico - Sì??
Marta - "Signorinella pallida".
Federico - Dolce dirimpettaia del quarto piano?
Marta - (Dolcemente) No, del quinto piano.
Federico - (Con
feroce severità negli occhi) Del quarto!!
Marta - No, Federico, la dirimpettaia è
del quinto.
Federico - La dirimpettaia è del quarto! Mariangela!
Di che piano è la dirimpettaia?
Mariangela - Veramente non...
Federico - Hai sentito? È del quarto! E se
insisti la faccio venire giù così te lo dice lei stessa, a che piano sta! (Si tranquillizza) Bene, e ho cantato
anche "Vipera sul braccio di colei"?
Marta - (Un po' spazientita) Credo di sì.
Federico - Benissimo! Credevo di averla
dimenticata!
Marta - (A Mariangela) Hai finito con quei cocci?
Mariangela - Sì, Signora, ho fatto. (Sta per andarsene)
Federico - (Facendo
il verso alla moglie) Mariangela!
Mariangela - Sì, Signore.
Federico - (C.s.)
Hai finito con quei cocci?
Mariangela - Certo, Signore.
Federico - (C.s.)
Bene, puoi andare.
Mariangela - (Uscendo) Sì, Signore.
Federico - (A
Marta) E tu, mia campagnola bella, non ti permettere più di ridicolizzarmi
davanti alla servitù!
Marta - (Sconcertata) Ma quando mai ti ho...
Federico - (Si
altera) Non ti permettere più di ridicolizzarmi davanti alla servitù! (Si accorge della rima e, felice, ne crea un
motivetto che canticchia) E tu, e tu.../ non ti permetter più/ di
ridicolizzarmi/ davanti alla servitù... Capito?? (Esce saltellando mentre Marta si mette le mani fra i capelli)
Marta - Io non ce la faccio più!
Gemma - (Entrando) Che è assuccesso?
Marta - Niente, niente... anzi, tutto,
tutto! La situazione è diventata ormai insostenibile! Farmi fare certe figure
anche davanti alla servitù! Non glielo permetterò mai più! Davanti alla
servitù! (Si accorge della rima ed ha un
gesto di stizza) Accidenti a lui! Quello farà diventare matta anche me!
Gemma
- Abbiamo pròpio bisogno anche
noi di svariarci un po’, cara Marta!
Marta
- Hai proprio ragione,
Gemma. (Sognante) Dovremmo andarcene
per un mesetto in una bella beauty farm!
Gemma
- (C.s.) Ah! Sarebbe davvero una mano santa stare un po’ a la larga da
tutta questa caciara!... Un bel Centro Benessere dove potremmo fare la sauna...
Marta
- (C.s.)... eh sì... il bagno turco...
Gemma
- No, il bagno turco è
scomodo... preferisco la normale tazza del vater...
Marta
- (Continua, pensando a sé)... una bella pulizia del viso...
Gemma
- ... un trattamento
anticellulite con la fanga...
Marta
- (C.s.)... tisane rilassanti...
Gemma
- No, no... che quele bòbbe me
fanno venì la gnagnarella!
Marta
- Una cosa del genere mi
rimetterebbe al mondo!
Gemma
- Allora è deciso, Marta... e
lasciamo pure che i due fratelli se la cavino da soli!
Federico - (Entra. È tranquillo, mentre Gemma e Marta si irrigidiscono subito) Oh, ma
c'è anche la nostra graziosa Nina!
Gemma - (Perplessa)
Io sono Gemma!
Federico - (Arrabbiato)
Tu sei Nina!
Marta - (Sottovoce, a Gemma) Non lo contraddire!
Federico - Chi sei...?
Gemma - Nina.
Federico - E come stai?
Gemma - Bene.
Federico - Benissimo! Ti credevo un po’ stressata...
(Nota, sul tavolino, il vasetto con i
fiori e la cicoria, raccolta da lui) Oh, eccoli qui, i miei fiorellini
appena raccolti nella leggiadra frescura del mattino! Li conoscete? (Nessuna delle due risponde) Li
conoscete??
Marta - No, Federico. (Federico guarda Gemma)
Gemma - Nemmeno io.
Federico - Allora, vedete: Questo si chiama:
“prataiola spelacchians”. (Le strappa i
petali) Questo, invece, è un “mughetto sprofumatus”, grazioso e
modestissimo (Lo butta via e ne prende un
altro) come quest'altro: il “grispigno vulgaris” (A Gemma) che cresce in mezzo alla... fanga, ed è ben poca cosa in
confronto alla perla di questo mazzolino: (Lo
prende e lo solleva) il “cichorium servaticum ”! (A Marta) Usato anche per fare tisane... (A Gemma) o bòbbe... Ah! I fiori! La natura! Occorre tornare alla
natura, mie care villanelle! Alla campagna! Alla campagna! (A Gemma) Se vuoi goder la vita, vieni
con me in campagna! È tutta un’altra cosa! Vedi il mondo color di rosa!
Quell’aria deliziosa non è quella della città! (Marta e Gemma sono impaurite) Un ritorno alle nostre radici, ecco
quello che ci vuole! Alla terra!! Alla terra!! Alle cose semplici e buone, alla
purezza e alla genuinità dei sentimenti!... Ve possino ammazzà!! Dovémo
ripijacce tutto quello ch'avémo pèrzo! Aritornà cristiani! E no de li cojóni che
nun penzano antro che (A Marta) a comprasse
le pillicce...(A Gemma) a fasse l’anèlli
d'oro... A scialacquà a destra e a sinistra solo p’er gusto de spènne!! Dovémo
aritornà a zappà!!! (Si sente male e sviene.
Marta e Gemma corrono verso di lui)
Marta - Mariangela!!!
Gemma - Oreste!!!
(Dalla
stessa porta entrano Mariangela ed Oreste)
Oreste - Che cosa è successo? (Corre verso Federico, Mariangela fa la
stessa cosa)
Gemma - Gli ha pigliato lo sturbo ed è venuto
meno!
Marta - Lo ha colto un malore ed è
svenuto.
(Oreste e Mariangela lo sollevano e lo
distendono sul divano dove Federico si riprende)
Federico - Indóve me trovo? (Vede Oreste) Oh, sei tu, Ninetto?
Oreste - No, sono Oreste!
Federico - (Lo
guarda) Ma che stai a ddì? Tu sei mi’ fratello Ninetto! Ma che mm'è successo?
M’ha pijato un coccolone?
Oreste - Stai tranquillo, Federico, è
stato un lieve malore ma ora è passato.
Federico - (Si
siede) Sarà stato l’abbacchio che me so’ magnato jerisséra! T'avevo detto, Ninetto,
che quel’ abbacchio nun era venuto bbène! (Oreste
guarda Gemma e Marta, non sapendo che cosa rispondere)
Marta - Federico...!
Federico - Rosina! Hai lasciato le pecore pe’ sta’
apprèsso a tu’ marito? Brava, brava! (Vede
Gemma) Pure tu, Nina, nun stai a l’orto? Ma... allora sto male davéro!
Oreste - No, no, suvvia che non è niente!
Federico - Ma che ciancichi, Ninetto? Stai a ffà
l'imitazzione der curiale? (Vede Mariangela)
Oh, Mariuccia, ce stai pure tu? Brava, brava Mariuccia! Alóra jutateme a annà de
sopra che me vòjo sdrajà un tantinèllo sur letto. (Aiutato da Oreste e da Mariangela, Federico esce)
Marta - Mi sembra proprio giunto il
momento di richiamare quel medico e spiegargli l'accaduto. Telefonagli tu, Nina...
oh! scusami, Gemma. (Gemma esce) (Chiama) Mariangela!
Mariangela - (Entrando) Dica, signora.
Marta - Come sta?
Mariangela - Bene, signora. Il signore si è sdraiato
sul letto e si è ripreso benissimo.
Marta - E cosa fa?
Mariangela - Sta... sta recitando delle poesie di Trilussa.
Marta - Di chi??
Mariangela - Eh, di Trilussa! Sta declamando: (Declama) “Iddio pijò la fanga dar
pantano, formò un pupazzo e je soffiò sur viso. Er pupazzo se mosse a
l'improviso e venne fòra subbito er cristiano...”
Marta - (La interrompe) Mariangela! Queste tue sguaiate esibizioni
declamatorie sono del tutto fuori luogo! Torna alle tue faccende! (Mariangela
esce) Oh, Gesù, Gesù! (Chiama)
Gemma!
Gemma - (Entrando) Dimme.
Marta - Hai telefonato?
Gemma - Sì, ha detto che mo’ arìva.
Marta - Bene.
Gemma - Come je sarà venuto in mente, mo, di
stramutare tutti i nomi e parlare di pecore, di campi e cose del genere? (Schifata) E tutto in dialetto?
Marta - Eh, Gemma, tu pretendi troppo
cercando di capire che cosa passa per la testa di un... pazzo!
Oreste - (Entrando) Tutto passato!
Adesso sta meglio ma credo che sia utile chiamare il medico.
Marta - Già fatto, arriverà tra poco...
Ed ora, Oreste, qual è la tua spiegazione a questa sua nuova paranoia?
Oreste - Che cosa vuoi che ti dica? A lui
è sempre piaciuta la campagna! Da piccolo ha passato molte estati ai Castelli
con i nonni e può darsi che un certo bisogno di riposo, di tranquillità, lo
abbia indotto a vedere ciò che lo circonda come appartenente ad un passato...
agreste che ha vissuto nell'infanzia!
Marta - Ah! Complimenti, Oreste! Bella
diagnosi! Peccato però che ci stia portando verso quello che noi temevamo: cioè
un cronicizzarsi ed un complicarsi di quello che è stato eufemisticamente
definito "esaurimento nervoso"!
Oreste - Ricordo che, da ragazzo, anche a
me accadde un qualcosa di simile. Sai, durante il periodo dello sviluppo può
succedere di subire piccoli esaurimenti, e così... ricordo che mi ero messo in
testa di essere un grande pittore, capace di dipingere capolavori immortali
come “I girasoli” di Van Gogh, le ballerine di Degas, e così via...
Gemma - Guarda che quell'esaurimento non ti
è mica passato! Ti dovevano da curare meglio!
Oreste - Mia cara, col passar degli anni
non sei più molto soda ma sei rimasta caustica!
Gemma - Mio caro, le tue spiritosaggini mi
fanno solamente formiccicare!
Marta - Quanto ci mette questo medico?
Deve semplicemente attraversare la strada, per venire qui!
Oreste - Ma non è mica a nostra completa
disposizione!
Marta - Dovrebbe esserlo, con quello che
lo paghiamo!
Oreste - È meglio che ritorni da lui. (Esce)
Mariangela - (Entrando) Mi scusi, signora. È
arrivato il medico.
Marta - Ah, benissimo, fallo pure
accomodare.
Mariangela - Sì, signora. (Esce)
Marta - Dopo quello che gli dirò voglio
vedere se questa volta minimizzerà i sintomi di Federico!
Mariangela - (Entra ed annuncia) Signore: Il medico del signor Federico. (Esce)
Il medico - (Entrando) Buongiorno, signore!
Gemma - Buon giorno sor dottore... ‘O vedi
che mo’ me sfugge er nome suo...!
Il medico - (Il
medico ha un tic che lo porta a volte a ripetere l’ultima sillaba di una parola
accompagnato da un leggerissimo e repentino movimento laterale del capo) Dottor
Stichicchi, signora. Allora, che cosa è
successo di così grave-ave?
Marta - È mio marito, dottore, che sta
peggiorando sempre più!
Gemma - Vieppiù vieppiù!
Il medico - Che cosa accusa?
Gemma - Non c’ha accusate di niente ma ci ha
insultate di brutto!
Il medico - Volevo dire: che sintomi ha-ha?
Marta - Ecco: stanotte, per esempio, l'ha
passata cantando!
Il medico - Cantando? Direi che non è poi così
grave!
Gemma - Ma erano canzoni degli anni '30 e
'40!
Il medico - Mia cara signora, questo non cambia
niente, anzi, è prova che possiede una buona memoria! Io non ricordo le canzoni
dell'anno scorso-orso! (A Marta) Chi
ha vinto, per esempio, l'ultimo Festival di Sanremo?
Marta - (Infastidita) Dottore, non me lo ricordo.
Il medico - Vede? Vede? Eh, la mente umana! (Si esalta) Un territorio incognito di
cui la scienza deve ancora esplorare tanti reconditi meandri! Una regione
misteriosa che ha in serbo affascinanti paesaggi che ci dovranno essere
rivelati! Un oceano...
Gemma - Si dia una mossa...
Il medico - Prego?
Marta - Torniamo a mio marito, per
favore.
Il medico - Ah, sì, dica pure-ure.
Marta - Volevo dirle che oggi credo sia
giunto al culmine delle sue stranezze chiamandoci con nomi fittizi.
Gemma - (Conferma)
Fittizi fittizi, dottore!
Marta - Ha anche farneticato qualcosa
circa la campagna, le pecore o che so io, poi si è sentito male ed è svenuto!
Gemma - Una cosa tremenda, dottor Stichi... Stichi....
Il medico - Stichicchi, signora. Comunque
quest'ultimo fatto è degno di attenzione, adesso dov'è?
Marta - In camera sua. (Chiama) Mariangela!
Mariangela - Dica, signora.
Marta - Accompagna il dottore.
Il medico - Con permesso-esso.(Esce accompagnato da Mariangela)
Marta - Ho sbagliato! Ho sbagliato a
richiamare questo dottorucolo da strapazzo! Mi dà l'idea che non riesca a
distinguere una frattura da un raffreddore! La prossima volta ne chiameremo un
altro!
Gemma - Ne conosco uno io che farà pe’ noantri!
Marta - È uno psichiatra?
Gemma - No, è un ginecologo; ma c’ha una
moglie che lo fa ammattire e sa quel che vor di’.
Marta - Ci credo! (Aspettano)
Mariangela - (Entra e sta attraversando la scena per uscire)
Marta - Mariangela...
Mariangela - Dica signora.
Marta - Lo sta visitando?
Mariangela - Sì, signora, sono tutti e due sdraiati
sul letto.
Gemma - Tutt’e due??
Mariangela - Sì, signora, stanno parlando fitto fitto.
Marta - Gli starà facendo una seduta
psichiatrica... (A Mariangela) Torna
su e cerca di sentire cosa stanno dicendo.
Mariangela . Sì, signora. (Esce di nuovo)
Marta - Speriamo che non ci metta tanto.
Gemma - Guarda, più ci vuole e più vor di’
che la visita è accurata... anche se non dev’essere una cosa tanto difficile da
comprendere!
Marta - Assolutamente no! Secondo me
basterebbe guardarlo negli occhi!... Che occhi! Questa notte ai piedi del
letto, mentre cantava "Evviva la torre di Pisa" gli si sono come
illuminati!
Gemma - Che?
Marta - Gli occhi! E nel buio mi è
sembrato come se tenesse la testa inclinata! Mamma mia che impressione!
Gemma - Forse, stando sbiècio voleva imitare
la Torre di Pisa. (Rientra Oreste)
Marta - Allora...?
Oreste - (Evasivo) Eh, cosa vuoi che ti dica, cara Marta, Federico è fatto
così!
Marta . Che cosa significa che Federico
è fatto così?? (Rientra Mariangela)
Gemma - Allora...?
Mariangela - (Evasiva)
Eh, cosa vuole che le dica, signora, il signor Federico è fatto così! (Esce)
Marta - Oreste! Spiegati meglio santo
cielo!
Oreste - Vedi, Marta... (Viene interrotto da Federico che entra con il medico)
Federico - ... Come je stavo a ddì, caro
dottore, dev’èsse stato un semplice calo de pressione.
Il medico - Sì, certo, niente di serio ma è bene
che si tenga controllato. Sa che anche a me, nei momenti di maggiore tensione,
di maggiore stress-ess, (Federico,
contemporaneamente al medico, fa il leggero scatto laterale con la testa) capitano
questi giramenti di testa?
Federico - Oh, nun se piji affanno! Magna
regolarmente?
Il medico - Beh, questo no, purtroppo.
Federico - ‘O vede? ‘O vede? Eh beh, beh, questo
influisce mórto sur bòn andamento der fisico. Eh ggià... E de corpo, de corpo,
come va?
Il medico - Guardi, adesso che mi ci fa pensare mi
sembra che questi giramenti di testa coincidano con periodo di stitichezza.
Federico - ‘O vede? ‘O vede? Apra un po' la bbocca...
tiri fòra ‘a lingua... (Il medico esegue) Faccia: Aaaa.
Il medico - Aaaaa.
Federico - (Gli guarda in bocca) Eh, beh
beh... M’ariccomanno, deve magnà parecchia verdura e parecchi cereali. La
prossima vòrta che viè qqua je faccio trovà io du’ belle frónne e quarcosa che
lo farà annà più regolare.
Il medico - La ringrazio, la ringrazio tanto! Lei
è veramente una persona squisita! (Federico esce) (A Marta) Signora, non si deve preoccupare minimamente, suo marito
sta benissimo e quello svenimento-ento è stato semplicemente un fatto
occasionale, forse dovuto al suo leggero esaurimento-ento. Stia tranquilla. (A Gemma) Buonasera, signora Nina! (Esce)
Oreste - Come ti ha chiamata?
Gemma - M’ha chiamata... Nina!! Ma quel dottore
è matto! Come si permette?
Marta - Io invece temo che questa di
Federico sia una forma di pazzia più difficile di quel che credevo: è una
pazzia lucida e fredda! Tanto da riuscire ad ingannare perfino il medico, se
così lo si può chiamare!
Federico - (Entra) Mmmmmm. Vie’ a piove... nun è
mèjo incomincià a portà drénto le bbestie...? (Fissa Marta) T’ho ddetto che se devono porta’ drénto le bbestie!!
Marta - Allora…?
Federico - Allora valle a portà!! (A Gemma) E te? Ma come te sei
smerlettata? Che è, carnevale? Vatte subito a mette ‘a parannanza e li zoccoli
che devi annà a aribboccà er trogolo pe’ li porci!. Scattà!! (Marta
e Gemma escono frettolosamente) Eeeh, caro Ninetto, se ogni tanto nun
se fa la voce grossa, co’ ‘ste donne, so’ ccapaci de fa’ annà tutto pe’ stracci!!...
‘Ndo sta er vino??
Oreste - Come?
Federico - Er fiasco der vino! È stato sempre qua
sopra! Senti un po' Mariuccia, l’avésse pijato lei.
Oreste - (Si affaccia oltre la quinta) Mariangela! Ci porti il vino, per
cortesia?
Federico - Stai ancora a ffà l'imitazione der curiale?
O è de lo spezziale? Perché è lui che parla accosì (Gli fa il verso) un po' cór naso!
Mariangela - (Entra con una caraffa di vino e due bicchieri su di un vassoio che depone sul
tavolinetto) Prego, signori. (Esce)
Federico - Ammazza che sciccheria! Ma ‘ndove è annato
er vecchio fiasco?!
Oreste - Se sarà sfragnato!
Federico - Oh, mo t'ariconosco, Ninetto mio!! Eeeh, quante n'avémo fatte insieme, eh? Te ricordi quéla
vòrta che t'eri arranchellato su quer cernarèllo e debbòtto s'è rotta la frasca
e sei ruzzicato giù ner greppo?? Eh! Che tommolóne ch’hai fatto,
quéla vòrta!... Sarà pe’ quello che poi sei arimasto un tantinello...
Oreste - Un tantinello...?
Federico - Eh, co’ quele tu’ manìe che ogni tanto
te pijeno... Ma nun te preoccupà! Finacché ce sta la salute... (Attende la risposta di Oreste che tace) Embè?
Oreste - Embè che?
Federico - Finisci! Finacché ce sta la salute...?
Oreste - Eh, c'è speranza!
Federico - Oooh! Ce voleva tanto? (Attende)…
Ce voleva tanto? Aoh!
Oreste - Ma che vvoi?
Federico - Arisponni!! Ce voleva tanto?
Oreste - No!
Federico - Oh! E che diamine! (Guarda Oreste e Oreste guarda Federico)
Oreste - È una domanda?
Federico - Eh! Che diamine!
Oreste - Nun lo so! Che diamine?
Federico - Lo vedi? Lo vedi che da quanno sei caduto
da quel’arbero nun sei più stato regolare? Eeeh, Ninetto, Ninetto, tu me farai addiventà
matto a mme! (Esce)
Oreste - (Tra sé) È incredibile... sta riuscendo a farmi dubitare di me
stesso. (Chiama) Mariangela!
Mariangela - (Entra) Dica, sign... Oreste.
Oreste - Senti, carina... ma non stare
così impalata, accomodati qui, vicino a me, non aver paura! Ma io ti faccio
paura?
Mariangela - Nnnno, Oreste. (Si siede)
Oreste - Ecco, volevo chiederti: Che cosa
pensi di me?
Mariangela - In che senso?
Oreste - Ecco, tu pensi che io sia, non
so, che abbia delle manie?
Mariangela - Beh, una sì.
Oreste - Va bè, certo, a parte quella del
pennello... mi reputi normale? Insomma non pensi che mi manchi qualche venerdì?
Mariangela - Come dicono di suo fratello?
Oreste - Già.
Mariangela - No, assolutamente.
Oreste - Dici sul serio?
Mariangela - Certo!
Oreste - Bene bene! Sai, a volte mi
assalgono dei dubbi... (Si rilassa)
Allora, Mariangela, vogliamo tornare nel mio studio a continuare il tuo
ritratto?
Mariangela - Adesso?
Oreste - Certo! Sai che per l'arte non c'è
orario!
Mariangela - Ma devo sfaccendare.
Oreste - (Conducendola fuori)
Sfaccenderai, sfaccenderai...
(Entrano
Marta e Gemma. Gemma indossa un
lungo e consunto grembiule che si toglie in scena)
Marta - Questa situazione è
insostenibile! Ora sta veramente esagerando! Si può certamente dire che non ha
più il controllo delle sue azioni! È completamente fuori di sé! Farmi sgranare
tre chili di piselli! A me!
Gemma - Oh, quelle sono frescacce in
confronto al quintale de legna che ho dovuto spaccare io! A 'sto punto, cara
Marta, credo che dovémo pigliare dei seri provvedimenti! E prima di tutto credo
che sia ormai giunto il momento.... ecco... di fare quer passo che non avrei
mai voluto fare. È giusto…?
Marta - Neanch'io, figuriamoci!
Gemma - E proporre di cominciare a fare le carte
pe’ chiedere la sua...
Marta - … Interdizione!
Gemma - Ecco, è quello che volevo di’.
Marta - Per incapacità di intendere e di
volere!
Gemma - Giusto!
Marta - Eh sì! Mi sembra assolutamente
necessario! E Oreste?
Gemma - Ah, se avesse un capitale come
quello di Federico farei interdire anche lui, ma non c’ha un sòrdo.
Marta - Ma no, intendevo dire: occorrerà
mettere a parte anche Oreste di queste nostre intenzioni.
Gemma - Ah! Sì, sì, certamente!
Marta - (Chiama) Mariangela!
Mariangela - (Entra) Dica, signora.
Marta - Vammi a chiamare il signor
Oreste.
Mariangela - Ma è nel suo studio!
Marta - Allora? Fallo venire qui!
Mariangela - Subito, signora. (Esce)
Marta - (A Gemma) E chiaramente sentiremo ben altri medici al posto di quel
dottorino incompetente!
Gemma - Eccerto! Poi che succederà?
Marta - Oh, niente, appena avuto
l'interdizione, io diventerò amministratrice di tutti i suoi beni mobili e
immobili, lo faremo rinch... alloggiare in una casa di cura e noi continueremo
la vita di prima!
Gemma - Come se niente fosse successo?!
Marta - Esattamente!
Oreste - (Entrando) Ditemi pure,
signore mie.
Marta - Ecco, Oreste: Io e Gemma stavamo
parlando della spiacevolissima condizione di Federico e pensavamo che...
ascolta bene, Oreste: considerata l'imbarazzante situazione in cui ci siamo
venuti a trovare tutti quanti, in questi ultimi tempi, io e Gemma abbiamo molto
riflettuto e visto che il problema di Federico si viene facendo sempre più,
come dire, pericoloso...
Gemma - ... e impicciato...
Marta - ... avremmo deciso di
richiedere... ecco, la sua...
Gemma - (La
interrompe)… Interdizione!
Marta - Sì. Interdizione.
Oreste - Ah! Ed una volta ottenutala, che
cosa accadrebbe?
Gemma - Che Marta addiventerebbe sua
amministratrice e Federico si potrebbe curare tranquillamente in una bella casa
di cura.
Oreste - Capisco... Beh, potrebbe essere
un'idea ma non sarebbe il caso, visto che sono il fratello, di... ecco, di
avere la disponibilità di una parte della... amministrazione, da controllare?
Marta - Oh, beh, non ci avevo pensato ma,
certamente sì, queste poi sono decisioni che prenderà il Tribunale.
Federico - (Entra con una sporta e una fascina) Oooh, tutta la famija aridunata! Bène,
bène... Ce sta Ninetto, ce sta Rosina e Nina... Bène, bène... Ninetto, fratellino,
nun è ora d’annà a mógne la vacca, eh?!
Oreste - Cos'è... che è, una domanda?
Federico - No, è un invito, si vai difilata, sinnò
addiventa un ordine connìto co’ ddu’ carci ar culo! (Oreste esce correndo) (Federico osserva le due donne ora con
simpatia ora con sguardo innocente e ora con un atteggiamento di chi si sta
apprestando a compiere un grosso lavoro) State a ffà salotto? Bène, bène...
Avete visto che tempo? Uuuh! Come se dice? A la candelora da l'inverno…
Marta - ... siamo fuori!
Federico - Nun ho detto “Candeluori", ho
detto: "Candelora"! Perciò devi fa’ la rima e parla’ a la stessa
magnèra ch’hai da magnà e da vestitte! (Estrae
dalla sporta dei vecchi grembiuli e dei fazzoletti da testa, campagnoli)
Via, mettételi su! (Le due donne li
indossano) Oooh! Ch'è tanto bello er dialetto nostro! (A Gemma) Di' un po': (Con enfasi)
“cecagna”!
Gemma - Cecagna.
Federico - Ecco! Mo’ dì (Sempre con enfasi) “Cavacecio”.
Gemma - Cavacecio.
Federico - Brava. (A Marta che ha appena messo il fazzoletto in testa) Di' ‘n po': “sgallettata”.
Marta - Sgallettata.
Federico - ‘O vedete come parlate bbene?! Mo dì:
“C’hai 'a capoccia solo pe’ spartì le recchie”.
Marta - C’hai 'a capoccia.... Ma dai!!
Federico - (Minaccioso)
Avanti!!!... solo pe’ spartì...
Marta - … solo pe’ spartì le recchie
Federico - Oh, ‘o vedi quant’è bbello? (Ispirato) “…le recchie”! (A Marta, come se non la riconoscesse) Tu
chi sei?
Marta - Marta!
Federico - Marta... Marta... Io nun conosco
nisuna Marta....
Marta - So'... Rosina!
Federico - Ah, Rosina! Bène, bène! Mo’ te
riconosco! (A Gemma, c.s.) E tu chi sei?
Gemma - Gemm... Nina!
Federico - Ah, è giusto, è giusto. ‘La móje de Ninetto. Bène, bène! No,
me lo domandavo perché urtimamente v'ho viste ‘n pochetto stranite e nun vorrei
ch’aveste de li sturbi che, ‘nzomma, avessi da chiamà er dottore...
Gemma - No, no va tutto bène.
Marta - Sì, sì, tutto bène.
Federico - Mmmmh... Eppure io, quarche dubbio ce
l'ho. Sapete che ve dico…? Famo un test pissicologico! Mo’ io dico 'na parola e
voi dovete arisponne co’ la prima parola che ve viè in mènte. (Tutto tra sé) Vabbè?? Vabbè!! Allora, attaccàmo?
Eccerto! Grazie! Prego! (A Marta) Abbacchio!
Marta - Costarelle.
Federico - (A
Gemma) Callàra!
Gemma - Fuoco.
Federico - Mmmh... (A Marta) Pollanchèlla!
Marta - Uova.
Federico - Dottore!
Marta - Ammalato.
Federico - (Incalzante)
Esaurimento!
Marta Nervoso.
Federico - Sòrdi!
Marta - Lusso.
Federico - Interdizione!
Marta - Federico. (Si tappa la bocca con la mano)
Federico - (Estrae
un carciofo dalla sporta) Oh! Un carciofolo! Che è, poi, un carciofolo? Un
fiore riuscito male, un mazzetto de fòje rinsecolito, ‘no scorfano cor còre
tenero come er butirro! (Porgendolo a
Marta) ‘Na rosa de orto co’ le ugne troppo lónghe! (A Gemma) E a te che te do? (Spezza
un rametto della fascina) Ecco qua, una “frasca stroppians” pe’ la sòra Nina!
(Declama)
Tanto gentile e tant’onesta pare
Rosina mia si saluta l’artra ggènte
che ogni lingua nun parla più pe’ gnènte,
eppure l’occhi s’abbasseno, me pare.
Lei passa
e ce lo sa come sta bbèlla
co’ ‘na sola parannanza e ‘n zinaletto
e pare a tutti che sia ‘n angioletto
che sta ‘n cielo, bello come ‘na stella.
Fa véde, passanno, che c’ha de bbono
e da l’occhi ‘a bellezza va ‘nt’er
còre
che a parole se po’ spiegà pochétto
e pare pure che dar su' visetto
vie’ fòra un profumo gentile e pièn
d'amore
che in fondo all’anima te fa spasima’.
...Questa bellissima poesia è de
Dante, er macellaro... Er fijo de Filoména, quella che s’è sposata co’ Cencio, er
fratello de Romolo, che lavorava co’ Giggetto... c’hai presente Giggetto? Er vecchio,
no er giovane! Quello ch’abbitava sopra Silvia, la cognata der sor Checco che
lavorava ar Ministero, hai presente?
Marta - Chi? Romolo, Giggetto o er sor
Checco??
Federico - Aoh, ma si nun me stai a sentì…! Si
nun me viè appresso! Viè appresso a mme!! Pure tu, Nina! (Federico gira per la stanza e costringe Marta e Gemma a seguirne i
passi) Allora: (Camminando)
Dante, er macellaro, è er fijo de Filomena, quella ch’ha sposato Cencio, (Si volta di scatto e chiede a Marta) De
chi è er fijo, Dante?
Marta - De Filoména.
Federico - Ovverossìa Filomè. Brava. (Riprende) Cencio, er fratello de Romolo,
lavorava da Giggetto....(Si volta di
scatto e chiede a Gemma) Cencio de chi è er fratello…?
Gemma - De....
Federico - Avanti!
Gemma - De Romolo!
Federico - Benissimo! (Riprende) Giggetto, er vecchio, abbitava sopra Silvia, la cognata
der sor Checco che lavorava ar Ministero.(Senza
voltarsi, grida) Silvia è la cognata...
Marta-Gemma - (Gridano)
Der sor Checco!
Federico - (Esaltato)
Detto pure: Vòja de faticà sarteme addosso!!!... Plotone: Alt!! (Tutti si fermano) Dietro frónt! (Si girano) Avanti, march! (Riprendono. Federico scandisce slogan con il
ritmo di quelli delle truppe americane) Me so’ magnato er pecorino!
Marta-Gemma - Me so’ magnato er pecorino!
Federico - Ancora l’ho ‘n t’er gargalozzo!
Marta-Gemma - Ancora l’ho ‘n t’er gargalozzo!
Federico - Me devo beve un po’ de vino!
Marta-Gemma - Me devo beve un po’ de vino!
Federico - Sinnò c’è er caso che me strozzo!
Marta-Gemma - Sinnò c’è er caso che me strozzo! (Escono
tutti marciando)
Sipario
Fine
del primo atto
Secondo atto
All'aprirsi del
sipario, il salotto appare completamente trasformato poiché è diventato un
tipico "tinello" di casa colonica, con mobiletto, un tavolo al centro
su cui c'è un bottiglione di vino, vi sono delle sedie impagliate, una
credenzina, un piccolo sofà, un quadretto con un'immagine sacra e così via. In
scena c’è Federico e Mariangela che è seduta al tavolo e
indossa un grazioso vestitino da contadinella.
Federico - Vabbè, arileggeme tutto quelo che
t’ho ddetto.
Mariangela - Sì, sòr Federico. (Legge da un quaderno) Cinquecento grammi de pommidori pelati, du’
spicchi d’ajo, oio d’oliva e acciughe sott’oio…
Federico - È ggiusto, è ggiusto!
Mariangela - Poi se deve aggiugne er peperoncino
rosso, ‘a mentuccia…
Federico - … fresca! M’ariccomanno: fresca!
Mariangela - ... fresca, se mette er tutto in t’er tegame…
Federico - … de rame! M’ariccomanno: de rame!
Mariangela - ... de rame, e se fa soffrigge er tutto
co’ li pommidori fatti a pezzetti. Tutt’a un tempo se mettono le ciumache in
t’una cazzarola co’ l’acqua e er vino, er sale, le carote tajate a pezzetti,
cipolla, ajo e pepe in grani.
Federico - È ggiusto, è ggiusto, e se fa còce a
fòco lento!
Mariangela - Eccerto! (Torna a leggere) E ce devono sta’ pe’ incirca du’ ore.
Federico - Brava Mariuccia! E quanno er
soffritto è pronto ce se mettono le ciumache per armeno ‘na mezz’oretta.
Mariangela - Ho inteso tutto, sòr Federico, ma ce sta
un probblèma...
Federico - E quale sarebbe??
Mariangela - Che nun c’avémo le ciumache!
Federico - Eccerto che nun ce l’avémo! Che t’ho
ddetto? (Cita) Se magna solamente
quello che se produce e che s’aricòje! Epperciò se deve annà pe’ li campi
quanno è piovuto, pijà le ciumache, spurgalle pe’ ddu’ o tre giorni mettele in
d’a cazzarola co’ l’erba fresca e la mollica de pane bagnata! (Uscendo)
Pija j appunti, studia e fa’ lavorà pure quelle du’ sgallettate!!
Mariangela - Fammè un po’ scrive... (Scrive) Spurgà le ciumache pe’ ddu’ o
tre ggiorni... se mettono in te la cazzarola...
Marta - (Entrando con Gemma, sono entrambe vestite da contadine e prese
dalla loro conversazione) L'ho fatto visitare da quattro, dico quattro
medici generici e da cinque specialisti che l’hanno rivoltato come un
calzino... (Si accorge della presenza di
Mariangela) Mariangela, lasciaci sole, per cortesia.
Mariangela - (Alzandosi)
Sì, signora!
Gemma - Vai a ciancicare da un’altra parte.
Mariangela - Certo, signora. (Esce)
Marta - (Riprende il discorso) E sai quello che ho dovuto fare perché si
facesse esaminare bene dappertutto! Insomma sono stati tutti dello stesso
parere: il paziente è sanissimo e non è possibile intraprendere alcuna
richiesta di interdizione!
Gemma - È perché non hanno visto le matterìe
che fa in casa!
Marta - Ah, ma a loro non interessa mica!
A loro basta sapere che non è di pericolo né a se stesso né agli altri, che non
sperpera, figuriamoci, il suo patrimonio, né che faccia mancare
l'indispensabile alla sua famiglia, quindi...
Gemma - ... quindi ci tocca magnare il
pancotto e zitti! E portare avanti questa... questa commedia zappanno l'orto,
dando da mangiare a li polli che fa ruspare nel cortile...
Marta - ... e preparando il pasto per i
maiali e le mucche che ha messo nel garage al posto della Mercedes! Pazzesco!
Gemma - Una cosa fuori dar monno!
Marta - Assurdo! Guarda qui: camuffate
come villiche con questi cenci che sanno di vecchio, di misero e di lacero!
Gemma
- Guarda me: co’ ‘sta vèsta
che mi fa il culo come una capanna! Degli stracci che mi fanno vergognare
perfino di fare capoccèlla alla finestra! Pensa che ieri ho provato a sortire
di casa sperando che non mi vedesse nesuno e invece... indovina chi ho incontrato??
Marta
- Chi??
Gemma
- Quella sgallettata di
Gilda!!
Marta
- Ossignore!
Gemma
- Già! Non sapevo come
agguattarmi e lei mi ha squadrata tutta schifita come se avesse visto un
bagaròzzo!
Marta
- E tu...?
Gemma
- Eh, io le ho detto la prima
cosa che m’è venuta in mente...
Marta
- Cioè??
Gemma
- Eh, che era una nova
tendenza! (Guardandosi l’abito)
Modello “Pecoraro”...
Marta
- Gesù! Gesù! Insomma non
siamo più nemmeno padrone di uscire di casa!
Gemma
- No, siamo delle vere e
proprie rinchiuse!
Mariangela - (Entra) Scusate, er sòr Federico m'ha
detto ch'avete d’ajutamme a pijà l’ajo pe’ ffà la cicoria ripassata!
Marta - (Inviperita) Mariangela! Ti ho detto e ripetuto che quando il signor
Federico non è presente non ti devi assolutamente permettere di parlare in
dialetto con me! Va bene?
Gemma - E neppuro con me! Inteso?
Mariangela - Ho inteso, signore, va bene, parlerò in
italiano, ma siccome è il signor Federico, il mio padrone, se vòjo pòzzo parlà
er dialètto come me pare e me piace! (S'inchina
ed esce)
Marta - (Allibita) Ma che razza di sfrontata, approfittatrice impertinente!
Gemma - Quanno adopera il cèrco dialettale
la pijerei a papagne ‘n testa!
Mariangela - (Si
affaccia) Er sòr Federico ha ddetto che ve dovete dà ‘na mossa! (Esce)
Gemma - Ma guarda tu come la servitù deve
mètte lègge! Io je darei j otto giorni, a quella scivolosa!
Marta - Eh, brava! Così ci toccherebbe
anche spolverare, lavare i panni e tante altre cose!... Cosa dobbiamo andare a
fare adesso?
Gemma - Dobbiamo andare pigliare l’ajo pe’ ffa’
la cicoria!
Oreste - (Entra. Anche lui è vestito con abiti campagnoli e
ha in mano una sporta da cui fuoriescono foglie d'insalata) Eeeeeeh! Nun ce
sta ppiù l’inzalatina d'un tèmpo! Mo’ è tutta spampanata! (S'accorge che non c'è Federico) Ah, non c'è Federico?
Gemma - Credo che sia andato a dare il flit
contro i parassiti.
Oreste - Allora voi perché siete ancora
qui?
Marta - Che cosa intendi insinuare,
Oreste, eh? Tu sei il primo, qui, a non potersi permettere un' uscita del
genere!
Gemma - Eccerto! Il primo!
Marta - (A Oreste) Dove ti ha mandato, questa volta?
Oreste - Eh! Vengo dal mercato delle erbe
perché il nostro orto non produce tanta insalata quanta ne occorre a Federico
per riempirci dei "sani frutti della terra"!
Gemma - Lo senti? Lo senti? Mo’ non gli
basta più neppuro il campo da tennis coltivato a radicchio rosso!
Marta - Certo che no! Avete visto il
solarium? Ci ha piantato una selva di alloro e rosmarino!
Gemma - E sta arando il campo da golf!
Oreste - Non oso pensare a come utilizzerà
la piscina! Mio dio, mi sento letteralmente oppresso dalla vegetazione!
Ultimamente sogno solo fave e fagioli! Mi è venuta una tale ossessione che
ieri, nei cinque minuti di libertà che mi ha lasciato, ho tentato di dare
inizio ad un nuovo dipinto (Federico entra) e la prima cosa che
mi è venuta in mente è stato... (Si
accorge della presenza di Federico) ‘na sporta de broccoletti!!! Ma
bbelli... belli...!
Federico - Continua.
Oreste - Belli come...
Federico - Belli come?
Oreste - Belli come li broccoletti quanno
vengheno su bbène!!
Federico - E ce voleva tanto?
Oreste - No, è che nun me veniva! Vabbè?
Federico - Sì!
Oreste - Oh!
Federico - Te possino….! A proposito, (A Marta e Gemma) voi nun dovete annà a
pijà l’ajo pe’ mèttelo ne la cicoria? Perché l’ho piantata? Pe’ ffà l’impacchi?
Via! (Fischia) (Marta e Gemma escono, Federico si rivolge ad Oreste)
Ninetto, Ce lo sai che t’ho penzato?
Oreste - So’ contento, vor dì che me vòi
bène!
Federico - Eccerto che te vòjo bène, fratellino
mio! È pe’ questo che, pènza che t’aripènza... come pòzzo fa’ felice Ninetto
mio? E daje e daje ho trovato la magnèra!
Oreste - E che hai trovato?
Federico - (Soddisfatto)
Un’occupazzióne pe’ tte!!
Oreste - (Preoccupato) In che senzo??
Federico - Un’occupazzióne pe’ lavorà!
Oreste - (C.s.) E che genere de occupazzióne sarebbe?
Federico - Per ora er magazzinere in un’azienna
de mi’ conoscenza.
Oreste - Ma stai a scherzà? Ma davero
davero tu me védi a ffà er magazziniere?? È ‘na cosa che nun sta né in cielo né
in terra!
Federico - (Indifferente
alla reazione di Oreste) Poi ce lo sai che vòjo ingrannì l'ortichétto? De
conseguenza avrai da trattà tutti l’ortaggi, l’arberi da frutto e la vigna,
oltre che da’ da magnà a le vacche e a li porci che ho comprato! Se vvòi
magnà...
Oreste - E... quanto lavorerebbe un
magazziniere?
Federico - E quanto lavorererebbe? Da la matìna
a le sette a la sera alle cinque. Eppoi sarài libbero e potrai dipigne tutto
quer che te pare, pure Mariangela.
Oreste - Io t’ho capito a tte....
Federico – Beh, quanno uno se spiega bbène...
Oreste - Ma, tu hai detto... “Mariangela”!
Nun l’hai chiamata “Mariuccia”!
Federico - No.
Oreste - Allora tu... allora io so’…
Oreste!
Federico - No! Tu, invece, sei ancora Ninetto! E
resterai Ninetto finché a me nun è passato l'esaurimento nervoso! Epperciò mo’
pija la sporta e va’ a dà 'na mano a Rosina e Nina a ffà la cicoria ripassata.
E famme venì qua Mariuccia. Op!!... Ah, e nun dì gnènte de quello che s’è detto
qua si no te faccio zappà la tèra vita natural durante! (Fa un cenno per mandarlo via, Oreste
esce, Federico, con lo stesso atteggiamento da "mina vagante",
gira per la scena ammirando compiaciuto i mobili del "tinello", i
vecchi soprammobili, il bottiglione del vino dal quale si versa un goccio)
Mariangela - (Entra) Comandi, sòr Federico.
Federico - Oh, Mariuccia, te volevo parlà.
M’ariccomanno: nun vòjo assolutamente che né Rosina né Nina e nemmanco Ninetto
vedano er benché minimo pezzo de ciccia, la benché minima svojatura tipo:
caviale, linguattole, salmone sfumaticcio, presciutto, cioccolatini, whisky,
cognac e antre zozzerie der genere, hai ‘nteso? Se magna solamente quello che
se produce. E si vedo in giro... si vedo in giro quarched'una de ste
cose provibbite compresi li profumi, er televisore, la lavatrice, er fòn e via
dicendo te considererò la responsabile, intesi?!
Mariangela - Sìssignore, va bene, non dubiti.
Federico - Mh. Te sei ‘mparata la ricètta de la
ciumacata?
Mariangela - Sì, sòr Federico!
Federico - Mh. E co’ le còcce de le ciumache poi che ffai??
Mariangela - Le butto!
Federico - Eróre! Quelle belle grosse le devi
lavà e tène da conto pe’ n’antra ciumacata!
Mariangela - Va bbène, sòr Federico.
Federico - Mh. E come se la passeno Rosina e
Nina tra i lavori ne l’orto e le faccende in cucina?
Mariangela - Con rispetto, sor Federico, stanno a ffà
un gran macello!
Federico - Bene, bene. Pòi annà.
Mariangela - Con permesso. (Esce)
Federico - (Chiama)
Rosina!! Nina!! Venite qua!! (Entrano Marta e Gemma) Allora? Come
va?
Marta - Come va? Sémo stracche!
Federico - È duro a faticà, eh? Eh, ce lo
so!.... Dante, er macellaro, sempre lui, me diceva spesso: "Sapessi,
Federico, quant’è bbrutto aricordasse der tèmpo felice in te la miseria!"
Che poi sarebbe com’a ddì: quant’è bbrutto tornà addietro!! Eh? Certo che
Dante, dietro quer faccione da macellaro e quele magnère da facchino, è come er
carciofolo ch’ho ddato a te, Rosina: c’ha er còre tenero e poetico! L’avévi da
vede come addoperava er cortello pe’ ttajà li tranci de carne e co’ che
sensibile delicatezza impasticciava tramezzo a le frattaje!... Una poesia! (Esce
declamando) Oh! quelle costarelle
d’abbacchio tenere come er butirro cor vino de li Castelli! M’ariscallaveno
l'anima e me davano n’t’er ciarvello!
Gemma - Ma tu lo conosci, questo macellaro?
Marta - Che macellaio?
Gemma - Dante!
Marta - Ma no, che non lo conosco! Cosa
vuoi che sappia chi è Dante! Sarà certamente uno dei tanti parti della sua
fantasia esaltata!
Gemma - S’annasse a ruzzolà giù pe’ ‘na
fratta!
Marta - Basterebbe solo che battesse la
testa in modo che gli tornasse in ordine il cervello!
Gemma - Sì, giusto ‘na piccola botta! (Guarda Marta) Certo che...
Marta - Che?
Gemma - No, volevo di’: forse c’hai ragione
tu, hai fatto caso che lo sbalestramento completo l’ha avuto pròpio quanno j ha
pigliato lo sturbo?
Marta - Sì, è vero.
Gemma - Beh, potrebbe essere davvero che in
quell’occasione abbia sbattuto la capoccia e che gli sia andata qualca rotella
per traverso, perciò se pijasse un’antra botta c’è il caso che aritornerebbe
tutto come prima!
Marta - Oddìo, potrebbe anche essere...
Gemma - ... e non si potrebbe provare?
Marta - Guarda, a questo punto potrei
tentare di tutto, anche una cosa del genere! Ma sono sicura che non sarà una
cosa facile!
Gemma - Basta che ci organizziamo! Tu
potresti distrallo co’ qualche manfrina mentre io je darei ‘na botta in testa!
Marta - Ma senza fargli del male!
Gemma - Ma no! Solamente un colpetto per
dare un’accroccata al suo cervello... Daje, tu
vai a chiamà Federico e io vado a pijà ‘n tortóre! (Esce)
Marta - (Chiama) Mariangela! Mariangela!
Mariangela - (Entra) Dica, signora.
Marta - Chiamami il signor Federico, per
cortesia.
Mariangela - Subito, signora. (Esce)
Marta - (Tra sé) Ma guarda tu che razza di situazione...!
Federico - (Entra) Rosina, hai finito er lavoro
pe’ la cicoria?
Marta - Non ancora, Federico, perché...
perché te volevo domandà de li consij.
Federico - Dimme.
Marta - Ecco, ho preparato er peperoncino
e li spicchietti d’ajo...
Federico - E li spicchietti l’hai tritati??
Marta - Eccerto!
Federico - Brava, Rosina! (Entra Gemma) Oh, Nina!
Gemma - (Nascondendo
il piccolo matterello dietro la schiena e cercando con naturalezza di porsi
alle spalle di Federico) Ciao Federico!
Marta - (Riprende il discorso)... Ma volevo puro sapé quanto sale se deve
mètte e se ce vòle puro quarcos’artro.
Federico - Ve devo pròpio spiega’ tutto, eh? (Si accorge dei movimenti di Gemma ma non lo
dà a vedere) Allora: De sale ne basta solo un pochetto, un pizzichino
appena. (Si abbassa velocemente per
raccogliere una moneta da 5 centesimi evitando così la randellata sferrata da
Gemma) Guarda ‘n po’ ‘na piotta! E chi l’avrà pèrza? (Riprende la spiegazione giocherellando con la moneta) Allora: l’ajo
e er peperoncino l’hai da métte a soffrigge, quanno l’ojo s’è scardato
s’aggiunge la cicoria e quer pizzichino de sale. (Gli cade la moneta e si china velocemente per vedere dove è andata a
finire evitando così la seconda randellata di Gemma) Mannaggia m’è cascata!
(Resta carponi per cercare la monetina
mentre Gemma gli resta dietro, pronta col matterello dietro la schiena per
colpirlo) Indóve s’è cacciata? (Sempre
carponi, continua la spiegazione)... A tutti patti: m’ariccomanno: un
pizzichino appena appena (Mentre è
carponi si gira di scatto e sorprende Gemma col matterello alzato) Nina!!
Che ffai cor mattarello?
Gemma - (Imbarazzata)
No, gnènte!... te volevo solo domandà se... se questo annava bbène pe’ ffà la
sfòja.
Federico - (Scandalizzato)
Ma che domande me stai a ffà? Assassina! ‘Sto mattarello va bbène pe’ li
panzerotti!! Nun lo vedi ch’e corto?? Pe’ ffà la sfòja devi adoperà er
mattarello lungo! Ignorante! (Urtato)
Gnènte, gnènte... nun ce stanno ppiù le donne de casa de ‘na vòrta! (Uscendo, mentre
Gemma si mette vicino a Marta col mattarello ancora in mano) Tornatevene in
cucina! (Esce poi si riaffaccia subito gridando) Ve
dovete impratichì! (Gemma ha un sobbalzo
e sfiora la testa di Marta col mattarello)... (Con tono più gentile) Ve dovete impratichì...! (Esce)
Gemma - (A
Marta) Eh, io c’ho provato...
Marta - Ti avevo detto che sarebbe stato
difficile!
Gemma - Solo perché s’è messo a pecorone!...
E se invece... addoprassi l’arma segreta de noantre donne??
Marta - Sarebbe a ddì?
Gemma - La seduzione!
Marta - La seduzione??
Gemma - Sì! Je potresti fà de le moine fin a
che non si squaglia ben bene!
Marta - Ma dai...! Dopo tanti anni di
matrimonio gli sembrerà quantomeno strano che mi metta di punto in bianco a
fare la sdolcinata!
Gemma - Ma tu che sai che gli frulla nel
ciarvello? Federico è pur sempre un òmo, e quando un òmo, anche in quelle
condizioni, s’è illanguidito, je pòi chiede de tutto!
Marta - Il fatto è che non ho mai visto
Federico... illanguidito!
Gemma - Io ci proverei lo stesso, Marta.
Fallo per te stessa... e anche per me!
Marta - Mah... la vedo una cosa rischiosa
e velleitaria, comunque... tentiamola come ultima chance! Tu, però, vai di là. (Gemma esce, tra sé) Proviamo anche la seduzione... (Grida) Ahia! (Chiama ad alta
voce) Federico! Federico!
Federico
- (Da fuori) Mo che c’è?
Marta
- (Con un dito alzato) Fedi... Me so’ puncicata co…’na punta de
cicoria!
Federico
- (Da fuori) Spùtaje sopra
che se disinfetta. (Sta per andarsene)
Marta
- (Abbandonandosi sulla sedia e sollevando un po’ la lunga gonna per
mostrare le caviglie) Fedi…
Federico
- (Si affaccia) Che vòj…?
Marta
- E c’ho pure le cavije tutte
gonfie! (Seduttiva) Me farebbe tanto
bbene un bel massaggio.
Federico
- Mm... è mèjo mettele a bbagno
ne l’acqua gelata, poi ‘o vedi come se sgonfieno! (Sta per andarsene)
Marta
- (C.s., alzando ancora un po’ la gonna) Io dico invece che me farebbe
mèjo un bel massaggino fatto da te.... Fedi.
Federico
- A me me pare invece che ch’hai
vòja de discórre...! Che sso’ ‘ste manfrine? Quanno che m’hai sposato nun ce lo
sapevi ch’ero un contadino e che m’avevi d’aiuta’ a lavora’??
Marta
- Sì ma ogni tanto un pochetto
de riposo e de svago...
Federico
- Ce se riposa e ce se svaga sortanto
in te le feste comannate! Qua invece me so’ accorto che da un po’ de tèmpo state
a batte la fiacca tutti quanti! (Allusivo)
Eh? Rosina bbèlla? Avanti: arimettete la vèsta e aritorna a lavorà senza sta’ a
fa’ tante pappole che pròpio nun è giornata! (Esce)
Marta - (Rimasta sola) Nemmeno più la seduzione, lo smuove! (Chiama) Gemma...!
Gemma - (Entrando) Allora...?
Marta - Niente! Non c’è più niente da
fare!
Gemma - Manco co’ la seduzione??
Marta - Manco con quella! (Campanello d’ingresso)
Mariangela!
Gemma - Suonano alla porta!!
Mariangela - (Si
affaccia) Ce sta er dottore.
Gemma - Fallo accomidà.
Mariangela - (Entra e annuncia) Signore... er dottore der sòr Federico. (Esce)
Il medico - (Entra) Buongiorno signore.
Marta - C'è qualche novità, dottore?
Gemma - Ha avuto un pentimento sulla
diagnosi?
Il medico - No, no, assolutamente, passavo
semplicemente di qui ed ho pensato di venire a sentire io, se ci sono novità. (Nota il nuovo arredamento) Avete
cambiato stile d'arredamento, carino! È una nuova tendenza-enza?
Marta - No, è una nuova fissazione! Anzi,
è l'esplosione dilagante delle manie di mio marito!
Il medico - Suvvia signora! Non dica così! Mi vuol
venire a dire che suo marito ha continuato ad accusare quei lievi disturb-urbi?
Gemma - Disturbi? (Con atteggiamento da "ecce homo") Ma non vede indove ci
ha portato la sua ossessione, Dottor Sticacchi?
Il medico - Dottor Stichicchi, signora, Stichicci.
Gemma - Mi scusi, dottore.
Il medico - Io, gentili signore, sarei più cauto
nel giudicare il suo comportamento! Del resto a questo mondo, soprattutto oggi
come oggi, a ben guardare, chi è pazzo-azzo? chi è normale? (Fissa enigmaticamente le due donne)
Marta - Me lo domando anch'io...
Il medico - Prego?
Marta - Dicevo che in questo sono
perfettamente d'accordo con lei.
Il medico - Bene. Potrei vedere il signor
Federico?
Marta - Se ci tiene, si accomodi pure da
solo, deve essere in camera sua. (Il medico esce)
Gemma - Ma... è un dottore laureato?
Marta - Comincio ad avere seri dubbi.
Gemma - Anch'io. Con un nome così, poi...
Oreste - (Entra) Chi era?
Gemma - Er macell... er fruttaro...
Marta - Il dottore.
Oreste - Chi sta male?
Marta - Oreste!! Tuo fratello, sta male!!
Oreste - Ah già! Scusate ma a me il
dottore fa subito pensare all'influenza, ad un attacco di colite, di
appendicite... Ma perché è venuto?
Gemma - Voleva vède Federico.
Oreste - Bene, bene. L'avete chiamato voi?
Marta - No, si è presentato
spontaneamente.
Oreste - Bene, bene.
Marta - Bene un corno! Quello è più pazzo
di lui!
Oreste - Come fai ad azzardare una simile
ipotesi?
Marta - La mia non è un'ipotesi, è una
certezza, Oreste! Un medico normale non si rende succube del paziente! Poi ha
un comportamento strano, non professionale!
Oreste - Mia cara Marta, è difficile, al
giorno d'oggi, valutare le stranezze! In fondo, a ben guardare, chi è pazzo?
chi è normale? (Fissa enigmaticamente le
due donne)
Gemma - Oreste! Ti ci metti anche tu, mo’?
Io non so proprio quanto ancora potrò resistere a questo stress sia pissichico
che fisico!
Oreste - Vedi che anche tu temi di poter
oltrepassare quel labile confine che esiste tra la normalità e la follia?
Gemma - Cos’è che oltrepazzo?? Io, caro
Oreste, so’ stata sempre regolare! Nun ho mai dato de vòrta come tuo fratello e
non ho mai avuto le manie che c’ hai tu!
(Entrano il medico e Mariangela con passo alquanto veloce. Mariangela
accompagna il medico verso l'uscita)
Mariangela - Presto, dottore, per di qua.
Il medico - (Uscendo) Scusate la fretta, signore,
arrivederci a presto!
Gemma - Che j ha preso?
Mariangela - Oh, niente. Il signor Federico gli ha
fatto un clistere.
Marta - (Sconcertata) Il signor Federico ha fatto un clistere al dottore???
Mariangela - Sì, e vedesse con quale perizia! Non ha
avuto un attimo di esitazione... trac! A parte la prescia, er medico è rimasto
pròpio sodisfatto! Scusate mo devo annà a riporre la peretta. (Esce)
Oreste - Che vi dicevo? Vedete che anche
Mariangela ha accettato e si è completamente integrata in questa dimensione
dell'ambiguità? Io me ne sono accorto bene!
Gemma - (Sarcastica)
Facendole i ritratti?
Oreste - Macché ritratti! Nemmeno più
quelli, posso fare! Ora, nei miei ormai pochi momenti di libertà Federico
sfrutta le mie abilità pittoriche per farmi dipingere nature morte! Ho appena
terminato un “Canestra di vimini che sbocca di cetròli di cui uno affettato”,
poi ho fatto un “Battilonta co’ corate e ciorcelli sparpajati” e ha voluto che
gli facessi anche un “Piatto con baccalà e boccione su lo sfondo”! Ecco a quali
bassi e volgari soggetti si è dovuta abbassare l'arte mia!
Gemma - E t’è annata bène! Se te dovessi da’
io li titoli pe’ li tuoi quadri te proporrei de le cose più "basse e
volgari" in onore de l'arte tua!
Oreste - Cosa ci può essere peggio di un
“Piatto di baccalà…”?
Gemma - Oh, ce potrebb’esse er tuo
autoritratto co’ sotto er titolo: “Fijo de ‘na…
Marta - (La interrompe) Gemma!! Per cortesia! Ma a quale livello di bassezza
siamo giunti?
Gemma - Hai ragione, Marta, non ci dobbiamo
far coionvolgere in questa situazione paradorsale!
Marta - Io non ce la faccio proprio più!
Mi par d’essere in un tunnel senza uscita!
Gemma - Come una galleria attappata!
Oreste - Già!
Federico - (Prorompendo) Ma che peccato avémo
fatto? Che peccato avémo fatto pe’ meritacce 'sta punizzione?
Marta - Che è successo mo’?
Federico - Che è successo? Che è successo??
Pròpio mo’ me so’ accorto de li guai de la grandina de stanotte! È annato tutto
a ccarte quarantotto, Rosì!! S'è abbruciato tutto quanto! Sémo rovinati!!
Gemma - Ma che grandina? Che s’è abbruciato?
Oreste - Nina! Non possiedi il benché
minimo briciolo di perizia agricola! L'orto è annato a carte quarantotto!
Gemma - Potémo di’ addio a la parmiciana de
melanzane che c’aveva promesso!
Federico - (Apocalittico)
L'orto, l’arbèri da frutto e tutte le cortivazioni giù giù fin ar podere de
Zagaja!
Gemma - De chi?
Federico - De Zagaja! Ma pure lui nun è messo
bene pe’ gnènte! (A Marta) Rosina,
c’hai presente, da Zagaja, tutte quele piantine già fiorite?
Marta - Eh! Me pare de vedelle!
Federico - Eh, So’ tutte pèrze! Che catastrofe!
Pròpio mo’ ho incocciato Cecè co’ su’ móje, Romilda: c’aveveno in mano l’urtime
fòje de bièta arimaste sane e piagneveno come regazzini! Che spettacolo
pietoso! Ma nun è ddetta l'urtima parola eh! Fórze nun è tutto perduto! Quarche
piantina più robusta magara se po’ ripijà! Ma pe’ questo è necessario fa’
sortanto 'na cosa: stasera famo 'na véja pe’ prega’ li santi protettori che ce
facceno sparagna’ quarcosa!
Marta - Una... veglia?
Federico - Eccerto! Oooh, nun sai quant’è dura
la vita de noantri contadini: d’inverno gela, d’estate abbrucia, nun ce sta
pròpio mai un momento de pace! È vero, Ninetto?
Oreste - Nun me lo dì a me, io pròpio nun
la sopporto! Speciarmènte quanno abbrucia!
Federico - Benissimo! Allora io ho già preparato
quarche fòjo per voantri in magnèra che potete seguì quer che dico e risponne
come se deve a le richieste mie. Mariuccia, metti tutte le sedie in circolo. (Mariangela esegue mentre Federico
distribuisce i fogli. Tutti si siedono)... Pronti?
Marta - (Rassegnata) Pronti.
Gemma - Pronti.
Mariangela - Pronti.
Federico - (A
Oreste) E tu, Ninetto?
Oreste - Io che?
Federico - Sei pronto?
Oreste - Ce mancherebbe artro!
Federico - Bene... Allora:
Pe’ li danni che so’ tanti
domannamo a tutti i Santi
de mannacce un dono bello
pe’ scampà da ‘sto sfracello.
Dite co’ mme:
Santa Gina Frascatana...
Tutti - (Leggono) Fa' ripijà la melanzana!
Federico - San Giuseppe cor fijòlo...
Tutti - (Leggono) Fa' sarvà puro er cetròlo!
Federico - Sant’Elìa t’ho dimo ‘n coro
Tutti - (Leggono) Sarva quarche pommidòro!
Federico - (Rivolto
ai santi) Da ‘sta tèra ch’è fangosa
Fate cresce quarche cosa!
Sant’Andrea co’ i tuoi bei boccoli...
Tutti - (Leggono) Sarva tutti i miei briccòcoli!
Federico - … e p’a ggènte poveretta…
Tutti - (Leggono)… fa’ ripijà puro l'erbetta.
Federico - Su, nun fate li preziosi
ché ‘sti tempi so’ gravosi!
Basterìa ‘na mossettina
pe’ salva’ l’insalatina!
Santa Ermelinda…
sémo tutti ai tuoi ginocchi:
Tutti - (Leggono) Sarva cinque o sei finocchi!
Federico - Si quarcosa amo scordato:
un ortaggio, un frutto, un fiore,
c'affidamo al vostro còre
e chiedemo ad ogni Santo
una grazzia tant’e quanto!
Mo’ ugnuno deve domanda’ ‘na grazzia
personale.
Marta - No, grazie, n’avémo bisogno ma
nun fa gnènte.
Federico - (Fulminandola
con lo sguardo) Mo’ ugnuno deve domanda’ ‘na grazzia personale! (Un attimo di silenzio)
Oreste - Beato Angelico, protettore
de qualunque sia pittore;
Io nun so’ mai stato un ladro:
famme venne quarche quadro!
Federico - ‘O vedi? ‘O vedi, con un pochetto de
bòna volontà...? (Fa un gesto di incitazione
a Mariangela)
Mariangela - Santa Zita de le domestiche avocata,
chi te prega è a te devota:
famme
crésce la mesata!
Marta - C’avrai da prega’ parecchio...
Gemma - Santa Rosa Venerini,
famme avé tanti quatrini!
Marta - Mo’ io chiedo ad ogni Santo
che venisse giù ogni tanto
e dicesse a mi’ marito
de nun fà più l’imbecille!
Gemma - Ma nun fa la rima!
Marta - ... e che dessero ‘na mano pure a
Gemma!
Federico - Bello! Bello! De sicuro già da
domatina un quarcosa ripijerà. È vero Ninetto? E stasera, pe’ penitenza, se fa
vigilia… nun se magna gnènte, eh… se volémo avé la grazzia…! Dico bene, Rosina?
Mariuccia, Ninetto, venite su co’ mme p’ accenne du’ ceri a Sant’Antonio
protettore de li contadini. (A Marta)
Dico bene, Rosina? (Ad alta voce mentre
Mariangela e Oreste lo seguono) Sant’Antonio de la Bellavigna...
Mariangela e
Oreste - Nun fa’ cresce la gramigna!
Federico - Sant’Antonio benedetto...
Mariangela e
Oreste - Dacce er pane cor guazzetto! (Escono
Federico, Mariangela ed Oreste)
Marta - Chi avrebbe mai detto che sarei
finita così? Doverci appellare a Sant’Antonio! Mia cara Gemma, la situazione è
questa: Federico ci ha giocati e ha vinto lui!
Gemma - Lo penso anch’io: ci ha manovrate
come dei pupazzi!
Marta - Già, e ha messo su tutta questa
messa in scena della pazzia avendo in mente un fine ben preciso: quello di
farci capire che abbiamo tirato troppo la corda!
Gemma - E aperto troppo il suo portafòjo!
Oreste - (Entra) È per questo che
ci ha fatto ricordare come eravamo e ci ha insegnato a non pretendere tutto
senza guadagnarcelo, insomma c'ha fatto passà pe’ mmatti!
Marta - Eppure, eppure non credo che
tutto questo sia stata totalmente una sua finzione.... qualcosa è cambiato in
lui. Una sia pur piccola vena di follia gli si deve essere sviluppata, dentro.
Io lo conosco troppo bene!
Oreste - Ma che dici, Marta! Federico ha
fatto solamente del teatro!
Gemma - Io invece sono d’accordo con la
Marta: per me, quarche rotella der ciarvello j è s’è arruzzonita!
Mariangela - (Grida,
da fuori) Aiuto! Aiuto! (Si affaccia
dalla quinta) Er sor Federico s’è ‘nteso male n’antra vòrta!
(Tutti
escono di corsa e rientrano subito seguendo Federico)
Federico - Basta, basta, non statemi tutti
addosso che ora sto bene. Ma che cosa mi è successo?
Marta - T’ha pijato ‘o sturbo ma mo’ è
passato.
Federico - (Guarda
Marta, meravigliato) Perché parli in dialetto, Marta? (Osserva, incuriosito, l'abbigliamento di tutti i presenti) Ma come
vi siete combinati, è per caso carnevale?
Gemma - Ma se hai detto...
Marta – (Interrompendo Gemma) No, Federico, è che... abbiamo dovuto fare dei
piccoli lavori in giardino e ci siamo messe un abbigliamento più comodo... da
orticoltrici!
Gemma - Sì, sì, da orticoltrici! È per
questo che mi vedi tutta.. trascorreggiata.
Federico - Ah, ecco, sì... (Si guarda attorno) Ma mi sembra eccessivo creare un'atmosfera
campagnola anche nel nostro salotto!
Oreste - (A Gemma) E che dirà quanno vedrà li porci ner garage?
Federico - (Sedendosi)
Mariangela, per favore, mi porteresti un cognac?
Mariangela - Subito, signore. (Esce)
Marta - Come ti senti, ora, Federico?
Federico - Bene, bene. Anzi, scusatemi per il
trambusto. Deve essere stato un semplice giramento di testa. (Osserva Gemma e Oreste) Gemma, Oreste,
fatevi osservare meglio... (Ride)
State proprio bene vestiti così! Anche tu, Oreste, hai l’aspetto di un vecchio
fattore! (Tutti lo assecondano ridendo)
Marta - (Approfittando della situazione favorevole) Ehm, certo che... tra
giacinti e ortensie non abbiamo avuto un attimo di riposo e mi è venuto un
appetito...!
Gemma - Mo’ che ci pènzo, pure io avverto un
friccico allo stommico!
Oreste - A chi lo dite...!
Marta - Allora cosa dici, Federico, dato
che ti senti meglio, di cambiarci e andare al ristorante per una bella cenetta
a base di... carne?
Gemma - Primo, secondo e dolcino finale?
Oreste - Caffè e ammazzacaffè?
Federico - È una buona idea!
Marta - Bene!
Federico - ... ma proprio non me la sento. Anche
perché domattina io e Oreste dovremo alzarci presto per andare a lavorare.
Gemma - Oreste deve andare... a lavorare??!
Federico - Come, non ti ha detto niente? Da
domani entrerà in ditta come magazziniere per guadagnarsi il pane quotidiano! (Gemma e Marta si guardano) Vero, Oreste?
Oreste - Sì sì...
Gemma - Oh, bene! So’ pròpio contenta... per
lui!
Marta - È proprio una bella novità!
Mariangela - (Rientra con il cognac) Prego, signore.
Federico - Grazie, Mariangela. (Mariangela
esce) (Federico beve, seguito
dallo sguardo voglioso di tutti) Aaah! E così da domani si inizia una nuova
settimana, piena di attività, di dinamismo e di operosità. Bene! Poi nel
pomeriggio, Marta, andremo a prendere quel nuovo visone per te, perché mi hai
detto che gli altri due sono modelli ormai superati, giusto?
Marta - Sì.
Federico - Bene, allora ti verrò a prendere alle
cinque.
Marta - Ma no, Federico, lascia stare:
sarebbe una spesa superflua. Sono perfetti quelli che ho già, che poi uso
pochissimo!
Federico - Oh, ma bene!! Ciò è segno di
giudizio, da parte tua! Vorrà dire che approfitterò per andare con Gemma a
comprare quel nuovo collier di perle, (A
Gemma) è tanto che premi per averlo!
Gemma - Oh, sì gra... (Marta le allunga un calcio ad uno stinco) Volevo dire: no, lascia
perdere, Federico, mo’ che Oreste comincia a lavorare mi accontenterò di
qualche regalino che mi vorrà fare lui, chiaramente a seconda del suo
stipendio.
Federico - Oh, ma ciò mi stupisce! Mi congratulo
anche con te per la tua saggezza, Gemma! Bè, sarà per un'altra occasione. Bene!
Signori miei... (Licenzia tutti)
scusatemi ma mi sento davvero stanco quindi vi auguro una buona notte! (Esce)
Tutti - Buona notte, Federico! (Si avviano per uscire)
Oreste - (Rassegnato) Buona notte, Marta (Esce)
Marta - (C.s.) Buona notte, Gemma. (Esce)
Gemma - (C.s.)
Bona notte. (Grida, acida)
Mariangela!! Portami subito il mio pigiama di seta a
righe azzurre!
Federico - (Appare
all’uscita di fondo) Nina!! Si chiede per favore!
Gemma - (Impietrita)
Sì, Federico, scusa.
Federico - (Fa
qualche sul palco poi, lentamente, torna ad assumere l’atteggiamento da “mina
vagante”) Signorinella pallida, dolce dirimpettaia del quarto piano..... (Esce)
SIPARIO
Note
Federico è un uomo che si è fatto da sé, ha sempre
lavorato ed è riuscito, ormai da diversi anni, a creare, far crescere e
consolidare una fiorente azienda che gli permette di condurre una vita più che
agiata. Ma Federico è circondato, ormai da tempo, da tre parassiti che
sfruttano, in modo palesemente spudorato, le sue possibilità economiche.
Marta, la moglie, non fa altro che attingere al suo
conto in banca per fare spese pazze, superflue e vivere in un lusso smodato;
Gemma, la cognata, seguendo l'esempio di Marta, si comporta allo stesso modo
sia pure in maniera più goffa e pacchiana; Oreste, il fratello di Federico, è
invece un parassita di più lunga data poiché non ha mai fatto niente in vita
sua, è sempre vissuto alle spalle della famiglia prima e del fratello poi,
avendo come unici interessi, la pittura, il gentil sesso e la vita comoda.
Sia per lo stress provocato dal lavoro e dalle
responsabilità della sua azienda che dalla presa di coscienza del continuo
dissanguamento da parte dei suoi familiari, qualcosa forse si rompe, in
Federico che, coscientemente o no, inizia una sorta di auto - terapia giungendo
a rifiutare completamente l'attuale condizione della sua famiglia e
immergendosi in un passato agricolo, semplice e rustico, rivivendo,
probabilmente, alcune esperienze della sua infanzia. In questo delirio trascina
Marta, gemma e Oreste e li rende "attori" delle sue fantasie.
Qual è il limite della sua "pazzia" e dove
inizia il suo calcolo per redimere i suoi familiari? Questo lo può sapere solo
Federico.
I
personaggi
Marta
Marta è una tipica
signora dell'alta borghesia di provincia, abituata all'agiatezza e alle
lussuose comodità ma dal suo comportamento risulta evidente l'esagerazione in
tutto ciò. Ama suo marito ma lo vede soprattutto come fonte inesauribile di
denaro. Possiede un carattere forte, è intelligente e ambiziosa e perciò, pur
cosciente del suo atteggiamento, non lo riconosce e si ostina nella parte della
gran signora che sta una spanna al di sopra degli altri, specialmente dei
domestici. Quando viene costretta da Federico a vestire i panni della contadina
esegue gli ordini ma mantiene sempre la fierezza che il suo status le impone.
Sa comunque adattarsi ad ogni situazione pur di non perdere i suoi privilegi.
Gemma
Gemma non possiede
l'acume e l'intelligenza di Marta ma la frequenta ormai da molto tempo ed è
riuscita, in qualche modo, ad imitarla in tutti i suoi atteggiamenti e
capricci. In pratica è la sua brutta copia, più grezza, appariscente e
pacchiana. La segue, perciò, nell'adeguamento alle varie situazioni create da
Federico ma in maniera più grossolana e pasticciona. Anche lei, comunque, è
abituata al lusso e alle comodità, privilegi che non vuole assolutamente
perdere ma ai quali, purtroppo, dovrà rinunciare.
Oreste
E' sempre stato la
pecora nera della famiglia di Federico. Un debosciato che pur nella sua ormai
trentennale abitudine all'ozio e alle velleità artistiche può risultare di una
certa simpatia. Anch'egli vuole bene al fratello ma lo vede come una miniera d'oro
che gli è sempre piaciuto sfruttare. Anche quando Federico lo costringe (con
meno cattiveria rispetto all'atteggiamento che ha nei confronti delle due
donne) a diventare "contadino", affronta il fatto come qualcosa da
dover sopportare temporaneamente, sicuro che presto le cose cambieranno
positivamente.
Sia pur con
rammarico accetta la proposta (che è un ordine) di Federico riguardo al lavoro
poiché la considera, in quel frangente, la migliore situazione per lui.
Mariangela
E' una domestica
che sa come comportarsi con le due "padrone" ma che è molto più
legata a Federico, anche se non capisce se il suo padrone è veramente pazzo o
che altro. Sta comunque al gioco, obbedisce alle "signore" ma prima
di tutti viene Federico con cui si sente più a suo agio. Evidente è infatti il
suo atteggiamento nei confronti di Marta e Gemma quando Federico prende in mano
la situazione. E' una ragazza che sa quello che le conviene: con le due donne,
con Oreste e con Federico.
Federico
Chissà cosa passa
per la mente di Federico? Si lascia andare al suo esaurimento nervoso e si
lascia trascinare in un delirio di antica semplicità agreste? Riesce invece a
dominarlo e lo usa (o se lo inventa) per riportare al "raziocinio" i
suoi familiari - parassiti? Oppure è la mente che gioca certi scherzi e che gli
provoca momenti di follia e momenti di lucidità?
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