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Periodo di prova



codice SIAE: 952380A


Rappresentata da

Compagnia Accademy Cinecittà - Roma
Centro Ricerche Teatrali – "I Rabdomanti” - Milano



Sinossi
Marco è vedovo da un anno ed è combattuto tra la razionalità che lo vuole portare a riprendersi la vita e il cuore che è ancora legato alla moglie. Stefano, il suo vicino di casa, un superficiale e inaffidabile amico, gli consiglia di prendersi una colf extracomunitaria. L'idea è sorretta da Anna, una sua vecchia amica e fiamma giovanile che gli è rimasta vicina. Con l'arrivo di Daria, una ragazza polacca, con la sua dolce professionalità, entrambi si accorgono gradatamente del sentimento reciproco che inizia ad affiorare…

Periodo di prova

(una storia di amori)

 due atti di

Paolo Cappelloni


Personaggi

 Marco

Daria - domestica

Stefano - vicino di casa di Marco

Anna - vecchia amica di Marco

Voce di Lucia - la moglie di Marco

Voci varie

 

                                                                Primo atto

 

(Siamo nel 2003. La scena rappresenta il living dell'appartamento di Marco: tipico ambiente disordinato di un uomo che vive ormai solo da tempo, da quando, cioè, è rimasto vedovo. C'è un'uscita a sinistra che porta all'ingresso e due a destra che portano alle altre stanze. Si vedranno capi di abbigliamento sparsi per la stanza e scarpe gettate alla rinfusa. Su di un mobile c'è un portaritratti con la fotografia di una donna. All'aprirsi del sipario la scena è vuota e lo resterà per qualche secondo, con una musica soft che sfumerà all'entrata di Marco)

 Marco -                (Entra fumando una sigaretta. Sta parlando al cellulare con Anna, è in camicia e ha uno strofinaccio alla vita a mo' di grembiulino su cui si asciuga la mano libera, lo toglie e lo getta dove capita) Aspetta che me l'appunto. (Cerca, nella confusione della stanza, una penna e un foglio per scrivere ciò che Anna gli detta) Allora, dai: cipolla e aglio, sottilmente, vero? (Ascolta) Mm, scotto i pomodori in acqua salata, abbondante, li scolo… (Ascolta) sì, certo, prima li pelo. (Continua a scrivere)… in uno scolapasta, salandoli. (Ascolta) Soffriggo aglio e cipolla in olio d'oliva, sì, questo lo so: non si devono colorire, poi? (Ascolta) Passo i pomodori al passaverdura, (Ascolta) sì ce l'ho ma mi trovo meglio se li schiaccio con una forchetta. (Ascolta) Ok, poi li unisco al soffritto, chiudo e lascio sobbollire per dieci minuti, (Ascolta) il sale lo regolo io, sì. Ascoltami: il basilico lo metto a fuoco spento, no? Ok, grazie, (Ascolta) grazie Anna, sei un tesoro, (Ascolta) no, te l'ho già detto, non aspetto visite, lo voglio fare per me, per vedere se mi riesce qualcosa di buono, sai che mi piace il sugo col pomodoro fresco, (Ascolta) sì, poi ti faccio sapere, (Ascolta) no, non lo faccio stasera, sono troppo stanco, è per il pranzo di domani che ho la giornata libera, (Ascolta) va bene, ti ringrazio come al solito per la consulenza tecnica, ciao ciao. (Chiude, si stravacca sulla poltrona e riflette tra sé) Eh, Anna… (Cambia pensiero e si concentra sui consigli culinari ricevuti) Perché ha usato i termini "sobbollire” e "soffriggere"? Che differenza c'è tra "bollire" e "sobbollire"? tra “friggere” e “soffriggere”? Uno che non sa queste cose non potrà mai fare un buon sugo di pomodoro fresco! (Riflette scandendo bene le parole) "Sobbollire"… "bollire"… Sarà come tra "ridere" e "sorridere", una cosa più tenue, meno violenta… “Sobbollire”… mah! (Spegne la sigaretta, si alza e si mette su di un tappetino a fare alcune flessioni) Io sobbollo, tu sobbolli egli sobbolle… ecco, uno deve essere scemo a fare le flessioni sempre dopo aver fumato, quando i polmoni sono belli pieni e col movimento del corpo il fumo si può infiltrare con comodità nei bronchi, nei bronchioli e in tutti quei tubicini che si intasano fino a scoppiare. (Riprende a coniugare) Noi sobbolliamo, voi sobbollate… no, voi sobbollite… (Bussano alla porta) (Smette le flessioni e si alza chiedendo) Chi è?

Stefano -              (Da fuori) Amici!

Marco -                (Si alza e va ad aprire tossendo)

Stefano -              Disturbo?

Marco -                No no, mi stavo sobboll… mi stavo facendo del male con un po' di ginnastica da camera. Hai già mangiato?

Stefano -              Sì, mia moglie, di là, sta lavando i piatti e mi sono allontanato perché non voglio fare la figura del marito che si stravacca in poltrona (Si stravacca sulla poltrona di Marco come se fosse a casa sua) mentre la donna sfaccenda per casa; è questione di delicatezza, mi capisci?

Marco -                Certo.

Stefano -              Come ti va?

Marco -                Solite cose.

Stefano -              (Allusivo) Proprio le solite?

Marco -                Eh, le solite: casa, ufficio, caffè; ufficio, caffè, casa.

Stefano -              (Allusivo) E le distrazioni…?

Marco -                Le distrazioni… tu, Stefano, sei convinto che io, con la mia libertà, stia sempre a folleggiare, a fare cose turche ogni giorno con una donna diversa, è vero?

Stefano -              Non lo so ma visto che hai la fortuna di essere solo, senza più legami…

Marco -                (Serio) Non la considero una gran fortuna.

Stefano -              Non volevo offenderti, è che a volte penso… (Sottovoce, quasi per non farsi sentire dalla moglie, nell'appartamento a fianco) se io fossi solo non avrei tanto tempo per far ginnastica da camera, per lo meno non quella che fai tu! A proposito, hai visto la nuova inquilina del piano di sotto?

Marco -                No. (Prende una bottiglia e due bicchieri e versa qualcosa per sé e per Stefano).

Stefano -              Porca miseria che pezzo di gnocca! Avrà sui 34, 35 anni, una morona che ti lascia a bocca aperta. Ieri mi sono ritrovato con lei e mia moglie in ascensore… ti giuro, non sapevo dove guardare!

Marco -                Ti credo; alla fine, dove hai guardato?

Stefano -              In alto, come si fa in tutti gli ascensori!

Marco -                Sì è vero, negli ascensori si guarda sempre in alto, oppure la pulsantiera.

Stefano -              Già, ma davanti alla pulsantiera c'era proprio lei!

Marco -                È sposata?

Stefano -              Sì ma questo non sarebbe un problema. Il fatto drammatico è che lo sono io! Tu invece…

Marco -                (Con fare complice) Io invece potrei prima indagare sugli orari del marito e una volta saputi potrei presentarmi da lei e dirle: "Buongiorno signora, sa che Stefano ha avuto ragione a dirmi che lei è un gran bel pezzo di gnocca?" E poi… eh??

Stefano -              Stai scherzando, vero?

Marco -                Sì, sto scherzando.

Stefano -              Perché non si capisce bene quando scherzi e quando fai sul serio.

Marco -                Ah, ecco.

Stefano -              A proposito, dove vai in vacanza?

Marco -                Quando?

Stefano -              Come, quando? quando andrai in ferie!

Marco -                Sinceramente non ci ho pensato. Ancora mi è difficile trovare un posto che mi dia l'idea della vacanza.

Stefano -              (Che non ha capito che cosa intende dire Marco) Be’, dovrai trovarlo!

Marco -                Già, dovrò trovarlo.

Stefano -              Ti ricordi che l'anno scorso sono stato in un villaggio polinesiano!

Marco -                Sì, me lo ricordo.

Stefano -              Marco… un villaggio polinesiano…! (Si versa da bere).

Marco -                Ho capito! Bello! è interessante vivere qualche tempo a contatto con gente di culture diverse dalla tua, nella loro quotidianità.

Stefano -              No, no, non intendevo un villaggio indigeno! scherziamo? Io ero in un villaggio turistico, perché quando sono in vacanza me la voglio godere! Animazione tutte le sere, piscina hollywoodiana, tv satellitare, corsi di surf, gnocche a non finire! Marco: una favola! Solo che…

Marco -                Tua moglie…

Stefano -              Già, comunque, le polinesiane me le immaginavo più slanciate, perché ho notato che, strutturalmente, le polinesiane, non possiedono quel corpo armonico che hanno, per esempio, le italiane o le francesi, sono tracagnotte.

Marco -                Ecco, quindi anche se tu fossi stato solo…

Stefano -              Eh eh! se fossi stato solo sarebbe stata tutta un'altra musica, caro mio! Quando sei lì cosa fai? ti metti a criticare il corpo più o meno slanciato? Eh eh! altroché, caro Marco…! (Gettando uno sguardo alla stanza) Sai cosa farei, se fossi in te?

Marco -                Te le faresti tutte.

Stefano -              Dai, non scherzare, guarda, ci stavo pensando proprio ieri: se fossi in te mi prenderei una di quelle extracomunitarie e me la terrei in casa. Ce n'è un sacco che cerca lavoro! Te la prenderesti come tata, poi sai, una cosa tira l'altra… eh, eh, no?! Oh, in regola, si capisce! la paghi e via! sarebbe il massimo!

Marco -                Cioè: tu intendi una donna tuttofare.

Stefano -              Certamente! in tutti i sensi! eh, eh!

Marco -                (Intuendo l'antifona) Così, in caso, se qualche volta ti occorresse qualcosa, diresti: "accidenti, Marco non è in casa ma…"

Stefano -              Ma che discorsi! Io, guarda, lo dico per te, sarebbe davvero un aiuto per un uomo che vive solo. Pensaci!

Marco -                Ok, ci penserò.

Stefano -              In caso ti consiglierei una dell'est.

Marco -                Non sarai mica anche razzista?

Stefano -              Ma stai scherzando?

Marco -                Ah già, scusa, finché respirano… tu non fai differenze di razza.

Stefano -              No, dai, veramente: un mio amico ha una colf polacca e mi ha detto che ci si trova benissimo perché quelle dell'est sono più abituate a tenere in ordine una casa; sono, come dire… più delicate, più scrupolose, più…

Marco -                Va bene, lo terrò presente.

Stefano -              (È in piedi, si guarda i fianchi) Marco, guardami, per cortesia.

Marco -                (Lo guarda) Eh, allora?

Stefano -              (Con fare preoccupato) Non ti pare che ultimamente mi sia un po' appesantito?

Marco -                Sinceramente non ci ho fatto caso.

Stefano -              Avrei una mezza intenzione di iscrivermi ad una palestra per un po' di fitting.

Marco -                Be’, male non ti farebbe.

Stefano -              Fammi un po' vedere come fai.

Marco -                A far cosa?

Stefano -              Le flessioni.

Marco -                Vuoi vedere come faccio le flessioni?

Stefano -              Sì.

Marco -                Va bè. (Si rimette a fare le flessioni) Ecco, così.

Stefano -              (Imitandolo) Dicono che alla palestra "Complete Body Structure"…

Marco -                "Complete Body…?

Stefano -              (C.s.) Structure… ci sono…

Marco -                … delle gnocche…!

Stefano -              (C.s.) Ah, conosci anche te, quella palestra?

Marco -                (Ridendo) No, sono andato a intuito. (Si sentono dei colpi dall'appartamento di fianco).

Stefano -              (Si alza di scatto) Porca puttana! mia moglie ha finito di lavare i piatti! (Avviandosi) Marco, pensa a quello che t'ho detto! Ciao! (Esce)

 

Si abbassa la luce

(Musica)

 

(Luce tenue. La musica continua. È l'indomani, la giornata libera di Marco. Sia lui che la stanza sono nelle stesse condizioni del giorno prima. Marco, di nuovo con lo strofinaccio a mo' di grembiulino, entra dalla prima a destra con uno scolapasta e un piatto ed esce dalla seconda a destra da cui rientra con un passaverdura. Si siede precariamente sulla poltrona azionando, in modo impacciato, il passaverdura)

 

Si abbassa la luce

(Musica)

La musica continua

 

(È la sera successiva. Marco, ancora in camicia, entra da destra e si dirige verso un mobile da cui prende un album di fotografie ed inizia a sfogliarlo fumando seduto in terra, vicino alla poltrona. Nel frattempo, appaiono, sullo sfondo, le diapositive delle foto che lui sta guardando: di lui, della moglie e di amici comuni. La scena viene interrotta dal suono del campanello d'ingresso. Marco chiude l’album di fotografie e contemporaneamente svaniscono le immagini in diapositiva)

 

La musica sfuma

(Luce piena)

 

Marco -                Chi è? (Nessuno risponde. Marco si guarda attorno e vede il totale soqquadro della stanza) Chi è?

Anna -                 (Da fuori) Indovina!

Marco -                (Spegne la sigaretta, va ad aprire e rientra con Anna)

Anna -                 (Entra abbracciandolo) Come sta il grande chef?

Marco -                (La fa accomodare sulla sua poltrona e prende velocemente l'album che ripone in un mobile, gesto che Anna nota) Non prendermi in giro, Anna; non sono neanche venuti un granché; ho voluto provare il passaverdura invece di schiacciarli con la forchetta come ero abituato io e mi è venuto un succo di pomodoro!

Anna -                 (Ride) Potevi farci un "Bloody Mary"! Comunque, domenica sei invitato a pranzo da me così ti rivelerò qualche segreto culinario. (Si guarda attorno) Come stai?

Marco -                Bene.

Anna -                 Sicuro?

Marco -                Sì, preferisci che stia male?

Anna -                 Per carità!

Marco -                Tu, invece?

Anna -                 Abbastanza bene. Continuo a convivere, con spirito di rassegnazione, quasi di abnegazione, con le solite cose che ti fanno invecchiare: lavoro, marito e figlia, o marito, lavoro e figlia, non so con quale ordine. (Si riguarda attorno, riferendosi alla confusione dominante) Questa cosa è voluta o è casuale?

Marco -                Sai che non lo so? Credo però che messo così, l'ambiente mi faccia più compagnia, non so, mi sento circondato da cose quotidiane e a cui sono affezionato… sai: è come avere un animaletto in casa.

Anna -                 Se le lasci ancora un po' ne avrai parecchi, di animaletti per casa!

Marco -                Allora…?

Anna -                 Non ricomincerai mica a fare il nichilista?

Marco -                Prego?

Anna -                 Lascia stare, è che ti vorrei vedere sorridere più spesso.

Marco -                (Pausa) È un anno ormai…

Anna -                 Lo so. (Si alza, si dirige verso il portaritratti e guarda la foto)

Marco -                E ne abbiamo passati quindici, insieme.

Anna -                 Un anno non guarisce, lo immagino. Senti Marco, non vorrei dire cose scontate ma…

Marco -                (La interrompe) Ho capito, lo so, e sono d'accordo con te.

Anna -                 Poi ne abbiamo parlato spesso e sai che ogni volta che hai bisogno di parlare di lei o di fare semplicemente due chiacchiere con me non devi fare altro che chiamarmi. Non farlo solo per le ricette!

Marco -                Vuoi un caffè?

Anna -                 Sì, grazie.

Marco -                (Esce a destra e parla da fuori) Il tempo è una buona medicina, no?

Anna -                 (Ad alta voce) In certe cose lo è, quando non diventa routine. (Pausa) Ricordi, Marco, tanti anni fa?

Marco -                (C.s.) Quando eravamo giovani!

Anna -                 (C.s.) E spensierati! Ricordi quel primo maggio in campagna? che anno era?

Marco -                (C.s.) Fine anni '70.

Anna -                 (C.s.) Precisamente il '78!

Marco -                (C.s.) 25 anni fa.

Anna -                 (C.s.) Già, e siamo stati insieme fino al…? ricordi?

Marco -                (C.s.) Febbraio '79.

Anna -                 (C.s. Visibilmente compiaciuta del fatto che Marco ricordi) Quel giorno tu avevi scoperto una vecchia casa disabitata, circondata da alberi altissimi.

Marco -                (Si affaccia) Ci eravamo messi a giocare agli esploratori!

Anna -                 Fino a darci il primo bacio.

Marco -                Già.

Anna -                 Ma io ero troppo piccola, allora.

Marco -                Anche io.

Anna -                 Perché voi ragazzi maturate più tardi.

Marco -                (Sorridendo) Quando maturiamo… (Riesce)

Anna -                 (Di nuovo ad alta voce) Ma sono contenta di esserti rimasta amica.

Marco -                (Rientra portando con un po' di difficoltà due caffè e zuccheriera su di un vassoio) Anche io. Quanto zucchero?

Anna -                 Faccio io. Tu senza, vero?

Marco -                (Annuisce) Sai cosa mi ha detto il mio vicino di casa? premetto che lui è fissato con le donne, comunque mi ha consigliato di prendermi una di quelle ragazze dell’est per farmi dare una mano in casa. La sua proposta potrebbe nascondere anche un secondo fine, conoscendolo, ma, in effetti… il casino in questa casa, c'è! cosa ne dici?

Anna -                 (Sorridendo) Sì, ce n'è parecchio!

Marco -                Mi riferivo a ‘sta ragazza!

Anna -                 (Sorridendo) Ho capito, dico che faresti una cosa sensata!

Marco -                Lo credi davvero?

Anna -                 Certo, e sai che io non ho secondi fini. Una donna farebbe bene sia a questa casa che a te, anche se solo come colf, credimi; se non altro per scambiare anche due parole, poi, chissà!

Marco -                Lascia stare, Anna, pensavo solo alla casa. Sai quanto ci teneva, lei, a tenerla sempre in ordine; aveva cura di ogni particolare.

Anna -                 È un difetto di noi donne!

Marco -                (Sorride) Ce l’aveva con gli interstizi; non ci doveva essere nemmeno un granello di polvere. Io le dicevo sempre che se fosse passata la scientifica in caso di un delitto non avrebbe trovato la minima traccia.

Anna -                 (Sorride) Lascia stare gli interstizi e cerca di pensare ad altro.

Marco -                Ok. (Le si siede vicino, con tenerezza) Come sta tua figlia?

Anna -                 Bene.

Marco -                Tuo marito?

Anna -                 Benissimo.

Marco -                Ma dici davvero che domenica devo venire da te?

Anna -                 (Si alza per sfuggire da una sensazione che la stava prendendo) Sì! è un invito ufficiale. Mi raccomando: arriva almeno due ore prima perché dovrai seguire ogni momento della preparazione del pranzo insieme a mia figlia che ancora non sa cuocere due uova!

Marco -                L'ho vista qualche giorno fa di sfuggita, sai che più cresce e più ti assomiglia?

Anna -                 Di solito le femmine prendono dal padre.

Marco -                Be’, in questo caso… meglio così!

Anna -                 È una critica a mio marito o un complimento per me?

Marco -                Non conosco bene tuo marito.

Anna -                 Sai che lui invece ogni tanto mi chiede di te?

Marco -                Chiede di me? e perché?

Anna -                 Mah, tu che dici?

Marco -                Non sarà mica geloso?

Anna -                 Tu sei un uomo, dovresti saperlo meglio di me! (Avviandosi) Fammi andare che è tardi. Grazie per il caffè, ah, dai retta al tuo amico, ha avuto ragione a darti quel consiglio.

Marco -                Ti voglio bene.

Anna -                 Anch'io. (Esce).

 

Buio

(Musica)

 

(La musica continua fino a sfumare lentamente. Luce tenue. È la sera successiva. Marco, è in piedi, vicino al mobile, con il ritratto della moglie in mano. Si sentono le voci, registrate con effetto riverbero, di Marco, di sua moglie e di amici comuni, in un lontano momento di allegria.)

 

Voce reg. di

Marco -                Lucia! vieni a vedere cos'ha combinato Giulio!

Voce reg. del

primo amico -      Non lo stare a sentire, Lucia!

Voce reg. del

secondo amico - (Sovrapponendosi in parte alla battuta del primo amico) Ragazzi! oggi non voglio rimanere a digiuno!

Voce reg. di

Lucia -                 (Ride) È meglio che tu stia lontano dalle pentole e lasci fare a me.

Voce reg. del

primo amico -      Lucia! Marco sta piluccando!

Voce reg. di

Lucia -                 Marco! lascia stare il dolce prima di pranzo!

 

(Il tutto viene interrotto dal suono del campanello. Luce piena)

 

Marco -                Chi è?

Stefano -              (Da fuori) Sono io!

Marco -                (Va ad aprire e rientra con Stefano) Vieni pure.

Stefano -              Allora??

Marco -                Allora cosa?

Stefano -              Hai deciso di prenderla?

Marco -                Parli della colf? be’, a dir la verità, l'idea non è male, visto come da solo riesco a ridurre la casa, ma… no, ancora non ho trovato niente.

Stefano -              Allora datti da fare perché le migliori se le beccano subito!

Marco -                Madonna mia! parli come se stessero facendo i saldi di fine stagione! Con un po' di fortuna la troverò anch'io.

Stefano -              A proposito, l'hai vista??

Marco -                Scusa ma non riesco a seguirti, adesso di chi stai parlando?

Stefano -              Della Spantucci!

Marco -                E chi è la Spantucci?

Stefano -              Porca miseria, Marco! è la gnoccona del piano di sotto! quella dell'ascensore!

Marco -                Ah! no, non l'ho ancora incrociata.

Stefano -              Eh eh! sarebbe proprio da incrociarla, una così! ma prima o poi scoprirò gli orari in cui esce e rientra a casa.

Marco -                Ma tu non lavori mai?

Stefano -              Come non lavoro? in ufficio mi faccio tutti i giorni un culo così fino alle due! Al pomeriggio mi potrò pur rilassare…

Marco -                …con la signora Spantucci!

Stefano -              Eh eh! scherza, scherza! Mi offri qualcosa?

Marco -                (Avviandosi verso la cucina seguito da Stefano) Vieni di là con me, dai… Spantucci! (Entrambi escono a destra).

 

Buio

(Musica)

 

(Luce piena. La musica sfuma. Marco è al cellulare e sta parlando con Anna)

 

Marco -                Ancora no, (Ascolta) Sì ho deciso ma dovrò vagliare gli annunci. Nel caso ne conoscessi una tu, dimmelo pure. (Ascolta) Prego, era doveroso da parte mia, era il tuo compleanno! (Ascolta e ride) Dì a tuo marito che non erano rose rosse quindi che stia tranquillo! (Ascolta e ride) Ma dai! ancora puoi contare i tuoi anni e dirli senza timore! Ciao Anna! (Chiude).

 

Buio

(Musica)

 

(Luce calda. Continua la musica. È la sera successiva. Marco entra di ritorno dal lavoro; lascia la borsa in terra e si toglie la giacca che appende all'attaccapanni. Si dirige verso la sua poltrona, ci si siede ed inizia a sfogliare un giornale di annunci economici. La musica sfuma. Si sente la voce registrata di Daria)

 

Voce

registrata

di Daria -             Ragazza polacca, trentaquattrenne, con documenti in regola, cerca lavoro come baby-sitter o collaboratrice domestica o qualsiasi altro tipo di lavoro purché serio, dal lunedì al sabato, qualsiasi orario. (Torna la musica)

 

(Marco torna alla giacca appesa, ne estrae il cellulare e telefona. Non si sente quello che dice).

 

Buio

(La musica continua)

(Luce piena)

 

(È la sera successiva. Marco è in giacca. La musica continua. Marco sta riordinando lentamente la stanza. Porta fuori scena i suoi vestiti gettati qua e là. La musica si ferma al suono del campanello).

 

Marco -                (Prendendo alla rinfusa le ultime cose rimaste e gettandole fuori scena) Chi è?

Daria -                 (Da fuori) Sono… sono Daria, la ragazza dell'annuncio.

Marco -                (Va ad aprire e rientra con Daria) Prego, si accomodi, mi scusi il disordine ma…

Daria -                 Non si preoccupi.

Marco -                Piacere, Marco Pastelli.

Daria -                 Piacere, Daria Słowik.

Marco -                Allora, ecco: io, io in effetti cerco una persona che mi aiuti a tenere la casa… ma lei mi capisce, sì?

Daria -                 Perfettamente, ormai sono in Italia da tre anni.

Marco -                Bene, ecco: io vivo solo e avrei bisogno di una persona che mi tenesse in ordine la casa e, se fosse possibile, prepararmi qualcosa da mangiare.

Daria -                 Oh, per me non ci sono problemi, io ho esperienza di questo, sono stata due anni presso di una famiglia e si può dire che in casa facevo tutto io.

Marco -                Bene, ecco, non mi rendo conto nemmeno del tempo che le possa occorrere giornalmente per fare… insomma…

Daria -                 Non so, potrei venire nel mattino per le faccende e poi tornare nel pomeriggio con un po' di spesa e prepararle qualcosa per la cena.

Marco -                Guardi: io di solito vado al lavoro alle 8 di mattina e non sempre torno a pranzo, purtroppo, quindi ci dovremmo regolare di volta in volta.

Daria -                 Basta che lei mi avverte quando non torna per il pranzo.

Marco -                Sì, certo, mi sembra che vada bene. Diceva che è stata due anni presso una famiglia, come mai è venuta via? se posso…?

Daria -                 Era una coppia di signori anziani, quando la signora, poverina, è morta il suo marito si è trasferito nella città dove abitano i loro figli.

Marco -                E non le hanno proposto di trasferirsi anche lei?

Daria -                 Sì, l'hanno fatto e ne sarebbero stati contenti ma io non me la sono sentita perché… le sembrerà strano ma io mi sono affezionata a questa città soprattutto perché c'è il mare, come nella mia città, e io so che non riuscirei a vivere in un luogo senza di quella finestra sull'infinito che è il mare, lei mi capisce?

Marco -                (Imbarazzato) Sì, certo. Be’, qui non ci sarebbe molto da fare visto che vivo solo, non ci sono bambini e l'appartamento non è grande, anzi, se vuole glielo mostro. Ecco: questo è il soggiorno, (Portandola alla prima uscita di destra) qua c'è la cucina. (Si affacciano fino a scomparire, poi rientrano e Marco la conduce alla seconda uscita di destra) Qua c'è la camera da letto, il bagno e una stanzetta che uso come studiolo. (Escono per qualche secondo poi rientrano).

Daria -                 L'appartamento è piccolo ma per la mia opinione è grazioso.

Marco -                La ringrazio, è stata mia moglie ad arredarlo così.

Daria -                 Sì, io capisco.

Marco -                Senta, io non so che dirle, sinceramente, perché non ho mai dovuto assumere una domestica; dovremmo parlare… di soldi, vero?

Daria -                 (Sorridendo) Be’, poiché questo è un rapporto di lavoro…

Marco -                Giusto, be’, io credo di poter rispettare benissimo le tariffe sindacali, mettendola in regola, le va bene?

Daria -                 Per me va bene, poi c'è il primo periodo di prova in cui si vedrà se lei oppure io saremo soddisfatti e se continuare o no.

Marco -                Certamente. (Suona il campanello) Mi scusi. (Va ad aprire lasciando Daria sola per diversi secondi in cui lei approfitta per osservare l'ambiente attorno. Dopo un po' rientra, contrariato e preceduto da Stefano)

Stefano -              (Entrando) Allora è vero che mi hai dato retta! (A Daria) Buona sera, signorina, sa che se lei si trova qui, ora, è perché questo signore ha voluto seguire il mio consiglio?

Marco -                (A Daria) Le presento il mio vicino di casa.

Stefano -              (A Daria) Piacere, mi chiamo Stefano. Lei è…

Marco -                (Lo interrompe) È la signorina che verrà probabilmente a lavorare qui da me, infatti.

Stefano -              Probabilmente?? ne sono certo! (A Daria) vedrà che qui si troverà bene, (A Marco) è vero, Marco?

Marco -                Lo spero.

Stefano -              (A Daria) In questo condominio, o meglio, su questo pianerottolo siamo come una famiglia! (Con atteggiamento esperto) Lei è polacca, vero?

Daria -                 Sì, sono polacca.

Stefano -              Ah, io amo la Polacchia (Si corregge) la Polonia, mi scusi! ma anche le polacche non sono da meno, eh eh.

Marco -                Stefano, mi stavo mettendo d’accordo con la signorina…

Stefano -              Sì, sì, certo, (A Daria) abita lontano? voglio dire in questa città.

Daria -                 (Rivolgendosi a Marco) Abito a una mezz'oretta da qui ma io ho l'automobile.

Marco -                (A Daria) Bene, quindi non avrà problemi di trasporto.

Stefano -              Poi, anche se fosse a piedi, vuole che una ragazza come lei non trovi qualcuno che l'accompagni?

Marco -                (A Daria) Ah, mi ero dimenticato che ci sarebbe poi anca da lavare e da stirare le mie cose.

Daria -                 Sì, certo, io ritenevo sottinteso, questo; sono cose che posso fare nel pomeriggio insieme a piccoli altri lavori di rammendo e cose simili.

Marco -                Bene.

Stefano -              E per il mangiare? potrebbe preparare dei piatti polacchi, io adoro la cucina polacca! Ah, il gulasch!

Daria -                 Quello è ungherese.

Marco -                Stefano, devi assumerla tu o io?

Stefano -              Be’, potessi prenderla io lo farei immediatamente!

Marco -                Io, invece, prima ho bisogno di parlarci un po', per vedere se… (Si rivolge anche a Daria) collimano le nostre necessità.

Stefano -              Certo, è chiaro! Bene, allora tolgo il disturbo. (A Daria) Oh, per qualsiasi cosa avesse bisogno, signorina, io abito alla porta qui a fianco… non quella di destra dove abita un maresciallo in pensione, quella di sinistra dove c'è scritto: Famiglia Stefano Sandalini.

Marco -                Non ti preoccupare, Stefano, tanto la signorina verrà qui per lavorare.

Stefano -              Certo ma sai… (A Daria) di nuovo! (Esce)

Daria -                 Buongiorno.

Marco -                Mi scusi…

Daria -                 Non si preoccupi, capita dappertutto trovare delle persone stonate.

Marco -                In che senso?

Daria -                 Nel senso che alcune persone non sanno essere in sintonia con gli altri. Comunque io credo che in linea massima noi ci siamo messi d'accordo, sia per le mie mansioni che per il mio compenso.

Marco -                Credo di sì, be’, ora come ora non mi viene in mente altro.

Daria -                 Sì, io credo che per ora ci siamo detti tutte le cose più importanti. Allora lei mi dovrà solamente dire quando io posso cominciare.

Marco -                Ah, già, sì, per me… quando vuole, anca da domani, se per lei non ci sono problemi.

Daria -                 Per me va bene.

Marco -                Bene.

Daria -                 Bene, alle 7.30 va bene?

Marco -                Va bene, poi, quando esce, basta che richiuda la porta.

Daria -                 E se al pomeriggio lei non è ancora rientrato?

Marco -                Ah già, be’, allora facciamo così: per il pomeriggio può andare a prendere le chiavi da… dal Maresciallo Forti che abita qui a destra, poi arriverò io, quindi siamo a posto.

Daria -                 (Avviandosi) Bene.

Marco -                Bene.

Daria -                 A domani, allora. (Esce)

Marco -                (Accompagnandola) A domani. (Marco si avvia verso la seconda porta di destra, da cui esce ma appena uscito si sente suonare il campanello e rientra per andare ad aprire).

Stefano -              (Entrando con Marco) Ragazzi che razza di pezzo di polacca!! Avevo ragione o no a consigliarti una ragazza così? Dai retta a me: le polacche poi, caratterialmente, rappresentano la docilità e la dolcezza personificate, a parte il resto.

Marco -                Madonna mia, Stefano! sei una palla che non finisce più! Ma tu hai proprio il chiodo fisso! Toglimi una curiosità: ma tua moglie…

Stefano -              (Lo interrompe) Non toccare il tasto "moglie", per carità! (Come declamando una verità assoluta) La "moglie" è la frustrazione dell'avventura e della scoperta! è il passaggio dall'hobby al lavoro di routine, dal sogno alla cruda realtà: una cosa avvilente! Allora vi siete messi d'accordo, sì o no?

Marco -                Sì.

Stefano -              Verrà tutti i giorni?

Marco -                Ma a te cosa ti frega? Ehi, non avrai mica intenzione davvero di venire qui mentre io non ci sono per fare il viscido con quella ragazza?

Stefano -              Il viscido! ma stai scherzando? sarò il tipo che trama e circuisce mentre il suo amico è fuori casa?!

Marco -                No?

Stefano -              Credevo mi conoscessi!… (Sardonico) Al limite, giusto due parole.

Marco -                Stefano: guarda che se mi crei dei casini con quella ragazza giuro che metto di mezzo tua moglie e…

Stefano -              No, no, stai tranquillo! non succederà nessun casino!

Marco -                Meno male.

Stefano -              E… con quella tua amica che qualche volta ti viene a trovare?

Marco -                Ti vuoi fare anche lei?

Stefano -              Ma allora sei tu ad avere il chiodo fisso! Chiedevo così, perché la vedo entrare ogni tanto!

Marco -                Come fai? come fai a vederla entrare se ci impiega un nano-secondo per passare davanti alla tua porta chiusa! Devi essere sempre lì allo spioncino a... a spioncinare tutti quelli che passano!

Stefano -              Tu sei nervoso.

Marco -                Non sono nervoso.

Stefano -              Sì che lo sei; ti è capitato qualcosa che ti ha cambiato umore; ti stai comportando come quelle donne che consciamente non sanno quel che vogliono e hanno mille paure perché inconsciamente sanno benissimo che cosa gli manca.

Marco -                (Abbandonandosi sulla poltrona. Ironico) Mi scusi, dottor Sigmund, continui pure con la sua diagnosi. Ho bisogno di ascoltare le sue profonde e sagge parole. Lei ha colpito nel segno: in effetti da qualche giorno avverto anche delle improvvise vampate di calore che non mi so spiegare.

Stefano -              Eh eh! tu scherzi ma è così che si comincia ad avvertire l'andropausa!

Marco -                (C.s.) Dottor Sigmund…

Stefano -              (Stando al gioco) Sì?

Marco -                Vaffanculo.

Stefano -              Ecco: la tipica reazione del paziente nei confronti del suo medico che lo pone di fronte alla realtà che il soggetto ben conosce ma che non vuole accettare.

Marco -                (Ad alta voce. Risponde come se avesse sentito la moglie di Stefano chiamarlo dall'appartamento di fianco) Sì! è qui con me!

Stefano -              Ma con chi parli?

Marco -                Con tua moglie! non hai sentito che ti ha chiamato?

Stefano -              No!! Scusa, ti lascio; torno appena posso! (Esce)

Marco -                (Sorridendo fra sé) Fai con comodo.

                                                                      Sipario

 Musica

 Fine del primo atto

 

 Secondo Atto

 

(È passato un po' di tempo. Il living dell'appartamento di Marco è tutto in ordine e con qualche discreto abbellimento dovuto alla presenza di una mano femminile. All'aprirsi del sipario è in scena Anna)

 

Anna -                 (A voce alta per farsi sentire da Marco che è in cucina) Vedo che ti ha sistemato un po' la casa.

Marco -                (Da fuori) Sì, l'ha resa decente.

Anna -                 (C.s.) Mi sono sempre chiesta perché quasi tutti gli uomini che abitano da soli non sanno tenere decoroso l'ambiente in cui vivono.

Marco -                (Entrando con il caffè. È in camicia) Perché quasi tutti gli uomini maturano troppo tardi e quando si accorgono di come vivono, sono troppo vecchi e stanchi per porne rimedio.

Anna -                 (Ride) Che tipo che sei! mi piacerebbe conoscere questa ragazza.

Marco -                Fra poco arriva e la conoscerai.

Anna -                 Come ti sei trovato in questo periodo?

Marco -                Direi bene; lei è puntuale, precisa, e in cucina è meglio di me.

Anna -                 (Sorridendo) Anche di me??

Marco -                Anna, è impossibile trovare chi ti supera in cucina!

Anna -                 Lo dici per ottenere un altro invito? Sai che mia figlia, dopo che sei andato via, quel giorno, non ha fatto altro che chiedermi di te? l'hai affascinata!

Marco -                (Ride) È una ragazzina in gamba, Alessia.

Anna -                 Ti sarebbe piaciuto avere un figlio?

Marco -                Mamma mia! onestamente sì, ma sai che Lucia non poteva averne. Negli ultimi tempi stavamo addirittura pensando di adottarne uno, ma poi…

Anna -                 Ti avrei visto bene, come papà! soprattutto con uno dell'età ingrata come quella di Alessia.

Marco -                Quante età ingrate ci sono, Anna! Allora facciamo così: tu mi inviti quando fai il roastbeef e io in cambio farò il baby-sitter a tua figlia, d'accordo?

Anna -                 Va bene, al prossimo roastbeef ti chiamerò!

Daria -                 (Entra e vede Anna) Oh, scusate.

Marco -                Non si preoccupi, signorina. Le presento una mia cara amica.

Anna -                 Piacere, Anna.

Daria -                 Daria, il piacere è mio. Scusate… (Esce verso destra)

Anna -                 È di casa, ormai.

Marco -                Sì, ho deciso di lasciarle le chiavi perché sarebbe stato troppo complicato con i miei orari e poi, sinceramente, ho sentito di potermi fidare.

Anna -                 Capisco. (A bassa voce) Adesso cosa sta facendo?

Marco -                Probabilmente sta preparando da mangiare.

Anna -                 Falla venire qui dai.

Marco -                Perché?

Anna -                 Ti ho detto: perché la voglio conoscere!

Marco -                (La chiama) Signorina Daria!

Daria -                 (Entrando) Dica.

Marco -                La mia amica Anna mi ha chiesto di poterla conoscere, se si vuole sedere un momento con noi…

Daria -                 (Si siede) Grazie.

Anna -                 Allora, come si trova con Marco? è un bravo datore di lavoro?

Daria -                 Sì, sono contenta che sono qui, non tanto perché il lavoro non è pesante, ma soprattutto perché questo è un luogo che mi dà… ukojenie… serenità.

Anna -                 Ne sono convinta, poi Marco non è una persona esigente, io lo conosco bene.

Marco -                (Imbarazzato) Scusate, vi lascio un momento sole. (Esce a destra)

Anna -                 … dicevo che è stata fortunata a trovare un posto come questo parchè vede, Marco ha la capacità di far stare bene le persone che in qualche modo gli sono vicine.

Daria -                 Sì, me ne sono accorta subito. Lei ha detto che conosce da molto tempo il signor Marco?

Anna -                 Oh, sì, sin da ragazzi, poi ci siamo persi di vista per qualche anno e ci siamo ritrovati che eravamo entrambi sposati.

Daria -                 Io penso che è rara un'amicizia così.

Anna -                 Sì, è rara; da quando poi è rimasto vedovo sento il dovere e il piacere di venire a trovarlo quando posso.

Daria -                 Credo che il signor Marco è uno di quegli uomini che soffrono molto la solitudine.

Anna -                 È vero, lei ha colto nel segno. È molto che è in Italia?

Daria -                 Ormai da tre anni ma non sento nostalgia di mia terra come altre mie connazionali.

Anna -                 Non ha nessuno là?

Daria -                 Sì, mi è rimasta solo una mia sorella; noi ci scriviamo ogni tanto.

Anna -                 Scusi la mia curiosità: è fidanzata?

Daria -                 Ora no, ho avuto un fidanzato in Polonia ma è una storia finita ormai da molto tempo.

Anna -                 Capisco. Lei giustamente si chiederà parchè mai ho chiesto a Marco di poterla conoscere e soprattutto perché le sto facendo tutte queste domande, ma vede, le ho detto che gli sono amica e gli voglio molto bene perciò ero curiosa di sapere se aveva scelto bene la persona che… che in un certo senso si occupa di lui. Mi capisce?

Daria -                 Sì, certamente.

Anna -                 Poi io mi picco di riuscire a valutare abbastanza bene una persona dalla prima impressione che mi fa.

Daria -                 Questa è una bella dote!… e cosa pensa di me?

Anna -                 (Ride) Guardi, credo di non sbagliarmi nel dirle che anche Marco è stato fortunato ad incontrare una ragazza come lei.

Daria -                 (Sorride) La ringrazio, io non possiedo la sua dote ma posso dirle che anca lei è simpatica.

Anna -                 Sono contenta. (Sottovoce) Ora chiamiamo Marco che sicuramente è restato di là per discrezione.

Daria -                 (Sottovoce) E per timidezza.

Anna -                 (Sottovoce) Brava! (Chiama) Marco! ma cosa fai?

Marco -                (Entrando) No, è che…

Anna -                 (Con finto risentimento) Non ti vergogni lasciare due donne da sole senza dar loro un minimo di ospitalità?

Marco -                Ma io pensavo…

Anna -                 (C.s.) Voi uomini pensate sempre come pare a voi!

Daria -                 Scusate ma ora io torno al mio lavoro. (Ad Anna) È stato davvero un piacere per me fare la sua conoscenza.

Anna -                 Altrettanto per me, Daria. (Daria esce).

Marco -                Allora?

Anna -                 Be', guarda: se non fossi sposata sentirei già i morsi della gelosia!

Marco -                (Ride) Scema!

Anna -                 Dico sul serio: sei stato fortunato, non potevi trovare di meglio per… la tua casa! Magari sa anche fare il roastbeef meglio di me!

Marco -                Ma smettila, Anna, il tuo roastbeef è a denominazione di origine controllata e protetta!

Anna -                 (Ride).

 

Buio

(Musica)

 

(Si riaccende una luce più calda. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa, si toglie la giacca e l'appende all'attaccapanni; vede Daria che sta spolverando, volta il viso verso di lei e lei fa altrettanto, si salutano a vicenda senza che però si senta alcuna voce)

 

Buio

(La musica continua)

 

(Si riaccende la stessa luce calda. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa, si toglie la giacca (1° cambio giacca) e l'appende all'attaccapanni mentre Daria sta entrando dalla seconda porta di destra (cucina) con una pentola in mano e sta avviandosi verso la prima porta di destra. Anche questa volta entrambi si fermano e si salutano senza che si sentano le loro voci)

 

Buio

(La musica continua)

 

(Si accende uno spot che illumina la poltrona su cui c'è Marco, in camicia, che sta leggendo un giornale. Daria si affaccia dalla prima porta di destra (cucina) asciugandosi le mani in uno strofinaccio e chiama Marco per dirgli che la cena è pronta - la sua voce non si sente - Marco la guarda, lascia il giornale e si avvia verso la cucina)

 

Buio

(La musica continua)

 

(Si accende lo spot che illumina la poltrona su cui ora Marco si è posto di traverso, addormentato. Daria sta spazzando dietro di lui, gli si avvicina e si ferma a guardarlo con tenerezza).

 

Buio

(La musica continua)

 

(La luce torna piena e la musica lentamente sfuma. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia la borsa in terra, si toglie la giacca e l'appende all'attaccapanni. Daria si affaccia dalla porta della cucina)

 

Daria -                 Buonasera.

Marco -                Buonasera.

Daria -                 È stanco?

Marco -                Parecchio, è stata una giornata da dimenticare.

Daria -                 Non dimentichi mai nessuna giornata, in ognuna di esse s'impara qualcosa di nuovo.

Marco -                (Annusando l'aria) Cosa ha combinato oggi in cucina?

Daria -                 Spero una cosa da non dimenticare: ho preparato “Pyzy”.

Marco -                Che pizzi?

Daria -                 (Sorride) “Pyzy” è un piatto tradizionale polacco; sono gnocchi di patate con ripieno di carne.

Marco -                Ah, bene, la prima cosa buona di oggi. Ha scritto anche questa sul suo quaderno?

Daria -                 Certo, alla fine, noi avremo un ricco ricettario di cucina di Polonia, vedrà.

Marco -                Bene. (Esce dalla seconda porta di destra)

Daria -                 (Esce dalla prima porta di destra (cucina))

Marco -                (Si affaccia e parla ad alta voce) La metta sotto la "G" di gnocchi, non sotto la "P" di…

Daria -                 (Si affaccia)… di Pyzy.

Marco -                …ecco. (Tra sé) Se no chi la ritrova?

 

Buio

(Musica)

 

(Si riaccende la luce più calda. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa e si toglie la giacca (2° cambio giacca) ma Daria, che l'attendeva all'ingresso, gli prende giacca e borsa con estrema naturalezza e le porta fuori della seconda porta a sinistra. Marco resta immobile, basito)

 

Buio

(La musica continua)

 

(Stessa luce. Marco è seduto in poltrona, in camicia, legge il giornale; Daria sta uscendo, si volta a salutarlo - senza che si senta la sua voce - Marco si volta e la saluta - la sua voce non si sente).

 

Buio

(La musica continua)

 

(Si accende lo spot su Marco che torna dal lavoro, appoggia in terra la borsa, si toglie la giacca (3° cambio giacca) e resta con quella in mano come se attendesse Daria che gliela prenda per metterla a posto. Entra Daria e Marco appende subito la giacca all'attaccapanni; Daria, salutandolo, va a prendere, sorridendo, giacca e borsa e le porta fuori mentre Marco, imbarazzato, si mette a sedere in poltrona a leggere il giornale).

 

Buio

(La musica continua)

 

(Luce piena. La musica sfuma. Daria è in scena e sta spazzando. Si sente suonare il campanello).

 

Daria -                 Chi è?

Stefano -              (Da fuori) Sono Stefano, il suo vicino di casa.

Daria -                 (Va ad aprire e rientra con Stefano) Lei è il vicino di casa del signor Marco, non il mio.

Stefano -              Be’, ma ormai anca lei è di casa e ci possiamo considerare coinquilini.

Daria -                 Il signor Marco non c'è, desiderava qualcosa da lui?

Stefano -              (Fingendo malamente stupore) Ah, non è ancora tornato?

Daria -                 No, torni pure fra un po'.

Stefano -              (Girando e analizzando l'ambiente) Si vede proprio che ora c'è una mano femminile! Brava! tu devi essere una donnina perfetta.

Daria -                 Io non mi considero una "donnina", né tantomeno perfetta.

Stefano -              (Si accomoda sulla poltrona di Marco) Dai, non essere modesta! se vuoi la mia opinione, per me sei perfetta in tutti i sensi!

Daria -                 (Stando sulle sue). Lei non mi ha ancora detto che cosa desidera.

Stefano -              Niente, ero venuto a trovare Marco ma visto che ancora non è tornato scambio volentieri due parole con te. Vieni a sederti un momento.

Daria -                 (C.s.) Non è bene che lei si sieda su quella poltrona, poi lei sa bene che io vengo qui per lavorare e non per scambiare due parole con i vicini di casa del signor Marco.

Stefano -              Ma non c'è niente di male! tu non scambi mai due parole con il signor Marco?

Daria -                 (Urtata) Io credo che a lei non devono interessare queste cose.

Stefano -              Non ti offendere, dai… diventi brutta quando ti arrabbi!

Daria -                 È meglio che lei ritorna quando c'è…

Stefano -              (Alzandosi)… il signor Marco, ho capito, comunque, ascolta: se tu avessi bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi a questo numero. (Le porge un biglietto col suo numero di cellulare che lei rifiuta e lui la forza ad accettarlo. Viene sorpreso da Marco che entra).

Marco -                (Entra e rimane immobile, senza nemmeno appoggiare in terra la borsa) Cosa stai facendo?

Stefano -              Oh, Marco! Stavo… stavo lasciando il mio numero di cellulare a Daria nel caso avesse bisogno di qualcosa. Ero venuto a trovarti ma…

Marco -                (Lo interrompe rivolgendosi a Daria mentre appoggia in terra la sua borsa) Ci può lasciare soli, per favore? (Daria esce verso la cucina) Sai che me lo immaginavo? Adesso ascoltami bene, Stefano: finché tu vieni qui a sfogare con me le tue frustrazioni con oziosi autocompiacimenti ovverosia masturbazioni mentali io posso anche accondiscendere e restarti amico, (Si altera ma senza alzare la voce) ma se tu ti permetti di mettere in pratica le tue fantasie da seduttore da quattro soldi con quella ragazza puoi dimenticarti che abito qui ed è meglio se non ti fai più né vedere né sentire, sono stato chiaro?

Stefano -              (Con atteggiamento innocente e di difesa) Io sono sconcertato da questa tua reazione, Marco! Guarda che non volevo assolutamente…

Marco -                (Arrabbiato) So benissimo che cosa volevi e ti ripeto di non azzardarti più a entrare in questa casa quando non ci sono io, va bene?

Stefano -              Va bene, ma guarda che ti sbagli di grosso! Io, per certe cose, vado su ben altri livelli; sai quanto mi frega di una sciacquetta polacca che va a lavorare in case di uomini soli…

Marco -                (Con uno scatto afferra Stefano per un braccio e lo porta fuori di casa) Hai superato il limite, Stefano! ti consiglio di non farti più vedere da queste parti! (Rientra, furioso, e va a sedersi in poltrona dove si accende una sigaretta) (Pausa).

Daria -                 (Compare alla porta della cucina) Mi scusi signor Marco.

Marco -                Di cosa?

Daria -                 Io conosco questo tipo di uomo e non avrei dovuto nemmeno farlo entrare.

Marco -                Sono io che devo chiedere scusa a lei per averla messa in una situazione così spiacevole. Ha… in qualche modo, esagerato?

Daria -                 No, è stato solo insistente e, a mio parere, grossolano, nient'altro.

Marco -                Comunque stia tranquilla, non la disturberà più.

Daria -                 (Va a prendere la borsa che Marco ha lasciato in terra e gli si avvicina) Grazie. Mi vuol dare la sua giacca?

Marco -                (Che non fa subito mente locale) Come? ah sì, grazie. (Si toglie la giacca e la porge a Daria).

Daria -                 Non se la prenda più di tanto, non ha perso niente.

Marco -                Ne sono convinto.

Daria -                 Ora vado a mettere a posto le sue cose e apparecchio la tavola per la cena. (Resta davanti a lui)

Marco -                (Calmandosi, la guarda a sua volta) Che cosa ha inventato stasera?

Daria -                 Oh, non è una mia invenzione, sto preparando “Kotlet schabowy”.

Marco -                E che cos'è?

Daria -                 Be’, è una cotoletta impanata e fritta, con uovo, pangrattato, paprika, olio, succo di limone e un rametto di rosmarino, ma io poi scriverò tutto sul quaderno delle ricette.

Marco -                Quando dirò ad Anna che sta riempiendo un quaderno con ricette polacche ne vorrà sicuramente una copia.

Daria -                 Io ne sarò felice, la signora Anna è una brava cuoca?

Marco -                Ah, sì! in alcuni piatti è eccellente.

Daria -                 Bene.

Marco -                (Non sapendo cos'altro dire) Bene.

Daria -                 Sì… bene.

Marco -                Sì… diciamo che…

Daria -                 (Sorridendo)… che va tutto bene!

Marco -                Sì.

Daria-                  Posso chiederle una cosa, signor Marco?

Marco -                Dica pure.

Daria -                 Sua moglie… com'era?

Marco -                (La guarda, perplesso) Mia moglie?... Mi ha colto alla sprovvista. Sinceramente non saprei trovare dei termini adatti. Be’, posso dirle che era tutto, per me, è stata una moglie che ho onorato, un'amica che ho stimato, è stata la compagna che ho amato. Insomma… era la mia vita.

Daria -                 Questa è una cosa bellissima.

Marco -                Sì, ma cambiamo discorso, mi dica invece lei, della sua terra per esempio: com'è?

Daria -                 Oh, è grande e fredda, e tanto bella, ma poi, io mi chiedo: esistono posti nel mondo che non sono belli? Io credo che possono esserci luoghi impervi, difficili da viverci o rovinati dagli uomini, ma il mondo nella sua… istota, cioè nella sua… essenza, è tutto bello. Quando, da piccola, mi sedevo sulla spiaggia ad ammirare il mare di Rozewie, mia città, io sognavo perdendomi in quei freddi colori ma anche qui, quando a volte mi fermo ad ammirare questo piccolo mare, il sogno è ugualmente bello, sia pure con differenti colori.

Marco -                Io, sinceramente, non riesco a immaginare cosa si provi a cambiare mondo, a trasferirsi in un paese lontano e completamente diverso dal proprio; non so, insomma, se riuscirei a fare quello che ha fatto lei.

Daria -                 La tua casa è dove tu stai bene col cuore. I miei genitori non ci sono più da diversi anni e mia sorella si è creata una sua famiglia quindi la mia patria, la mia casa è dove la costruisco io.

Marco -                Ma lei non ha dimenticato le sue radici, le sue tradizioni, i profumi, i cibi dell'infanzia…

Daria -                 Oh, questo sicuramente no, io non dimentico! (Ha un sobbalzo) Madre santa la cotoletta!!! (Corre ed esce in cucina).

 

Buio

(Musica)

 

(Si riaccende la luce più calda. Daria sta uscendo, Marco, in camicia, le prende il soprabito e l'aiuta ad indossarlo. Daria esce).

 

Buio

(La musica continua)

 

(Marco sta facendo delle flessioni sul tappeto. Daria entra dalla cucina e resta a guardarlo finché Marco non si accorge di lei e si rialza, imbarazzato)

 

Buio

(La musica sfuma)

 

(Luce piena. Marco e Daria sono vicini, in piedi, Daria tiene un piatto in mano dal quale Marco sta assaggiando qualcosa).

 

Daria -                 Com'è?

Marco -                Non male, cos'è?

Daria -                 “Bigos” piatto tradizionale, con crauti, verza e prugne secche.

Marco -                Prugne secche??

Daria -                 Sì, non le piace?

Marco -                (Facendo una strana espressione) Be’, adesso che me l'ha detto, preferirei qualcosa di… non andato a male!

Daria -                 (Ridendo) Ma le prugne secche non sono andate a male!

Marco -                (Muove il cibo con la punta della forchetta) Ma… ci sono anche i funghi?

Daria -                 Sì, secchi anche loro.

Marco -                Chi li ha raccolti??

Daria -                 (Ride gioiosamente) Stia tranquillo, signor Marco! anche i funghi sono buoni, sono champignon! Io, non le farei mai piatti che fanno male.

Marco -                Voi ragazze polacche… ridete tutte così?

Daria -                 In che senso?

Marco -                Mah, così… gioiosamente. Quando ride sembra un uccellino!

Daria -                 (Ride c.s.) Sa, signor Marco, cosa significa il mio cognome, Słowik?

Marco -                No.

Daria -                 Significa “usignolo”, in italiano, è il nome di un uccellino, no?

Marco -                (Sorridendo) Sì, certo!

Daria -                 Chissà, forse i nomi condizionano, in qualche modo, il carattere di una persona.

Marco -                Forse sì, però il mio cognome è Pastelli e non so davvero in che modo possa avermi condizionato!

Daria -                 (Sorridendo) Perché, lei non è una persona delicatamente colorata?

 

Buio

(Luce piena)

 

Marco -                (Sta parlando con Anna al cellulare) Perbacco, Anna! certo che vengo! ti ho sempre detto che non so resistere al tuo roastbeef! (Ascolta) domenica va benissimo (Ascolta) sì, poi ho una sorpresa per te. (Ascolta) Ma dai! no, non è quello che pensi tu! riguarda la cucina: quella ragazza… (Ascolta) sì, Daria, sta riportando su un quaderno le ricette di tutti i piatti polacchi che mi prepara di solito. (Ascolta) Be’ sì, da una parte sento il bisogno di tornare a qualcosa di più nostrano. (Ascolta) Sì, sono molto buoni, a parte due cose che non mi sono andate molto giù. (Ascolta) "Prugne e funghi, tutti e due secchi"… (Ascolta) Sì, soprattutto per le prugne che… insomma… ci sono stati dei problemini intestinali! (Ascolta) Eh sì, era un piatto abbondante! (Ascolta) Chissà in Polonia come risolvono il problema… (Ascolta) Sì, va bene! Ah, Anna: ho smesso di fumare! (Ascolta) Be’, è un tentativo! ho pensato che se risparmio i soldi delle sigarette li potrei mettere da parte per un viaggetto, se invece continuo a fumare partirò sicuramente prima! (Ascolta) Eh sì, certo! va bene, vieni a trovarmi anca tu quando puoi. (Ascolta) Ciao. (Chiude. Si mette sul tappeto a fare alcune flessioni) (Tra sé) Se smetto di fumare riuscirò a fare anche più flessioni. (Ci ripensa) I funghi…! già, anche quelli sono un rischio! se non ti prende la diarrea con le prugne t’ammazzano i funghi! (Continua con le flessioni) Poi devo ancora capire a cosa mi serve fare sto cavolo di flessioni!

 

Buio

(Musica)

 

(Si riaccende la stessa luce calda. La musica sfuma. Marco è solo, in piedi, vicino al ritratto della moglie. Si sentono voci registrate con effetto riverbero).

 

Voce reg. di

Marco -                Come ti senti?

Voce reg. di

Lucia -                 Non bene.

Voce reg. del

medico -              Occorreranno delle cure.

 

(Suono della sirena di un'ambulanza)

 

Voce reg. di

Lucia -                 Sono preoccupata per te. Cosa farai, da solo, Marco mio?

 

(Marco si dirige verso la poltrona su cui si adagia, ad occhi chiusi)

 

Buio

(Musica)

(Luce piena)

 

Marco -                (Entra di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa e chiama), Daria! (Nessuno risponde. Marco si toglie la giacca (4° cambio giacca) e l'appende all'attaccapanni, quindi si dirige, stanco, vicino alla poltrona dove comincia a togliersi prima la camicia, l'eventuale maglia intima, si slaccia le scarpe; nel momento in cui sta per slacciarsi la cinta dei pantaloni Daria si affaccia alla porta della cucina. Entrambi hanno un moto di sorpresa, Marco si copre come può con la camicia e la maglia che aveva tolto) Scusami, pensavo che te ne fossi già andata!

Daria -                 No, ero sul balcone e non ti ho sentito. (Campanello. Imbarazzo di entrambi. Daria si avvicina alla porta dando il tempo a Marco di rivestirsi alla bell'e meglio) Chi è?

Anna -                 (Da fuori) Sono Anna.

Daria -                 (Mentre Marco accelera i movimenti per rivestirsi) Un momento! (Al segno di assenso di Marco, Daria va ad aprire)

Marco -                Ciao Anna!

Anna -                 (Entrando, avverte che c'è qualcosa di strano) Disturbo?

Marco -                No! ma cosa dici! (Sistemando velocemente un lembo della camicia) C'è stato semplicemente un qui pro quo con Daria, cioè, nel senso che…

Anna -                 (Sorridendo) Marco, non devi mica giustificarti!

Marco -                Sì lo so ma… va be’ poi ti spiego. Come mai questa visita…

Anna -                 Dici… improvvisa?

Daria -                 Signora Anna: Marco credeva di essere solo in casa e si stava mettendo in libertà, io sono entrata dalla cucina e gli ho creato un certo imbarazzo che si è accresciuto quando lei ha suonato, tutto qui.

Anna -                 Ah! (A Marco, con fare scherzoso) Vedi: pur essendo straniera, Daria è riuscita a spiegare il fatto con due parole! Tu invece farfugli, t'ingarbugli e non fai capire niente.

Marco -                Ma no! è che…

Daria -                 Scusate, io torno alle mie faccende. (Esce verso la cucina).

Marco -                Che figura del cavolo!

Anna -                 Ho sentito, comunque, che non ti chiama più "Signor Marco".

Marco -                No, infatti… insomma, abbiamo deciso di darci del tu.

Anna -                 Bene, ne sono contenta!

Marco -                Guarda che non significa niente il fatto che ora ci diamo del tu!

Anna -                 Certo che no. (Sottovoce) Cosa ne pensi, Marco?

Marco -                Di cosa?

Anna -                 Ma ci sei o ci fai? (Sottovoce) sto parlando di Daria!

Marco -                Madonna mia! ti ci metti anche tu, ora?

Anna -                 Perché? chi altri?

Marco -                No, niente, mi riferivo al mio vicino di casa.

Anna -                 Se non vuoi parlarne non ti chiederò più niente.

Marco -                No è che… (Sottovoce) Daria è una ragazza dolcissima e in un certo senso… mi fa paura.

Anna -                 (Sottovoce) Paura di cosa? che ti faccia innamorare?

Marco -                (C.s.) In un certo senso…

Anna -                 (C.s.) Allora sei scemo!

Daria -                 (Si affaccia alla porta della cucina) La cena è pronta, se vuole ce n'è anca per lei, signora Anna.

Anna -                 Rimarrei volentieri, Daria, ma devo andare, i doveri familiari mi aspettano; che cosa ha preparato stasera?

Daria -                 “Placki ziemniaczane”: frittelle di patate, con cipolla, farina, erba cipollina e uova, (Sorridendo verso Marco) ma senza prugne secche!

Anna -                 Accidenti! un giorno verrete tutti e due a casa mia! lei preparerà una specialità polacca e io una italiana, d'accordo?

Daria -                 Ne sarò felice, signora Anna.

Anna -                 Diamoci del tu, Daria, ti dispiace?

Daria -                 (Sorridendo) Assolutamente no.

Anna -                 Ah, poi devi farmi fotocopiare il tuo quaderno!

Daria -                 Certo, anca se non a tutti piace la cucina polacca.

Anna -                 (Guardando Marco con fare allusivo) Non a tutti, ma a qualcuno sì!

 

Buio

(Luce piena)

 

(Marco è solo, in camicia. Sta facendo esercizi sul tappeto lavorando sulle gambe).

 

Marco -                Gnocchi di patate con ripieno di carne, cotoletta fritta con uova e paprika, crauti con la verza, i funghi e le prugne secche, le frittelle, sempre di patate, con la cipolla… No, no, devo cambiare tipo di esercizi! (Si mette a fare esercizi per gli addominali) Anche se tutta ‘sta roba è sempre meglio delle porcherie che si mangiano nei fast-food. (Continua con gli esercizi agli addominali finché non viene interrotto dal campanello) Chi è?

Stefano -              (Da fuori) Marco!

Marco -                Marco sono io, lei chi è?

Stefano -              (C.s.) Marco, sono Stefano!

Marco -                E cosa vuoi?

Stefano -              (C.s.) Volevo solamente chiederti scusa.

Marco -                (Esitante e controvoglia va ad aprire) Sentiamo un po'…

Stefano -              (Entrando) Tu mi conosci, Marco.

Marco -                Eh!

Stefano -              Ecco: io non volevo assolutamente dire quelle cose che ti ho detto.

Marco -                Ti sono sfuggite di bocca!

Stefano -              Sì! cavolo! Sono stato io a consigliarti di prendere quella ragazza e ti giuro che sono contento per te se ti ci trovi bene! Marco, ti prometto che non entrerò più qui se tu non ci sei.

Marco -                Vorrei vedere!

Stefano -              Sai, il fatto è che… cioè, era un po' di tempo che con mia moglie… sì, insomma, eravamo un po' in crisi; ultimamente però ne abbiamo parlato, ci siamo chiariti e ora è tornato tutto a posto, anzi, ieri è stata proprio lei a propormi di invitarti a mangiare da noi, una volta, se ti fa piacere.

Marco -                Stefano, Stefano… quanto ti è costato preparare tutto ‘sto discorso?

Stefano -              Non mi è costato niente, credimi, perché tengo alla tua amicizia.

Marco -                'Fanculo anche a te!

Stefano -              È un fanculo amichevole?

Marco -                Di armistizio. Dì a tua moglie che accetto volentieri.

Stefano -              Grazie, Marco! ne sarà molto contenta! Ah, se vuoi, a mia moglie farebbe piacere se venisse anche… lei.

Marco -                Ok, ti farò sapere.

Stefano -              Ok!

Marco -                Hai cominciato ad andare in palestra?

Stefano -              Chi se ne frega della palestra! mia moglie dice che con qualche chilo in più sono più sexy!

Marco -                (Sorridendo) Bene! stavo giusto pensando anch'io di smetterla con quel cavolo di esercizi!

Stefano -              (Ridendo) Allora viva la pastasciutta!

Marco -                … e il gulasch!

Stefano -              Quello è ungherese!

Marco -                (Sorridendo) Ah, già, è ungherese!

 

Buio

(Musica)

 

(La musica continua. Si riaccende la luce più calda. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa e si toglie la giacca (5° cambio di giacca). Daria, che l'attende vicino all'ingresso, gli prende giacca e borsa. Sono l'uno di fronte all'altra, Marco allunga lentamente una mano fino a sfiorarle il viso con una carezza. Daria fa altrettanto, poi si gira ed esce con giacca e borsa dalla seconda porta a sinistra. Marco si avvia alla poltrona).

 

Buio

(La musica sfuma mentre torna la luce piena)

 

(Marco sta leggendo un giornale in poltrona. Daria entra con un grosso cesto di panni appena stirati e lo appoggia su una sedia)

 

Marco -                Hai già stirato tutta quella roba?

Daria -                 (Restando in piedi davanti a lui) Sì, certo! con il ferro da stiro che hai comprato è molto più semplice e meno faticoso.

Marco -                Io non sono mai riuscito a stirare bene i colletti delle camicie!

Daria -                 Questa non deve essere una preoccupazione, per te: è lavoro mio! Sappi, comunque, che stirare le camicie è diventata una mia specialità parchè l'anziano signore presso cui lavoravo prima aveva la mania delle camicie ben stirate e me le controllava attentamente una ad una! e mi faceva notare anca la più piccola imperfezione di stiratura!

Marco -                Con me invece puoi stare tranquilla, io non mi accorgerei nemmeno se me le stirassi tutte plissettate!

Daria -                 (Ridendo) Sì, mi sono accorta, infatti, che tu sei un po', se mi permetti, un po'… casual.

Marco -                Grazie d'aver usato il termine "casual" al posto di "sbrindellato".

Daria -                 Cosa significa “sbrindellato”?

Marco -                Ehm… significa “trasandato”

Daria -                 Ah, mi piace di più "casual" perché dà un senso di voluta trasandatezza che è poi tipica del tuo comportamento.

Marco -                Oh, però! che sottile accostamento tra l'abito e il monaco!

Daria -                 (Sorridendo) Il monaco saresti tu??

Marco -                Eh, ormai comincio ad avvertire forti analogie comportamentali tra me e un monaco!

Daria -                 (Con un'espressione di vezzoso imbarazzo femminile) Ora torno in cucina (Esce).

 

Buio

(Stessa luce calda)

(Marco è seduto sulla poltrona ad occhi chiusi)

 

(Si sentono voci registrate con effetto riverbero)

(Suono della sirena di un'ambulanza)

 

Voce reg. di

Lucia -                 Sono preoccupata per te. Che farai, da solo, Marco mio?

Voci sovrapposte di amici

1° -                      Mi dispiace…

2° -                      Vedrai che ce la farà!

3° -                      Ma come è possibile?

1° -                      Per qualunque cosa…

2° -                      Lucia è una donna forte.

Voce reg. di

Lucia -                 Marco… ti amo.

 

Cambio luce (può essere di un colore a piacere della regia, per la durata del seguente monologo)

 

Marco -                (Tra sé, con un tono che va in crescendo fino a divenire grido a metà della battuta) Perché l'assenza deve allontanare l'amore se si ama col corpo ma soprattutto con lo spirito? (Inizia a gettare alla rinfusa, rabbiosamente, i vari capi di abbigliamento lasciati da Daria e ricrea lo stesso disordine della scena iniziale) Che senso ha, quando continuo a vederti e sentirti?... a vederti e sentirti!! E a parlare con te?? Allora che cosa è finito, Lucia?? se anche tu sei qui, qui con me! (Continua a provocare disordine ricordando le parole della moglie) "Che farai da solo, Marco mio…" È questo il problema? è questo?? il disordine in casa?? (Calciando tutto ciò che incontra mentre cammina) Pensano che si possa mandare a puttane un rapporto così? dopo vent’anni?? Eh no! questa è una cosa seria e non si liquida così! Qui si tratta di Lucia!! Alla morte non c'è rimedio ma nemmeno all'amore! Nemmeno all'amore c'è rimedio! (Campanello) (Marco si ferma e si guarda attorno) (Pausa) (Campanello) (Luce piena normale) (Marco si calma e chiede) Chi è?

Stefano -              (Da fuori) Sono Stefano!

Marco -                (Con gesto di disappunto va ad aprire)

Stefano -              (Entrando) Madonna!! cos'è 'sto casino? son venuti i ladri??

Marco -                No, no, tranquillo; mi sono incazzato da solo e mi sono sfogato un po'. Ora è tutto a posto.

Stefano -              (Guardandosi attorno) Beh, si fa per dire! Comunque, Marco: allora è per sabato!

Marco -                Che cosa?

Stefano -              Il pranzo da me! dunque: primo: lasagne al forno! secondo: un arrostino…

Marco -                (Lo interrompe) Aspetta, Stefano, non so se sabato potrò.

Stefano -              Come, non puoi?? mia moglie ha già comprato la roba per quattro! Dai, non mi fare 'sti scherzi!

Marco -                Non sto scherzando, è che conviene rimandare la cosa più in là.

Stefano -              (Deluso come un bambino) Ma dai! pensa quanto farà piacere a Daria assaggiare dei veri piatti italiani fatti in casa!

Marco -                Sì lo so, ti ringrazio davvero e scusami con tua moglie ma la prossima volta verrò sicuramente. Vuoi essermi davvero amico, Stefano?

Stefano -              Certo! se no non ti proporrei di mangiare insieme!

Marco -                Grazie, allora dammi un po' più di tempo, va bene?

Stefano -              Tu, Marco, hai qualcosa che non va.

Marco -                Chi è che non ha qualcosa che non va? (Risistemando qualche oggetto che aveva ribaltato) Basta poi rimettere a posto le cose.

Stefano -              Eh sì, ma visto il casino, vedi di farti aiutare da qualcuno!

Marco -                Grazie per il consiglio.

Stefano -              (Torna sull'argomento del pranzo) La prossima settimana…??

Marco -                (Per troncare la questione) Ok, la prossima settimana!

 

Buio

(Musica)

 

(La musica continua. Si riaccende la luce più calda. Daria sta riordinando il caos della stanza. Marco entra, appoggia in terra la borsa senza togliersi la giacca.)

 

Daria -                 Ciao, Marco.

Marco -                Ciao, Daria; scusami per la confusione che ti ho fatto trovare.

Daria -                 (Sorridendo tra sé) Per carità, ho visto di peggio! Sono cose che possono capitare.

Marco -                Cosa vuoi dire?

Daria -                 Di fare confusione e ribaltare tutto, (Guarda Marco) ma poi ogni cosa torna in ordine, chiara e distinta.

Marco -                Hai ragione.

Daria -                 (Gli si avvicina) È ormai finito il periodo di prova, Marco.

Marco -                Sì, Daria, è finito.

 

(I due si sfiorano dolcemente il viso con la mano fino ad abbracciarsi e a baciarsi con passione).

 

Daria -                 So cosa significa questo.

Marco -                Significa molto.

Daria -                 (Guardandolo negli occhi) Lo so, ma significa anche che non dovrò più tornare, è vero?

Marco -                No, non dovrai più tornare.

Daria -                 Perché? non è andato bene il periodo di prova?

Marco -                Il tuo sì, il mio no.

Daria -                 Io capisco, vuoi così, Marco?

Marco -                Sì, penso che sia meglio così.

Daria -                 Per chi? (Esce in fretta per non farsi vedere piangere)

 Musica

 

(Marco si dirige verso la foto della moglie. Sul fondo compare una diapositiva di Marco con la moglie, entrambi felici. Marco prende la foto, va a sedersi sulla poltrona e si accende una sigaretta).

 

(La musica continua)

Buio

Sipario

 

Note sui personaggi

 Marco non riesce mai a rilassarsi e ad aprirsi del tutto, né con Stefano, né con Anna, né
 tantomeno con Daria con cui risulta anche un po' impacciato. Marco è combattuto tra la
 razionalità che lo vuol portare a riprendersi la vita e il cuore che è ancora legato alla
 moglie. (Per Marco ho previsto 5 cambi di giacca nei vari ingressi-spot per mostrare il
 tempo che passa; non sono tutti indispensabili ma è bene che qualche cambiamento ci
 sia)

Stefano è un superficiale che Marco sopporta per buon vicinato; egli rimane tale anche quando, nella sua ultima scena, dice di aver risolto un suo problema con la moglie e riesce e recuperare il suo rapporto di amicizia con Marco.

 

Anna è sinceramente amica di Marco ma in un angolo del suo cuore è ancora legata al loro primo bacio e al loro flirt adolescenziale. Anna ha un carattere estroverso, è intelligente e sensibile e vuole aiutare Marco a ritrovare la serenità.

 

Daria, nella sua dolce professionalità, si accorge gradatamente del sentimento che inizia a provare per Marco.


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