Periodo di prova
(una storia di amori)
Paolo Cappelloni
Personaggi
Daria - domestica
Stefano - vicino di casa di Marco
Anna - vecchia amica di Marco
Voce di Lucia - la moglie di Marco
Voci varie
(Siamo nel 2003. La scena rappresenta il living
dell'appartamento di Marco: tipico ambiente disordinato di un uomo che vive
ormai solo da tempo, da quando, cioè, è rimasto vedovo. C'è un'uscita a
sinistra che porta all'ingresso e due a destra che portano alle altre stanze.
Si vedranno capi di abbigliamento sparsi per la stanza e scarpe gettate alla
rinfusa. Su di un mobile c'è un portaritratti con la fotografia di una donna.
All'aprirsi del sipario la scena è vuota e lo resterà per qualche secondo, con
una musica soft che sfumerà all'entrata di Marco)
Stefano
- (Da fuori) Amici!
Marco
- (Si alza e va ad aprire tossendo)
Stefano
- Disturbo?
Marco
- No no, mi stavo sobboll… mi
stavo facendo del male con un po' di ginnastica da camera. Hai già mangiato?
Stefano
- Sì, mia moglie, di là, sta
lavando i piatti e mi sono allontanato perché non voglio fare la figura del
marito che si stravacca in poltrona (Si
stravacca sulla poltrona di Marco come se fosse a casa sua) mentre la donna
sfaccenda per casa; è questione di delicatezza, mi capisci?
Marco
- Certo.
Stefano
- Come ti va?
Marco
- Solite cose.
Stefano
- (Allusivo) Proprio le solite?
Marco
- Eh, le solite: casa,
ufficio, caffè; ufficio, caffè, casa.
Stefano
- (Allusivo) E le distrazioni…?
Marco
- Le distrazioni… tu,
Stefano, sei convinto che io, con la mia libertà, stia sempre a folleggiare, a
fare cose turche ogni giorno con una donna diversa, è vero?
Stefano
- Non lo so ma visto che hai
la fortuna di essere solo, senza più legami…
Marco
- (Serio) Non la considero una gran fortuna.
Stefano
- Non volevo offenderti, è
che a volte penso… (Sottovoce, quasi per
non farsi sentire dalla moglie, nell'appartamento a fianco) se io fossi
solo non avrei tanto tempo per far ginnastica da camera, per lo meno non quella
che fai tu! A proposito, hai visto la nuova inquilina del piano di sotto?
Marco
- No. (Prende una bottiglia e due bicchieri e versa qualcosa per sé e per
Stefano).
Stefano
- Porca miseria che pezzo di
gnocca! Avrà sui 34, 35 anni, una morona che ti lascia a bocca aperta. Ieri mi
sono ritrovato con lei e mia moglie in ascensore… ti giuro, non sapevo dove
guardare!
Marco
- Ti credo; alla fine, dove
hai guardato?
Stefano
- In alto, come si fa in
tutti gli ascensori!
Marco
- Sì è vero, negli
ascensori si guarda sempre in alto, oppure la pulsantiera.
Stefano
- Già, ma davanti alla
pulsantiera c'era proprio lei!
Marco
- È sposata?
Stefano
- Sì ma questo non sarebbe un
problema. Il fatto drammatico è che lo sono io! Tu invece…
Marco
- (Con fare complice) Io invece potrei prima indagare sugli orari del
marito e una volta saputi potrei presentarmi da lei e dirle: "Buongiorno
signora, sa che Stefano ha avuto ragione a dirmi che lei è un gran bel pezzo di
gnocca?" E poi… eh??
Stefano
- Stai scherzando, vero?
Marco
- Sì, sto scherzando.
Stefano
- Perché non si capisce bene
quando scherzi e quando fai sul serio.
Marco
- Ah, ecco.
Stefano
- A proposito, dove vai in
vacanza?
Marco
- Quando?
Stefano
- Come, quando? quando andrai
in ferie!
Marco
- Sinceramente non ci ho
pensato. Ancora mi è difficile trovare un posto che mi dia l'idea della
vacanza.
Stefano
- (Che non ha capito che cosa intende dire Marco) Be’, dovrai
trovarlo!
Marco
- Già, dovrò trovarlo.
Stefano
- Ti ricordi che l'anno
scorso sono stato in un villaggio polinesiano!
Marco
- Sì, me lo ricordo.
Stefano
- Marco… un villaggio
polinesiano…! (Si versa da bere).
Marco
- Ho capito! Bello! è interessante
vivere qualche tempo a contatto con gente di culture diverse dalla tua, nella
loro quotidianità.
Stefano
- No, no, non intendevo un
villaggio indigeno! scherziamo? Io ero in un villaggio turistico, perché quando
sono in vacanza me la voglio godere! Animazione tutte le sere, piscina
hollywoodiana, tv satellitare, corsi di surf, gnocche a non finire! Marco: una
favola! Solo che…
Marco
- Tua moglie…
Stefano
- Già, comunque, le
polinesiane me le immaginavo più slanciate, perché ho notato che, strutturalmente,
le polinesiane, non possiedono quel corpo armonico che hanno, per esempio, le
italiane o le francesi, sono tracagnotte.
Marco
- Ecco, quindi anche se tu fossi
stato solo…
Stefano
- Eh eh! se fossi stato solo
sarebbe stata tutta un'altra musica, caro mio! Quando sei lì cosa fai? ti metti
a criticare il corpo più o meno slanciato? Eh eh! altroché, caro Marco…! (Gettando uno sguardo alla stanza) Sai
cosa farei, se fossi in te?
Marco
- Te le faresti tutte.
Stefano
- Dai, non scherzare, guarda,
ci stavo pensando proprio ieri: se fossi in te mi prenderei una di quelle
extracomunitarie e me la terrei in casa. Ce n'è un sacco che cerca lavoro! Te
la prenderesti come tata, poi sai, una cosa tira l'altra… eh, eh, no?! Oh, in
regola, si capisce! la paghi e via! sarebbe il massimo!
Marco
- Cioè: tu intendi una
donna tuttofare.
Stefano
- Certamente! in tutti i
sensi! eh, eh!
Marco
- (Intuendo l'antifona) Così, in caso, se qualche volta ti occorresse
qualcosa, diresti: "accidenti, Marco non è in casa ma…"
Stefano
- Ma che discorsi! Io,
guarda, lo dico per te, sarebbe davvero un aiuto per un uomo che vive solo.
Pensaci!
Marco
- Ok, ci penserò.
Stefano
- In caso ti consiglierei una
dell'est.
Marco
- Non sarai mica anche
razzista?
Stefano
- Ma stai scherzando?
Marco
- Ah già, scusa, finché
respirano… tu non fai differenze di razza.
Stefano
- No, dai, veramente: un mio
amico ha una colf polacca e mi ha detto che ci si trova benissimo perché quelle
dell'est sono più abituate a tenere in ordine una casa; sono, come dire… più
delicate, più scrupolose, più…
Marco
- Va bene, lo terrò
presente.
Stefano
- (È in piedi, si guarda i fianchi) Marco, guardami, per cortesia.
Marco
- (Lo guarda) Eh, allora?
Stefano
- (Con fare preoccupato) Non ti pare che ultimamente mi sia un po'
appesantito?
Marco
- Sinceramente non ci ho
fatto caso.
Stefano
- Avrei una mezza intenzione
di iscrivermi ad una palestra per un po' di fitting.
Marco
- Be’, male non ti farebbe.
Stefano
- Fammi un po' vedere come
fai.
Marco
- A far cosa?
Stefano
- Le flessioni.
Marco
- Vuoi vedere come faccio
le flessioni?
Stefano - Sì.
Marco
- Va
bè. (Si rimette a fare le flessioni)
Ecco, così.
Stefano
- (Imitandolo) Dicono che alla palestra "Complete Body
Structure"…
Marco
- "Complete Body…?
Stefano
- (C.s.) Structure… ci sono…
Marco
- … delle gnocche…!
Stefano
- (C.s.) Ah, conosci anche te, quella palestra?
Marco
- (Ridendo) No, sono andato a intuito. (Si sentono dei colpi dall'appartamento di fianco).
Stefano
- (Si alza di scatto) Porca puttana! mia moglie ha finito di lavare i
piatti! (Avviandosi) Marco, pensa a
quello che t'ho detto! Ciao! (Esce)
Si abbassa la luce
(Musica)
(Luce
tenue. La musica continua. È l'indomani,
la giornata libera di Marco. Sia lui che la stanza sono nelle stesse condizioni
del giorno prima. Marco, di nuovo
con lo strofinaccio a mo' di grembiulino, entra
dalla prima a destra con uno
scolapasta e un piatto ed esce dalla
seconda a destra da cui rientra
con un passaverdura. Si siede precariamente sulla poltrona azionando, in modo
impacciato, il passaverdura)
Si abbassa la luce
(Musica)
La musica continua
(È
la sera successiva. Marco, ancora in
camicia, entra da destra e si dirige
verso un mobile da cui prende un album di fotografie ed inizia a sfogliarlo fumando
seduto in terra, vicino alla poltrona. Nel frattempo, appaiono, sullo sfondo, le diapositive delle foto che lui sta
guardando: di lui, della moglie e di amici comuni. La scena viene interrotta
dal suono del campanello d'ingresso.
Marco chiude l’album di fotografie e contemporaneamente svaniscono le immagini
in diapositiva)
La musica sfuma
(Luce piena)
Marco
- Chi è? (Nessuno risponde. Marco si guarda attorno e vede il totale soqquadro della stanza)
Chi è?
Anna -
(Da fuori) Indovina!
Marco
- (Spegne la sigaretta, va ad aprire e rientra con Anna)
Anna -
(Entra abbracciandolo)
Come sta il grande chef?
Marco
- (La fa accomodare sulla sua poltrona e prende velocemente l'album che
ripone in un mobile, gesto che Anna nota) Non prendermi in giro, Anna; non
sono neanche venuti un granché; ho voluto provare il passaverdura invece di
schiacciarli con la forchetta come ero abituato io e mi è venuto un succo di
pomodoro!
Anna -
(Ride) Potevi farci un "Bloody Mary"! Comunque, domenica
sei invitato a pranzo da me così ti rivelerò qualche segreto culinario. (Si guarda attorno) Come stai?
Marco
- Bene.
Anna -
Sicuro?
Marco
- Sì, preferisci che stia
male?
Anna -
Per carità!
Marco
- Tu, invece?
Anna -
Abbastanza bene. Continuo
a convivere, con spirito di rassegnazione, quasi di abnegazione, con le solite
cose che ti fanno invecchiare: lavoro, marito e figlia, o marito, lavoro e
figlia, non so con quale ordine. (Si
riguarda attorno, riferendosi alla confusione dominante) Questa cosa è
voluta o è casuale?
Marco
- Sai che non lo so? Credo
però che messo così, l'ambiente mi faccia più compagnia, non so, mi sento
circondato da cose quotidiane e a cui sono affezionato… sai: è come avere un
animaletto in casa.
Anna -
Se le lasci ancora un po'
ne avrai parecchi, di animaletti per casa!
Marco
- Allora…?
Anna -
Non ricomincerai mica a
fare il nichilista?
Marco
- Prego?
Anna -
Lascia stare, è che ti
vorrei vedere sorridere più spesso.
Marco
- (Pausa) È un anno ormai…
Anna -
Lo so. (Si alza, si dirige verso il portaritratti e
guarda la foto)
Marco
- E ne abbiamo passati
quindici, insieme.
Anna -
Un anno non guarisce, lo
immagino. Senti Marco, non vorrei dire cose scontate ma…
Marco
- (La interrompe) Ho capito, lo so, e sono d'accordo con te.
Anna -
Poi ne abbiamo parlato
spesso e sai che ogni volta che hai bisogno di parlare di lei o di fare
semplicemente due chiacchiere con me non devi fare altro che chiamarmi. Non
farlo solo per le ricette!
Marco
- Vuoi un caffè?
Anna -
Sì, grazie.
Marco
- (Esce a destra e parla da fuori) Il tempo è una buona
medicina, no?
Anna -
(Ad alta voce) In certe cose lo è, quando non diventa routine. (Pausa) Ricordi, Marco, tanti anni fa?
Marco
- (C.s.) Quando eravamo giovani!
Anna -
(C.s.) E spensierati! Ricordi quel primo maggio in campagna? che
anno era?
Marco
- (C.s.) Fine anni '70.
Anna -
(C.s.) Precisamente il '78!
Marco
- (C.s.) 25 anni fa.
Anna -
(C.s.) Già, e siamo stati insieme fino al…? ricordi?
Marco
- (C.s.) Febbraio '79.
Anna -
(C.s. Visibilmente compiaciuta del fatto che Marco ricordi) Quel giorno
tu avevi scoperto una vecchia casa disabitata, circondata da alberi altissimi.
Marco
- (Si affaccia) Ci eravamo
messi a giocare agli esploratori!
Anna -
Fino a darci il primo
bacio.
Marco
- Già.
Anna -
Ma io ero troppo piccola,
allora.
Marco
- Anche io.
Anna -
Perché voi ragazzi
maturate più tardi.
Marco
- (Sorridendo) Quando maturiamo… (Riesce)
Anna -
(Di nuovo ad alta voce) Ma sono contenta di esserti rimasta amica.
Marco
- (Rientra portando con un po' di difficoltà due caffè
e zuccheriera su di un vassoio) Anche io. Quanto zucchero?
Anna -
Faccio io. Tu senza, vero?
Marco
- (Annuisce) Sai cosa mi ha detto il mio vicino di casa? premetto che
lui è fissato con le donne, comunque mi ha consigliato di prendermi una di quelle
ragazze dell’est per farmi dare una mano in casa. La sua proposta potrebbe
nascondere anche un secondo fine, conoscendolo, ma, in effetti… il casino in
questa casa, c'è! cosa ne dici?
Anna -
(Sorridendo) Sì, ce n'è parecchio!
Marco
- Mi riferivo a ‘sta
ragazza!
Anna -
(Sorridendo) Ho capito, dico che faresti una cosa sensata!
Marco
- Lo credi davvero?
Anna -
Certo, e sai che io non ho
secondi fini. Una donna farebbe bene sia a questa casa che a te, anche se solo
come colf, credimi; se non altro per scambiare anche due parole, poi, chissà!
Marco
- Lascia stare, Anna, pensavo
solo alla casa. Sai quanto ci teneva, lei, a tenerla sempre in ordine; aveva
cura di ogni particolare.
Anna -
È un difetto di noi donne!
Marco
- (Sorride) Ce l’aveva con gli interstizi; non ci doveva essere
nemmeno un granello di polvere. Io le dicevo sempre che se fosse passata la
scientifica in caso di un delitto non avrebbe trovato la minima traccia.
Anna -
(Sorride) Lascia stare gli interstizi e cerca di pensare ad altro.
Marco
- Ok. (Le si siede vicino, con tenerezza) Come sta tua figlia?
Anna -
Bene.
Marco
- Tuo marito?
Anna -
Benissimo.
Marco
- Ma dici davvero che
domenica devo venire da te?
Anna -
(Si alza per sfuggire da una sensazione che la stava prendendo) Sì! è
un invito ufficiale. Mi raccomando: arriva almeno due ore prima perché dovrai
seguire ogni momento della preparazione del pranzo insieme a mia figlia che
ancora non sa cuocere due uova!
Marco
- L'ho vista qualche giorno
fa di sfuggita, sai che più cresce e più ti assomiglia?
Anna -
Di solito le femmine
prendono dal padre.
Marco
- Be’, in questo caso…
meglio così!
Anna -
È una critica a mio marito
o un complimento per me?
Marco
- Non conosco bene tuo
marito.
Anna -
Sai che lui invece ogni
tanto mi chiede di te?
Marco
- Chiede di me? e perché?
Anna -
Mah, tu che dici?
Marco
- Non sarà mica geloso?
Anna -
Tu sei un uomo, dovresti
saperlo meglio di me! (Avviandosi)
Fammi andare che è tardi. Grazie per il caffè, ah, dai retta al tuo amico, ha
avuto ragione a darti quel consiglio.
Marco
- Ti voglio bene.
Anna -
Anch'io. (Esce).
Buio
(Musica)
(La musica continua fino a sfumare
lentamente. Luce tenue. È la sera
successiva. Marco, è in piedi,
vicino al mobile, con il ritratto della moglie in mano. Si sentono le voci, registrate
con effetto riverbero, di Marco,
di sua moglie e di amici comuni, in un lontano momento di
allegria.)
Voce
reg. di
Marco
- Lucia! vieni a vedere
cos'ha combinato Giulio!
Voce
reg. del
primo
amico - Non lo stare a sentire,
Lucia!
Voce
reg. del
secondo
amico - (Sovrapponendosi in parte alla battuta del primo amico) Ragazzi! oggi
non voglio rimanere a digiuno!
Voce
reg. di
Lucia
- (Ride) È meglio che tu stia lontano dalle pentole e lasci fare a me.
Voce
reg. del
primo
amico - Lucia! Marco sta piluccando!
Voce
reg. di
Lucia
- Marco! lascia stare il
dolce prima di pranzo!
(Il tutto viene interrotto dal suono del campanello. Luce piena)
Marco
- Chi è?
Stefano
- (Da fuori) Sono io!
Marco
- (Va ad aprire e rientra con
Stefano) Vieni pure.
Stefano
- Allora??
Marco
- Allora cosa?
Stefano
- Hai deciso di prenderla?
Marco
- Parli della colf? be’, a
dir la verità, l'idea non è male, visto come da solo riesco a ridurre la casa,
ma… no, ancora non ho trovato niente.
Stefano
- Allora datti da fare perché
le migliori se le beccano subito!
Marco
- Madonna mia! parli come
se stessero facendo i saldi di fine stagione! Con un po' di fortuna la troverò
anch'io.
Stefano
- A proposito, l'hai vista??
Marco
- Scusa ma non riesco a
seguirti, adesso di chi stai parlando?
Stefano
- Della Spantucci!
Marco
- E chi è la Spantucci?
Stefano
- Porca miseria, Marco! è la
gnoccona del piano di sotto! quella dell'ascensore!
Marco
- Ah! no, non l'ho ancora
incrociata.
Stefano
- Eh eh! sarebbe proprio da
incrociarla, una così! ma prima o poi scoprirò gli orari in cui esce e rientra
a casa.
Marco
- Ma tu non lavori mai?
Stefano
- Come non lavoro? in ufficio
mi faccio tutti i giorni un culo così fino alle due! Al pomeriggio mi potrò pur
rilassare…
Marco
- …con la signora
Spantucci!
Stefano - Eh
eh! scherza, scherza! Mi
offri qualcosa?
Marco
- (Avviandosi verso la cucina seguito da Stefano) Vieni di là con me,
dai… Spantucci! (Entrambi escono a destra).
Buio
(Musica)
(Luce piena. La musica sfuma. Marco è
al cellulare e sta parlando con Anna)
Marco
- Ancora no, (Ascolta) Sì ho deciso ma dovrò vagliare
gli annunci. Nel caso ne conoscessi una tu, dimmelo pure. (Ascolta) Prego, era doveroso da parte mia, era il tuo compleanno! (Ascolta e ride) Dì a tuo marito che non erano rose rosse quindi che stia
tranquillo! (Ascolta e ride) Ma dai! ancora puoi contare i
tuoi anni e dirli senza timore! Ciao Anna! (Chiude).
Buio
(Musica)
(Luce
calda. Continua la musica. È la
sera successiva. Marco entra di
ritorno dal lavoro; lascia la borsa in terra e si toglie la giacca che appende all'attaccapanni. Si
dirige verso la sua poltrona, ci si siede ed inizia a sfogliare un giornale di
annunci economici. La musica sfuma.
Si sente la voce registrata di Daria)
Voce
registrata
di Daria
- Ragazza polacca,
trentaquattrenne, con documenti in regola, cerca lavoro come baby-sitter o
collaboratrice domestica o qualsiasi altro tipo di lavoro purché serio, dal
lunedì al sabato, qualsiasi orario. (Torna la musica)
(Marco torna alla giacca appesa, ne estrae il
cellulare e telefona. Non si sente quello che dice).
Buio
(La
musica continua)
(Luce piena)
(È
la sera successiva. Marco è in giacca. La musica continua. Marco sta riordinando lentamente la stanza.
Porta fuori scena i suoi vestiti gettati qua e là. La musica si ferma al suono del
campanello).
Marco
- (Prendendo alla rinfusa le ultime cose rimaste e gettandole fuori scena)
Chi è?
Daria
- (Da fuori) Sono… sono Daria, la ragazza dell'annuncio.
Marco
- (Va ad aprire e rientra con Daria)
Prego, si accomodi, mi scusi il disordine ma…
Daria
- Non si preoccupi.
Marco
- Piacere, Marco Pastelli.
Daria
- Piacere, Daria Słowik.
Marco
- Allora, ecco: io, io in
effetti cerco una persona che mi aiuti a tenere la casa… ma lei mi capisce, sì?
Daria
- Perfettamente, ormai
sono in Italia da tre anni.
Marco
- Bene, ecco: io vivo solo
e avrei bisogno di una persona che mi tenesse in ordine la casa e, se fosse
possibile, prepararmi qualcosa da mangiare.
Daria
- Oh, per me non ci sono
problemi, io ho esperienza di questo, sono stata due anni presso di una
famiglia e si può dire che in casa facevo tutto io.
Marco
- Bene, ecco, non mi rendo
conto nemmeno del tempo che le possa occorrere giornalmente per fare… insomma…
Daria
- Non so, potrei venire
nel mattino per le faccende e poi tornare nel pomeriggio con un po' di spesa e
prepararle qualcosa per la cena.
Marco
- Guardi: io di solito vado
al lavoro alle 8 di mattina e non sempre torno a pranzo, purtroppo, quindi ci
dovremmo regolare di volta in volta.
Daria
- Basta che lei mi avverte
quando non torna per il pranzo.
Marco
- Sì, certo, mi sembra che
vada bene. Diceva che è stata due anni presso una famiglia, come mai è venuta
via? se posso…?
Daria
- Era una coppia di
signori anziani, quando la signora, poverina, è morta il suo marito si è
trasferito nella città dove abitano i loro figli.
Marco
- E non le hanno proposto
di trasferirsi anche lei?
Daria
- Sì, l'hanno fatto e ne
sarebbero stati contenti ma io non me la sono sentita perché… le sembrerà
strano ma io mi sono affezionata a questa città soprattutto perché c'è il mare,
come nella mia città, e io so che non riuscirei a vivere in un luogo senza di
quella finestra sull'infinito che è il mare, lei mi capisce?
Marco
- (Imbarazzato) Sì, certo. Be’, qui non ci sarebbe molto da fare visto
che vivo solo, non ci sono bambini e l'appartamento non è grande, anzi, se
vuole glielo mostro. Ecco: questo è il soggiorno, (Portandola alla prima uscita di destra) qua c'è la cucina. (Si
affacciano fino a scomparire, poi
rientrano e Marco la conduce alla
seconda uscita di destra) Qua c'è la camera da letto, il bagno e una
stanzetta che uso come studiolo. (Escono per qualche secondo poi rientrano).
Daria
- L'appartamento è piccolo
ma per la mia opinione è grazioso.
Marco
- La ringrazio, è stata mia
moglie ad arredarlo così.
Daria
- Sì, io capisco.
Marco
- Senta, io non so che
dirle, sinceramente, perché non ho mai dovuto assumere una domestica; dovremmo
parlare… di soldi, vero?
Daria
- (Sorridendo) Be’, poiché questo è un rapporto di lavoro…
Marco
- Giusto, be’, io credo di
poter rispettare benissimo le tariffe sindacali, mettendola in regola, le va
bene?
Daria
- Per me va bene, poi c'è
il primo periodo di prova in cui si vedrà se lei oppure io saremo soddisfatti e
se continuare o no.
Marco
- Certamente. (Suona il campanello) Mi scusi. (Va
ad aprire lasciando Daria sola per diversi secondi in cui lei
approfitta per osservare l'ambiente attorno. Dopo un po' rientra, contrariato e preceduto da Stefano)
Stefano
- (Entrando) Allora è vero che
mi hai dato retta! (A Daria) Buona sera, signorina, sa che se
lei si trova qui, ora, è perché questo signore ha voluto seguire il mio
consiglio?
Marco
- (A Daria) Le presento il mio vicino di casa.
Stefano
- (A Daria) Piacere, mi chiamo Stefano. Lei è…
Marco
- (Lo interrompe) È la
signorina che verrà probabilmente a lavorare qui da me, infatti.
Stefano
- Probabilmente?? ne sono
certo! (A Daria) vedrà che qui si
troverà bene, (A Marco) è vero,
Marco?
Marco
- Lo spero.
Stefano
- (A Daria) In questo
condominio, o meglio, su questo pianerottolo siamo come una famiglia! (Con atteggiamento esperto) Lei è polacca,
vero?
Daria
- Sì, sono polacca.
Stefano
- Ah, io amo la Polacchia (Si
corregge) la Polonia, mi scusi! ma anche le polacche non sono da meno, eh
eh.
Marco
- Stefano, mi stavo
mettendo d’accordo con la signorina…
Stefano
- Sì, sì, certo, (A Daria) abita lontano? voglio dire in
questa città.
Daria
- (Rivolgendosi a Marco) Abito a una mezz'oretta da qui ma io ho
l'automobile.
Marco
- (A Daria) Bene,
quindi non avrà problemi di trasporto.
Stefano
- Poi, anche se fosse a
piedi, vuole che una ragazza come lei non trovi qualcuno che l'accompagni?
Marco
- (A Daria) Ah, mi ero dimenticato che ci sarebbe poi anca da lavare e
da stirare le mie cose.
Daria
- Sì, certo, io ritenevo
sottinteso, questo; sono cose che posso fare nel pomeriggio insieme a piccoli
altri lavori di rammendo e cose simili.
Marco
- Bene.
Stefano
- E per il mangiare? potrebbe
preparare dei piatti polacchi, io adoro la cucina polacca! Ah, il gulasch!
Daria
- Quello è ungherese.
Marco
- Stefano, devi assumerla
tu o io?
Stefano
- Be’, potessi prenderla io lo
farei immediatamente!
Marco
- Io, invece, prima ho bisogno
di parlarci un po', per vedere se… (Si rivolge anche a Daria) collimano
le nostre necessità.
Stefano
- Certo, è chiaro! Bene, allora
tolgo il disturbo. (A Daria) Oh, per
qualsiasi cosa avesse bisogno, signorina, io abito alla porta qui a fianco… non
quella di destra dove abita un maresciallo in pensione, quella di sinistra dove
c'è scritto: Famiglia Stefano Sandalini.
Marco
- Non ti preoccupare,
Stefano, tanto la signorina verrà qui per lavorare.
Stefano
- Certo ma sai… (A Daria) di nuovo! (Esce)
Daria
- Buongiorno.
Marco
- Mi scusi…
Daria
- Non si preoccupi, capita
dappertutto trovare delle persone stonate.
Marco
- In che senso?
Daria
- Nel senso che alcune
persone non sanno essere in sintonia con gli altri. Comunque io credo che in
linea massima noi ci siamo messi d'accordo, sia per le mie mansioni che per il
mio compenso.
Marco
- Credo di sì, be’, ora
come ora non mi viene in mente altro.
Daria
- Sì, io credo che per ora
ci siamo detti tutte le cose più importanti. Allora lei mi dovrà solamente dire
quando io posso cominciare.
Marco
- Ah, già, sì, per me…
quando vuole, anca da domani, se per lei non ci sono problemi.
Daria
- Per me va bene.
Marco
- Bene.
Daria
- Bene, alle 7.30 va bene?
Marco
- Va bene, poi, quando esce,
basta che richiuda la porta.
Daria
- E se al pomeriggio lei
non è ancora rientrato?
Marco
- Ah già, be’, allora
facciamo così: per il pomeriggio può andare a prendere le chiavi da… dal
Maresciallo Forti che abita qui a destra, poi arriverò io, quindi siamo a
posto.
Daria
- (Avviandosi) Bene.
Marco
- Bene.
Daria
- A domani, allora. (Esce)
Marco
- (Accompagnandola) A domani. (Marco
si avvia verso la seconda porta di destra, da cui esce ma appena uscito si sente suonare
il campanello e rientra per
andare ad aprire).
Stefano
- (Entrando con Marco)
Ragazzi che razza di pezzo di polacca!! Avevo ragione o no a consigliarti una
ragazza così? Dai retta a me: le polacche poi, caratterialmente, rappresentano
la docilità e la dolcezza personificate, a parte il resto.
Marco
- Madonna mia, Stefano! sei
una palla che non finisce più! Ma tu hai proprio il chiodo fisso! Toglimi una
curiosità: ma tua moglie…
Stefano
- (Lo interrompe) Non toccare il tasto "moglie", per carità!
(Come declamando una verità assoluta)
La "moglie" è la frustrazione dell'avventura e della scoperta! è il
passaggio dall'hobby al lavoro di routine, dal sogno alla cruda realtà: una
cosa avvilente! Allora vi siete messi d'accordo, sì o no?
Marco
- Sì.
Stefano
- Verrà tutti i giorni?
Marco
- Ma a te cosa ti frega?
Ehi, non avrai mica intenzione davvero di venire qui mentre io non ci sono per
fare il viscido con quella ragazza?
Stefano
- Il viscido! ma stai
scherzando? sarò il tipo che trama e circuisce mentre il suo amico è fuori
casa?!
Marco
- No?
Stefano
- Credevo mi conoscessi!… (Sardonico)
Al limite, giusto due parole.
Marco
- Stefano: guarda che se mi
crei dei casini con quella ragazza giuro che metto di mezzo tua moglie e…
Stefano
- No, no, stai tranquillo! non
succederà nessun casino!
Marco
- Meno male.
Stefano
- E… con quella tua amica che
qualche volta ti viene a trovare?
Marco
- Ti vuoi fare anche lei?
Stefano
- Ma allora sei tu ad avere
il chiodo fisso! Chiedevo così, perché la vedo entrare ogni tanto!
Marco
- Come fai? come fai a
vederla entrare se ci impiega un nano-secondo per passare davanti alla tua
porta chiusa! Devi essere sempre lì allo spioncino a... a spioncinare
tutti quelli che passano!
Stefano
- Tu sei nervoso.
Marco
- Non sono nervoso.
Stefano
- Sì che lo sei; ti è
capitato qualcosa che ti ha cambiato umore; ti stai comportando come quelle
donne che consciamente non sanno quel che vogliono e hanno mille paure
perché inconsciamente sanno benissimo che cosa gli manca.
Marco
- (Abbandonandosi sulla poltrona. Ironico) Mi scusi, dottor Sigmund,
continui pure con la sua diagnosi. Ho bisogno di ascoltare le sue profonde e
sagge parole. Lei ha colpito nel segno: in effetti da qualche giorno avverto
anche delle improvvise vampate di calore che non mi so spiegare.
Stefano
- Eh eh! tu scherzi ma è così
che si comincia ad avvertire l'andropausa!
Marco
- (C.s.) Dottor Sigmund…
Stefano
- (Stando al gioco) Sì?
Marco
- Vaffanculo.
Stefano
- Ecco: la tipica reazione
del paziente nei confronti del suo medico che lo pone di fronte alla realtà che
il soggetto ben conosce ma che non vuole accettare.
Marco
- (Ad alta voce. Risponde come se avesse sentito la moglie di Stefano
chiamarlo dall'appartamento di fianco) Sì! è qui con me!
Stefano
- Ma con chi parli?
Marco
- Con tua moglie! non hai
sentito che ti ha chiamato?
Stefano
- No!! Scusa, ti lascio; torno
appena posso! (Esce)
Marco
- (Sorridendo fra sé) Fai con comodo.
(È
passato un po' di tempo. Il living
dell'appartamento di Marco è tutto in ordine e con qualche discreto
abbellimento dovuto alla presenza di una mano femminile. All'aprirsi del
sipario è in scena Anna)
Anna -
(A voce alta per farsi sentire da Marco che è in cucina) Vedo che ti
ha sistemato un po' la casa.
Marco
- (Da fuori) Sì, l'ha resa decente.
Anna -
(C.s.) Mi sono sempre chiesta perché quasi tutti gli uomini che
abitano da soli non sanno tenere decoroso l'ambiente in cui vivono.
Marco
- (Entrando con il caffè. È in camicia) Perché
quasi tutti gli uomini maturano troppo tardi e quando si accorgono di come
vivono, sono troppo vecchi e stanchi per porne rimedio.
Anna -
(Ride) Che tipo che sei! mi piacerebbe conoscere questa ragazza.
Marco
- Fra poco arriva e la
conoscerai.
Anna -
Come ti sei trovato in questo
periodo?
Marco
- Direi bene; lei è
puntuale, precisa, e in cucina è meglio di me.
Anna -
(Sorridendo) Anche di me??
Marco
- Anna, è impossibile
trovare chi ti supera in cucina!
Anna -
Lo dici per ottenere un
altro invito? Sai che mia figlia, dopo che sei andato via, quel giorno, non ha
fatto altro che chiedermi di te? l'hai affascinata!
Marco
- (Ride) È una ragazzina in gamba, Alessia.
Anna -
Ti sarebbe piaciuto avere
un figlio?
Marco
- Mamma mia! onestamente
sì, ma sai che Lucia non poteva averne. Negli ultimi tempi stavamo addirittura
pensando di adottarne uno, ma poi…
Anna -
Ti avrei visto bene, come
papà! soprattutto con uno dell'età ingrata come quella di Alessia.
Marco
- Quante età ingrate ci
sono, Anna! Allora facciamo così: tu mi inviti quando fai il roastbeef e io in
cambio farò il baby-sitter a tua figlia, d'accordo?
Anna -
Va bene, al prossimo roastbeef
ti chiamerò!
Daria
- (Entra e vede Anna) Oh, scusate.
Marco
- Non si preoccupi,
signorina. Le presento una mia cara amica.
Anna -
Piacere, Anna.
Daria
- Daria, il piacere è mio.
Scusate… (Esce verso destra)
Anna -
È di casa, ormai.
Marco
- Sì, ho deciso di
lasciarle le chiavi perché sarebbe stato troppo complicato con i miei orari e
poi, sinceramente, ho sentito di potermi fidare.
Anna -
Capisco. (A bassa voce) Adesso cosa sta facendo?
Marco
- Probabilmente sta
preparando da mangiare.
Anna -
Falla venire qui dai.
Marco
- Perché?
Anna -
Ti ho detto: perché la
voglio conoscere!
Marco
- (La chiama) Signorina Daria!
Daria
- (Entrando) Dica.
Marco
- La mia amica Anna mi ha
chiesto di poterla conoscere, se si vuole sedere un momento con noi…
Daria
- (Si siede) Grazie.
Anna -
Allora, come si trova con
Marco? è un bravo datore di lavoro?
Daria
- Sì, sono contenta che
sono qui, non tanto perché il lavoro non è pesante, ma soprattutto perché
questo è un luogo che mi dà… ukojenie…
serenità.
Anna -
Ne sono convinta, poi
Marco non è una persona esigente, io lo conosco bene.
Marco
- (Imbarazzato) Scusate, vi lascio un momento sole. (Esce a destra)
Anna -
… dicevo che è stata
fortunata a trovare un posto come questo parchè vede, Marco ha la capacità di
far stare bene le persone che in qualche modo gli sono vicine.
Daria
- Sì, me ne sono accorta
subito. Lei ha detto che conosce da molto tempo il signor Marco?
Anna -
Oh, sì, sin da ragazzi,
poi ci siamo persi di vista per qualche anno e ci siamo ritrovati che eravamo
entrambi sposati.
Daria
- Io penso che è rara
un'amicizia così.
Anna -
Sì, è rara; da quando poi
è rimasto vedovo sento il dovere e il piacere di venire a trovarlo quando
posso.
Daria
- Credo che il signor
Marco è uno di quegli uomini che soffrono molto la solitudine.
Anna -
È vero, lei ha colto nel
segno. È molto che è in Italia?
Daria
- Ormai da tre anni ma non
sento nostalgia di mia terra come altre mie connazionali.
Anna -
Non ha nessuno là?
Daria
- Sì, mi è rimasta solo
una mia sorella; noi ci scriviamo ogni tanto.
Anna -
Scusi la mia curiosità: è
fidanzata?
Daria
- Ora no, ho avuto un
fidanzato in Polonia ma è una storia finita ormai da molto tempo.
Anna -
Capisco. Lei giustamente
si chiederà parchè mai ho chiesto a Marco di poterla conoscere e soprattutto perché
le sto facendo tutte queste domande, ma vede, le ho detto che gli sono amica e
gli voglio molto bene perciò ero curiosa di sapere se aveva scelto bene la
persona che… che in un certo senso si occupa di lui. Mi capisce?
Daria
- Sì, certamente.
Anna -
Poi io mi picco di
riuscire a valutare abbastanza bene una persona dalla prima impressione che mi
fa.
Daria
- Questa è una bella
dote!… e cosa pensa di me?
Anna -
(Ride) Guardi, credo di non sbagliarmi nel dirle che anche Marco è
stato fortunato ad incontrare una ragazza come lei.
Daria
- (Sorride) La ringrazio, io non possiedo la sua dote ma posso dirle
che anca lei è simpatica.
Anna -
Sono contenta. (Sottovoce) Ora chiamiamo Marco che
sicuramente è restato di là per discrezione.
Daria
- (Sottovoce) E per timidezza.
Anna -
(Sottovoce) Brava! (Chiama)
Marco! ma cosa fai?
Marco
- (Entrando) No, è che…
Anna -
(Con finto risentimento) Non ti vergogni lasciare due donne da sole
senza dar loro un minimo di ospitalità?
Marco
- Ma io pensavo…
Anna -
(C.s.) Voi uomini pensate sempre come pare a voi!
Daria
- Scusate ma ora io torno
al mio lavoro. (Ad Anna) È stato
davvero un piacere per me fare la sua conoscenza.
Anna -
Altrettanto per me, Daria.
(Daria
esce).
Marco
- Allora?
Anna -
Be', guarda: se non fossi
sposata sentirei già i morsi della gelosia!
Marco
- (Ride) Scema!
Anna -
Dico sul serio: sei stato
fortunato, non potevi trovare di meglio per… la tua casa! Magari sa anche fare
il roastbeef meglio di me!
Marco
- Ma smettila, Anna, il tuo
roastbeef è a denominazione di origine controllata e protetta!
Anna -
(Ride).
Buio
(Musica)
(Si
riaccende una luce più calda. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia
in terra la borsa, si toglie la giacca
e l'appende all'attaccapanni; vede Daria
che sta spolverando, volta il viso verso di lei e lei fa altrettanto, si
salutano a vicenda senza che però si senta alcuna voce)
Buio
(La
musica continua)
(Si
riaccende la stessa luce calda. Entra
Marco di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa, si toglie
la giacca (1° cambio giacca) e l'appende all'attaccapanni mentre Daria sta entrando dalla seconda porta
di destra (cucina) con una pentola in mano e sta avviandosi verso la prima
porta di destra. Anche questa volta entrambi si fermano e si salutano senza che
si sentano le loro voci)
Buio
(La
musica continua)
(Si
accende uno spot che illumina la poltrona su cui c'è Marco, in camicia,
che sta leggendo un giornale. Daria si
affaccia dalla prima porta di destra (cucina) asciugandosi le mani in uno
strofinaccio e chiama Marco per dirgli che la cena è pronta - la sua voce non
si sente - Marco la guarda, lascia il giornale e si avvia verso la cucina)
Buio
(La
musica continua)
(Si
accende lo spot che illumina la poltrona su cui ora Marco si è posto di
traverso, addormentato. Daria sta spazzando dietro di lui, gli si avvicina e si
ferma a guardarlo con tenerezza).
Buio
(La
musica continua)
(La
luce torna piena e la musica
lentamente sfuma. Entra Marco di
ritorno dal lavoro, appoggia la borsa in terra, si toglie la giacca e l'appende all'attaccapanni. Daria
si affaccia dalla porta della cucina)
Daria
- Buonasera.
Marco
- Buonasera.
Daria
- È stanco?
Marco
- Parecchio, è stata una
giornata da dimenticare.
Daria
- Non dimentichi mai
nessuna giornata, in ognuna di esse s'impara qualcosa di nuovo.
Marco
- (Annusando l'aria) Cosa ha combinato oggi in cucina?
Daria
- Spero una cosa da non
dimenticare: ho preparato “Pyzy”.
Marco
- Che pizzi?
Daria
- (Sorride) “Pyzy” è
un piatto tradizionale polacco; sono gnocchi di patate con ripieno di carne.
Marco
- Ah, bene, la prima cosa
buona di oggi. Ha scritto anche questa sul suo quaderno?
Daria
- Certo, alla fine, noi
avremo un ricco ricettario di cucina di Polonia, vedrà.
Marco
- Bene. (Esce dalla seconda porta di destra)
Daria
- (Esce dalla prima porta di destra (cucina))
Marco
- (Si affaccia e parla ad alta voce) La metta sotto la
"G" di gnocchi, non sotto la "P" di…
Daria
- (Si affaccia)… di Pyzy.
Marco
- …ecco. (Tra sé) Se
no chi la ritrova?
Buio
(Musica)
(Si
riaccende la luce più calda. Entra
Marco di ritorno dal lavoro,
appoggia in terra la borsa e si toglie la giacca (2° cambio giacca) ma Daria,
che l'attendeva all'ingresso, gli prende giacca e borsa con estrema naturalezza
e le porta fuori della seconda porta
a sinistra. Marco resta immobile, basito)
Buio
(La
musica continua)
(Stessa
luce. Marco è seduto in
poltrona, in camicia, legge il giornale; Daria sta uscendo, si volta a salutarlo - senza che si senta la sua
voce - Marco si volta e la saluta - la sua voce non si sente).
Buio
(La
musica continua)
(Si
accende lo spot su Marco che torna
dal lavoro, appoggia in terra la borsa, si toglie la giacca (3° cambio giacca) e resta con
quella in mano come se attendesse Daria che gliela prenda per metterla a posto.
Entra Daria e Marco appende subito
la giacca all'attaccapanni; Daria, salutandolo, va a prendere, sorridendo,
giacca e borsa e le porta fuori
mentre Marco, imbarazzato, si mette a sedere in poltrona a leggere il
giornale).
Buio
(La
musica continua)
(Luce piena. La musica sfuma. Daria
è in scena e sta spazzando. Si sente suonare il campanello).
Daria
- Chi è?
Stefano
- (Da fuori) Sono Stefano, il suo vicino di casa.
Daria
- (Va ad aprire e rientra con
Stefano) Lei è il vicino di casa del signor Marco, non il mio.
Stefano
- Be’, ma ormai anca lei è di
casa e ci possiamo considerare coinquilini.
Daria
- Il signor Marco non c'è,
desiderava qualcosa da lui?
Stefano
- (Fingendo malamente stupore) Ah, non è ancora tornato?
Daria
- No, torni pure fra un
po'.
Stefano
- (Girando e analizzando l'ambiente) Si vede proprio che ora c'è una
mano femminile! Brava! tu devi essere una donnina perfetta.
Daria
- Io non mi considero una
"donnina", né tantomeno perfetta.
Stefano
- (Si accomoda sulla poltrona di Marco) Dai, non essere modesta! se
vuoi la mia opinione, per me sei perfetta in tutti i sensi!
Daria
- (Stando sulle sue). Lei non mi ha ancora detto che cosa desidera.
Stefano
- Niente, ero venuto a
trovare Marco ma visto che ancora non è tornato scambio volentieri due parole
con te. Vieni a sederti un momento.
Daria
- (C.s.) Non è bene che lei si sieda su quella poltrona, poi lei sa
bene che io vengo qui per lavorare e non per scambiare due parole con i vicini
di casa del signor Marco.
Stefano
- Ma non c'è niente di male! tu
non scambi mai due parole con il signor Marco?
Daria
- (Urtata) Io credo che a lei non devono interessare queste cose.
Stefano
- Non ti offendere, dai…
diventi brutta quando ti arrabbi!
Daria
- È meglio che lei ritorna
quando c'è…
Stefano
- (Alzandosi)… il signor Marco, ho capito, comunque, ascolta: se tu
avessi bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi a questo numero. (Le porge un biglietto col suo numero di
cellulare che lei rifiuta e lui la forza ad accettarlo. Viene sorpreso da Marco
che entra).
Marco
- (Entra e rimane immobile, senza
nemmeno appoggiare in terra la borsa) Cosa stai facendo?
Stefano
- Oh, Marco! Stavo… stavo
lasciando il mio numero di cellulare a Daria nel caso avesse bisogno di qualcosa.
Ero venuto a trovarti ma…
Marco
- (Lo interrompe rivolgendosi a Daria mentre appoggia in terra la sua
borsa) Ci può lasciare soli, per favore? (Daria esce verso la cucina) Sai
che me lo immaginavo? Adesso ascoltami bene, Stefano: finché tu vieni qui a
sfogare con me le tue frustrazioni con oziosi autocompiacimenti ovverosia
masturbazioni mentali io posso anche accondiscendere e restarti amico, (Si altera ma senza alzare la voce) ma se
tu ti permetti di mettere in pratica le tue fantasie da seduttore da quattro
soldi con quella ragazza puoi dimenticarti che abito qui ed è meglio se non ti
fai più né vedere né sentire, sono stato chiaro?
Stefano
- (Con atteggiamento innocente e di difesa) Io sono sconcertato da
questa tua reazione, Marco! Guarda che non volevo assolutamente…
Marco
- (Arrabbiato) So benissimo che cosa volevi e ti ripeto di non
azzardarti più a entrare in questa casa quando non ci sono io, va bene?
Stefano
- Va bene, ma guarda che ti
sbagli di grosso! Io, per certe cose, vado su ben altri livelli; sai quanto mi
frega di una sciacquetta polacca che va a lavorare in case di uomini soli…
Marco
- (Con uno scatto afferra
Stefano per un braccio e lo porta fuori
di casa) Hai superato il limite, Stefano! ti consiglio di non farti più
vedere da queste parti! (Rientra, furioso, e va a sedersi in poltrona dove si accende una sigaretta)
(Pausa).
Daria
- (Compare alla porta della cucina) Mi scusi
signor Marco.
Marco
- Di cosa?
Daria
- Io conosco questo tipo
di uomo e non avrei dovuto nemmeno farlo entrare.
Marco
- Sono io che devo chiedere
scusa a lei per averla messa in una situazione così spiacevole. Ha… in qualche
modo, esagerato?
Daria
- No, è stato solo
insistente e, a mio parere, grossolano, nient'altro.
Marco
- Comunque stia tranquilla,
non la disturberà più.
Daria
- (Va a prendere la borsa che Marco ha lasciato in terra e gli si avvicina)
Grazie. Mi vuol dare la sua giacca?
Marco
- (Che non fa subito mente locale) Come? ah sì, grazie. (Si toglie la giacca e la porge a Daria).
Daria
- Non se la prenda più di
tanto, non ha perso niente.
Marco
- Ne sono convinto.
Daria
- Ora vado a mettere a
posto le sue cose e apparecchio la tavola per la cena. (Resta davanti a lui)
Marco
- (Calmandosi, la guarda a sua volta) Che cosa ha inventato stasera?
Daria
- Oh, non è una mia
invenzione, sto preparando “Kotlet schabowy”.
Marco - E che cos'è?
Daria - Be’, è una cotoletta impanata e fritta, con uovo,
pangrattato, paprika, olio, succo di limone e un rametto di rosmarino, ma io poi scriverò tutto sul
quaderno delle ricette.
Marco
- Quando dirò ad Anna che
sta riempiendo un quaderno con ricette polacche ne vorrà sicuramente una copia.
Daria
- Io ne sarò felice, la
signora Anna è una brava cuoca?
Marco
- Ah, sì! in alcuni piatti
è eccellente.
Daria
- Bene.
Marco
- (Non sapendo cos'altro dire) Bene.
Daria
- Sì… bene.
Marco
- Sì… diciamo che…
Daria
- (Sorridendo)… che va tutto bene!
Marco
- Sì.
Daria-
Posso chiederle una cosa,
signor Marco?
Marco
- Dica pure.
Daria
- Sua moglie… com'era?
Marco
- (La guarda, perplesso) Mia moglie?... Mi ha colto alla sprovvista.
Sinceramente non saprei trovare dei termini adatti. Be’, posso dirle che era
tutto, per me, è stata una moglie che ho onorato, un'amica che ho stimato, è
stata la compagna che ho amato. Insomma… era la mia vita.
Daria
- Questa è una cosa
bellissima.
Marco
- Sì, ma cambiamo discorso,
mi dica invece lei, della sua terra per esempio: com'è?
Daria
- Oh, è grande e fredda, e
tanto bella, ma poi, io mi chiedo: esistono posti nel mondo che non sono belli?
Io credo che possono esserci luoghi impervi, difficili da viverci o rovinati
dagli uomini, ma il mondo nella sua… istota,
cioè nella sua… essenza, è tutto bello. Quando, da piccola, mi sedevo sulla
spiaggia ad ammirare il mare di Rozewie, mia città, io sognavo perdendomi in
quei freddi colori ma anche qui, quando a volte mi fermo ad ammirare questo
piccolo mare, il sogno è ugualmente bello, sia pure con differenti colori.
Marco
- Io, sinceramente, non
riesco a immaginare cosa si provi a cambiare mondo, a trasferirsi in un paese
lontano e completamente diverso dal proprio; non so, insomma, se riuscirei a
fare quello che ha fatto lei.
Daria
- La tua casa è dove tu
stai bene col cuore. I miei genitori non ci sono più da diversi anni e mia
sorella si è creata una sua famiglia quindi la mia patria, la mia casa è dove
la costruisco io.
Marco
- Ma lei non ha dimenticato
le sue radici, le sue tradizioni, i profumi, i cibi dell'infanzia…
Daria
- Oh, questo sicuramente
no, io non dimentico! (Ha un sobbalzo)
Madre santa la cotoletta!!! (Corre ed esce in cucina).
Buio
(Musica)
(Si
riaccende la luce più calda. Daria sta uscendo, Marco, in camicia,
le prende il soprabito e l'aiuta ad indossarlo. Daria esce).
Buio
(La
musica continua)
(Marco
sta facendo delle flessioni sul tappeto. Daria
entra dalla cucina e resta a guardarlo finché Marco non si accorge di lei e
si rialza, imbarazzato)
Buio
(La musica sfuma)
(Luce
piena. Marco e Daria sono vicini, in piedi, Daria tiene un piatto in mano
dal quale Marco sta assaggiando qualcosa).
Daria
- Com'è?
Marco
- Non male, cos'è?
Daria
- “Bigos” piatto
tradizionale, con crauti, verza e prugne secche.
Marco
- Prugne secche??
Daria
- Sì, non le piace?
Marco
- (Facendo una strana espressione) Be’, adesso che me l'ha detto,
preferirei qualcosa di… non andato a male!
Daria
- (Ridendo) Ma le prugne secche non sono andate a male!
Marco
- (Muove il cibo con la
punta della forchetta) Ma… ci sono anche i funghi?
Daria
- Sì, secchi anche loro.
Marco
- Chi li ha raccolti??
Daria
- (Ride gioiosamente) Stia tranquillo, signor Marco! anche i funghi
sono buoni, sono champignon! Io, non le farei mai piatti che fanno male.
Marco
- Voi ragazze polacche…
ridete tutte così?
Daria - In che senso?
Marco - Mah, così… gioiosamente. Quando
ride sembra un uccellino!
Daria - (Ride c.s.) Sa, signor Marco, cosa significa il mio cognome, Słowik?
Marco - No.
Daria - Significa “usignolo”, in
italiano, è il nome di un uccellino, no?
Marco - (Sorridendo) Sì, certo!
Daria - Chissà, forse i nomi
condizionano, in qualche modo, il carattere di una persona.
Marco - Forse sì, però il mio cognome è
Pastelli e non so davvero in che modo possa avermi condizionato!
Daria - (Sorridendo) Perché, lei non è una persona delicatamente colorata?
Buio
(Luce piena)
Marco
- (Sta parlando con Anna al cellulare) Perbacco, Anna! certo che
vengo! ti ho sempre detto che non so resistere al tuo roastbeef! (Ascolta) domenica va benissimo (Ascolta) sì, poi ho una sorpresa per te.
(Ascolta) Ma dai! no, non è quello
che pensi tu! riguarda la cucina: quella ragazza… (Ascolta) sì, Daria, sta riportando su un quaderno le ricette di
tutti i piatti polacchi che mi prepara di solito. (Ascolta) Be’ sì, da una parte sento il bisogno di tornare a
qualcosa di più nostrano. (Ascolta)
Sì, sono molto buoni, a parte due cose che non mi sono andate molto giù. (Ascolta) "Prugne e funghi, tutti e
due secchi"… (Ascolta) Sì,
soprattutto per le prugne che… insomma… ci sono stati dei problemini
intestinali! (Ascolta) Eh sì, era un
piatto abbondante! (Ascolta) Chissà
in Polonia come risolvono il problema… (Ascolta)
Sì, va bene! Ah, Anna: ho smesso di fumare! (Ascolta) Be’, è un tentativo! ho pensato che se risparmio i soldi
delle sigarette li potrei mettere da parte per un viaggetto, se invece continuo
a fumare partirò sicuramente prima! (Ascolta)
Eh sì, certo! va bene, vieni a trovarmi anca tu quando puoi. (Ascolta) Ciao. (Chiude. Si mette sul tappeto a fare alcune flessioni) (Tra sé) Se smetto di fumare riuscirò a fare
anche più flessioni. (Ci ripensa) I funghi…! già, anche quelli sono un
rischio! se non ti prende la diarrea con le prugne t’ammazzano i funghi! (Continua con le flessioni) Poi devo
ancora capire a cosa mi serve fare sto cavolo di flessioni!
Buio
(Musica)
(Si riaccende la stessa luce calda. La musica sfuma. Marco è
solo, in piedi, vicino al ritratto della moglie. Si sentono voci registrate
con effetto riverbero).
Voce
reg. di
Marco
- Come ti senti?
Voce
reg. di
Lucia
- Non bene.
Voce
reg. del
medico
- Occorreranno delle cure.
(Suono della sirena di un'ambulanza)
Voce
reg. di
Lucia
- Sono preoccupata per te.
Cosa farai, da solo, Marco mio?
(Marco si dirige verso la poltrona su
cui si adagia, ad occhi chiusi)
Buio
(Musica)
(Luce piena)
Marco
- (Entra di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa e chiama),
Daria! (Nessuno risponde. Marco si toglie
la giacca (4° cambio giacca) e l'appende all'attaccapanni, quindi si dirige, stanco, vicino alla
poltrona dove comincia a togliersi prima la camicia, l'eventuale maglia intima,
si slaccia le scarpe; nel momento in cui sta per slacciarsi la cinta dei
pantaloni Daria si affaccia alla porta della cucina. Entrambi hanno un
moto di sorpresa, Marco si copre come può con la camicia e la maglia che aveva
tolto) Scusami, pensavo che te ne fossi già andata!
Daria
- No, ero sul balcone e
non ti ho sentito. (Campanello.
Imbarazzo di entrambi. Daria si avvicina alla porta dando il tempo a Marco di
rivestirsi alla bell'e meglio) Chi è?
Anna -
(Da fuori) Sono Anna.
Daria
- (Mentre Marco accelera i movimenti per rivestirsi) Un momento! (Al segno di assenso di Marco, Daria va ad
aprire)
Marco
- Ciao Anna!
Anna -
(Entrando, avverte che c'è qualcosa di strano)
Disturbo?
Marco
- No! ma cosa dici! (Sistemando velocemente un lembo della
camicia) C'è stato semplicemente un qui pro quo con Daria, cioè, nel senso
che…
Anna -
(Sorridendo) Marco, non devi mica giustificarti!
Marco
- Sì lo so ma… va be’ poi
ti spiego. Come mai questa visita…
Anna -
Dici… improvvisa?
Daria
- Signora Anna: Marco
credeva di essere solo in casa e si stava mettendo in libertà, io sono entrata
dalla cucina e gli ho creato un certo imbarazzo che si è accresciuto quando lei
ha suonato, tutto qui.
Anna -
Ah! (A Marco, con fare scherzoso) Vedi: pur essendo straniera, Daria è
riuscita a spiegare il fatto con due parole! Tu invece farfugli, t'ingarbugli e
non fai capire niente.
Marco
- Ma no! è che…
Daria
- Scusate, io torno alle
mie faccende. (Esce verso la cucina).
Marco
- Che figura del cavolo!
Anna -
Ho sentito, comunque, che
non ti chiama più "Signor Marco".
Marco
- No, infatti… insomma,
abbiamo deciso di darci del tu.
Anna -
Bene, ne sono contenta!
Marco
- Guarda che non significa
niente il fatto che ora ci diamo del tu!
Anna -
Certo che no. (Sottovoce) Cosa ne pensi, Marco?
Marco
- Di cosa?
Anna -
Ma ci sei o ci fai? (Sottovoce) sto parlando di Daria!
Marco
- Madonna mia! ti ci metti
anche tu, ora?
Anna -
Perché? chi altri?
Marco
- No, niente, mi riferivo
al mio vicino di casa.
Anna -
Se non vuoi parlarne non
ti chiederò più niente.
Marco
- No è che… (Sottovoce) Daria è una ragazza
dolcissima e in un certo senso… mi fa paura.
Anna -
(Sottovoce) Paura di cosa? che ti faccia innamorare?
Marco
- (C.s.) In un certo senso…
Anna -
(C.s.) Allora sei scemo!
Daria
- (Si affaccia alla porta della cucina) La cena è
pronta, se vuole ce n'è anca per lei, signora Anna.
Anna -
Rimarrei volentieri, Daria,
ma devo andare, i doveri familiari mi aspettano; che cosa ha preparato stasera?
Daria
- “Placki ziemniaczane”:
frittelle di patate, con cipolla, farina, erba cipollina e uova, (Sorridendo verso Marco) ma senza prugne
secche!
Anna -
Accidenti! un giorno
verrete tutti e due a casa mia! lei preparerà una specialità polacca e io una
italiana, d'accordo?
Daria
- Ne sarò felice, signora
Anna.
Anna -
Diamoci del tu, Daria, ti
dispiace?
Daria
- (Sorridendo) Assolutamente no.
Anna -
Ah, poi devi farmi
fotocopiare il tuo quaderno!
Daria
- Certo, anca se non a
tutti piace la cucina polacca.
Anna -
(Guardando Marco con fare allusivo) Non a tutti, ma a qualcuno sì!
Buio
(Luce piena)
(Marco è solo, in camicia. Sta facendo
esercizi sul tappeto lavorando sulle gambe).
Marco
- Gnocchi di patate con
ripieno di carne, cotoletta fritta con uova e paprika, crauti con la verza, i
funghi e le prugne secche, le frittelle, sempre di patate, con la cipolla… No,
no, devo cambiare tipo di esercizi! (Si
mette a fare esercizi per gli addominali) Anche se tutta ‘sta roba è sempre
meglio delle porcherie che si mangiano nei fast-food. (Continua con gli esercizi agli addominali finché non viene interrotto
dal campanello) Chi è?
Stefano
- (Da fuori) Marco!
Marco
- Marco sono io, lei chi è?
Stefano
- (C.s.) Marco, sono Stefano!
Marco
- E cosa vuoi?
Stefano
- (C.s.) Volevo solamente
chiederti scusa.
Marco
- (Esitante e controvoglia va ad aprire) Sentiamo un po'…
Stefano
- (Entrando) Tu mi conosci,
Marco.
Marco
- Eh!
Stefano
- Ecco: io non volevo
assolutamente dire quelle cose che ti ho detto.
Marco
- Ti sono sfuggite di bocca!
Stefano
- Sì! cavolo! Sono stato io a
consigliarti di prendere quella ragazza e ti giuro che sono contento per te se
ti ci trovi bene! Marco, ti prometto che non entrerò più qui se tu non ci sei.
Marco
- Vorrei vedere!
Stefano
- Sai, il fatto è che… cioè,
era un po' di tempo che con mia moglie… sì, insomma, eravamo un po' in crisi; ultimamente
però ne abbiamo parlato, ci siamo chiariti e ora è tornato tutto a posto, anzi,
ieri è stata proprio lei a propormi di invitarti a mangiare da noi, una volta,
se ti fa piacere.
Marco
- Stefano, Stefano… quanto
ti è costato preparare tutto ‘sto discorso?
Stefano
- Non mi è costato niente,
credimi, perché tengo alla tua amicizia.
Marco
- 'Fanculo anche a te!
Stefano
- È un fanculo amichevole?
Marco
- Di armistizio. Dì a tua
moglie che accetto volentieri.
Stefano
- Grazie, Marco! ne sarà
molto contenta! Ah, se vuoi, a mia moglie farebbe piacere se venisse anche…
lei.
Marco
- Ok, ti farò sapere.
Stefano
- Ok!
Marco
- Hai cominciato ad andare
in palestra?
Stefano
- Chi se ne frega della
palestra! mia moglie dice che con qualche chilo in più sono più sexy!
Marco
- (Sorridendo) Bene! stavo giusto pensando anch'io di smetterla con
quel cavolo di esercizi!
Stefano
- (Ridendo) Allora viva la pastasciutta!
Marco
- … e il gulasch!
Stefano
- Quello è ungherese!
Marco
- (Sorridendo) Ah, già, è ungherese!
Buio
(Musica)
(La musica continua. Si riaccende la luce più calda. Entra Marco di ritorno dal lavoro, appoggia in terra la borsa e si toglie
la giacca (5° cambio di giacca). Daria,
che l'attende vicino all'ingresso, gli prende giacca e borsa. Sono l'uno di
fronte all'altra, Marco allunga lentamente una mano fino a sfiorarle il viso
con una carezza. Daria fa altrettanto, poi si gira ed esce con giacca e borsa dalla seconda porta a sinistra. Marco si
avvia alla poltrona).
Buio
(La musica sfuma mentre torna la luce piena)
(Marco sta leggendo un giornale in poltrona. Daria entra con un grosso cesto di panni appena stirati e lo
appoggia su una sedia)
Marco
- Hai già stirato tutta
quella roba?
Daria
- (Restando in piedi davanti a lui) Sì, certo! con il ferro da stiro
che hai comprato è molto più semplice e meno faticoso.
Marco
- Io non sono mai riuscito
a stirare bene i colletti delle camicie!
Daria
- Questa non deve essere
una preoccupazione, per te: è lavoro mio! Sappi, comunque, che stirare le
camicie è diventata una mia specialità parchè l'anziano signore presso cui
lavoravo prima aveva la mania delle camicie ben stirate e me le controllava
attentamente una ad una! e mi faceva notare anca la più piccola imperfezione di
stiratura!
Marco
- Con me invece puoi stare
tranquilla, io non mi accorgerei nemmeno se me le stirassi tutte plissettate!
Daria
- (Ridendo) Sì, mi sono accorta, infatti, che tu sei un po', se mi
permetti, un po'… casual.
Marco
- Grazie d'aver usato il
termine "casual" al posto di "sbrindellato".
Daria
- Cosa significa “sbrindellato”?
Marco
- Ehm… significa
“trasandato”
Daria
- Ah, mi piace di più
"casual" perché dà un senso di voluta trasandatezza che è poi tipica
del tuo comportamento.
Marco
- Oh, però! che sottile
accostamento tra l'abito e il monaco!
Daria
- (Sorridendo) Il monaco saresti tu??
Marco
- Eh, ormai comincio ad
avvertire forti analogie comportamentali tra me e un monaco!
Daria
- (Con un'espressione di vezzoso imbarazzo femminile) Ora torno in
cucina (Esce).
Buio
(Stessa luce calda)
(Marco è seduto sulla poltrona ad occhi chiusi)
(Si sentono voci registrate con effetto
riverbero)
(Suono della sirena di un'ambulanza)
Voce
reg. di
Lucia
- Sono preoccupata per te.
Che farai, da solo, Marco mio?
Voci sovrapposte di amici
1° - Mi dispiace…
2° - Vedrai che ce la farà!
3° - Ma come è possibile?
1° - Per qualunque cosa…
2° - Lucia è una donna forte.
Voce
reg. di
Lucia
- Marco… ti amo.
Cambio luce (può essere di un colore a piacere
della regia, per la durata del seguente monologo)
Marco
- (Tra sé, con un tono che va in crescendo fino a divenire grido a metà
della battuta) Perché l'assenza deve allontanare l'amore se si ama col
corpo ma soprattutto con lo spirito? (Inizia
a gettare alla rinfusa, rabbiosamente, i vari capi di abbigliamento lasciati da
Daria e ricrea lo stesso disordine della scena iniziale) Che senso ha, quando
continuo a vederti e sentirti?... a vederti e sentirti!! E a parlare con te??
Allora che cosa è finito, Lucia?? se anche tu sei qui, qui con me! (Continua a provocare disordine ricordando le
parole della moglie) "Che farai da solo, Marco mio…" È questo il
problema? è questo?? il disordine in casa?? (Calciando tutto ciò che incontra mentre cammina) Pensano che si
possa mandare a puttane un rapporto così? dopo vent’anni?? Eh no! questa è una
cosa seria e non si liquida così! Qui si tratta di Lucia!! Alla morte non c'è
rimedio ma nemmeno all'amore! Nemmeno all'amore c'è rimedio! (Campanello)
(Marco si ferma e si guarda attorno)
(Pausa) (Campanello) (Luce piena normale) (Marco si calma e chiede) Chi è?
Stefano
- (Da fuori) Sono Stefano!
Marco
- (Con gesto di disappunto va ad aprire)
Stefano
- (Entrando) Madonna!! cos'è
'sto casino? son venuti i ladri??
Marco
- No, no, tranquillo; mi
sono incazzato da solo e mi sono sfogato un po'. Ora è tutto a posto.
Stefano
- (Guardandosi attorno) Beh, si fa per dire! Comunque, Marco: allora è
per sabato!
Marco
- Che cosa?
Stefano
- Il pranzo da me! dunque:
primo: lasagne al forno! secondo: un arrostino…
Marco
- (Lo interrompe) Aspetta, Stefano, non so se sabato potrò.
Stefano
- Come, non puoi?? mia moglie
ha già comprato la roba per quattro! Dai, non mi fare 'sti scherzi!
Marco
- Non sto scherzando, è che
conviene rimandare la cosa più in là.
Stefano
- (Deluso come un bambino) Ma dai! pensa quanto farà piacere a Daria
assaggiare dei veri piatti italiani fatti in casa!
Marco
- Sì lo so, ti ringrazio
davvero e scusami con tua moglie ma la prossima volta verrò sicuramente. Vuoi
essermi davvero amico, Stefano?
Stefano
- Certo! se no non ti
proporrei di mangiare insieme!
Marco
- Grazie, allora dammi un
po' più di tempo, va bene?
Stefano
- Tu, Marco, hai qualcosa che
non va.
Marco
- Chi è che non ha qualcosa
che non va? (Risistemando qualche oggetto
che aveva ribaltato) Basta poi rimettere a posto le cose.
Stefano
- Eh sì, ma visto il casino,
vedi di farti aiutare da qualcuno!
Marco
- Grazie per il consiglio.
Stefano
- (Torna sull'argomento del pranzo) La prossima settimana…??
Marco
- (Per troncare la questione) Ok, la prossima settimana!
Buio
(Musica)
(La musica continua. Si
riaccende la luce più calda. Daria sta riordinando il caos della
stanza. Marco entra, appoggia in terra la borsa senza togliersi la giacca.)
Daria
- Ciao, Marco.
Marco
- Ciao, Daria; scusami per
la confusione che ti ho fatto trovare.
Daria
- (Sorridendo tra sé) Per carità, ho visto di peggio! Sono cose che
possono capitare.
Marco
- Cosa vuoi dire?
Daria
- Di fare confusione e
ribaltare tutto, (Guarda Marco) ma
poi ogni cosa torna in ordine, chiara e distinta.
Marco
- Hai ragione.
Daria
- (Gli si avvicina) È ormai finito il periodo di prova, Marco.
Marco
- Sì, Daria, è finito.
(I due si sfiorano dolcemente il viso con la
mano fino ad abbracciarsi e a baciarsi con passione).
Daria
- So cosa significa
questo.
Marco
- Significa molto.
Daria
- (Guardandolo negli occhi) Lo so, ma significa anche che non dovrò
più tornare, è vero?
Marco
- No, non dovrai più
tornare.
Daria
- Perché? non è andato
bene il periodo di prova?
Marco
- Il tuo sì, il mio no.
Daria
- Io capisco, vuoi così,
Marco?
Marco
- Sì, penso che sia meglio così.
Daria
- Per chi? (Esce in fretta per non farsi vedere piangere)
(Marco
si dirige verso la foto della moglie. Sul fondo compare una diapositiva
di Marco con la moglie, entrambi felici. Marco prende la foto, va a sedersi
sulla poltrona e si accende una sigaretta).
(La
musica continua)
Buio
Sipario
Note sui personaggi
Stefano è un
superficiale che Marco sopporta per buon vicinato; egli rimane tale anche
quando, nella sua ultima scena, dice di aver risolto un suo problema con la
moglie e riesce e recuperare il suo rapporto di amicizia con Marco.
Anna è
sinceramente amica di Marco ma in un angolo del suo cuore è ancora legata al
loro primo bacio e al loro flirt adolescenziale. Anna ha un carattere
estroverso, è intelligente e sensibile e vuole aiutare Marco a ritrovare la
serenità.
Daria, nella
sua dolce professionalità, si accorge gradatamente del sentimento che inizia a
provare per Marco.
TUTELA SIAE
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